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Autore: cin75    06/10/2017    5 recensioni
Jody ha bisogno di aiuto. Chiama i fratelli Winchester , ma non può minimamente immaginare che le cose sarebbero finite in maniera così assurda e insensata!
O forse sì??!!
Genere: Drammatico, Slice of life, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Dean Winchester, Sam Winchester
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Circa dieci giorni prima…….

Jody era a Chesapeake, lato Virginia. Era andata in visita ad una sua parente che da tempo le chiedeva di andarla a trovare. Claire e Alex erano fuori per l’ennesimo concerto, o almeno così le avevano detto, anche se oramai sospettava che le due cacciassero insieme: Claire il braccio, Alex la mente. Ma almeno erano insieme e si proteggevano a vicenda.
Conosceva già qualcuno che agiva così!!!

Qualche giorno dopo il suo arrivo, durante un giro turistico , lo sceriffo in ferie fu attirata dalle notizie di alcune morti improvvise e “dolorose” per la comunità del posto. Forte degli insegnamenti informatici di Sam , riuscì ad intrufolarsi nel data base del coroner e a visionare le foto delle vittime. Ciò che la colpì fu che nonostante le ferite fossero numerose e di forma strana, nessuna autopsia era stata ordinata.

Nessuno sceriffo , anche se alla prime armi, avrebbe fatto un errore del genere. Non su uno , ma su ben 6 omicidi conclamati.

Quindi qualcosa non andava. Decisamente non andava!!

Con cautela fece qualche domanda in giro; con discrezione chiese informazioni sia alla gente in strada che a quelle “più in vista”, ma con sua grande sorpresa, la risposta che otteneva sempre era la preoccupante frase: E’ stata una tragedia!!

 

Non sapeva che fare. Con lei, non aveva che la sua pistola di ordinanza, ma era comunque fuori giurisdizione e quindi priva di ogni autorità. Non aveva niente che potesse darle la possibilità di agire alla “Sam e Dean” e quindi decise di chiamare i due fratelli.

I Winchester non esitarono un attimo a raggiungerla e quando l’amica riferì loro ogni cosa, anche i due cacciatori si convinsero che qualcosa non andava.

 

“Ok! Diventeremo federali!” fece Dean, mentre tirava fuori dal bagagliaio della sua Piccola , i porta vestiti.

“Siete sicuri che sia la mossa giusta!?”

“Tu non hai giurisdizione qui. Ma questo è territorio di Washington: l’FBI, sì. Non ci conoscono e quindi ….” spiegò Sam, mentre prendeva il suo abito scuro.

 

 

Nell’ufficio del coroner e poi in quello dello sceriffo, i due cacciatori sotto copertura non ci misero molto a capire che qualcosa di occulto “viveva” in quella città.

E poi sembrava che tutte le persone con cui parlavano fossero uscite da una seduta ipnotica: stessa espressione, stesse frasi di circostanza, stesso “freddo rammarico” per gli scomparsi.

Ma la cosa raccapricciante era che non sembravano soggiogate, ma semplicemente sapevano di dover dire quello. Quasi come fossero battute di un copione.

 

I due tornarono al motel , dove Jody li aspettava in apprensione.

“Allora?!” fece la donna non appena li vide rientrare.

“Allora, c’è che sembra di essere finiti nel “Villaggio dei dannati”!” esclamò Dean , citando come al solito , il solito film che richiamava la situazione in cui si trovavano.

“Sono posseduti?! Tutti?” azzardò Jody.

Sam guardò male il fratello che alzò la spalle innocentemente.

“No, Jody. No!!” la rassicurò. “Nessuno è posseduto. Crediamo solo che la maggior parte delle persone con cui abbiamo avuto a che fare in città facciano parte, da come si comportano e da come parlano, di una qualche tipo di setta. Abbiamo visto i cadaveri e quei segni, il modo in cui sono stati uccisi, mi fanno pensare ad omicidi rituali.” fece Sam , mentre si toglieva la giacca classica e si metteva al pc.

“Omicidi rituali?!” chiese Jody andandogli vicina.

“Su uno dei corpi c’era una ferita. La forma l’avevo già vista da un’altra parte...” disse digitando veloce nell’archivio dei Letterati che si era scaricato nella memoria del suo portatile. “...eccolo!!!” esclamò subito dopo. “Che ti dicevo?!” fece rivolto al fratello.

