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Autore: Giuf8    04/10/2017    3 recensioni
"Non posso dire di non essere fortunato. La mia vita all’inizio era stata difficile, certo. Cavarsela da soli per le strade di New York non è un gioco da ragazzi, nemmeno per un tipo come me. Quindi posso affermare, senz’ombra di dubbio, che la mia intera esistenza sia migliorata di gran lunga quando la mia strada incrociò quella di Magnus Bane."
E se la storia fosse raccontata del punto di vista di Chairman Meow?
Genere: Comico, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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“Non è possibile possedere un gatto.
Nella migliore delle ipotesi si può essere con loro soci alla pari.”
Sir Harry Swanson
 
 

Punti di vista

Non posso dire di non essere fortunato. La mia vita all’inizio era stata difficile, certo. Cavarsela da soli per le strade di New York non è un gioco da ragazzi, nemmeno per un tipo come me. Quindi posso affermare, senz’ombra di dubbio, che la mia intera esistenza sia migliorata di gran lunga quando la mia strada incrociò quella di Magnus Bane.

“Ehi, Chairman Meow, che ne dici ti faccio la pappa?” mi disse con quella voce ebete che assumeva sempre quando parlava con me.
“Ti faccio il salmone, che ne pensi?” e muovendo le dita fece apparire una ciotola piena di salmone fresco.
Osservai il salmone stizzito e posai di nuovo lo sguardo su Magnus. Alla vista della mia espressione anche il suo sorriso svanì.
“Niente salmone eh? Magari del tonno?” e con un puff e una nuvoletta azzurra il contenuto della ciotola cambiò, ma io continuai a non mostrare il minimo interesse. Il sommo stregone di Brooklyn intanto si affannava continuando a cambiare il mio cibo.
Non so perché lo facessi, non avevo gusti così complicati, in realtà mi accontentavo di poco. Ma vedere quello stregone così potente darsi tanto da fare per soddisfare le esigenze di un gatto, le mie esigenze, beh, mi divertiva e inteneriva al contempo. Quando pensai di averlo fatto penare abbastanza mi interessai al contenuto della ciotola e mangiai due bocconi, giusto per farlo smettere di andare a tentoni, ma abbastanza da non dargli troppo soddisfazione.
“Ogni giorno sei sempre più difficile” mi disse con un sospiro. Esagerai offrendogli un flebile miagolio offeso e mantenni lo sguardo fisso su di lui che si chinò dandomi un buffetto sulla testa e dicendo:”Non importa sei sempre il mio complicatissimo Chairman Meow.”
Le mie giornate passavano tranquille, ci pensava il mio stregone da compagnia a movimentarmi la vita.
Con l’esperienza avevo capito che era meglio non entrare nel suo ufficio mentre lavorava, lezione appresa dopo che un demone appena evocato, aveva rischiato di inghiottirmi tutto d’un pezzo. Sapevo quali pozioni erano da evitare a tutti i costi e quali innocue, anche questa lezione l’avevo appresa dopo degli spiacevoli inconvenienti, come quella volta in cui il mio bellissimo manto cinerino diventò blu per una settimana. Per non parlare delle feste, l’anno scorso sono riuscito a sfuggirli per tutto il periodo natalizio vivendo in angoli oscuri dell’appartamento, l’allarme nella mia testa era scattato non appena Magnus era entrato in casa dicendo:”Vedrai come sarai bello questo Natale con questo completino da renna!” Ho dovuto rinunciare al divano e ai film natalizi che amo tanto, ma è un piccolo sacrificio confronto lo smacco morale che avrei subito andando in giro vestito come mi conciava quello là.
