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Autore: DonnieTZ    04/10/2017    5 recensioni
[Destiel] [Dystopian!AU]
In un universo in cui tutto è controllato - perfino l'arte e le relazioni - si racconta della leggendaria connessione che collega le anime gemelle quando esiste la possibilità concreta che il loro amore si realizzi. Cas, con la sua fede nel rigido sistema che governa tutto, è un pittore solitario; la voce che improvvisamente sente una sera qualsiasi, invece, è quella di Dean, un cantante che il sistema lo odia.
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Avrebbe voluto essere in grado di chinare la testa, di sottostare alle regole, ma c'era qualcosa nella sua anima che non voleva saperne. C'erano passioni e tormenti e incubi dietro le palpebre quando arrivava l'alba e lui andava a dormire. Cantare rendeva tutto così evidente da fare quasi male. Ma quella sera c'era il vago pensiero di dover ricacciare indietro la malinconia, perché non era solo a sentirla vibrare nella mente.
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Non aveva davvero idea di cosa stesse dipingendo, non riusciva a carpire un'immagine completa, ma sapeva che riguardava Dean. C'erano angoli più scuri, sfumature che si incupivano fino a diventare nere, ma il verde smeraldo brillava al centro della composizione, come una luce lontana.
Genere: Angst, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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15. L'ultima canzone
 
