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Autore: Marne    25/09/2017    3 recensioni
Dopo quattro anni di apparente pace e prosperità, il Mondo Magico si ritrova ad attraversare un nuovo periodo di crisi. Qualcuno ha iniziato ad uccidere i vecchi Mangiamorte ed Harry Potter, distrutto dopo la Guerra, inizia a soffrire di incubi spaventosi che sembrano voler mettere in dubbio quell'equilibrio raggiunto con tanta difficoltà.
Hermione Granger, dopo esser sparita per ben due anni a causa di un impiego segreto, fa ritorno nella sua terra d'origine per portare una notizia terribile a Draco Malfoy e per riunirsi al vecchio amico nella lotta contro il nuovo Male che sembra volerli sopraffare.
Un bambino è intenzionato a distruggere ciò che è stato costruito in tantissimi anni e con immense difficoltà e nessuno sembra avere il potere di fermarlo. Come si uccide chi è giù sfuggito alla morte?
Genere: Dark, Generale, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Katie Bell, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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- Questa storia fa parte della serie 'Heir Universe'
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LErede del Male.


 

It is difficult, when faced with a situation you cannot control,

to admit you can do nothing*”.



[Lemony Snicket – Horseradish: bitter truths you can’t avoid]

                                  

 

Atto XII, Parte I – L’inganno della Veggente

 

 

 

Era peggiorato tutto fin troppo velocemente, per i gusti di Kate. C’era stato un singolo istante in cui Sisifo l’aveva fissata in silenzio, pietrificato nel corpo che apparteneva a Winter ma con un orrore che era tutto immortale. Però, appunto, era stato un singolo istante. Un momento dopo la sua mano si era sollevata e Kate si era ritrovata catapultata dall’altra parte della stanza, la schiena sbattuta violentemente contro il pavimento di marmo ed il rumore del sangue che pompava violentemente a riempirle le orecchie. Se l’era ritrovato addosso nel giro di secondi, rabbia cieca a muovere le sue mani mentre la colpivano e cercavano di toglierle il sorriso dalle labbra, con pochissimo successo.

«Credi che il dolore fisico possa farmi qualcosa?» gli chiese, durante un momento di paura, sentendo il sapore dolciastro del proprio sangue in bocca. Non avrebbe coagulato se non fosse intervenuta con il fuoco, lo sapeva, ma in quel momento non percepiva nulla. «Perché non dai un’occhiata ai ricordi di Winter, eh? Guarda com’ero ridotta, prima che le Banshee mi salvassero1» incoraggiò il suo nemico, ridendo spudoratamente della rabbia che non sembrava più riuscire a contenere.

Tutto ciò che Kate avrebbe potuto fare, in quel momento, era prendere tempo. Sapeva che, in un modo o nell’altro, solamente il suo sacrificio volontario avrebbe consentito a quel mostro di ritornare completamente, non essendoci più Ophelia, e sapeva che se fosse riuscita a tenerlo impegnato solo per un altro po’, forse gli altri avrebbero fatto in tempo a tornare e allora…

«Sei così identica a lui» sputò Sisifo, osservandola disgustato dalla sua posizione di supremazia, inginocchiato nel sangue di lei come se fosse stato acqua. Il viso di Winter era sporco ed il cuore di Kate pianse a quella vista: la sua amica non avrebbe tollerato quella situazione, non dopo l’infanzia che aveva passato. «Così identica ad Eros» riprese il Primogenito della Morte, tenendola per la collottola della maglia e scuotendola leggermente. «Così sicura di te, non è vero? Così piena di speranza».

Nonostante il dolore, Kate riuscì a sorridere di più. «Lo dici come se fosse un insulto» sbottò, fermandosi a causa di un colpo di tosse insanguinato. Le sembrava quasi di percepire il pianto asciutto di Draco, bloccato a metri di distanza e con l’ordine di tenere stretta Ophelia, così che lei non rischiasse di perdere più di quanto non avesse già perso. Fred, stranamente svenuto, era stato lasciato in un angolo. Tiresias, come una statua di sale, fissava la scena quasi annoiato, il mento affilato poggiato sulle mani delicate.

