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Autore: lodoredelmare    30/09/2017    1 recensioni
In un'epoca lontana, durante un'afosa nottata estiva si incontrano un uomo ed una donna.
Sono totalmente diversi eppure questa loro diversità li attrae facendo poi sbocciare l'amore, tuttavia il loro è un amore proibito e rinnegato da chiunque ma -come ormai ben sappiamo, il vero amore supera tutti gli ostacoli.
Dal testo:
"Vi erano solo due passi a separarli, ora aveva modo di osservarlo attentamente, scrutare e memorizzare ogni singolo dettaglio del volto di quel temibile yokai.
Inchiodò i suoi occhi sul suo volto dai lineamenti fieri e nobili, raffinati e virili privo di qualsiasi imperfezione che gli concedevano una bellezza etera quasi disarmante, incantevole e ipnotizzante.
Sublime. Era quello il termine corretto. Affascinante e terrificante allo stesso tempo."
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: inu taisho, izayoi
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Aveva visto il sole spostarsi un po’ più verso ovest, segno che ormai era trascorso molto tempo.

Le dolevano le gambe, un formicolio insistente e intenso, aveva perso la sensibilità in esse.

Era ormai da molto che si trovava in quella posizione, le mani congiunte sulle ginocchia a contatto con il freddo tatami1 e le gambe piegate su cui poggiava tutto il suo corpo. 

Aveva il volto sorretto da una mano rugosa, era rigida e completamente immobile mentre Jun con una pinzetta pelo dopo pelo le levava le sopracciglia, cercava di non emettere alcun suono nonostante il perpetuo pizzicore.

Quando aprì gli occhi vide la sua governante posare la pinzetta per poi prendere un candido e morbido fazzoletto di spugna che lo passò sul suo viso, massaggiò delicatamente la parte lesa del suo volto dove prima vi erano due delicate e ben delineate sopracciglia scure. Ora vi era unicamente del vuoto.

    “Dovete iniziare a mostrarvi come una donna adulta, mia cara Izayoi” aveva detto Jun quando aveva provato ad opporsi, l’idea di mostrarsi priva delle sue care sopracciglia la disgustava.

    “Adesso vi trucco” proferì tacitamente la vecchia governante per poi raccogliere dal pavimento una ciotola in terracotta colorata con un intenso blu e filamenti dorati che creavano dei meravigliosi disegni circolari. All’interno di essa vi era della polvere di riso mescolata con acqua che creava una sottile pasta biancastra.

Izayoi osservò il nuovo aspetto del suo volto da un piccolo specchio, mostrò una smorfia di disgusto nel notarsi. Si sentiva ora così brutta.

    “Sono brutta” sussurrò piano posando successivamente lo specchio su un basso tavolino in legno di quercia posto al suo fianco.

    “Sciocchezze” fu quella l’unica risposta che ottenne dall’anziana governante.

Jun affondò un pennello all’interno della ciotola per poi pasticciarlo con la pasta biancastra. Il pennello si posò sul suo volto colorando la pelle con quell’innaturale candore, un bianco intenso quasi abbagliante che copriva il rossore delle sue guance e le sue piccole imperfezioni dovuta alla sua giovane età.

Le sopracciglia vennero sostituite da una spessa linea nera e infine solamente il labbro inferiore venne colorato attraverso un pennello bagnato in una tinta rosso scarlatto.

    “Dovrò ripetere quest’operazione tutti i giorni?” domandò Izayoi mirandosi nuovamente allo specchio ad opera terminata.

    “Certo che sì. Siete in età da marito, Izayoi. È tempo che vi comportiate come ci si aspetta da una nobile signorina della vostra età”.

Jun recuperò tutti i prodotti di bellezza che aveva utilizzato per truccarla per poi alzarsi ed abbandonare la stanza che si affacciava direttamente sull’ampio giardino, lasciando così da sola Izayoi che rimase ancora immobile senza variare nemmeno di un attimo la sua posizione.

