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Autore: PrincessintheNorth    06/10/2017    3 recensioni
Prequel di "Family"!
Nel regno del Nord, una principessa e Cavaliere dei Draghi, Katherine, farà conoscenza di Murtagh, il Cavaliere Rosso che si è autoimposto l'esilio ...
In Family abbiamo visto il compimento della loro storia e il loro lieto fine: ma cos'è successo prima?
"-Principessa, per l’amor del cielo … - prese a implorarmi Grasvard. – Spostatevi da lì … non vi rendete conto di chi è?
-È Murtagh figlio di Morzan, ex Cavaliere del Re Nero, erede del ducato di Dras-Leona. – ringhiai. – So benissimo chi è. So anche che è un essere umano come me e come te, a meno che tu non sia un elfo sotto mentite spoglie. È un essere umano ed è vivo per miracolo. Quindi, dato che come me e come te è carne e sangue, gli presteremo le cure che necessita. Sono stata chiara abbastanza?"
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Castigo, Eragon, Murtagh, Nuovo Personaggio, Un po' tutti | Coppie: Selena/Morzan
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Mi resi conto che lei ci metteva parecchio tempo in più di me a riprendersi, perché andai a trovarla ogni giorno per più di un mese. La febbre era lenta a passare e si era aggiunta anche la bronchite, per cui dormivo anche pochissimo, perché la sentivo tossire tutta notte.
Castigo era sempre più convinto che l’amassi: io ero convinto che fossimo amici.
E così era! Era una mia amica.
Scoprii che quella corte era molto diversa da quella di Uru’Baen: le persone meschine qui erano una minoranza. Anche perché Derek voleva tenersi solo quelli buoni. A chi voleva fare giochi di potere, gli toglieva i beni e li metteva a lavorare.
Così imparano a guadagnarsi da vivere, brontolava.
E finalmente riuscii a farmi qualcuna. In primis la domestica dell’altra volta. E fu fantastico.
Dopo di lei, ne vennero molte altre.
Per Castigo, sopprimevo l’amore per Katherine nelle vagine nelle altre.
Certo.
Come no.
Katherine era di sicuro più intelligente di quelle, ma in quanto a corpo … solo per il seno le mancavano minimo due o tre misure.
Decisamente non era il mio tipo.
Il mio tipo le tette le aveva.
E ne aveva tante.
Strinsi amicizia con suo fratello, Alec, che aveva circa due anni in più di me. Ciò che sorprese sia me che lui fu la strana sensazione di familiarità che entrambi provavamo.
E la madre di Katherine, Miranda, iniziò ad affibbiarmi la figlia più piccola, April. Alec e sua moglie erano, come Derek e Miranda, pieni d’impegni, Katherine malata e lei voleva affidare la bambina “a uno di fiducia”.
Personalmente io non mi sarei fidato di un criminale arrivato da meno di un mese, ma vabbé. Evidentemente avevo scritto “tata” in fronte.
Di solito, quando Miranda mi affidava April andavo da Katherine e mi facevo dare una mano da lei, che era sempre ben disposta ad aiutarmi.
Perciò, quando quel giorno Miranda bussò alla mia porta disperata tendendomi la bambina, uscii subito e andai dalla mia assistente.
Stava iniziando a truccarsi, mentre la sua dama di compagnia le sistemava i capelli.
- No. – mi venne da dire, nel vedere che si portava il pennello intriso di crema colorata verso il viso.
Si voltò verso di me stranita, sollevando un sopracciglio.
Perché diamine avevo la lingua collegata a non si sa dove?
- Sei più bella senza. – ecco, di nuovo. Quelle parole che non sapevo da dove venissero mi uscivano come un fiume.
Tutta la rabbia svanì quando lei sorrise.
- Ti ringrazio, ma qui si tratta di come voglio essere e sentirmi, non se son più bella o meno. – rispose e personalmente apprezzai quella risposta.
Non si sarebbe fatta mettere i piedi in testa da nessuno. Men che meno da un uomo.
- Puoi aiutarmi con April?
- Ancora non ho capito perché mia madre insista ad affibbiartela. – ridacchiò prendendola in braccio.