“Ok!Ok! Che vuoi? Una medaglia, piccolo nerd?!” lo provocò Dean.

“Fesso!”

“Stronzo!”

 

Al solito!!

 

“Ragazzi!! Ragazzi!! smettetela di fare gli idioti e cerchiamo di capire cosa possiamo fare per salvare il culo alla prossima vittima e possibilmente anche il nostro!” li richiamò severa.

I due fratelli si zittirono immediatamente rimettendosi al lavoro ma Dean non riuscì a trattenere un sorriso.

“Che c’è?” fece stranita , Jody. “Vuoi che ti convinca a concentrarti con le maniere forti!?”

“No!!” rispose Deam , alzando le mani in segno di resa. “Ma è che fai tanto Bobby, quando ti incazzi così!”

La donna avrebbe voluto non sorridere a quel paragone, ma il solo ricordo di Bobby, glielo impedì.

“Ok! Ma ora smettila e cerca di farmi restare una signora!!” lo redarguì bonariamente.

 

“D’accordo, ecco qui.” li richiamò Sam. “Da quello che abbiamo visto e da come reagivano tutti quelli con cui abbiamo avuto a che fare, si tratta della setta dei Tuatha de Dannan.”

“Tua...che?!” replicò Dean.

“Tuatha de Dannan. Hanno origine irlandese!” fece leggendo dalla pagina del suo pc.

“Irlandese? Qui in Virginia? Un po’ lontani, non credi?!” ironizzò Jody.

“Ehi!! la credenza è credenza. Le divinità invocate non fanno molto caso ai confini geografici se possono essere soddisfatti!!” riferì il giovane.

“Ok! Passaporto soprannaturale a parte. Che fanno questi... Dannan ?” chiese Dean.

“La leggenda dice che dopo aver combattuto strenuamente per riavere la loro casa e la loro vita, protessero tutto ciò che avevano ottenuto con la magia nera. Quindi da quel tempo in poi, vengono richiamati ed evocati da tutti coloro che vogliono che la loro vita non subisca mutamenti.”

“Ma come fai a dire che quello che succede qui è legato ai nostri amici irlandesi?!” chiese il maggiore.

Sam si aspettava una domanda del genere, più che plausibile.

Girò il pc in modo che anche gli altri due potessero vedere lo schermo. “Guardate qui!” fece indicando un antico simbolo marchiato a fuoco su una pietra , sul vecchio ingresso di una porta e altre foto ancora. “E poi, guardate qui!” e cliccando un paio di volte , Jody e Dean si ritrovarono a guardare le foto delle vittime di Chesapeake.

Lo stesso simbolo, molto più piccolo.

Su ogni vittima, in zone decisamente poco visibili. Nelle donne, sotto il seno e Sam , lo aveva notato quasi per caso quando avevano chiesto di esaminare i corpi. E poi , già in allerta, aveva osservato meglio i corpi degli uomini e beh!, a loro era decisamente stato impresso dove non batteva il sole.

“Cazzo!!” esclamò agitato Dean, quando Sam ingrandì quella parte di corpo , per mostrare il simbolo.

“Ehi!! linguaggio, ragazzo!! Lo vedo anch’io cos’è, perciò non c’è bisogno di specificare cosa stiamo guardando!!” lo riprese Jody.

“Cosa??...no, no!! scusa. Io non intendevo che fosse un….cioè, quello è un ...ma non avrei mai….” e sbuffò imbarazzato, mentre Sam se la rideva sommessamente.

 

Risolta la questione di chi fosse il loro obiettivo, c’era da capire chi fosse coinvolto nella setta. Ma fu facile, perché da quello che avevano visto i consiglieri comunali, stranamente uscivano sempre alla stessa ora dall’edificio cittadino. Anche quando non ci sarebbe stato bisogno di essere lì.

Quindi concentrarono le ricerche su di loro.

 

La mattina dopo, Jody, uscita per andare a prendere la colazione, quando rientrò trovò i due fratelli decisamente in disaccordo.

“Sammy, lasciatelo dire fratellino, ma sei davvero impazzito se credi che io ti…..”