Spostò lo sguardo verso l’ampio kamoi3 che aperta mostrava una grande porzione della vegetazione che circondava l’intera nobile abitazione.

Si era alzata una leggera brezza che rendeva l’aria decisamente più respirabile rispetto ai giorni precedenti -quella pareva essere un’estate davvero calda, mentre il sole con i suoi raggi illuminava tutto il Giappone.

Si mosse unicamente con le ginocchia -così le aveva insegnato in passato Jun, verso il varco lasciato dal kamoi aperto per posare tristemente i suoi occhi su quel rigoglioso giardino. Numerose erano le piante di gerani e gigli, mentre l’erba era costellata da minuscole e candide margherite, il giardino era delineato da piccoli campi da cui crescevano forti e fieri belladonna e gladioli.

Sparsi vi erano anche ciliegi e peschi.

Sua madre era un’amante dei fiori per questo motivo si era rifornita di un gran numero di esperti giardinieri che avevano il compito di accudire il suo prezioso giardino. A seconda della stagione sia i fiori che gli alberi variavano.

Come sua madre, anche Izayoi possedeva la stessa passione. Vivendo costantemente rinchiusa tra quattro mura, il giardino era l’unico luogo dove poteva fantasticare circondata da tutti quei colori vivaci e incantevoli e da quei profumi intensi di cui era infatuata.

Amava il suo giardino, la rasserenava ed in quel periodo aveva proprio bisogno di qualcosa che la rendesse contenta.

    “Principessa Izayoi” quella voce. Troppo concentrata ad osservare la sua bella vegetazione, sobbalzò spaventandosi un poco tuttavia un ampio sorriso si disegnò sul suo bel volto.

    “Takemaru!” dinnanzi a lei ecco comparire un giovane ragazzo avente poco più della sua età, i lunghi capelli color pece gli cadevano scomposti sui suoi sottili occhi -occhi neri e scontati come qualsiasi giapponese, mentre le mostrava un dolce sorriso.

Il suo buon Takemaru, compagno di mille avventure e giochi infantili. Si conoscevano dalla più tenera età, era stato l’unico suo amico, l’unico suo svago in quella sua esistenza così monotona. La sua unica fonte di felicità.

    “Siete ritornato” disse poi non distogliendo lo sguardo da quella figura amica che si sedette stancamente accanto a lei.

Notò che ancora indossava l’armatura, le tipiche vesti di un soldato giapponese mentre al suo fianco vi era allacciata una robusta e temibile katana.

    “Ve l’avevo promesso” Izayoi ridacchiò ma la pesantezza che gravava sul suo piccolo cuore le fece affievolire quel sorriso.

    “Vi siete truccata” sentì lo sguardo di Takemaru posarsi sul suo volto per imprimere nella mente ogni singolo cambiamento che era avvenuto proprio in quel dì.

    “Sono in età da marito” sussurrò lei in risposta. Abbassò lo sguardo mentre sentiva gli occhi pizzicare incredibilmente, una forte rabbia imperversava in lei.

Takemaru spalancò gli occhi e socchiuse di poco la bocca. Quella notizia lo aveva lasciato totalmente sconcertato ed attonito. La sua Izayoi…

“Me l’hanno riferito proprio ieri. Fra una settimana giungeranno ben cinque pretendenti. Mio padre vuole assolutamente che io mi debba sposare”.

Calò il silenzio tra i due, ognuno perso nei propri pensieri. Takemaru chiuse le proprie mani a pugno mentre Izayoi continuò a mirare il suo bel giardino dai colori affascinanti.

    “Vi vedo un po’ turbata…” la voce del suo più caro amico era divenuta sottile, un flebile sussurro.

    “Non voglio sposarmi” rispose fermamente mentre nel suo sguardo si leggeva una tenace fermezza “Non voglio passare la mia intera esistenza al fianco di uno sconosciuto con il doppio dei miei anni. Uno sconosciuto che non amo”.

Izayoi si perse nuovamente nei suoi tristi pensieri. Il suo destino sarebbe stato dunque quello? Vivere per sempre con una persona che non conosceva, con cui non aveva mai parlato?

