L’Erede del Male.
“It is difficult, when faced with a situation you
cannot control,
to admit you can do nothing*”.
[Lemony Snicket –
Horseradish: bitter truths you can’t avoid]
Atto XII, Parte I
– L’inganno della Veggente
Era peggiorato tutto fin troppo velocemente, per i gusti di
Kate. C’era stato un singolo istante in cui Sisifo l’aveva fissata in silenzio,
pietrificato nel corpo che apparteneva a Winter ma con un orrore che era tutto immortale.
Però, appunto, era stato un singolo istante. Un momento dopo la sua mano si era
sollevata e Kate si era ritrovata catapultata dall’altra parte della stanza, la
schiena sbattuta violentemente contro il pavimento di marmo ed il rumore del
sangue che pompava violentemente a riempirle le orecchie. Se l’era ritrovato
addosso nel giro di secondi, rabbia
cieca a muovere le sue mani mentre la colpivano e cercavano di toglierle il
sorriso dalle labbra, con pochissimo successo.
«Credi che il dolore fisico possa farmi qualcosa?» gli chiese,
durante un momento di paura, sentendo il sapore dolciastro del proprio sangue
in bocca. Non avrebbe coagulato se non fosse intervenuta con il fuoco, lo
sapeva, ma in quel momento non percepiva nulla.
«Perché non dai un’occhiata ai ricordi di Winter, eh? Guarda com’ero ridotta,
prima che le Banshee mi salvassero1» incoraggiò il suo nemico,
ridendo spudoratamente della rabbia che non sembrava più riuscire a contenere.
Tutto ciò che Kate avrebbe potuto fare, in quel momento, era prendere tempo. Sapeva che, in un modo o
nell’altro, solamente il suo sacrificio volontario avrebbe consentito a quel
mostro di ritornare completamente, non essendoci più Ophelia, e sapeva che se
fosse riuscita a tenerlo impegnato solo per un
altro po’, forse gli altri avrebbero fatto in tempo a tornare e allora…
«Sei così identica a
lui» sputò Sisifo, osservandola disgustato dalla sua posizione di supremazia,
inginocchiato nel sangue di lei come se fosse stato acqua. Il viso di Winter
era sporco ed il cuore di Kate pianse a quella vista: la sua amica non avrebbe
tollerato quella situazione, non dopo l’infanzia che aveva passato. «Così
identica ad Eros» riprese il Primogenito della Morte, tenendola per
la collottola della maglia e scuotendola leggermente. «Così sicura di te, non è
vero? Così piena di speranza».
Nonostante il dolore, Kate riuscì a sorridere di più. «Lo dici
come se fosse un insulto» sbottò, fermandosi a causa di un colpo di tosse
insanguinato. Le sembrava quasi di percepire il pianto asciutto di Draco,
bloccato a metri di distanza e con l’ordine di tenere stretta Ophelia, così che
lei non rischiasse di perdere più di quanto non avesse già perso. Fred, stranamente svenuto, era stato lasciato
in un angolo. Tiresias, come una statua di sale, fissava la scena quasi
annoiato, il mento affilato poggiato sulle mani delicate.
Qualcosa
non quadra.
«Oh, ma è un
insulto» ringhiò Sisifo, lasciandola cadere di colpo e pulendosi le mani sulla
tunica ormai rovinata. «Proprio come lui, ti stai illudendo che le tue speranze
possano portare a qualcosa di buono, ma…» rise, proprio come Winter era solita ridere, «ti sbagli così tanto, mia cara». Con un movimento
della mano, fece cenno al suo amante immortale di farsi avanti, stringendo fra
le mani quella che aveva tutta l’aria di essere una… una coppa? «Vedi, sapevo
che tu non avresti donato il tuo sangue neppure se avessi minacciato di
sterminare l’intera razza umana. E sapevo
che tu avresti confidato nel ritorno dei tuoi amichetti per cercare di
riequilibrare il potere ed impedirmi di tornare. Dopotutto, anche voi potreste essere dei prescelti,
no? Harry Potter è tornato dal Regno
di Thanatos e tu sei sia una Padrona
d’Anime che un Araldo di nostro padre» rifletté ad alta voce, faticando
palesemente nel contenere l’ilarità. «Però, vedi… non hai messo in conto tutto».