Qualcosa non quadra.

«Oh, ma è un insulto» ringhiò Sisifo, lasciandola cadere di colpo e pulendosi le mani sulla tunica ormai rovinata. «Proprio come lui, ti stai illudendo che le tue speranze possano portare a qualcosa di buono, ma…» rise, proprio come Winter era solita ridere, «ti sbagli così tanto, mia cara». Con un movimento della mano, fece cenno al suo amante immortale di farsi avanti, stringendo fra le mani quella che aveva tutta l’aria di essere una… una coppa? «Vedi, sapevo che tu non avresti donato il tuo sangue neppure se avessi minacciato di sterminare l’intera razza umana. E sapevo che tu avresti confidato nel ritorno dei tuoi amichetti per cercare di riequilibrare il potere ed impedirmi di tornare. Dopotutto, anche voi potreste essere dei prescelti, no? Harry Potter è tornato dal Regno di Thanatos e tu sei sia una Padrona d’Anime che un Araldo di nostro padre» rifletté ad alta voce, faticando palesemente nel contenere l’ilarità. «Però, vedi… non hai messo in conto tutto».

Con un gesto aggraziato, Tiresias si chinò, tirando fuori dalla tasca la bacchetta che Kate sapeva appartenere a Draco, ed aspirò il sangue accumulato al suolo, riversandolo poi nella coppa.

«Non potresti neppure avvicinarti al mio sangue» ringhiò allora lei, agitata, osservando il Veggente procedere lentamente verso la vasca più grande, il viso oscurato dai capelli grigiastri ma l’espressione trionfante stampata in viso. «Cosa…?».

«È la mia bacchetta» ruggì Draco, dall’angolo in cui era confinato, un’ormai svenuta Ophelia stretta fra le braccia. Il sangue le macchiava irrimediabilmente i pantaloni, la vita che il suo ventre aveva protetto per poche – oh, così poche – settimane ormai sul punto di scivolare via per sempre. Lo shock del vedere Kate- che era stata coma una figlia per lei – trattata come una bambola di pezza doveva essere stato troppo. «Sta usando la mia bacchetta».

Sisifo rise più forse, deliziato. «Vedi, Succubus, io e Tiresias non possiamo usare il tuo sangue, perché siamo bloccati dalla maledizione delle divinità più potenti mai esistite. Io, oltretutto, non potrei comunque far nulla… sangue del mio sangue, anche se solo spiritualmente, sì? Un negromante che usi un fratello per i propri scopi è condannato all’istantanea dipartita, grazie al nostro genitore in comune ed ai suoi sistemi di sicurezza folli2» spiegò, facendo una smorfia disgustata alla fine. «Ma, sai, tecnicamente è stata la bacchetta di Draco Malfoy a fare tutto. La bacchetta che fino ad una manciata di minuti fa non era appartenuta a nessun essere cosciente, non finché tu non gli hai restituito parte della sua vitalità. Allora anche quella è tornata indietro ed ha potuto assolvere al suo compito3».

Un’esplosione al piano di sotto fece tremare i vetri alle finestre, ma nessuno, se non un sempre ansioso Tiresias, vi diede molto peso.

«Brutto figlio di-» il tentativo d’insulto di Kate venne bruscamente interrotto da un altro colpo di tosse insanguinato. Doveva essersi indebolita al punto da non reggersi più in piedi. Non aveva modo di recuperare la propria bacchetta – probabilmente finita in un qualche angolo della Sala dopo la prima caduta – e non aveva modo di intervenire. Avrebbe potuto ordinare a Draco di far qualcosa, ma il rischio di mettere definitivamente fine alla sua esistenza la torturava. E qualcuno avrebbe dovuto prendersi cura di lui. Perché Fred non si stava svegliando? «Winter! Winter Vane, io so che sei ancora lì dentro» tentò allora, disperata, cercando disperatamente di tirarsi a sedere per poter continuare a ricercare lo sguardo di colei che era stata sua amica. Era una mossa disperata, quasi assurda, ma non aveva più nulla da tentare. Una volta versato il suo sangue nella vasca, sarebbe bastato solo qualche goccia di quello di Fred per porre fine a tutto.

