Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: imoto    28/09/2017    2 recensioni
[...] -Ci siamo!- urlò la levatrice, con una manovra sapiente afferrò il nascituro per le scapole tirandolo fuori, velocemente lo mise a testa in giù e gli diede un paio di colpi decisi, in una reazione immediata l’aria riempi i piccoli polmoni e l’urlo fragoroso del piccolo invase la camera sostituendosi a quello della madre. Si sente tremendamente stanca, eppure non riesce a chiudere gli occhi, sa che se ne prenderà sempre cura, qualsiasi cosa accada perché non può fare a meno di amarlo. [...]
"Una visual novel è un videogioco d'avventura interattiva in cui il personaggio giocante può effettuare alcune decisioni che influenzano la trama del gioco; la storia è simile a quella di un racconto o di un romanzo, spesso sono presenti finali alternativi, alcuni dei quali negativi, che dipendono dalle azioni del giocatore."
Avete mai giocato a una visual novel? Io sì, ed è proprio da questo che mi è venuta questa idea. Una storia interattiva dove tu puoi scegliere il futuro di questo racconto e cosa accadrà nel capitolo successivo. Se vuoi saperne di più clicca e scoprì le informazioni alla fine del primo capitolo.
Sei pronto?
Tre… due… uno… GO!
Genere: Avventura, Azione, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Levi Ackerman, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: Violenza
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Atto VI
Lettera


Al contrario di Mihir che appena aveva toccato il cuscino si era addormentato, lei era rimasta a lungo a rigirarsi nel letto e adesso ne pagava le conseguenze. Aveva uno stramaledettissimo sonno!

-Un altro giro bellezza!-

Assottigliò gli occhi mentre riempiva tre boccali e li portava al tavolo. Quella mattina pareva che tutti gli abitanti di quella lurida fogna avessero deciso di darsi appuntamento li dentro, razionalmente parlando sapeva che era impossibile, ma che diavolo era decisamente irritabile e assonata, e ciò non favoriva le sue capacità di raziocinio.

-E caso mai un giro c’è lo facciamo anche io e te dopo! Che ne dici bellezza?-

Sorrise mefistofelica poggiando il boccale davanti al cliente, i cui amici erano ben muti ad ascoltare quella che sarebbe diventata una delle migliori figure di merda di quel bastardo.

-Ma certo! Sarà un vero piacere accompagnarla a mostrarle la nostra bellissima porta d’uscita-

L’uomo batté le palpebre un paio di volte cercando di afferrare il significato della sua risposta, ma quando lo fece, accompagnato dalle risate dei compagni, lei si era già allontanata per servire qualche altro cliente. Le sue proteste e grida ingiuriose vennero coperte facilmente dal chiacchiericcio degli altri avventori e non passarono che per i deliri di un ubriaco. A volte faticava davvero a non prendere a pugni certa gente.

Continuò a lavorare incessantemente fino a quando il locale non si iniziò a svuotare, sapeva che di lì a qualche ora si sarebbe riempito nuovamente per l’orario del pranzo, i clienti affamati avrebbero preteso del cibo da mettere sotto i denti oltre alla birra e al pane, che già scarseggiava, per questo rientrò in casa.

 

-Mihir!- chiamò mentre si dirigeva in cucina, sentì i passi frettolosi del bambino scendere le scale e schiacciare le assi del pavimento per raggiungerla

-Che c’è?- chiese curioso sedendosi al tavolo

-Carta e penna, devo dettarti una cosa-

-Ma mi sono appena seduto!- si lamentò, Mie girata di spalle per tirare fuori le pentole sbuffò

-Su, io sono occupata a preparare il pranzo-

Il bambino ridiscese dalla sedia per andare a prendere l’occorrente e lo sentì borbottare distintamente quanto fosse dispotica e prevaricatrice. Scosse la testa non domandandosi nemmeno dove avesse imparato e cosa significassero quei termini, era più che sicura che non si trattasse di complimenti, e mise le pentole sul fuoco iniziando a pensare.

O meglio, a riordinare le idee. Aveva già in mente cosa rispondere a quella lettera e sentiva lo stomaco stringersi in una morsa a quel pensiero. Ci aveva pensato a lungo ed era giunta a una sola conclusione: i benefici erano di gran lunga più certi e numerosi dell’eventuale svantaggio.