“Ma che succede?!” chiese la donna, interrompendo il maggiore.

“Ho un piano ma, al solito, Dean non è d’accordo perché ha paura che io abbia bisogno di un cerotto.!”

“Smettila Sam. Sai che non è così, ma pensare di infiltrarti nella setta per mandarli tutti a picco è decisamente una missione da cerotto e anche bello grande.” ironizzò il maggiore.

“Guarda che quello a cui devo sparare sei tu. Io devo solo seguirli!”

“Ok! Credo di aver sentito abbastanza!” li fermò Jody, dopo l'ultima uscita del minore. “Tu non sparerai a nessuno..” fece guardando severa, Sam. “…. tu non sarai sparato da nessuno.” rivolgendosi a Dean. E poi guardando entrambi. “Nessuno seguirà nessuno e nessuno userà cerotti di una qualsiasi misura. Sono stata chiara!?” asserì fissandoli.

 

Sam ci mise quasi un’ora per cercare di convincere che il suo piano non era rischioso come poteva sembrare.

“La mia pistola sarà caricata con proiettili di sale, così anche se la controlleranno non sospetteranno di niente. Tu , avrai sul petto uno di quei sacchetti pieni di sangue di maiale che esploderà quando il proiettile ti colpirà e sulla schiena, al di sotto della maglietta, avrai un piccolo ago dermico , che, una volta che cadrai all’indietro, ti pungerà. Sarà impregnato di un potente anestetico che ti metterà ko in poco tempo. Io sarò l’assassino e tu un morto perfetto. Poi , al momento opportuno, tu...” fece rivolgendosi a Jody. “..azionerai questo..” mostrando un piccolo gps a forma di proiettile. “...che terrò nella tasca della mia giacca e potrete tracciarmi quando sarò andato via con loro.” spiegò per l’ennesima volta.

“Ehi! Dovrai anche marchiarmi i gioielli di famiglia se….” fece Dean, davvero preoccupato, mettendosi una mano sulla patta dei pantaloni, come a proteggersi.

Sam, sorrise sconsolato.

“Quando sarà il momento di marchiarti il...” indicando appena verso il basso ventre del fratello.

“Ehi!!” fece , ora, decisamente allarmato, il maggiore.

“Li avremo già smascherati e tu e i tuoi gioielli di famiglia sarete al sicuro!!” lo rassicurò ironicamente, Sam.

 

Dean era ancora perplesso. Marchiatura a parte, l’anestetico l’avrebbe messo ko per circa quaranta minuti. Troppi, se considerava che Sam sarebbe stato da solo con quegli psicopatici senza nessuno che gli coprisse le spalle. L’idea di Sam che se ne andava con quei maniaci assassini proprio non gli andava giù, ma doveva ammettere che solo in quel modo potevano incastrarli tutti.

E poi, sembrava davvero che il fratellino nerd avesse calcolato tutto!!

 

Anche Jody, però, era ancora dubbiosa.

“Ok! Ma dimmi perché un piano del genere.” replicò attenta alla risposta.

“Secondo la leggenda dei Dannan, per avere la vita che si vuole, bisogna eliminare ogni cosa o persona che possa mettere in pericolo quella stessa vita. Li convincerò che sono stanco di quello che faccio e che continuo a farlo solo perché è Dean che mi costringe a farlo. Da quello che c’è scritto nei libri dei letterati, per effettuare il rituale, c’è bisogno del sangue del carnefice e di quello della vittima. Se ci cascano, lo avranno. Ma voi dovrete recitare bene la vostra parte!”

 

 

Sam, c’aveva messo un paio di giorni per farsi notare dal “gruppo”. Ogni volta che uno della setta era nelle vicinanze, i due fratelli, gli mostravano un disaccordo, una litigata più o meno violenta. E quando ne avevano visti un paio decisamente attenti a quel loro scambio di vedute, Sam, lanciò l’esca definitiva.

Sono stanco di te, Dean. Faremo anche lo stesso lavoro, saremo anche fratelli, ma devi lasciarmi vivere la mia vita, rivoglio la mia vita. Ora basta!!” e andò via, lasciandosi alle spalle un Dean che gli imprecava dietro, furioso.