Con un gesto aggraziato, Tiresias si chinò, tirando fuori
dalla tasca la bacchetta che Kate sapeva appartenere a Draco, ed aspirò il
sangue accumulato al suolo, riversandolo poi nella coppa.
«Non potresti neppure
avvicinarti al mio sangue» ringhiò allora lei, agitata, osservando il
Veggente procedere lentamente verso la vasca più grande, il viso oscurato dai
capelli grigiastri ma l’espressione trionfante stampata in viso. «Cosa…?».
«È la mia bacchetta»
ruggì Draco, dall’angolo in cui era confinato, un’ormai svenuta Ophelia stretta
fra le braccia. Il sangue le macchiava irrimediabilmente i pantaloni, la vita
che il suo ventre aveva protetto per poche –
oh, così poche – settimane ormai sul punto di scivolare via per sempre. Lo
shock del vedere Kate- che era stata coma una figlia per lei – trattata come
una bambola di pezza doveva essere stato troppo. «Sta usando la mia bacchetta».
Sisifo rise più forse, deliziato. «Vedi, Succubus, io e Tiresias non possiamo usare il tuo
sangue, perché siamo bloccati dalla maledizione delle divinità più potenti mai
esistite. Io, oltretutto, non potrei comunque far nulla… sangue del mio sangue, anche se solo spiritualmente, sì? Un
negromante che usi un fratello per i propri scopi è condannato all’istantanea
dipartita, grazie al nostro genitore in comune ed ai suoi sistemi di sicurezza folli2» spiegò, facendo una
smorfia disgustata alla fine. «Ma, sai,
tecnicamente è stata la bacchetta di Draco Malfoy a fare tutto. La bacchetta
che fino ad una manciata di minuti fa non era appartenuta a nessun essere
cosciente, non finché tu non gli hai restituito parte della sua vitalità.
Allora anche quella è tornata
indietro ed ha potuto assolvere al suo compito3».
Un’esplosione al piano di sotto fece tremare i vetri alle
finestre, ma nessuno, se non un sempre ansioso Tiresias, vi diede molto peso.
«Brutto figlio di-» il tentativo d’insulto di Kate venne
bruscamente interrotto da un altro colpo di tosse insanguinato. Doveva essersi
indebolita al punto da non reggersi più in piedi. Non aveva modo di recuperare
la propria bacchetta – probabilmente finita in un qualche angolo della Sala
dopo la prima caduta – e non aveva modo di intervenire. Avrebbe potuto ordinare
a Draco di far qualcosa, ma il rischio di mettere definitivamente fine alla sua
esistenza la torturava. E qualcuno avrebbe dovuto prendersi cura di lui. Perché Fred non si stava svegliando? «Winter! Winter Vane, io so che sei
ancora lì dentro» tentò allora, disperata, cercando disperatamente di tirarsi a
sedere per poter continuare a ricercare lo sguardo di colei che era stata sua
amica. Era una mossa disperata, quasi assurda,
ma non aveva più nulla da tentare. Una volta versato il suo sangue nella vasca,
sarebbe bastato solo qualche goccia di quello di Fred per porre fine a tutto.
Sisifo la osservò come se all’improvviso fosse diventata stupida. «Ti prego, stai puntato sul
risveglio dell’Anima Perduta, adesso? Sappiamo entrambi che Elladora sia
ridotta ad un nulla, ormai. È felice
nel suo angolo di coscienza, convinta di essere con sua madre» ridacchiò,
alzando gli occhi al cielo proprio mentre Tiresias, silenzioso ma efficiente,
versava il contenuto della Coppa nella vasca. Nel silenzio, il rumore
dell’ebollizione che stava spontaneamente avvenendo all’interno dell’enorme
contenitore la fece rabbrividire. «E di certo non sarai tu a farla ritornare» aggiunse, incredulo. «Credi sia un caso che
voi due non vi siate mai piaciute particolarmente? Tutto il mio odio per te
l’ha resa nervosa e l’ha spinta a tenerti il più lontana possibile. Quanto
credi che avresti impiegato per capire,
altrimenti?».