Si girò mentre Mihir intingeva il pennino nell’inchiostro, gli si avvicinò posizionandogli alle spalle

-Pronto?-

-Quando vuoi!- gli rispose concentrato

Socchiuse gli occhi appoggiandosi allo schienale della sedia con gli avanbracci, poi parlò:

-Accetto la proposta che mi avete fatto. Vi fornirò ogni informazione in cambio di un adeguato pagamento che potremo contrattare insieme al nostro primo incontro, sapete dove trovarmi. Mi conservo il diritto di interrompere queste trattative o di annullare l’eventuale accordo in ogni momento avendo cura di avvisarvi in maniera adeguata-

Osservò le linee nere che con cura vergavano il foglio, la scrittura di Mihir non era certo fine e leggera come quella della lettera che gli aveva consegnato, ma era comprensibile e accurata. Il bambino ci metteva concentrazione e impegno nell’imprimere su carta ogni lettera di quel messaggio e si girò verso di lei una volta finito di scrivere

-Finito?-

-Credo di sì- osservò le righe nere, erano poche e neanche raggiungevano la metà del foglio -Dovremmo aggiungere altro?- chiese

Il bambino diede una rilettura veloce prima di sollevare le spalle -Non lo so. Di solito nei libri le lettere si chiudono con i saluti-

-Ma loro non ci hanno salutato- pensò a voce alta, Mihir l’appoggiò

-Vero, che si fa?-

-Chiudila qui-

Annuii poggiando la penna affianco al barattolo che conteneva l’inchiostro e iniziò a soffiare appena sulla carta perché la scritta si asciugasse in fretta. Mie prese a tagliare le verdure per poi buttarle nella pentola piena d’acqua

-Mihir? Prendi i ceci e le patate, facciamo il pane-

Il bambino lasciò perdere la lettera poggiata sul tavolo per aprire uno degli stipiti della cucina e tirarne fuori un sacco di farina di ceci e tutte le patate che riusciva a tenere tra le braccia

-Ancora?- chiese poggiano tutto sul tavolo

Mie osservò con la coda dell’occhio annuendo mentre finiva di tagliare

-Non c’è ne è bisogno. Basta quello- mise tutto a bollire -Però prima porta via penna e inchiostro, sempre ammesso che tu non voglia mangiare del pane al carbone1-

Mihir mise su una faccia schifata mentre prendeva il tutto per rimetterlo a posto, andava tutto bene. Allora perché continuava a sentire quella morsa allo stomaco?

 

Erano circa le tre del pomeriggio, l’aria era pesante e afosa, l’umidiccio si attaccava alla pelle e ai capelli dando a tutti un aspetto unto e lercio. I piccoli mendicanti stavano appostati ai lati delle strade, cercando di passare il più possibile inosservati, come ratti pronti ad assalire la preda per assicurarsi tutto il possibile fino alla prossima vittima.

Strinse più forte la mano di Mihir nella sua voltandosi a guardarlo, camminava tranquillo affianco a lei osservando le bancarelle e le persone che si affaccendavano davanti a essere cercando di strappare i prezzi migliori, ai lei non apparivano altro che ripugnanti carogne morte che cercavano di tirare avanti e quei mercanti, così ben pasciuti nei loro vestiti di seta sgargiante, erano avvoltoi con gli occhi straripanti di cupidigia.

Distolse velocemente lo sguardo serrando le labbra per impedire alla bile di risalirle oltre la bocca e continuò a camminare. Le persone erano pigiate l’una con l’altra e continuavano a prendersi contro, era impossibile camminare senza essere colpiti da un gomito o senza che il lembo superiore di un mantello ti colpisse in viso.

Non era la prima volta che veniva al mercato e non sarebbe stata l’unica, allora perché certe cose sembrava notarle solo adesso?