Sisifo la osservò come se all’improvviso fosse diventata stupida. «Ti prego, stai puntato sul risveglio dell’Anima Perduta, adesso? Sappiamo entrambi che Elladora sia ridotta ad un nulla, ormai. È felice nel suo angolo di coscienza, convinta di essere con sua madre» ridacchiò, alzando gli occhi al cielo proprio mentre Tiresias, silenzioso ma efficiente, versava il contenuto della Coppa nella vasca. Nel silenzio, il rumore dell’ebollizione che stava spontaneamente avvenendo all’interno dell’enorme contenitore la fece rabbrividire. «E di certo non sarai tu a farla ritornare» aggiunse, incredulo. «Credi sia un caso che voi due non vi siate mai piaciute particolarmente? Tutto il mio odio per te l’ha resa nervosa e l’ha spinta a tenerti il più lontana possibile. Quanto credi che avresti impiegato per capire, altrimenti?».

Maledizione. Maledizione. Maledizione.

«È tutto pronto, amore mio» avvisò Tiresias, la voce dolce come la carezza di un’amante nel cuore della notte, sorridendo in direzione di Sisifo come se nella stanza ci fossero stati solo loro due. «Posso procedere con l’ultimo?».

No, no!

«Winter, Winter ti prego!» chiamò ancora, disperata, decidendo alla fine di strisciare verso di lei, pronta a tutto pur di fermarli, di dare un’ultima possibilità all’intera razza umana. Un’altra possibilità ad Eros e Thanatos, che altrimenti non avrebbero potuto più riunirsi. L’aveva promesso. «Winter, ti stanno facendo diventare un mostro! Tu non lo sei!».

Qualcosa di indefinito si mosse dietro gli occhi grigiastri – avevano perso la tonalità verdognola da un bel po’, ormai – di Sisifo, ma Winter non tornò alla realtà, non ci fu alcun rinsavimento improvviso capace di porre fine a quella follia. Invece, imperturbato, Tiresias trascinò un Fred estremamente stordito verso la vasca, afferrandogli la mano per lasciar cadere gocce del suo sangue dentro la grande vasca d’oro. Lui si era appena svegliato, con un macabro tempismo.

Quando il rumore dell’ebollizione aumentò, diventando quasi assordante, Kate sentì il proprio cuore fermarsi per la paura. Aveva definitivamente fallito, non c’era più nulla che potesse salvarsi. Nulla che potesse fermare il processo già iniziato.

Non avrebbe mai scordato la risata di Sisifo, nonostante la sua vita fosse comunque sul punto di interrompersi per sempre. «Ed ora tocca a me!».

In quell’istante, tuttavia, Fred scoppiò a ridere.

 

***

 

L’istante di silenzio fu la massima dimostrazione di quanto nessuno si stesse aspettando quella risata. Kate, ridotta a poco più di un cadavere, ebbe la forza d’animo di stringere gli occhi per paura di aver visto male. I suoi problemi di miopia erano spariti da quando aveva subito la sua prima trasformazione, ma forse quella era una conseguenza dell’aver perso abbastanza sangue da poter resuscitare un intero cimitero. Però davanti a lei c’era davvero Fred, ancora bloccato fra le mani di Tiresias ed ancora preso dalla sua risata quasi isterica.

«Che cazzo?» fu il sussurro, sofferto, che Draco esalò, tenendo ancora Ophelia fra le braccia e fissando prima il rosso e poi Kate come se si aspettasse che lei avesse delle risposte.

Ancora più sconvolto fu Sisifo che, con due grandi falcate lo raggiunse, afferrandolo per la collottola e sollevandolo fino a poterlo guardare negli occhi. «Cosa significa questo? Com’è possibile che il tuo sangue non abbia funzionato?» domandò, scaraventandolo lontano con sufficiente forza da farlo quasi rimbalzare contro il pavimento. Con rabbia si voltò ad osservare il contenuto della vasca, confuso ed irritato. Non era cambiato assolutamente nulla da quando il sangue di Fred era stato aggiunto e Kate sapeva con certezza che fosse assurdo, a meno che….