E se fosse stato noioso, o peggio, se fosse stato un violento? Avrebbe fatto la fine di quelle ragazze di cui aveva tanto sentito parlare -chiacchiere di villaggio, che subivano passivamente le aggressioni dei mariti ubriachi di saké. Non voleva. Doveva trovare un rimedio. Era sicura che la sua vita riservava per lei un destino diverso, più felice e glorioso.

    “Se chiedessi a vostro padre di concedermi la vostra mano?” la voce decisa di Takemaru la riscosse dai suoi pensieri mentre posava lo sguardo sorpreso sul ragazzo.

    “Vi conosco da anni oramai -quanti sono, dieci?. Conosco voi e voi conoscete me”.

In Izayoi nacque un piccolo barlume di speranza. Aveva forse trovato la soluzione? 

Scosse il capo, non poteva fare questo a Takemaru. Non poteva sacrificarlo solamente per la sua felicità, sarebbe stato un atto egoistico.

    “Mio buon Takemaru, siete come sempre così gentile ma sono costretta a rifiutare la vostra proposta”.

    “Perché? Sarebbe perfetto”.

    “È vero, salvereste la mia esistenza da un terribile destino tuttavia condannerei la vostra e questo non me lo posso permettere. Non me lo perdonerei mai, vivrei con questo fardello per tutta la mia vita”.

    “Non dite così, io vi…”.

    “E se vi innamoraste di un’altra donna mentre siete legato a me? Un matrimonio è per sempre. Vi condannerei all’infelicità, non potrete più amare nessun' altra. Non posso farvi un torto così grande, mi sentirei una donna spregevole”.

Takemaru provò a ribattere ma gli occhi decisi della giovane lo costrinsero a tacere, a porre fine quella discussione. Le sue mani serrate ora tremavano dalla rabbia. Sentiva la furia salire ed era certo che sarebbe esplosa da un momento all’altro, doveva andarsene per il bene della sua adorata Izayoi.

    “Devo ritornare al campo ad allenarmi” si alzò senza posare il suo sguardo sugli occhi della bella principessa.

Izayoi annuì impercettibilmente per poi mostrargli un piccolo debole sorriso “Sono contenta che siate ritornato da me ma sono ancora più contenta nel comprendere quanto voi teniate a me. Grazie”.

Takemaru non rispose e si voltò per poi andarsene, mettendo quanta più distanza possibile tra lui e la ragazza lasciandola smarrita.

Izayoi sospirò pesantemente volgendo nuovamente lo sguardo sul suo bel giardino colorato. 

Un’ape posò le sue piccole zampe sul un giglio prendendo a succhiare più polline che poteva. La vita continuava a scorrere imperterrita.

 

Con il sole ormai calato e il trucco ancora impresso sul suo viso, passeggiava quieta tra le fronde di quell’Eden personale mentre tra le mani sorreggeva un libro dalla rilegatura preziosa e pagine sottili prive di figure ma ricche di fitti kanji.

Cercava di non pensare, di sgomberare la sua mente dalla sua triste meditazione mentre assaporava la natura che la circondava, i fiori, gli alberi, i profumi, il canticchiare concitato degli uccelli, il cielo rosso sangue che mostrava un meraviglioso tramonto.

Immersa nella sua lettura viaggiava con la mente verso terre misteriose e fantastiche narrate tra quelle pagine, sognando fantastiche avventure nel libro trascritte.

Leggere era un suo altro modo per fantasticare, allenando l’immaginazione. Viveva attraverso le pagine dei numerosi libri che fin dall’infanzia aveva divorato, sognando anche lei l’arrivo di un fantastico samurai che l’avrebbe salvata, rapendola con il suo valoroso destriero bianco.

Talmente concentrata che non si accorse di una figura posta poco più avanti, appoggiata ad un ciliegio con sia le gambe che le braccia incrociati mentre la osservava sfacciatamente. Un piccolo sorriso che abbelliva il suo volto.