Maledizione.
Maledizione. Maledizione.
«È tutto pronto, amore mio» avvisò Tiresias, la voce dolce
come la carezza di un’amante nel cuore della notte, sorridendo in direzione di
Sisifo come se nella stanza ci fossero stati solo loro due. «Posso procedere
con l’ultimo?».
No, no!
«Winter, Winter ti prego!» chiamò ancora, disperata, decidendo alla fine di strisciare verso di lei, pronta a tutto pur di fermarli, di dare
un’ultima possibilità all’intera razza umana. Un’altra possibilità ad Eros e
Thanatos, che altrimenti non avrebbero potuto più riunirsi. L’aveva promesso. «Winter, ti stanno
facendo diventare un mostro! Tu non lo
sei!».
Qualcosa di indefinito si mosse dietro gli occhi grigiastri –
avevano perso la tonalità verdognola da un bel po’, ormai – di Sisifo, ma
Winter non tornò alla realtà, non ci fu alcun rinsavimento improvviso capace di
porre fine a quella follia. Invece, imperturbato, Tiresias trascinò un Fred
estremamente stordito verso la vasca, afferrandogli la mano per lasciar cadere
gocce del suo sangue dentro la grande vasca d’oro. Lui si era appena svegliato,
con un macabro tempismo.
Quando il rumore dell’ebollizione aumentò, diventando quasi
assordante, Kate sentì il proprio cuore fermarsi per la paura. Aveva
definitivamente fallito, non c’era
più nulla che potesse salvarsi. Nulla che potesse fermare il processo già
iniziato.
Non avrebbe mai scordato la risata di Sisifo, nonostante la
sua vita fosse comunque sul punto di interrompersi per sempre. «Ed ora tocca a me!».
In quell’istante, tuttavia, Fred scoppiò a ridere.
***
L’istante di silenzio fu la massima dimostrazione di quanto nessuno si stesse aspettando quella risata.
Kate, ridotta a poco più di un cadavere, ebbe la forza d’animo di stringere gli
occhi per paura di aver visto male. I suoi problemi di miopia erano spariti da
quando aveva subito la sua prima trasformazione, ma forse quella era una
conseguenza dell’aver perso abbastanza sangue da poter resuscitare un intero
cimitero. Però davanti a lei c’era davvero Fred, ancora bloccato fra le mani di
Tiresias ed ancora preso dalla sua risata quasi isterica.
«Che cazzo?» fu il
sussurro, sofferto, che Draco esalò, tenendo ancora Ophelia fra le braccia e
fissando prima il rosso e poi Kate come se si aspettasse che lei avesse delle
risposte.
Ancora più sconvolto fu Sisifo che, con due grandi falcate lo
raggiunse, afferrandolo per la collottola e sollevandolo fino a poterlo
guardare negli occhi. «Cosa significa questo? Com’è possibile che il tuo sangue
non abbia funzionato?» domandò, scaraventandolo lontano con sufficiente forza
da farlo quasi rimbalzare contro il pavimento. Con rabbia si voltò ad osservare
il contenuto della vasca, confuso ed irritato. Non era cambiato assolutamente
nulla da quando il sangue di Fred era stato aggiunto e Kate sapeva con certezza che fosse assurdo, a
meno che….
A meno
che quello non fosse Fred.