Si scostò verso destra evitando un cavallo che trainava un carretto coperto da una cerata verde e sentì, con somma angoscia, la manina di Mihir scivolare via dalla sua presa, si girò di scatto cercandolo fra la folla e le mancò il fiato quando l’angolo di legno del cassone la colpì appena sotto al costato. Indietreggio prendendo un grosso respiro cercando di tenere sotto controllo il panico crescente, qualcuno le tirò l’orlo della gonna e immediatamente riconobbe la voce

-Tutto bene?-

Afferrò in un battito di ciglia il polso di Mihir tirandolo vicino a se

-Non ti allontanare-

-Non mi sono allontanato!- borbottò il bambino ricominciando a seguirla mentre si faceva strada in mezzo a quel marasma di corpi sudati e vestiti sudici. Tossì quando una zaffata di odore acre gli raggiunse le narici e allungò il passo riconoscendo la puzza dolciastra della mescalina2.

“Informazioni e protezione in cambio di denaro e una vita più giusta e sicura in questo distretto”, scosse la testa reprimendo un grugnito. Le pupille continuarono a saettare prendendo nota di quei dettagli cosi raccapricciati.

Perché adesso poteva vederlo, quel ragazzino disperato che puntava un coltellaccio alla gola di quella donna. Il mercante che, avido, osservava le forme acerbe di quella bambina così minuta che arrancava affianco alla bancarella. I gendarmi che passeggiavano a coppie lungo la strada e la gente che, timorosa come lei, si faceva da parte e abbassava lo sguardo deviandolo ai loro mantelli senza toppe e strappi, ai pantaloni puliti, alle scarpe lucide e, inevitabilmente, alle spade saldamente ancorate al loro fianco. Riusciva a vederlo, ma non voleva; voleva continuare a ignorarlo, come aveva sempre fatto, come facevano tutti.

“Una vita più giusta e sicura”.

Sentiva la bile acida risalirgli l’esofago e soffocarla, l’aria putrida strappargli l’ossigeno dai polmoni, lo stomaco e le budella che si dimenavano nello stretto spazio a loro concessogli, attorcigliandosi e avviluppandosi l’uno nell’altro.

Buttò fuori la poca aria che ancora gli rimaneva in gola per poi aprire gli occhi

-Sicura di stare bene?- la voce stridula e preoccupata, angosciata, di Mihir la riportò bruscamente alla realtà e si accorse solo ora di come fosse ferma in mezzo alla strada con uomini e donne che la spintonavano per passare.

Girò la testa di scatto guardandolo allucinata e lui sussultò spaventato -Mie…-

Poteva leggere l’inquietudine nel suo sguardo e l’ansia nella sua voce, si chinò sui calcagni, rischiando di perdere l’equilibrio a causa dello spintone di qualcuno, e gli accarezzò dolcemente una guancia -Sto bene Mihir, tranquillo-

I suoi occhi si schiarirono di sollievo alla sua voce calma e rassicurante, gli si lanciò addosso avvolgendogli le braccia intorno al collo -Ho avuto paura, pensavo che stessi male come la mamma-

Sentì un tuffo al cuore a quelle parole e strinse più forte a sé il corpicino del fratello consolandolo e consolandosi -Sto bene, davvero- ripeté dolcemente lasciandogli una carezza sulla schiena. Si rialzò con la schiena indolenzita dalle piccole botte che aveva ricevuto mentre era stata piegata, troppo bassa per essere notata. Strinse la mano del bambino sorridendogli e riprendendo a camminare.

Non doveva farlo preoccupare, non a lui che aveva ancora il privilegio di non vederle certe cose.

-Coraggio, dobbiamo arrivare all’entrata occidentale il prima possibile!- lo spronò.

Mihir annuii riprendendo a camminare di buona lena accanto a lei; erano passato dall’entrata a nord, la più vicina alla locanda, e avrebbero dovuto superare più di metà del mercato per raggiungere la loro destinazione, l’entrata occidentale. Sentì la carta ruvida stropicciarsi dentro la sua tasca e piena di una rinnovata determinazione superò l’ennesimo mercante che le si piazzava davanti per vendergli la sua “Ottima merce a bassissimo prezzo, un’offerta signorina!”.

-Per una vita più giusta e sicura- mormorò.

Ignorò lo sguardo corrucciato di Mihir continuando la sua marcia, gli occhi catalizzati da un futuro che non poteva ancora vedere

-Più giusto e sicuro- mormorò il fratello

 

Si spostarono lentamente verso il bordo della strada, si trovavano all’ingresso, esattamente dopo l’ultima bancarella che avevano incrociato. Li la ressa pareva farsi meno soffocante e speravano di poter individuare più facilmente il ragazzo a cui dovevano consegnare la lettera.