- Probabilmente vuole organizzarmi un matrimonio. – sbuffai.
Lei scoppiò a ridere.
- Non ti ci vedo affatto, sposato e padre di una fila infinita di bambini. – ridacchiò.
- Nemmeno io se per questo. – commentai passandole il pannolino pulito, perché sì, April piangeva per la cacca.
A me personalmente veniva da piangere per l’odore di quest’ultima.
- Ecco fatto. – sorrise Katherine sollevando la neonata oltre la sua testa. – Niente più cacca. Contenta?
La piccoletta fece un gran sorriso. Identico a quello della sorella maggiore.
Quando Katherine la rimise giù, stringendola e cullandola, si addormentò in pochi minuti, un’espressione placida sul visino.
- Non è il caso di coprirla? – domandai.
Scatenando di nuovo la sua ilarità.
- Non avrai per caso freddo! Le tue sono le stanze più calde del castello!
- Se volevate davvero darmi quelle più calde mi spedivate giù alle terme. – osservai.
- Beh, dalle terme un sistema di pompe riscalda le camere. Soprattutto le nostre. Abbiamo dato a te quelle dove dietro ai muri c’è il tubo principale, dove c’è l’acqua più calda, perché per noi è impensabile star lì. Moriamo di caldo.
- Voi siete dei malati. – commentai.
- No. Tu non sei abituato al freddo. – osservò.
- Io sono abituatissimo al freddo. – replicai piccato. – Abituatissimo più di te.
- Ma se non ti sei mai spinto oltre la Du Weldenvarden! – rise.
- Beh, per arrivare qui l’ho fatto, tecnicamente.
- Sì. E dove hai passato la maggior parte della tua vita? Al Sud.
- Uru’Baen non è a Sud … il Surda è il Sud.
- Per noi tutto ciò che sta sotto la Du Weldenvarden è Sud. Al massimo Carvahall, ecco. – mormorò abbassando la voce per non disturbare la piccolina.
Le sfiorò una manina, e una piccola ruga di preoccupazione le solcò la fronte.
 - Forse hai ragione tu. È il caso di darle una copertina. – disse.
Aprì un armadio e fece per prenderne una, ma persino mettendosi sulle punte non ci arrivava.
Alla fine gliela presi io senza troppi sforzi.
- Grazie. – fece un piccolo sorriso e non riuscii a non ricambiarlo.
Avvolse la piccolina in una coperta bianca, e poi la mise nella culla, dandole una leggera spinta perché dondolasse.
Mi dava le spalle, e fu in quel momento che ebbi una sorta di visione.
Eravamo non più in quelle stanze, ma nelle mie. La stavo abbracciando da dietro, lei sorrideva felice. C’era una culla bianca, con le tendine rosa, e dentro vedevo una bambina che di sicuro non era April. E la cosa più preoccupante e strana era che anche io ero felice di tutto quello. Di averla tra le braccia. Della bambina nella culla.
Scossi la testa per mandare via quello stupido pensiero. Fare dei bambini con lei? Con Katherine?
Non era il mio tipo. Non era il genere di donna di cui mi sarei potuto innamorare.
E di sicuro, io non ero uno che pensava a matrimonio, figli e cose simili.
- Murtagh?
La sua voce mi riscosse dai miei pensieri. Mi guardava, un’espressione a metà tra il divertito e il confuso.
- Cosa?
- Ti ho fatto una domanda. Di solito si risponde, sai com’è, non so se giù al Sud avete usanze diverse. – piccola e palese presa in giro.
Di solito mi veniva da strangolare chi lo faceva.
Detto dalle sue labbra, fu quasi tenero.
- Non … mi ero solo distratto un attimo.
- Ti trovi bene qui? – ripeté la domanda.
- Sì … è un bel posto. Completamente diverso da Uru’Baen e l’Impero in generale.
- Ti va di dirmi com’era? – gli occhi le si accesero di curiosità.
- Sei una principessa, queste cose non dovresti saperle?
Replicò con un piccolo sorriso mesto, sedendosi sul bordo del letto.
- Non sono mai stata più a sud di Prima Neve. – mormorò.
- Mai?