Cas riemerse dal buio senza sapere quanto tempo fosse passato. Si guardò attorno, rendendosi conto di essere ancora nella stanza sotterranea. La porta poco distante era aperta – la luce del corridoio a fendere l'oscurità – e non c'era più nessuno a frapporsi fra lui e la libertà. Si alzò su gambe malferme, la testa che girò pericolosamente, tastandosi la tempia con la mano. Fra i capelli c'era del sangue che iniziava ad essiccarsi.
Nonostante la confusione, doveva tornare da Dean. Poi avrebbero discusso insieme cosa fare, se andare da Sam e gli altri, se fare in modo che Charlie rimuovesse anche il suo chip, visto che Cas aveva ridotto le sue scelte a quello. Non era certo di essere nel giusto – quando non era il sistema a guidarlo, Cas si sentiva pieno di dubbi –, ma non voleva essere un peso per Dean.
Quando ripercorse il corridoio del sotterraneo, per poi spuntare nell'ufficio di Crowley e uscire negli ampi spazi del palazzo delle assicurazioni, Cas realizzò che qualcosa non andava: gente nascosta sotto le scrivanie, mobili sparsi per le stanze, persone armate di bastoni e altre armi di fortuna che correvano da ogni parte. Nelle orecchie ronzava il dolore della botta, tutto sembrava distante e nebbioso, così continuò a camminare fino a raggiungere l'uscita.
Fece per passare il chip sul lettore, in un gesto meccanico, ma si accorse che era era stato divelto dalla sua postazione.
Così continuò all'esterno, reggendosi al muro, per rendersi conto che fuori c'era una vera e propria rivoluzione. Poco lontano, nell'ampio viale, le forze militari del sistema erano accerchiate dai cittadini, un palazzo era in fiamme poco più in là, ovunque l'aria era satura di fumo, urla e il boato di esplosioni.
Cas avanzò, facendo pause frequenti quando la nausea minacciava di farlo cadere al suolo e la testa girava troppo per permettergli di andare avanti. Arrivato al confine del quartiere, si rese conto che la postazione era occupata dai ribelli e che stavano facendo passare un gruppo di cittadini. Si unì a quelle persone per superare il cancello.
«Ehi, tesoro, tutto bene?»
Una donna diede una gomitata a chi si stava occupando di sorvegliare il passaggio, come a dire che Cas aveva bisogno di attenzione. Venne spostato dal flusso di persone con cura.
«Io... cosa sta succedendo?» chiese Cas.
«Cosa ti è successo, eh, bellezza? Vieni, cerchiamo di medicare quella brutta ferita prima che la tua testa rotoli per terra.»
Cas si fece guidare oltre il cancello. Al di là non c'erano forze del sistema, ma solo cittadini che accumulavano mobilia ad intervalli regolari.
«Barricate» spiegò la donna. «In caso sfondino.»
Gli afferrò il polso e studiò per bene la ferita della rimozione del chip, per poi passare alla testa. Mugugnò qualcosa, afferrò una borsa poco distante e si mise a trafficare con bende e disinfettante.
«Devi aver scelto il momento peggiore per fartelo rimuovere, è ancora fresca, ma hanno fatto un buon lavoro. Dobbiamo assicurarci che chi passa sia dalla nostra parte. Non so dirti quanto sia grave la botta in testa, invece, ma per ora medichiamola. Io sono Meg.»
«Io... io sono C...»
La parola venne mozzata in bocca appena il disinfettante bruciò contro la ferita, così lei continuò a medicarlo con i punti adesivi senza chiedere altro.
«D'accordo, Clarence. Resta qui.»
«No, devo... mi serve un lettore... il mio compagno...»
Meg alzò gli occhi al cielo, ma lo aiutò comunque a rimettersi in piedi e lo portò vicino al lettore.
«Li stanno distruggendo tutti, questo l'hanno lasciato per avere notizie dagli altri quartieri. Fa in fretta» disse, avvicinandolo al lettore del cancello.
Cas passò il chip e uscì una schermata che non aveva mai visto, per quanto simile a quella vecchia. Ogni voce aveva molte più opzioni e dedusse che servissero ad aggirare il sistema. Si limitò ai soliti gesti, però, avviando una chiamata per Dean. Si fosse trovato vicino a un lettore avrebbe potuto rispondere.
Non accadde e, quando provò a chiamare Bobby, Sam o Charlie, risultarono tutti morti.
«Non capisco.»
«Si può fare con i nuovi chip. Lo consigliano in modo che il sistema non possa rintracciare o altro... non capisco niente di tecnologia, Clerence.»
Cas cercò di focalizzare l'attenzione e ricordò che i piani della famiglia di Dean prevedevano quella mossa.
Doveva trovare Dean, ma in quel caos non era possibile. Se gli fosse successo qualcosa? Di certo avrebbe lottato al fianco della sua famiglia, ma l'idea di non sapere come stesse era intollerabile. Alla fine Cas pensò all'unica persona che poteva sapere qualcosa e che aveva ancora il vecchio chip.
Crowley non voleva farselo rimuovere, come aveva confessato a Cas in una delle sue visite allo studio, perché una volta gli era bastata, nella vita.
«Chi mai potrebbe chiamarmi nel mezzo di una dannata rivolta se non tu? Qua ti stanno cercando come pazzi.»
«Crowley» si limitò a dire Cas, sospirando di sollievo. «Ho bisogno...»
Sentì la presa di Meg alleviarsi e un altra mano sostituirsi sul suo braccio.
«Lascia tesoro, penso io a lui.»
Cas conosceva la voce che aveva pronunciato quelle parole, ma prima di poter reagire, Meg era andata ad occuparsi di qualche altro ferito e l'uomo che l'aveva colpito nel sotterraneo stava parlando di nuovo, stringendolo nella sua morsa.
«Di qualcosa e ucciderò te e tutti quelli a cui tieni» gli mormorò.
Cas restò immobile, ancora impedito dalla botta in testa, ma la voce di Crowley penetrò nella nebbia di confusione.
«Lucifer?» chiese.
«Crowley, quanto tempo! Pensa, ho scoperto che tu e questo strano tizio con l'impermeabile siete amici, ci crederesti? Ho pensato di farlo fuori quando ho capito che non avrebbe parlato, ma poi ho pensato che mi avrebbe guidato da te. La pazienza non è il mio forte, lo sai, ma eccoci qui. Perché non mi dici dove sei così non devo infilzarlo su questo bellissimo tagliacarte che hai ricevuto per la promozione che doveva essere mia?»
«C'è una rivolta Lucifer. Non è esattamente il momento per le faide lavorative.»
«Quale momento è più adatto del caos per una vendetta vecchio stile? Dico bene?» rispose Lucifer, voltandosi verso Cas come alla ricerca di approvazione.
Fu in quel momento che la comunicazione ronzò e si confuse.
«Cas? Cas, sei tu?»
«Dean!»
Cas quasi si protese verso il lettore e Lucifer rinsaldò la presa. In quel momento Cas sentì la punta acuminata di qualcosa premere contro la schiena.
«Cosa succede? Ti ho chiamato» continuò Cas, mantenendo sotto controllo l'agitazione, tentando in tutti i modi di comporsi e analizzare razionalmente la situazione.
«Il damerino che ti compra i quadri è venuto qui a cercare Bobby mentre eravamo nell'altra stanza. Charlie stava facendo qualcosa al mio chip per tentare di trovarti ed era in stand by. Ha detto che hai... Cas, dimmi tu che cazzo sta succedendo.»
«Tutto questo è estremamente commuovente, ma qui la questione è una sola. Voglio Crowley. Voi volete l'idiota. Uno scambio equo.»
«E tu chi cazzo sei?» sbraito Dean.
Nuovamente, la conversazione ronzò e si confuse. Cas poteva ancora sentire in sottofondo delle voci agitarsi, Crowley spiegare di aver rimosso il chip di Cas e di averlo inavvertitamente spinto nelle mani di uno psicopatico. Sentì vagliare caotiche alternative, mentre Sam tratteneva Dean dall'aggredire Crowley.
«Gente. Gente! Per favore, un po' di classe. Devo ricordarvi che ho il vostro angioletto in impermeabile» li richiamò Lucifer.
«Se lo sfiori, brutto stronzo, giuro che-»
«Castiel ti condurrà al suo appartamento. Ci troveremo lì. La rivolta si sta spostando verso il centro e il quartiere degli artisti è abbastanza sicuro» scandì Crowley, interrompendo gli improperi di Dean.
Ti amo, pensò Cas, intensamente, anche se non c'era nessuna connessione a trasportare il suo messaggio.
 