Si guardarono attorno per un po’ senza notare nulla. Mie sentiva l’ansia invaderle nuovamente la mente, erano troppo esposti. Loro due, in piedi, sul ciglio della strada. Strinse più forte la mano di Mihir cercando di ritrovare lucidità.

-È lì- il sussurro accompagnato da uno strattone della gonna le fece riaprire gli occhi di scatto. Segui lo sguardo del fratello e lo vide anche lei. Qualche bancarella più avanti, appoggiato accanto al muro, le braccia incrociate e i vestiti leggermente troppo larghi. Spostò febbrilmente gli occhi alle caviglie del ragazzo e la prima cosa che notò fu anche quella che le interessava maggiormente, intorno alla caviglia sinistra era avvolto un logoro e consunto fazzoletto rosso che spiccava intenso sulla pelle bianca e cadaverica. Si avvicinò a lunghi passi con Mihir affianco fermandosi a pochi passi dal giovane.

Lo fissò per qualche secondo prima che lui gli schioccasse un’occhiata dura e curiosa al contempo -Chi siete?-

Mie ingogliò il groppo che aveva in gola, ma non fu abbastanza svelta a prendere parola

-Sei Marcus?-

Mihir era scivolato via dalla sua presa posizionandosi tra lei e il ragazzo, lo fissava in viso sicuro e deciso, lui alzò un sopracciglio

-E se anche fosse? Voi chi siete?- richiese abbandonando la posizione appoggiata al muro per assumerne una decisamente più tesa, spalle rigide, schiena dritta, gambe leggermente divaricate, le mani in tasca e Mie sentì distintamente, nonostante la confusione che c’era attorno a loro, lo scattare di un coltellino. Sbiancò mentre tremante allungava una mano verso il fratello

-Mihir non-

-Sei Marcus?- chiese testardo ignorando la sua supplica -Abbiamo qualcosa da darti-

Marcus sbuffò sonoramente tirando una mano fuori dai pantaloni e passandosela tra i capelli rossicci -Sapete scrivere?-

Mie, ancora timorosa, afferrò Mihir per una spalla portandoselo più vicino -Sì- rispose, non capiva cosa c'entrasse la domanda -Lui sa scrivere-

Il ragazzino passo stupito lo sguardo tra lei e il bambino prima di storcere la bocca in un leggero sorriso

-La lettera?- chiese con uno sbuffo divertito

Mie infilò una mano nella gonna tirando fuori il foglio ripiegato in tre parti e sigillato con un po’ di cera, la allungò al ragazzo che con uno scatto la afferrò infilandosela sotto la maglia, nella cintura dei pantaloni.

-Passate per l’esterno, evitate il mercato nel tornare indietro- e dopo l’ultima raccomandazione li superò scomparendo in pochi passi tra la folla

-Abbiamo fatto bene Mie?-

Rafforzò la presa sulla spalla del fratello fissando il punto in cui era scomparso -Lo spero Mihir. Lo spero-

 

Quando rientrarono nella locanda la trovarono molto più piena di quanto Mie si aspettasse. Solitamente non si riempiva completamente se non verso sera dopo il calare del sole, invece adesso, nonostante fosse appena pomeriggio e il sole si vedesse ancora attraverso il buco nella volta, ogni singolo tavolo era occupato e le persone erano accalcate al bancone. Il parlare era concitato, troppo rispetto ai pochi bicchieri e boccali sui tavoli.

-Mihir vai in casa-

Il bambino la guardò confuso prima di annuire e svicolare tra sedie e gambe raggiungendo la porta, Mie si incamminò verso il bancone ascoltando gli stralci di conversazione che le arrivavano alle orecchie e capì.