A meno che quello non fosse Fred.

«Non avrei dovuto mettere in dubbio le parole di Eddie, ci siede davvero cascati come dei polli4» si rallegrò il non-Fred, rialzandosi a fatica. Quando sollevò la mano per tirare via quello che si stava scoprendo essere un orecchio finto, Kate non riuscì ad impedire ad una risatina addolorata di lasciare le sue labbra, mentre si abbandonava nella pozza del suo stesso sangue, improvvisamente più sollevata. Era George, aveva preso il posto del fratello su consiglio della loro veggente.  Edelweiss li aveva salvati. Una bambina era riuscita ad evitare l’orrore che loro, una squadra di agenti super addestrati, non erano riusciti a fermare.

Edelweiss.

«Cosa?» urlò Sisifo, con abbastanza forza da far arretrare un terrorizzato Tiresias, quasi lui avesse saputo cosa fosse sul punto di succedere. Dimostrando di essere un vero veggente, pochi secondi dopo si ritrovò riverso al suolo, l’impronta di una mano ancora ben stampata sulla guancia pallida e non ancora coperta da lividi. «Com’è possibile? Come hai potuto non vedere?».

Approfittando del momento di distrazione, George era riuscito a strisciare accanto a Kate, osservandola senza l’ilarità che aveva mantenuto fino a quel momento. Lontano da loro, i due amanti erano immersi nel loro mondo di violenza. Lei non riusciva a più a distinguerlo con nitidezza, ma i capelli rossi erano impossibili da non notare.

«Non sono… mai stata…così felice di vederti da- dal Ballo del Ceppo» esalò, cercando – malamente – di sorridergli. L’imprecazione sussurrata con cui le rispose, tuttavia, le fece capire di essere ridotta ad uno spettacolo orrendo. «Ignora… me… Philly…». Tentò, indicando un punto non proprio preciso alle sue spalle dove credeva si potesse trovare Ophelia. La sua intuizione era prevalentemente basata sui lamenti patetici di Draco, bloccato fra il dover necessariamente obbedire ad un ordine e la volontà di avvicinarsi ad aiutarla5.

Una mano gentile le accarezzò il viso con fermezza, cercando forse di fermare l’emorragia dalla ferita alla fronte. Lei stava morendo a causa di una serie di graffietti che una persona normale non avrebbe quasi sentito. «Non parlare Kat» la rassicurò il gemello, palesemente ansioso. «Adesso… adesso ti chiuderò le ferite, ok? Sono sicuro che… uhm…».

«No… porta… portala via» insistette di nuovo, scuotendo il capo, per quanto possibile. In sottofondo le sembrava quasi di sentire il pianto disperato del Veggente. «Io… Draco può… può venire da me».

Forte di quella concessione appena sussurrata, il non-morto impiegò poco più di una manciata di secondi a raggiungerla, lasciando a se stessa Ophelia e fermandosi solo per raccogliere da terra la propria bacchetta. «Mi prenderò cura io di lei, tu va’» ordinò, con il suo miglior tono autoritario, poggiando le mani gelide sul viso di Kate. «Puoi ancora portarla via, se c’è una cosa che ho imparato e che nessuno può distrarre quel mostro quando perde la testa» aggiunse, in un filo di voce. «Quando si è accanito su di me non ha notato il tentativo di fuga di Ophelia finché Tiresias non l’ha riacciuffata».

Ovviamente, pensò Kate, senza tuttavia riuscire a dar voce al suo pensiero. Doveva essere così affollato, in quella testa, da non consentirgli di gestire più di un’idea per volta. Per quel motivo non aveva mai notato l’orecchio finto. Significava che, dopotutto, Winter non era poi debole come lui voleva far intendere: se il suo controllo era ancora tanto debole, forse potevano ridarle abbastanza controllo da riacquistare coscienza.