«Non avrei dovuto mettere in dubbio le parole di Eddie, ci
siede davvero cascati come dei polli4» si rallegrò il non-Fred, rialzandosi a fatica. Quando
sollevò la mano per tirare via quello che si stava scoprendo essere un orecchio
finto, Kate non riuscì ad impedire ad una risatina addolorata di lasciare le
sue labbra, mentre si abbandonava nella pozza del suo stesso sangue,
improvvisamente più sollevata. Era George,
aveva preso il posto del fratello su consiglio della loro veggente. Edelweiss li
aveva salvati. Una bambina era riuscita ad evitare l’orrore che loro, una squadra di agenti super
addestrati, non erano riusciti a fermare.
Edelweiss.
«Cosa?» urlò
Sisifo, con abbastanza forza da far arretrare un terrorizzato Tiresias, quasi
lui avesse saputo cosa fosse sul punto di succedere. Dimostrando di essere un
vero veggente, pochi secondi dopo si ritrovò riverso al suolo, l’impronta di
una mano ancora ben stampata sulla guancia pallida e non ancora coperta da
lividi. «Com’è possibile? Come hai potuto non
vedere?».
Approfittando del momento di distrazione, George era riuscito
a strisciare accanto a Kate, osservandola senza l’ilarità che aveva mantenuto
fino a quel momento. Lontano da loro, i due amanti erano immersi nel loro mondo
di violenza. Lei non riusciva a più a distinguerlo con nitidezza, ma i capelli
rossi erano impossibili da non notare.
«Non sono… mai stata…così felice di vederti da- dal Ballo del
Ceppo» esalò, cercando – malamente – di sorridergli. L’imprecazione sussurrata
con cui le rispose, tuttavia, le fece capire di essere ridotta ad uno
spettacolo orrendo. «Ignora… me… Philly…». Tentò, indicando un punto non
proprio preciso alle sue spalle dove credeva
si potesse trovare Ophelia. La sua intuizione era prevalentemente basata
sui lamenti patetici di Draco, bloccato fra il dover necessariamente obbedire
ad un ordine e la volontà di avvicinarsi ad aiutarla5.
Una mano gentile le accarezzò il viso con fermezza, cercando
forse di fermare l’emorragia dalla ferita alla fronte. Lei stava morendo a causa di una serie di graffietti che una persona normale non
avrebbe quasi sentito. «Non parlare Kat» la rassicurò il gemello, palesemente
ansioso. «Adesso… adesso ti chiuderò le ferite, ok? Sono sicuro che… uhm…».
«No… porta… portala via» insistette di nuovo, scuotendo il
capo, per quanto possibile. In sottofondo le sembrava quasi di sentire il
pianto disperato del Veggente. «Io… Draco può… può venire da me».
Forte di quella concessione appena sussurrata, il non-morto
impiegò poco più di una manciata di secondi a raggiungerla, lasciando a se
stessa Ophelia e fermandosi solo per raccogliere da terra la propria bacchetta.
«Mi prenderò cura io di lei, tu va’»
ordinò, con il suo miglior tono autoritario, poggiando le mani gelide sul viso
di Kate. «Puoi ancora portarla via, se c’è una cosa che ho imparato e che
nessuno può distrarre quel mostro quando perde la testa» aggiunse, in un filo
di voce. «Quando si è accanito su di me non ha notato il tentativo di fuga di
Ophelia finché Tiresias non l’ha riacciuffata».
Ovviamente, pensò
Kate, senza tuttavia riuscire a dar voce al suo pensiero. Doveva essere così affollato, in quella testa, da non consentirgli di
gestire più di un’idea per volta. Per quel motivo non aveva mai notato
l’orecchio finto. Significava che, dopotutto, Winter non era poi debole
come lui voleva far intendere: se il suo controllo era ancora tanto debole,
forse potevano ridarle abbastanza controllo da riacquistare coscienza.
E se
Winter avesse riacquistato coscienza solo per qualche secondo…
Un bruciore terribile le toccò il viso, interrompendo la sua
linea di pensiero. Draco doveva aver usato la magia per cauterizzare le ferite6
e, se lei fosse stata giusto un po’ più cosciente di se stessa, probabilmente
avrebbe urlato per il dolore terribile che la colpì.