-Come ti sei fatto quel taglio?-

-Avessi idea del casino che hanno fatto al mercato, sono caduto e zac!-

-Caduto?-

-Tre hai detto?-

-Sì, ti garantisco che era una ragazza!-

-Hanno rubato dei movimenti da un carro degli Unicorni!-

-Impossibile ti ripeto!-

-Quindi anche quel mantello…-

-Era quasi mezz’ora che contrattavo sul prezzo!-

-Quei ragazzini sono arrivati al momento giusto e tu ne hai approfittato eh!-

-Chi vuoi che si accorga di un mantello in meno-

-Quei diavoli hanno buttato tutte le casse per terra ti dico! Assurdo!-

-E i mercanti?-

Le voci si sovrapponevano in una cacofonia concitata e dovette alzare la voce per parlare con Chayse

-Papà!-

-Finalmente sei tornata- l’uomo la guardò con la gratitudine negli occhi -Mihir?-

-È in casa- l’uomo annuii -Che succede qui?- chiese osservandosi attorno

-Sono arrivati tutti in pochi minuti, sai che appena succede qualcosa la gente vuole parlarne. E le locande…-

-Sono il luogo perfetto- completò la frase lei

Il padre la guardo curioso -Qualche dettaglio in più da riferire? Qui ognuno ha la sua versione!-

Corrucciò le sopracciglia -Che intendi?-

-Quello che è successo al mercato! Te ne eri già andata?- chiese stupito.

Sgranò gli occhi ripensando all’avvertimento del ragazzo -Che è successo?-

-Oi Jael! Che ne dici di raccontare a mia figlia che è successo?-

Un uomo sulla trentina si girò verso di lei, gli avventori attorno a loro si erano fatti muti e anche i più lontani avevano abbassato le voci

-Prima passami un boccale Chayse!-

L’uomo riempì un boccale fino all’orlo per poi passarlo al cliente, Jael ne bevve un sorso leccandosi le labbra, si era seduto sul bancone e sembrava dominare l’intero locale

-Io ero lì, proprio sotto di loro. Diavolo avreste dovuto vederli in viso, erano… erano…- prese un nuovo sorso -È stata questione di un battito di ciglia, il secondo prima ero con mia moglie a litigare con uno dei mercanti, Ian, quel bastardo fa dei prezzi dannatamente troppo alti per delle mele marce!-

Si alzò un mormorio di approvazione

-E un attimo dopo il caos! Erano in tre e una era una ragazza, ve lo dico io che l’ho vista, era una ragazza Sant’Iddio! È volata giù e ha rovesciato tutte le casse qualche metro più avanti, Ian ha iniziato a urlare come una gallina a cui prendono le uova-

Nel locale si sollevarono risa e fischi di approvazione, qualcuno ardì a imitare il mercante e le risate si fecero ancora più forti. Jael bevve in un baio si sorsi tutto l’alcool rimasto nel boccale mentre le risate scemavano

-E lo stesso hanno fatto gli altri due. Poi due Unicorni hanno provato a prenderli-

-E com’è finita! Diccelo!- urlò qualcuno dal fondo della sala con una nota divertita nella voce, Jael ridacchiò tra se e se

-Secondo voi? A me pare ovvio! Quegli idioti non sono riusciti a fare più di qualche metro prima di cadere a terra con i fili tagliati!-

La folla proruppe nuovamente in risa e urla, neanche fosse stato lui stesso il protagonista di ciò che stava raccontando. Si alzò in piedi sullo sgabello mimando in impacciato inchino prima di tornare a sedersici sopra. Mie non riusciva a trattenere un sorriso, gli occhi che brillavano al pensiero dell’umiliazione subita da quei soldati.

-Al lavoro!- il richiamo del padre che le passava un boccale vuoto la rianimò e sorrise allegra riprendendo a lavorare.

 

Mihir nascosto dietro la porta socchiusa aveva ascoltato tutta la storia, sentiva l’adrenalina pompargli nelle vene e la voglia matta di urlare. Chiuse la porta con attenzione correndo poi in camera da letto e scostare i vestiti in fondo all’armadio, prese il libro e lo aprì rivelando un foglietto di carta che aprì con cura. Le lettere non erano chiarissime e in alcuni punti l’inchiostro non aveva preso bene, ma era normale; infondo quando aveva scritto la lettera aveva tenuto conto che il foglio messo sotto non sarebbe venuto benissimo nonostante avesse usato apposta una quantità maggiore di inchiostro per far passare le lettere.