E se Winter avesse riacquistato coscienza solo per qualche secondo…

Un bruciore terribile le toccò il viso, interrompendo la sua linea di pensiero. Draco doveva aver usato la magia per cauterizzare le ferite6 e, se lei fosse stata giusto un po’ più cosciente di se stessa, probabilmente avrebbe urlato per il dolore terribile che la colpì.

«Riprendi parte della mia energia» le propose il non morto, chinandosi per poggiare la guancia contro la sua, spostandosi poi per avvicinare le loro labbra. «Non posso ridarti il tuo sangue, ma condividiamo già un legame, potrai recuperare un po’ di forza in questo modo» continuò, ansioso, passandole una mano dietro le spalle per sollevarla anche solo un minimo. «Non essere testarda, Bell, abbiamo pochi secondi prima che quel folle si ricordi di noi e Weasley non è riuscito ancora a raggiungere la porta per smaterializzarsi».

Avevano bisogno di tempo per raggiungere la porta e scappare.

Ophelia aveva bisogno di tempo.

Winter aveva bisogno di tempo.

Arrendendosi alla necessità, Kate lasciò che il bacio di Draco la avvolgesse, risucchiando quella vitalità che, fortunatamente, Sisifo gli aveva lasciato. Lentamente sentì un briciolo di forza tornare, formicolando dalle sue labbra fin alla punta delle dita, rinvigorendola e rendendola sempre più cosciente. La sua vista finalmente si schiarì ed il gelo ad altezza del suo petto cominciò a ritirarsi, sostituito dal calore infernale del potere che, finalmente, riuscì a riprendere possesso di lei.

Quando riaprì gli occhi – nuovamente neri come l’oscurità della notte – si ritrovò a fissare quelli ancora velati ma coscienti di Draco. Appariva ben più morto di qualche minuto prima, ma lei avrebbe risolto anche quel piccolo problema, non appena ne avesse avuto il tempo. Lentamente si fece aiutare a rimettersi in piedi, cercando con lo sguardo gli altri occupanti della stanza. George stava trascinando via Ophelia, ancora senza sensi, ma c’era qualcosa di sbagliato nel suo modo di muoversi, quasi… quasi non si stesse muovendo.

«Si chiama Captio Temporis» la avvisò Draco, con un sospiro. «Una trappola che rallenta il trascorrere del tempo, sono immobilizzati in un istante prolungato all’infinito, credo che qualsiasi essere vivente tutt’intorno alla Sala lo sia. Sisifo è vittima delle sue emozioni, ma non è uno stupido, sapeva che avremmo potuto trovare il modo di scappare».

Kate annuì, fidandosi ciecamente. Non pretendeva certo di avere le stesse conoscenze sulla Magia Oscura di un Malfoy. «Forse è meglio così, quando gli ho chiesto di portarla via non ero propriamente lucida. Fuori di qui ci sono mostri terrificanti che nessuno di loro due saprebbe sconfiggere» mormorò, osservando i propri vestiti ancora zuppi di sangue con un cipiglio disgustato. «Non abbiamo molto tempo, ho bisogno che tu mi racconti tutto quello che sai su Beatrice Vane e sul modo in cui è morta. E qualcosa sulla sua personalità non sarebbe male».

Confuso, Draco si accigliò. «Perché?».

«Perché stiamo per richiamarla dalla tomba» gli confidò, con un sospiro, tirando fuori dalla tasca dei pantaloni il suo coltellino d’argento e pregustando già con un certo fastidio il dolore che avrebbe sentito una volta tagliata – di nuovo, maledizione – la sua stessa pelle. La parte più vanitosa di lei si stava sforzando di non pensare alla condizione in cui il suo viso fosse stato ridotto dopo la brutta esperienza. Dover cauterizzare le ferite con il fuoco aveva quella piccola conseguenza antiestetica di cui lei non era una gran ammiratrice. «Se c’è qualcuno capace di riportare Winnie alla realtà è lei».

 

 

 

 

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Qui succedono cose.