Scosse la testa.
- Più a nord, magari?
-  Solo fino ai Primi Ghiacci. – rispose. – Mai da sola. Praticamente non ho visto nemmeno metà del mio regno. Ti va di dirmi com’è il tuo?
- Beh … fa più caldo. – fu la prima cosa che mi venne in mente. – E c’è … meno neve, meno ghiaccio. Non è che sia questa gran cosa … il castello a Uru’Baen è piuttosto cupo, e le strade non sono ben fatte come qui … siete molto più avanti, su questo aspetto. Lì le strade lastricate come le vostre non ci sono. Nei boschi però ci sono molti più animali, più che altro specie di uccelli. Nell’intero territorio ci sono luoghi estremamente diversi tra loro, pensa … non lo so, Carvahall e il nord sono freddi e piccoli e poi c’è il deserto di Hadarac, che è vastissimo e c’è da perderci la testa, lì. Ti senti solissimo, ma è anche spettacolare. In mezzo ci sono le montagne dove andavano i draghi ad accoppiarsi. Dopo il deserto, un po’ più a Sud ci sono i Monti Beor, probabilmente hai sentito di quanto sono alti. Sappi che sono molto più alti di quanto credi. Te lo dico per esperienza personale. E sotto e dentro di essi i nani hanno costruito il loro regno. Hai mai sentito parlare del Farthen Dur? Dentro c’è una splendida città, Tronjheim, è la capitale dei nani, e lì c’è un enorme zaffiro rosa completamente intagliato a forma di rosa, è spettacolare, lo chiamano Isidar Mithrim, o lo Zaffiro Stellato.
Gil’ead non è un gran bel posto, è un ammasso disordinato di caserme, e Galbatorix ha fatto casino alla capitale, da città pulita e ordinata è diventata un casino pure quella … e anche Dras-Leona.
Non credo ce ne sia rimasta una com’era ai tempi degli elfi e dei Cavalieri … ma la Dorsale è bella. Forse è il posto più bello di tutti, dopo i mari, ovviamente. Quelle montagne ti mettono veramente alla prova, sono piene di Urgali che non appena ti vedono ti appendono a un albero e ti scuoiano, ma il posto più bello è il mare. Più giù vai, e meglio è. Ci sono spiagge bianchissime ed enormi, l’acqua è trasparente e puoi vedere i pesci sotto …
Mi ero talmente preso a parlarle, che mi accorsi troppo tardi che l’avevo rattristata.
- Katie?
- Non è niente. – mormorò.
- Non sembra niente.
E perché rispondevo così? Se non era niente non era niente, punto e basta!
Sospirò. – Vorrei solo aver avuto la possibilità di vedere tutto ciò che hai visto tu …
- Perché tuo padre non ti lascia un po’ più libera?
Si strinse nelle spalle. – Dice per la mia sicurezza. Ma cosa può accadermi con un drago?
-  Il Re Nero è morto, e aveva un drago enorme. – osservai. – Più grande del doppio di Antares, Castigo e Saphira insieme.
Sgranò gli occhi, non riuscendo nemmeno a immaginare delle dimensioni simili.
- Starai sicuramente esagerando! – esclamò.
- Non sto esagerando! Pensa che c’erano draghi talmente grandi, un’epoca, che potevi scambiarli per colline. – risposi.
Di nuovo, cercò, senza riuscirci, di immaginarselo. La capivo, dimensioni simili erano praticamente inconcepibili.
- Dovresti andare. – mi ritrovai a dire.
- Dove?
- Dove vuoi. Vedere il mondo. – commentai. – Non ha senso che te ne stia rinchiusa qui.
- Peccato che i miei non la pensino così.
- Fagli cambiare idea.
Scoppiò a ridere, ma era una risata triste. – Sei un sognatore, Murtagh. – sospirò alzandosi, e lì capii. La nostra conversazione era finita.
- Forse potrei essere …
Tuo marito? propose Castigo.
- Realista. – conclusi.
Scosse la testa, e sollevò una mano per salutarmi.
Uscii dalla sua porta, e non riuscii a spiegare il senso di vuoto che mi riempì tutto d’un tratto.
   
 
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