Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio!
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Autore: _povery    01/10/2017    3 recensioni
Ci si chiede come abbia fatto Rouge a portare in grembo suo figlio più quanto in realtà avrebbe potuto, salvandolo difatti dalle grinfie di chi lo voleva morto. E' stata la sua volontà, la sua forza... ma, inaspettatamente, anche l'aiuto di colei che tuttora cercano. Di colei che sa' troppo.
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Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jewelry Bonney, Portuguese D. Rouge
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Incompiuta
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Conobbi una donna, tempo fa’.
Questa era discreta, dall’animo gentile e dalla voce tanto delicata. Prima di averla vista per la prima volta, sapevo di lei solamente per le voci che nel periodo si erano fatte persistenti.
“Una strega”, e ancora “quella puttana moglie del diavolo!”. Il popolo non si risparmiava di screditare il cattivo, quasi assumendo la sua pseudo medesima cattiveria.
Quella donna, però, non era una strega. Non era una puttana, una ladra o peggio ancora… un pirata.
Era una sognatrice, ecco il suo peccato.
Ed anch’io come lei sogno, sognavo, benché fossero di tutt’altra pasta i nostri desideri. Io agognavo la libertà, il potere; lei desiderava solamente il suo uomo, la sua salvezza, e quella dell’essere che portava in grembo.
Ma non sogniamo anche noi, il più delle volte, un qualcosa che magari altri ritengono sbagliato? Dunque perché deve esserlo anche per me, intenzionata nient’altro ad assecondare il bisogno di vivere la mia vita secondo le scelte che ritengo più giuste. Le mie scelte, volontà: sogni, aspirazioni!
La propria libertà, invece, cessa laddove inizia quella degli altri. Di coloro che desiderano minare alla volontà di quella donna solo perché non accettano ciò che ha fatto, ciò che in futuro farà.
Un figlio. Il figlio del Re, del Diavolo Gol D. Roger. Un cancro che ha infettato le menti di migliaia, milioni di ‘sognatori’, costringendoli a… vivere.
Vivere, sognando di poterlo fare come meglio credono.

Conobbi quella donna.
Era ferita in viso, un graffio e qualche livido sparso sul resto del suo corpo. Avevano osato colpirla, nonostante sapessero che non era la sola a subire quei soprusi. Sinceramente, non me ne fregava un cazzo del suo nome, del suo aspetto; di ciò che facesse per vivere, di dove avesse raccolto quel fiore che portava nei lunghi capelli rossi. Del nome che avrebbe dato al piccolo nascituro, di lì a poco.
Mancava poco ormai, così come mancava poco all’avvento della marina. Non potevano lasciare in vita il primogenito di colui che aveva innalzato una vera e propria Nuova Epoca. Tutti avrebbero seguito il figlio di Roger, nelle veci del padre.
Ma Rouge, infine mi rivelò il suo nome, non poteva permetterlo.
Ed io non potevo permettere che il suo sogno, il suo ultimo sogno venisse infranto. Era come me, mia sorella, figlie di un destino che ci aveva condotte al fianco. La ammiravo per quel sorriso bonario mai sparito, nonostante tutto. Lei ammirava me, perché ero riuscita a vederlo.
Quel sorriso era speranza.

Conobbi quella donna incinta, ne sfiorai l’addome vertiginosamente rigonfio. Percepivo il palpito della creatura che portava dentro di sé, la voglia che aveva di sognare.
Ma non era il momento. Avrebbe dovuto attendere ancora qualche ora, giorni, mesi… Il tempo necessario per diventare un’altra persona: non più Gol D., ma Portuguese D. Ace.
   
 
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