Quello sguardo così insistente la portò a sollevare il capo e i suoi occhi si posarono proprio su quella misteriosa figura. 

Sobbalzò sorpresa.

Quell’uomo, o meglio, quel demone che ci faceva lì?

Quello si mosse pacato verso di lei, le braccia abbandonate lungo i suoi fianchi, ancora indossava l’armatura che tintinnava ad ogni suo movimento.

Chiuse il libro lasciando però un dito che segnava la pagina in cui si era fermata.

    “Mi è passato sotto il naso il vostro odore, l’ho riconosciuto subito” disse lui quasi leggendola nella mente.

    “Come mai siete qui?” domandò lei. Rispetto al giorno prima, ora non aveva affatto paura di lui. Le bastava un solo urlo e i soldati di suo padre sarebbero giunti a salvarla ma sapeva che non ce ne sarebbe stato bisogno. Quel demone era diverso da tutti gli altri, diverso da come le avevano da sempre fatto credere.

Lui le mostrò un piccolo sorriso dalla quale poté intravedere un’affilato canino.

La luce del sole calante si rifletteva sui suoi capelli argentei creando su essi un gioco di luci armonioso e ammaliante. Gli occhi d’orati parevano ora di vetro tanto erano i raggi solari ad illuminarli.

Si ritrovò incantata ad osservarli.

Lui si avvicinò ulteriormente alla sua figura, pochi centimetri li distanziavano. Izayoi desiderava arretrare aumentare quella distanza tuttavia si sentì come immobilizzata, il suo corpo si rifiutava di reagire.

    “Desideravo rivedervi”.

    “Perché?”.

    “Mi chiedevo come mai una giovane e bella donna come voi fosse così incredibilmente disperata l’altra notte”.

Izayoi rimase stupita per la sua curiosità. Nessuno in vita sua aveva mai chiesto come stesse, come stesse veramente. Nessuno si era mai interessato a ciò che pensava, a ciò che provava, a ciò che la faceva stare male. 

Quel demone di cui non conosceva nemmeno il nome fece scattare qualcosa in lei, sentiva che si poteva fidare, che avrebbe compreso la sua angoscia e che non l’avrebbe giudicata.

Per la prima volta Izayoi esternò tutto il suo risentimento, tutta la sua rabbia.

    “La causa è tutto questo!” spalancò le braccia come a mostrare tutto ciò che aveva attorno a sé, il librò le scivolò di mano posandosi disordinatamente sul prato curato “È il luogo in cui vivo, il mio ceto sociale, la società che impone sciocche regole da rispettare.

Perché sono una donna e devo comportarmi come tale. Devo apparire docile e sottomessa, accettare passivamente ciò che mi impongono gli altri, acconsentire a tutte quelle torture a cui sono sottoposte quotidianamente le donne. Guardatemi!”.

Il demone tenne i suoi occhi brillanti inchiodati sul volto della giovane ragazza.

    “Guardate cosa mi hanno fatto. Mi hanno tolto le mie sopracciglia. Non è una sciocchezza ma è una mancata di espressione. Non posso andare in giro con le mie sopracciglia perché la società a voluto così anche se non voglio, devo solo chinare il capo e accettare.

Ho solo sedici anni e devo sposarmi al più presto con un uomo molto più grande di me per assicurare alla mia casata un futuro prospero e sommerso da ricchezze, devo sposarmi con un uomo che non conosco. Io non voglio sposarmi, mi sento troppo giovane per questo. 

Ho voglia di gridare e strapparmi i capelli ma non posso farlo perché non è femminile”.

    “Dovreste fare quello che più desiderate” fu l’unica frase che proferì il demone.

    “Esatto. Al diavolo il perbenismo e le buone maniere” Izayoi si gettò sul terreno erboso prendendo a strappare l’erba con tutta la forza che possedeva per poi lanciare lontano i piccoli filamenti e urlare, urlare con più aria aveva in gola.