«Riprendi parte della mia energia» le propose il non morto,
chinandosi per poggiare la guancia contro la sua, spostandosi poi per
avvicinare le loro labbra. «Non posso ridarti il tuo sangue, ma condividiamo
già un legame, potrai recuperare un po’ di forza in questo modo» continuò,
ansioso, passandole una mano dietro le spalle per sollevarla anche solo un
minimo. «Non essere testarda, Bell, abbiamo pochi secondi prima che quel folle
si ricordi di noi e Weasley non è riuscito ancora a raggiungere la porta per
smaterializzarsi».
Avevano
bisogno di tempo per raggiungere la porta e scappare.
Ophelia
aveva bisogno di tempo.
Winter
aveva bisogno di tempo.
Arrendendosi alla necessità, Kate lasciò che il bacio di Draco
la avvolgesse, risucchiando quella vitalità che, fortunatamente, Sisifo gli
aveva lasciato. Lentamente sentì un briciolo di forza tornare, formicolando
dalle sue labbra fin alla punta delle dita, rinvigorendola e rendendola sempre
più cosciente. La sua vista finalmente si schiarì ed il gelo ad altezza del suo
petto cominciò a ritirarsi, sostituito dal calore infernale del potere che,
finalmente, riuscì a riprendere possesso di lei.
Quando riaprì gli occhi – nuovamente neri come l’oscurità
della notte – si ritrovò a fissare quelli ancora velati ma coscienti di Draco.
Appariva ben più morto di qualche minuto prima, ma lei avrebbe risolto anche
quel piccolo problema, non appena ne avesse avuto il tempo. Lentamente si fece
aiutare a rimettersi in piedi, cercando con lo sguardo gli altri occupanti
della stanza. George stava trascinando via Ophelia, ancora senza sensi, ma
c’era qualcosa di sbagliato nel suo modo di muoversi, quasi… quasi non si stesse muovendo.
«Si chiama Captio
Temporis» la avvisò Draco, con un sospiro. «Una trappola che rallenta il
trascorrere del tempo, sono immobilizzati in un istante prolungato
all’infinito, credo che qualsiasi essere vivente tutt’intorno alla Sala lo sia.
Sisifo è vittima delle sue emozioni, ma non è uno stupido, sapeva che avremmo
potuto trovare il modo di scappare».
Kate annuì, fidandosi ciecamente. Non pretendeva certo di
avere le stesse conoscenze sulla Magia Oscura di un Malfoy. «Forse è meglio così, quando gli ho chiesto di portarla via
non ero propriamente lucida. Fuori di qui ci sono mostri terrificanti che
nessuno di loro due saprebbe sconfiggere» mormorò, osservando i propri vestiti
ancora zuppi di sangue con un cipiglio disgustato. «Non abbiamo molto tempo, ho
bisogno che tu mi racconti tutto quello che sai su Beatrice Vane e sul modo in
cui è morta. E qualcosa sulla sua personalità non sarebbe male».
Confuso, Draco si accigliò. «Perché?».
«Perché stiamo per richiamarla dalla tomba» gli confidò, con
un sospiro, tirando fuori dalla tasca dei pantaloni il suo coltellino d’argento
e pregustando già con un certo fastidio il dolore che avrebbe sentito una volta
tagliata – di nuovo, maledizione – la
sua stessa pelle. La parte più vanitosa di lei si stava sforzando di non
pensare alla condizione in cui il suo viso fosse stato ridotto dopo la brutta
esperienza. Dover cauterizzare le ferite con il fuoco aveva quella piccola conseguenza antiestetica di cui
lei non era una gran ammiratrice. «Se c’è qualcuno capace di riportare Winnie
alla realtà è lei».
» Marnie’s Corner
Bentrovati e bentornati,
cari amici di EFP!
Prima di tutto, ho una pagina facebook!
Seguitemi per futuri aggiornamenti!
Qui succedono cose.