Si sedette sul letto rileggendola.

 


Note e Scleri dell'autrice:

1 Okay, qui ho messo un asterisco perché mi rendo conto che la risposta di Mie può non essere chiarissima e vi meritate qualche spiegazione, andiamo con ordine dunque. Tanto per cominciare il “pane” del sottosuolo io me lo sono sempre immaginata diverso dal nostro e vi spiego il perché: ovviamente, come si intuisce dal nome, il Distretto Sotterraneo si trova sotto terra, quindi tutte quelle belle cose che crescono qua da noi grazie al sole per ovvi motivi li sotto non crescono o, comunque, crescono in quantità molto limitate. Tra queste cose c’è il grano. E, come tutti sappiamo, senza il grano non si fa la farina. Con questo non dico che non esiste la farina, non fraintendetemi, sicuramente è possibile comprarla, ma a prezzi molto elevati poiché ne esiste poca visto che proviene solamente dalla superficie. Per questo immagino che, molto probabilmente, gli abitanti di questo distretto si saranno arrangiati nel corso del tempo con quello che potevano coltivale la sotto, ovvero tuberi e radici (come le patate, barbabietole, rape, pastinaca, carote, rafano, zenzero, etc etc) e legumi (ceci, lenticchie, fagioli, fave, etc etc). Ecco spiegato perché quando Mie dice di dover fare il pane Mihir prende ceci e patate e non farina e acqua. Seconda cosa, perché dice “pane al carbone”? Semplice, ricordatevi che Mihir aveva sul tavolo ancora la boccetta d’inchiostro che si poteva rovesciare e quindi finire nell’impasto, inoltre l’inchiostro è formato principalmente da acqua e nerofumo (la sostanza residua che di ottiene quando si brucia il carbone, appunto, o il petrolio), ecco spiegata la frase di Mie. Scusate se sono stata un po’ prolissa, ma non ero sicura che fosse di intendimento immediato e per questo ho preferito spiegarla, grazie della pazienza (:
2 La mescalina è una sostanza stupefacente che esite davvero e proviene da uno specifico cactus messicano (il peyotl). Ha l'aspetto ti una polverina bianca-marroncina che si può sciogliere in acqua, essere bevuta o mangiata, oppure fumata (come nel nostro caso). Gli effetti sono allucinazioni, eccitazione, insonnia, logorrea, sensazioni di onnipotenza e così via, da dipendeza psichica. Ho prefeito insierire questo tipo di droga più per motivi strettamente stilistici che altro, infatti, almeno a me, suonava molto meglio nella frase rispetto a marijuana, oppio o hashish.


E ora passiamo alle note vere e proprie! Spero che il capitolo vi sia piaciuto, perchè è stato un po' un'ispirazione del momento. Infatti quando ieri ho aperto word per rileggere il capitolo mi sono accorta che era orrendo quindi ho cancellato tuttoe ricominciato a scrivere. Spero di essere riscita a trasmettervi quello che ho provato io mentre lo scrivevo e, soprattutto, che non sia risultato noioso, come invece era la prima stesura. Sono davvero curiosa di sapere che ne pensate!
Inolte entra in scena, anche se indirettamente, un'altro personaggio che tutti noi conosciamo molto bene... chi ha indovinato chi è? Chissà se almeno stavolta sono riuscita a mantenere un po' di suspance.
La nostra Mie ha deciso di accetare l'accordo con Levi e Farlan (ringrazio tanto Saira KH per aver votato a tal proposito), cosa ne pensate? Avra fatto bene? o andrà tutto a rotoli? Lo scopriremo insieme leggendo XD E il nostro vecchio e caro Chayse? Lui è ancora all'oscuro di tutto, ma per qunto ancora? Mie forse non è l'unica a nascondere qualcosa. E L'ultima domanda del capitolo lascia molti quesiti aperti, tra cui:

Mihir sta davvero nascondendo qualcosa a Mie?
A- Sì
B- No

La risposta a questa domanda è fondamentale per lo svolgimento della storia, un vero e proprio punto di svolta in entrambi i casi, votate numerosi mi raccomando! Più giocatori siamo e più ci divertiremo insieme in questa avventura!
Alla prossima settimana,
Imoto-chan

  
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