Poi, quella stessa sera, si era fatto vedere visibilmente frustrato e ubriaco. E infine , si era fatto trovare, appena fuori l’edificio comunale, seduto sulle scale, in evidente depressione.

Da lì, c’era voluto poco ad avere un colloquio. Il colloquio!!

Sam recitò decisamente bene la sua parte e infatti ebbe la chiamata per fare quel passo che “avrebbe cambiato la sua vita, nella vita che aveva sempre voluto”.

In uno di quegli incontri, gli venne riferito che Dean sarebbe stato prelevato direttamente dal loro motel, che avrebbero preso anche Jody e che uno degli adepti avrebbe portato via la macchina.

Su quell’ultimo punto Sam ebbe come un tentennamento: Dean avrebbe dato di matto al solo pensiero che uno di quegli schizzati avrebbe dovuto mettere le mani sulla sua Piccola. Ma piacere o meno, il maggiore avrebbe dovuto farsene una ragione.

Se ammaccano la mia Piccola, sarò io ad ucciderti e non per finta. Intesi?!” fu la poco velata minaccia quando il minore gli riferì ciò che era stato riferito a lui.

 

Il giorno dopo, come da piano, Dean e Jody vennero prelevati dal motel e portati nella radura in cui tutto era iniziato e dove il piano, quello di Sam questa volta, avrebbe dato la svolta a tutto.

 

Nel cottage, ora….

“Ehi!!”

“Ciao, fratellino!”

“Tutto bene?!” chiese Sam sorridendo al maggiore e poi spostando lo sguardo sull’espressione freddamente furiosa del reverendo.

Quei due li avevano fregati alla grande!!

“ A parte un livido sul petto, la puzza di sangue di maiale che mi impregna ancora il naso e nelle orecchie ancora le grida infuriate di Jody quando l’ho recuperata sulla statale e le ho spiegato il perché ci avevo messo più del previsto, ….sì, tutto alla grande!” rispose scherzoso il maggiore. "Cavolo!!!, quell'anestetico è stato peggio di una botta in testa dato dalla Lucille di Negan!!" scherzò Dean, ironizzando sulla vera causa del suo "ritardo".

Sam annuì compiaciuto di sapere che il piano, colpo di pistola compresa, fosse andato bene.

 

Poco dopo nella stanza , entrò anche Jody, con tanto di distintivo appuntato al petto.

“Vi dichiaro tutti in arresto. Ad ognuno di voi verranno letti i propri diritti e comunicati i vari capi di accusa.” proferì autoritaria.

“Non avete prove!!” azzardò quello che sarebbe diventato presto l’ex sindaco.

Jody, a quell’affermazione, fece cenno ad un suo collega poco dietro di lei, che prontamente azionò un registratore.

 

“.. Hai compiuto il primo passo del rituale come tutti noi quando abbiamo ucciso i nostri cari, ora, è il momento di….” e poi spense.

 

“Io, questa la chiamo ammissione di colpa!” fece la Mills.

Ma lo sceriffo, o quello che ben presto non lo sarebbe più stato, si fece avanti.

“Sceriffo Mills, lei non ha nessuna autorità in questo territorio , ragion per cui non ha il potere di eseguire o far eseguire nessun arresto. Lei non può firmare nemmeno una multa nella mia città!” sembrò perfino minacciarla, dirigendosi imperioso verso di lei.

A quel movimento così repentino e per niente rassicurante, fece scattare anche i due fratelli. Il minore si mise accanto a Jody, Dean raggiunse con poche falcate il sedicente sceriffo.

“Fermo!” gli ringhiò a due centimetri dal viso. “Avvicinati di più a lei e giuro che ti sparo un colpo in testa!” lo minacciò serio, scarrellandogli la pistola ad un soffio dalla tempia.

Lo sceriffo si bloccò sul posto e guardò furente Jody che gli si metteva di fronte.

“Art. 7, comma 22 del regolamento interno delle forze dell’ordine statali: in caso in cui lo sceriffo o chi sia il più alto in grado in una forza di polizia, sia impossibilitato a compiere il proprio dovere di protezione e controllo dei cittadini e del territorio, che sia per cause naturali o per sopraggiunte situazioni, l’autorità di polizia passa all’ufficiale in grado più anziano o a chi ne fa le veci, anche se esso fosse di giurisdizione diversa.” recitò con decisione.

