I personaggi presenti in questa storia appartengono a J.K. Rowling;
la raccolta di drabble è scritta senza alcuno scopo di lucro.

c i n q u e  p a s s i

primo.

“Fred, dobbiamo parlare.”

“Dici?”

“Sì, dico.”

“Sicura?”

“Sicurissima.”

“Bene, me ne ricorderò. Mi ha fatto tanto piacere parlare con te! Ciao!”

Hermione riuscì a malapena a imprecare tra i denti: era riuscito a evitare il discorso, di nuovo. Lo fissò mentre usciva dalla Sala Comune, seguito da uno sghignazzante Lee che le indirizzava occhiate pestifere.

“Hermione, tutto bene?” chiese cauto Ron.

Lei picchiettò il pavimento con il piede e Ron trovò saggio lasciare che sbollisse da sola il nervosismo.
Era da una settimana che tentava di parlare con Fred, era vitale che gli parlasse, ma lui sapeva sempre come scappare.

secondo.

“Fred, dobbiamo parlare.”

“Davvero?”

“Ora basta, smettila.”

“Smetto domani.”

“Domani? Vuoi dire che domani parliamo?”

Fred le concesse un ghigno irriverente e un buffetto sulla testa cespugliosa, poi afferrò la tracolla e uscì dall’aula di Trasfigurazione, dove Hermione l’aveva raggiunto. Lì fuori, Hermione vide George trattenere a stento una grossa risata di scherno, così arrossì e con tutta la dignità che possedeva raddrizzò il capo e marciò altrove.
Da una settimana – e un giorno – a quella parte, era perennemente arrabbiata, imbarazzata e confusa, e la causa di tutto era Fred Weasley e il suo stupido spot pubblicitario babbano – l’avrebbe pagata.

terzo.

“Hermione, dobbiamo parlare.”

“Prego?”

“Non vuoi? Va bene, ciao!”

“Fred! Torna subito qui. Certo che voglio parlare.”

In realtà, Fred non s’era mosso affatto. Era rimasto seduto sul prato accanto a lei, lì nel giardino di Hogwarts.

Le rivolse un sorriso irriverente e le passò una caramella su cui spiccava il marchio di quelli che di lì a breve sarebbero stati ufficialmente in commercio come Tiri Vispi Weasley. Nonostante la Umbridge, lui e George avevano portato avanti le sperimentazioni durante tutto l’anno.

“Non la voglio.”

“Invece devi prenderla, è la caramella che pubblicizzi, si chiama amami, ti piace?!”

“Ti detesto.”

quarto.

Quel giorno non avevano parlato: lei era fuggita, lui aveva sbuffato.

“Il problema è ‘dobbiamo parlare’, spaventa.”

Hermione sobbalzò.

“Fred, non sei un Prefetto, non puoi fare la ronda.”

Ma lui ignorò l’ammonimento.

“So cosa vuoi. Vuoi che cancelli lo spot che ho realizzato stregando con immensa fatica una videocamera.”

“No. Voglio che cancelli lo spot che hai realizzato raggirandomi con immenso divertimento,” precisò.

“Non ti ho raggirata.”

“Mi hai rifilato un filtro d’amore.”

“Era amami.”

“È uguale.”

“Sei arrabbiata perché baciarmi ti è piaciuto, di’ la verità.”

“Sei fuori dal dormitorio oltre l’orario, dieci punti in meno a Grifondoro!”

cinque.

A causa dei punti detratti, il giorno dopo i Grifondoro fissavano astiosi Hermione, persino Harry era contrariato.

“Fuori dal letto oltre l’orario, molto male!”

Hermione si voltò rapida, adocchiando un sorridente Fred seduto accanto a lei.

“In Sala Comune è permesso.”

“Non esiste amami,” disse lui.

“Era uno scherzo?”

“Un tentativo.”

“Sono stanca.”

Fred ghignò. “Volevo fartelo capire da sola.”

“Ma cosa?”

“Che sei pazza di me.”

Hermione avrebbe voluto ribattere, ma Fred la baciò lesto e lei ricambiò – istintiva.

*

“Ci separano cinque passi, Hermione.”

“Non capisco, Fred.”

“Cinque passi: scoperta, curiosità, attesa, scontro e...”

“E?”

“Questo devi scoprirlo!”