    “Dentro di me vi è un mare in tempesta che non riesco a placare. Guardate la mia faccia, i miei vestiti pregiati. Io non voglio tutto questo”.

Era tutta in disordine, ciocche di capelli avevano abbandonato lo stretto chignon in cui erano stati costretti mentre il ricco kimono dalla stoffa ricercata presentava tracce di erba che difficilmente sarebbero scomparse.

Era ancora accasciata a terra, il volto contratto da una potente rabbia, da quel mare in tempesta di cui aveva accennato.

Aveva il respiro accelerato così come lo era il suo cuore. Si era sfogata. Per la prima volta ci era riuscita, tutto ciò che aveva trattenuto per ben sedici lunghi anni erano finalmente usciti fuori.

L’inu-yokai si inginocchiò al suo fianco senza distogliere neanche per un attimo lo sguardo dal suo volto, le due spade legate attorno alla vita risuonarono acutamente.

    “Che cosa volete, Izayoi?” le domandò solamente.

Izayoi sapeva bene cosa voleva, non esitò nemmeno un attimo a rispondere “Voglio la libertà”.

Il demone mostrò un ampio sorriso compiaciuto. Si rizzò dal terreno per poi porgere -come la prima volta, la mano alla giovane ragazza.

Izayoi l’afferrò prontamente per poi essere sollevata rapidamente come se pesasse quanto una piuma.

    “E voi cosa volete, signor demone?”.

    “L’amore” quella risposta sorprese alquanto Izayoi.

Il demone si avvicinò oltremodo per poi posare una mano su una guancia di lei, Izayoi sentì il suo cuore scalpitare frenetico mentre le guance incominciarono a bollire. Se non ci fosse stata tutta quella pasta bianca sul suo viso avrebbe avuto le guance che parevano due mele mature.

    “Siete così bella Izayoi”.

Quel complimento sussurrato quasi sofferto le fece tremare il cuore così come le sue gambe divenute improvvisamente deboli, faticava a sostenere tutto il suo peso aveva il bisogno di aggrapparsi a qualcosa. Si aggrappò quindi alla mano salda e forte del demone che era ancora posata sul suo viso. 

Quel demone a lei sconosciuto che aveva ascoltato le sue parole, la sua rabbia e il suo tormento, le pareva così meraviglioso ancora più bello della notte precedente. Con i riflessi rossastri del sole pareva una figura mistica, temeva che fosse solamente frutto della sua immaginazione a causa delle voraci letture.

    “Vi stanno chiamando” la voce del demone ora sembrava roca, rotta da una chissà quale forte emozione che tuttavia era consapevole di stare provando anche lei.

    “Vi verrò a trovare, principessa Izayoi” calcò in particolare modo su quel nomignolo per poi voltarsi e spiccare un alto balzo che si tradusse poi con un volo.

Sedotta e abbandonata, fu quello il pensiero che posava in lei tuttavia ciò non portò altro che alla nascita di un ampio sorriso mentre in lontananza udiva la voce della sua governate che reclamava la sua attenzione.

 

BUONSALVE A TE LETTORE!

In questo capitolo vediamo l’effettivo incontro tra Mama Taisho e Papa Taisho e già possiamo facilmente comprendere come tra i due sia scattato qualcosa, eheheh.

Bene, spero che sia di vostro gradimento.

Ringrazio coloro che hanno recensito ma anche coloro che hanno aggiunto la storia tra le preferite e seguite, siete dei tesori.

Vi lascio con un ALLA PROSSIMA!

Un bacio,

LODOREDELMARE





1tatami: pavimento
2Vedendo il film d'animazione di Isao Takahata ho avuto la piacevole sorpresa nel scoprire che le donne, non so ancora per quale strano motivo, le venivano tolte tutte le sopracciglia! Terribile
3kamoi: finestra
4Takemaru: vi ricordate il film di Inuyasha "La spada del dominatore del mondo"? Takemaru è colui che ha ucciso Papa Taisho dopo la nascita di Inuyasha (come si è permesso?????)
 

 
   
 
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