“Wow!” esclamò Dean. “Non suona molto bene per te, gran figlio di puttana!!”

“Affatto!” convenne Sam, mentre degli agenti, su ordine di Jody, prendevano in consegna uno ad uno tutti i presenti sotto accusa.

“Leggete loro il capo di accusa e i diritti ben chiari. Cerchiamo di non rendere facile la vita ai loro avvocati.” ordinò ancora , la donna, mentre un poliziotto gli portava via da davanti, l’ormai ex sceriffo di Chesapeake.

 

I tre, rimasti da soli nella stanza, per qualche momento non riuscirono a dire molto.

Fu Dean a rompere il silenzio quando vide lo sguardo decisamente spaesato del fratello.

“Ehi, Sammy?, tutto bene, fratellino!?” chiese, attirando l’attenzione anche di Jody.

“Esseri umani, Dean. Sono degli esseri umani!” disse solo ripensando a quello che degli uomini e non dei mostri soprannaturali erano stati capaci di fare a persone di famiglia.

Jody, comprese. Come non avrebbe potuto?!

“Lo so, Sam. Lo so. Alcuni mostri avrebbero avuto più senso della famiglia di loro, ma che siano umani o che siano mostri, erano il male. E noi il male lo fermiamo e gli diamo la giusta punizione. E così sarà anche per quei bastardi.” lo incoraggiò Dean.

“Sam...” si fece avanti Jody. “Dean ha ragione, tesoro. Oggi, hai salvato delle vite umane, esattamente come le salvi ogni volta che vai a caccia. Solo che il mostro di oggi era umano. L’importante è salvare una vita, Sam. Non tutte. Ne basta una!! Ricordalo!” lo consolò amorevolmente, carezzandogli piano una guancia, quella stessa che qualche ora prima aveva schiaffeggiato per rendere il loro piano più che credibile.

 

Mentre si avviarono verso l’Impala e l’ultima macchina di servizio portava via il sindaco colpevole, Sam, si massaggiò il viso.

“Ehi, Jody?!” fece , richiamando l’amica.

“Sì?” mentre si infilava nella Chevy.

“Cavolo, hai la mano più pesante di quella di Dean riguardo a schiaffi!!” fece non sapendo se era un offesa o un complimento. “Per la miseria, ho ancora la faccia intorpidita!!” le fece presente.

La donna scoppiò a ridere, mentre Dean non poteva non cogliere la palla al balzo.

“Ohw!!!” esclamò mettendosi la mano sul cuore. “La mia sorellina delicata!!” lo canzonò.

“Fesso!” replicò Sam

“Stronzo!!” ribattè pronto Dean.

Jody uscì di nuovo dalla macchina. “Ok! Volete smetterla di fare gli idioti? Voglio andare via di qui, prendere il primo volo e tornarmene a casa mia , dalle mie ragazze. Almeno i loro problemi non rischiano di mandarmi al cimitero!!” si lamentò imbronciata.

“Almeno per adesso!!” azzardò Dean. “Aspetta che litighino per lo stesso ragazzo!!”

Jody drizzò le spalle con orgoglio. “Mio caro, non accadrà mai!”

“Come fai a dirlo!?” scherzò provocandola, Sam.

“Perchè quando accadrà, io chiamerò voi, per fare loro il discorsetto. Infondo siete fratelli e avrete di certo avuto una lite simile, quindi….” e rinfilandosi in macchina sorrise dell’espressione perplessa e preoccupata dei due fratelli.

“Cazzo!!” imprecò Dean.

“Già!” convenne Sam.

“Ehi!” lo rimproverò Jody, dall’interno dell’Impala. “Ti ho detto linguaggio, ragazzo!!”

 

 

 

N.d.A.: Non lo so!! davvero non lo so. Ma credo che questa sia una storia, senza infamia e senza lode.

Scritta giusto per la voglia e il piacere di scrivere.

Grazie a chiunque l’abbia letta e abbia avuto l’enorme pazienza di arrivare fino alla fine.

Ps: “Il villaggio dei dannati” (‘95). Può, Dean, non citare un film di paura?!

 

Cin!!!

   
 
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