Prima di tutto voglio scusarmi,
so che il capitolo è corto ed è pure bruttino, ma quest’esame mi ha tolto la
vita ed il professore ha trovato il modo di rendermi l’esistenza un inferno a
modo suo. Tranquilli, niente di grave, è andato tutto alla grande alla fine dei
conti ahaha!
Però sono esasperata e
temo di essermi sfogata sui miei personaggi. Perdonatemi se questo capitolo
sarà risultato un po’ giù di tono, oltre che più corto. Prometto che la
settimana prossima ucciderò qualcuno, così saremo tutti più sollevati :D
Punti importanti:
» * - “È difficile, davanti ad una situazione che
non si può controllare, ammettere di non poter fare nulla”. Kate è
consapevole di non essere abbastanza forte, non da sola. Se non fosse stato per
l’intervento leggermente Deus ex machina
di Edelweiss probabilmente sarebbe già morta. Ed ora deve per forza tentare con
Beatrice Vane. Da sola, lei non può fare nulla. E questa cosa la terrorizza.
» 1 – Background:
dopo essersi diplomata e dopo essere stata in Romania per controllare la sua
prima trasformazione, Katie Bell era ridotta ad un cadavere vivente. È stata Ophelia ad avvicinarla e, lentamente, a
ridarle una minima parvenza di umanità. Winnie c’era, ha visto quanto era
ridotta male, e Kate ha usato quei ricordi per far capire a Sisifo quanto,
teoricamente, fosse inutile il suo accanirsi contro di lei.
» 2 – Piccola
spiegazione: usare il sangue di un altro negromante/Succubus/Incubus fa
“surriscaldare” il potere di ciascuno di questi, un po’ come una misura di
sicurezza. Quanto credete che sarebbero durati, se avessero potuto usare il
reciproco sangue per diventare potenti? È un po’ come quegli animali che usano
il proprio veleno per difendersi: un figlio della Morte che dovesse toccare
(per acquisire potere) il sangue di un suo fratello, sarà un figlio della Morte
morto, per questo Sisifo non ha
potuto costringere subito Kate a collaborare.
» 3 – Qui ho proprio
costruito castelli per aria. Draco è stato ucciso senza l’uso di una bacchetta,
quindi la sua bacchetta tecnicamente è “morta” con lui. Quando però Kate gli ha
restituito parte della sua vitalità, anche la bacchetta si è ripresa, restando
sempre legata a Draco. Tiresias non è umano, la bacchetta non lo riconosce come
creatura, quindi è stato come se fosse stato direttamente Draco a prendere il
sangue di Kate da terra.
» 4 – Credevate che la piccola veggente avesse finito di
sorprenderci? Ovviamente no! Eddie si è fatta portare alla Tana ed ha costretto
i gemelli a fare lo scambio. Ci saranno migliori spiegazioni più avanti,
soprattutto per quanto riguarda il motivo del sonnellino forzato di George.
» 5 – Credo di averlo già spiegato, ma per sicurezza: Kate ha dato il
suo sangue a Draco per riportarlo parzialmente indietro, lui adesso è uno schiavo, per lei. Lei gli ha
ordinato di non lasciare il fianco di Ophelia (mentre lei era cosciente, prima
che il dolore del vedere Kate malmenata la stordisse completamente) e lui non
può muoversi senza un ordine opposto.
» 6 – Draco sta usando un
incantesimo vecchio, cauterizzando
tutte le ferite di lei con il fuoco senza doverle toccare una per una. È un po’
assurdo, ma credo che i maghi, soprattutto nel Medioevo, abbiano avuto rimedi
simili. Mi sembra il minimo che Draco li conosca.
Come ho già detto, mi scuso
tanto per il capitolino insignificante, ma ho avuto una settimana di inferno e
sto ancora cercando di riprendermi.
Vi aspetto tutti lunedì
prossimo! Ci allontaneremo leggermente da quello che sta succedendo qui per
scoprire come se la passano tutti gli altri!
Per altre
comunicazioni/anticipazioni/esaurimenti nervosi, vi aspetto su facebook!
Grazie ancora a chiunque leggerà,
-Marnie