Dean desiderò solo poter camminare più in fretta, essere già arrivato, stringere Cas fra le braccia. Aveva il terrore che quell'intera giornata lo lasciasse a raccogliere i pezzi e non aveva neanche il tempo di pensare che la connessione fosse ormai spezzata e che il rapporto con Cas come lo conosceva fosse ormai passato.
Voleva solo saperlo in salvo.
Mentre Sam, Bobby e Crowley stavano per accompagnarlo al quartiere degli artisti, le tasche pesanti di piccole sfere esplosive – un progetto di Jo e Charlie, che rimasero indietro insieme ad Ellen per rifornire di esplosivi le cellule più organizzate della rivolta –, Dean aveva visto Bobby allungarne una a Crowley con uno sguardo strano. A lui non piaceva l'idea che l'assicuratore fosse armato, non gli piaceva l'assicuratore in generale, tanto più visto che aveva messo in pericolo Cas, ma c'erano questioni più importanti di cui occuparsi.
Arrivarono all'appartamento di Dean troppo lentamente, per quanto lo riguardava, fermati spesso ai cancelli e alle barricate, soprattutto per la diffidenza nei confronti di Dean e Crowley e i loro chip del sistema che richiedevano analisi e approfondimenti da parte dei ribelli.
Quando la palazzina fu in vista, Dean si mise a correre, superando tutti gli altri, e fu presto al piano del suo appartamento, davanti alla porta dischiusa.
«Vieni, vieni, siamo qui a chiacchierare amabilmente» disse la voce divertita che aveva sentito al rifugio, durante la chiamata – Lucifer, se Dean ricordava bene il suo stupido nome.
Con due dita mosse la porta piano e vide Cas nel bel mezzo della stanza, insanguinato e decisamente incazzato, mentre l'altro uomo era alle sue spalle e gli puntava una lama lucida alla gola.
«Lascialo andare» sibilò Dean.
«Mi dispiace, Dean» disse Cas quasi subito, parlandogli sopra.
«Non hai niente di cui dispiacerti.»
«Dov'è il mio regalo?» domandò Lucifer.
«Eccomi, eccomi.»
Crowley parlò con tranquillità, ma Dean registrò la sua mano nella tasca del cappotto, dove sapeva esserci la sfera esplosiva. Per un attimo ebbe paura volesse far saltare l'appartamento intero con loro dentro, ma Lucifer interruppe il flusso agitato dei suoi pensieri.
«No, no, no» cantilenò «state tutti fermi sulla porta, grazie.»
Accompagnò la frase con il rinsaldarsi della presa su Cas, così Dean indietreggiò e lo stesso fanno Bobby, Sam e Crowley.
«Ecco cosa faremo. Crowley resterà qui e voi andrete di sotto, fuori. Quando sarò sicuro di averlo a mia disposizione, manderò fuori questo idiota.»
«Te lo scordi» sibilò di nuovo Dean, facendo un passo in avanti.
La lama si puntò con più decisione contro la gola di Cas, però, e quell'immagine bastò a fermarlo.
«D'accordo» rispose Crowley.
«Ti sei rincretinito con gli anni?» sbottò Bobby, parlando per la prima volta dopo ore.
«Beh, Robert, moriamo tutti, prima o poi.»
«Non dire stronzate,» mormorò Bobby, per non farsi sentire da Lucifer, «ci dev'essere un altro modo.»
«Vuoi che il tuo ragazzo, qui, passi quello che abbiamo passato noi?»
A quella domanda di Crowley, calò un silenzio irreale. Dean spostò lo sguardo da Cas a Sam solo per un istante, confuso, per poi ricacciare indietro ogni dubbio. Non riusciva ad elaborare nessun piano che avesse senso, non riusciva a...
«Usciamo da qui, facciamo come dice» disse Bobby, dopo lunghi secondi.
«No, Bobby, è una cazzata!» sbottò Dean.
«Sam, porta fuori tuo fratello» continuò Bobby, come se non l'avesse sentito.
E Dean si sentì trascinare via, vide Bobby e Crowley stringersi in un inspiegabile abbraccio, agitò la mazza come per protestare, si ancorò a un angolo del corridoio – «Cas! Cas!» – ma non ci fu niente da fare. In pochi minuti lui, Sam e Bobby erano di sotto,
«Perché cazzo l'avete fatto? Lo ucciderà!»
Non ci furono risposte e Sam continuò a tenerlo ancorato a sé. Quelli, per Dean, furono i minuti più lunghi della sua esistenza.
Attese e attese e attese. Rivivendo ogni singolo istante, ogni stupido pensiero condiviso, ogni attimo di intimità.
Finché dalla porta non spuntò l'impermeabile di Cas e Sam lasciò andare la presa. E allora Dean corse, il fiato rotto, il cuore impazzito, fino a stringersi Cas fra le braccia.
«Non farlo mai più Cas, mai più.»
Cas si limitò a cercare il suo viso in quella stretta soffocante e baciarlo. A fondo, a lungo, tornando in vita, recuperando una connessione del tutto diversa da quella che li aveva avvicinati, ma profonda allo stesso modo. Si baciarono come fosse la prima volta, sentendo l'altro solo con il corpo, con i sensi attenti a ogni sfumatura di quell'appartenersi.
Fu in quel momento che il boato riempì l'aria: Crowley aveva usato la sua sfera. Quelle armi non erano abbastanza da far saltare un intero palazzo, ma le finestre del loro piano esplosero in minuscoli frammenti di vetro, cadendo al suolo.
«Dobbiamo andare!» urlò Sam, facendo voltare Dean nella sua direzione.
Bobby si era già allontanato, le spalle curve, e Dean si mise a correre verso di loro, sicuro che Cas lo stesse seguendo. Quando si voltò per averne la certezza, lo vide: Lucifer, ustionato dall'esplosione, alle spalle di Cas, la lama in pugno.
«No!»
Ma era tardi.
Vide Cas abbassare lo sguardo sulla ferita e rialzarlo, una tristezza infinita negli occhi, evidente tanto più Dean si avvicinava. E non importò sentire Sam dare a Lucifer il colpo di grazia, qualche secondo dopo, non importò che altre esplosioni risuonassero nel cielo, non importarono le grida della rivolta, il mondo migliore per cui stavano lottando.
Cas cadde al suolo, inerme, e Dean fece lo stesso, crollando sulle ginocchia.
 