Come padrone del mio Magnus domestico era mio dovere prendermene cura, mi assicuravo che non lavorasse troppo richiedendo la sua attenzione quando mi accorgevo che si stava facendo tardi. Gli ricordavo di vestirsi tutte le volte che tentava di uscire di casa in mutande guardandolo storto. Mi assicuravo che mangiasse regolarmente. Insomma mi occupavo proprio di tutto. Erano solo due le cose che sfuggivano al mio controllo: l’alcool e gli amanti.
Per quanto riguarda l’alcool ci avevo provato in tutti i modi e ormai ci avevo rinunciato, era una cosa al di sopra delle mie potenzialità. Ormai era consuetudine che non appena si avvicinava alla bottiglia del whisky lasciandosi sprofondare nel divano io mi posizionavo proprio davanti a lui osservandolo di sottecchi.
“Non ti preoccupare, non sono ubriaco” mi assicurava tutte le volte sbiascicando.
Io sospiravo con aria greve, aspettavo si addormentasse dopodiché mi accoccolavo sulle sue gambe facendo le fusa, perché si, fondamentalmente sono un bel mascalzone.
Il problema amanti, invece, era una questione per la quale non mi sarei dato per vinto tanto facilmente. Ma anche Magnus era un osso duro. Da quando vivo in questa casa ho visto varcare quella porta da ogni tipo di creatura inimmaginabile. Stregoni, selie, vampiri, demoni, mezzi-demoni, gnomi, elfi, mondani e, ahimè, perfino lupi mannari. Quella storia non mi andava ancora giù, per tutti i croccantini del mondo! I lupi mannari sono cani sotto mentite spoglie, fino a prova contraria, che genere di genio porta un cane in una casa in cui c’è già un gatto? Il sommo stregone di Brooklyn, ovviamente.
Mi chiedo spesso come faccia il mio stregone a coprire questa carica eppure a essere anche così ingenuo. Ad ogni modo i miei tentativi per disfare le tresche amorose del mio compagno sono più o meno evidenti. A volte faccio solo l’indispettito, qualche volta soffiò teatralmente e poi schizzo via, per il caso del lupo mannaro la situazione era talmente grave che serviva un intervento più invasivo. Si mormora ancora che per le strade newyorkesi si aggiri un lupo mannaro dal naso mutilato da un orrenda bestia assetata di sangue con enormi artigli ricurvi e un bellissimo pelo cinerino.
Comunque sia raramente gli ospiti di Magnus soddisfavano i miei standard, quella che si era avvicinata di più fino a questo momento era stata quella vampira: Camille. Mi fidavo di lei, stava seriamente iniziando a piacermi, una volta avevo addirittura emesso un mormorio di consenso, troppo tardi mi ero reso conto di quanto ci stesse prendendo in giro. Quella che per me era stata solo un’offesa alla mia autostima, ruppe il cuore al mio stregone.
 