 

Prima di tutto voglio scusarmi, so che il capitolo è corto ed è pure bruttino, ma quest’esame mi ha tolto la vita ed il professore ha trovato il modo di rendermi l’esistenza un inferno a modo suo. Tranquilli, niente di grave, è andato tutto alla grande alla fine dei conti ahaha!

Però sono esasperata e temo di essermi sfogata sui miei personaggi. Perdonatemi se questo capitolo sarà risultato un po’ giù di tono, oltre che più corto. Prometto che la settimana prossima ucciderò qualcuno, così saremo tutti più sollevati :D   

 

Punti importanti:

 

» * - “È difficile, davanti ad una situazione che non si può controllare, ammettere di non poter fare nulla”. Kate è consapevole di non essere abbastanza forte, non da sola. Se non fosse stato per l’intervento leggermente Deus ex machina di Edelweiss probabilmente sarebbe già morta. Ed ora deve per forza tentare con Beatrice Vane. Da sola, lei non può fare nulla. E questa cosa la terrorizza.

 

» 1 – Background: dopo essersi diplomata e dopo essere stata in Romania per controllare la sua prima trasformazione, Katie Bell era ridotta ad un cadavere vivente. È stata Ophelia ad avvicinarla e, lentamente, a ridarle una minima parvenza di umanità. Winnie c’era, ha visto quanto era ridotta male, e Kate ha usato quei ricordi per far capire a Sisifo quanto, teoricamente, fosse inutile il suo accanirsi contro di lei.

 

» 2 – Piccola spiegazione: usare il sangue di un altro negromante/Succubus/Incubus fa “surriscaldare” il potere di ciascuno di questi, un po’ come una misura di sicurezza. Quanto credete che sarebbero durati, se avessero potuto usare il reciproco sangue per diventare potenti? È un po’ come quegli animali che usano il proprio veleno per difendersi: un figlio della Morte che dovesse toccare (per acquisire potere) il sangue di un suo fratello, sarà un figlio della Morte morto, per questo Sisifo non ha potuto costringere subito Kate a collaborare.

 

» 3 – Qui ho proprio costruito castelli per aria. Draco è stato ucciso senza l’uso di una bacchetta, quindi la sua bacchetta tecnicamente è “morta” con lui. Quando però Kate gli ha restituito parte della sua vitalità, anche la bacchetta si è ripresa, restando sempre legata a Draco. Tiresias non è umano, la bacchetta non lo riconosce come creatura, quindi è stato come se fosse stato direttamente Draco a prendere il sangue di Kate da terra.  

  

» 4 – Credevate che la piccola veggente avesse finito di sorprenderci? Ovviamente no! Eddie si è fatta portare alla Tana ed ha costretto i gemelli a fare lo scambio. Ci saranno migliori spiegazioni più avanti, soprattutto per quanto riguarda il motivo del sonnellino forzato di George.

 

» 5 – Credo di averlo già spiegato, ma per sicurezza: Kate ha dato il suo sangue a Draco per riportarlo parzialmente indietro, lui adesso è uno schiavo, per lei. Lei gli ha ordinato di non lasciare il fianco di Ophelia (mentre lei era cosciente, prima che il dolore del vedere Kate malmenata la stordisse completamente) e lui non può muoversi senza un ordine opposto.

 

» 6 – Draco sta usando un incantesimo vecchio, cauterizzando tutte le ferite di lei con il fuoco senza doverle toccare una per una. È un po’ assurdo, ma credo che i maghi, soprattutto nel Medioevo, abbiano avuto rimedi simili. Mi sembra il minimo che Draco li conosca.  

 

 

Come ho già detto, mi scuso tanto per il capitolino insignificante, ma ho avuto una settimana di inferno e sto ancora cercando di riprendermi.  

 

Vi aspetto tutti lunedì prossimo! Ci allontaneremo leggermente da quello che sta succedendo qui per scoprire come se la passano tutti gli altri!

 

 

Per altre comunicazioni/anticipazioni/esaurimenti nervosi, vi aspetto su facebook!

 

 

Grazie ancora a chiunque leggerà,

-Marnie

 

 

   
 
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