Sembra che siamo proprio fottuti, Cas.
Una dei primi pensieri che Dean aveva condiviso con lui. Una verità profonda, in quel momento.
«C-canta, Dean. Voglio sentirti. Come la prima volta...» riuscì a dire, mentre Dean premeva la mano sulla ferita e urlava a Sam di cercare aiuto.
Dean era l'unica immagine su cui riuscisse a focalizzarsi, i suoi occhi – quel verde incredibile che aveva invaso i suoi quadri – pieni di lacrime.
«Non ti succederà niente, Cas. Starai bene.»
«C-canta...»
E Dean lo fece, piano, continuando a tentare di salvarlo, ingoiando i singhiozzi solo per lui.
 
Mama told me when I was young
Come sit beside me, my only son
And listen closely to what I say
And if you do this it'll help you some sunny day


 
NON AMMAZZATEMI.
MANCA ANCORA L'EPILOGO.
ASPETTATE FINO AD AVERLO LETTO PRIMA DI ODIARMI MALE.
Poi potrete odiarmi, giuro. 
Ok, non credo di aver fatto un buon lavoro e sono ipercritica e mi sembra tutto un casino, ma mi piaceva l'idea che avevo fin dall'inizio di...

**Da questo momento potrei dire cose SPOILER per la serie** 
...di riprendere il finale di stagione, la scena di Lucifer e Crow e quella trancia anima di Dean. Se ci ripenso ripiango le secchiate di lacrime. 
**FINE spoiler**
E mi piaceva l'idea di riprendere la canzone che li ha fatti incontrare. E di infilarci la Crobby. 
Insomma, di scrivere questa specifica scena. Forse sono stata un po' ambiziosa, visto che sono pigra con i dettagli nelle fic (male, Donnie, male) e mi sembra sia uscito un caos insensato. Rassicuratemi se non la pensate così o flagellatemi se siete d'accordo, pls.
Cerco di scrivere l'epilogo entro una settimana. Farò la brava e mi ritaglierò il tempo. Poi penserò alle vostre bellissime recensioni, per cui non vi ringrazierò mai abbastanza! Siete preziosissim*, davvero. 

Emh... ciao.
 
   
 
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