Era una di quelle giornate tranquille che trascorrevo poltrendo sul divano, leccandomi il mio bellissimo pelo cinerino. Vi avevo già detto che ho un bellissimo pelo?
Ad ogni modo, me ne stavo bello tranquillo pensando agli affari miei, quando venni riscosso dal suono del citofono.
Sentii Magnus far rimbombare la sua voce per le scale:”Chi vuole il sommo stregone?”
Alzai gli occhi al cielo. “Esibizionista” pensai e corsi in un posto da cui potevo assistere alla scena senza essere visto.
Non appena il nostro ospite fece il suo ingresso rimasi attonito. Avevo visto molte creature entrare da quella porta, ma uno shadowhunter… quello mai. Iniziai a indispettirmi, quegli essere per quelli come il mio Magnus domestico sono come i cani per i gatti, una gran brutta faccenda.
Dal mio punto di osservazione, però, vedevo decisamente troppo poco. Non abbastanza per farmi un’idea. I due intanto si erano accomodati sui divani, uno di fronte all’altro. Strana situazione, il mio stregone non ci va così con calma di solito.
Ne approfittai e saltai in braccio a Magnus accoccolandomi nell’incavo del gomito e osservando il nuovo arrivato con sospetto. Il tipo nuovo intanto stava dicendo qualcosa a proposito del fatto che il mio stregone gli avesse salvato la vita, gran brava persona il mio stregone, gli ho insegnato io quasi tutto quello che sa.
Ciò che mi sorprese fu la risposta di Magnus. Era sinceramente stupito dal ringraziamento dello shadowhunter, ma fu un’altra cosa a stupire me. Mentre me ne stavo rannicchiato contro il suo petto potei sentirlo chiaramente, quella cosa che a tutti in quella stanza sfuggiva, dalla mia posizione sentii il cuore del mio stregone, temprato da secoli di dura esperienza, perdere un battito e accelerare mentre quel ragazzino che gli stava davanti continuava blaterare di qualcosa riguardo la sua famiglia.
Mi presi un secondo per osservarlo davvero, senza scartarlo a priori come facevo, lo ammetto, con praticamente tutti gli altri. Osservai i folti capelli corvini che ricadevano disordinatamente sulla fronte, squadrai critico l’abbigliamento scuro e trasandato, mi compiacqui del rossore sulle sue gote ed infine, mi fermai sugli occhi. Fu allora che accadde. Mi guardò.
Molti altri ospiti di Magnus mi avevano già rivolto uno sguardo prima, ma spesso o mi snobbavano subito dopo oppure mi venivano incontro pretendendo di posare le loro luride manacce sul mio bellissimo pelo.
Questo qui, questo Alexander, era diverso. Mi guardò dritto degli occhi e, per un secondo, sono certo che mi abbia sorriso. Rimasi folgorato da quello sguardo, aveva qualcosa di così sincero che era spiazzante, era profondo come non ne avevo mai visti, dello stesso blu del mare che facevano vedere nei documentari in tv.
Decisi. Lasciai lo spazio sicuro tra la braccia del mio compagno e mi avventurai vicino alle gambe dello shadowhunter, rimasi sorpreso dell’odore che aveva, così estraneo eppure così famigliare, non riuscivo a spiegarmelo. Ad un certo punto si protese verso di me e mi mise una mano davanti al muso e lasciò che gliela annusassi. Non fu prepotente, non cerco di accarezzarmi, mosse solo la mano gentilmente e lasciò che fossi io a strusciarmi su di essa.
“Al Chairman piaci.” Sentii Magnus dire.
“É una cosa positiva?”
“Non esco mai con nessuno che non piaccia al mio gatto” quando udii questa frase per poco non mi venne un colpo apoplettico, lui non faceva cosa? Dovevo ricordargli l’episodio del lupo mannaro? Dopo gliene avrei cantate quattro, al momento però mi stavo godendo le carezze dello shadowhunter. Quando Alexander acquisì confidenza e iniziò a flettere le dita intrecciandole al mio bellissimo pelo non riuscii più a contenermi e delle fusa rimbombanti mi uscirono dalla base del petto.
Il mio stregone si interruppe a metà frase e mi guardò sbalordito.
Non so per quando le dita di quel ragazzo mi accarezzarono, ma avrei voluto che non finisse mai, per questo mormorai risentito quando entrambi si alzarono dal divano.
Guardai Magnus accompagnarlo alla porta.
“No dai, non farlo, fallo restare ancora un po’” implorava una vocina dentro di me.
Li vidi sulla porta, li vidi baciarsi, le labbra inesperte del ragazzo contro quelle del mio stregone.  Ad un certo punto si staccarono e Magnus chiuse la porta dietro le spalle di Alexander e si voltò con un sorriso a trentadue denti che non gli vedevo da interi decenni.
Il mio stregone domestico guardò verso mi me che ero rimasto immobile dove lo shadowhunter mi aveva lasciato. Sentivo ancora le sue dita calde nella mia pelliccia, il suo odore nelle mie narici e il magnetismo dei suoi occhi era ancora un ricordo vivido.
Magnus mi raccolse da terra e mi baciò sulla testa “Lo so come ti senti, fa lo stesso effetto anche a me”.
   
 
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