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Autore: PrincessintheNorth    08/10/2017    1 recensioni
Prequel di "Family"!
Nel regno del Nord, una principessa e Cavaliere dei Draghi, Katherine, farà conoscenza di Murtagh, il Cavaliere Rosso che si è autoimposto l'esilio ...
In Family abbiamo visto il compimento della loro storia e il loro lieto fine: ma cos'è successo prima?
"-Principessa, per l’amor del cielo … - prese a implorarmi Grasvard. – Spostatevi da lì … non vi rendete conto di chi è?
-È Murtagh figlio di Morzan, ex Cavaliere del Re Nero, erede del ducato di Dras-Leona. – ringhiai. – So benissimo chi è. So anche che è un essere umano come me e come te, a meno che tu non sia un elfo sotto mentite spoglie. È un essere umano ed è vivo per miracolo. Quindi, dato che come me e come te è carne e sangue, gli presteremo le cure che necessita. Sono stata chiara abbastanza?"
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Castigo, Eragon, Murtagh, Nuovo Personaggio, Un po' tutti | Coppie: Selena/Morzan
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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- Perché a me? – gli chiesi non appena lo ritrovai.
Inarcò un sopracciglio, incuriosito.
- Perché cosa?
- La lettera che prova la colpevolezza di Katherine. Perché l’hai data a me e non a suo padre?
- Per darti un vantaggio nella fuga, ovviamente. Ma sembra tu non sia intenzionato a prendere quella strada …
- Non ho intenzione di andarmene solo perché c’è lei. – dissi.
- Mmh … interessante …
- Cosa?!
- La donna che ami ti ferisce eppure non riesci a staccarti da lei.
- Io non la amo. – sibilai. – Tutto il contrario, adesso.
Fece un sorrisetto. – Amore, odio … com’è sottile la linea tra i due. Non esiste l’uno senza l’altro, suppongo …
- Derek verrà a conoscenza di questa lettera. – decisi.
 
 
 
Passò una settimana, nella quale mantenni inalterati i miei rapporti con Katherine per non insospettirla.
Era davvero brava a fingere, constatai.
Anche i nostri litigi proseguirono inalterati. Così come gli insulti, che però ora, almeno per me, avevano assunto molti più significati.
Praticamente ogni giorno Miranda mi pregava di tenerle April (che, poi, le tate di palazzo non le avevano?!) e io andavo da Katherine per farmi aiutare.
E la cosa che odiavo di più era che, nonostante tutto, lei, con quel suo maledetto sorriso e gli occhi caldi e dolci, riusciva a farmi dimenticare completamente chi era in realtà e cosa stava facendo. Quella sua aria di dolcezza e maternità era tremendamente invitante. E la sua compagnia non mi dispiaceva.
Balle! Tutte balle. La odio. La odio.
- Ecco qui. – sorrise mettendo April nella culla, finalmente si era addormentata. Le fece partire un carillon e non resistette ad accarezzarle il minuscolo nasino. – Sogni d’oro, tesoro.
Si chinò a darle un bacino sulla fronte, e poi si buttò sul letto.
- Andiamo, non è stato così stancante. – sbuffai.
-     Parla per te! – ridacchiò. – Guarda, spero che ti sposi presto e faccia subito dei figli, così capirai com’è. Io questa pazza la tengo dal giorno che è nata … e fidati, ha un bel caratterino.
- Come se non l’avessi già notato.
- I giorni della luna sono venuti a farti visita? – commentò.
- Ma che stai dicendo?! – replicai infastidito.
- Sei particolarmente scontroso oggi, neanche avessi il ciclo. – osservò.
- Non è vero.
- Appena. Ti va di dirmi che succede?
- Non succede niente.
- È una risposta da donne. – ridacchiò divertita. E io mi irritavo sempre di più. – Sommando questo alla tua palese sindrome premestruale …
- Senti, sono qui per curare tua sorella, non certo per farmi sfottere da te!
- Okay, okay, rilassati. Mamma mia …
Qualcuno bussò alla porta.
- Avanti! – fece Katherine.
Era Shay. Quella che ormai mi scopavo abitualmente.
- Principessa Katherine, Cavaliere Murtagh, siete convocati con urgenza dal Re.
- Puoi chiamare una tata per guardare April mentre siamo via? – chiese Katherine.
- Posso farlo io, non c’è problema …
- Se ho detto che devi chiamare una tata, vai a chiamare una tata. – indurì lo sguardo e la voce.
- Non è necessario. – sbuffai.
- Decido io cos’è necessario per mia sorella. Shay, adesso vai.
- Katherine.
- Vostra Altezza. – la corresse subito.
Il che mi stupì.
Di solito lei chiedeva che tutti la chiamassero per nome.
Perché quel cambio repentino?
Shay la fissò per un attimo, poi abbassò la testa.
- Come desiderate, Vostra Altezza. – mormorò contrita.
Un vago sorriso soddisfatto e perfido incurvò le labbra di Katherine. – Esatto. Ti ringrazio.
Detto questo, non appena arrivò la tata, uscì dalla porta ed io dovetti, controvoglia, seguirla.
 
 
 
Derek era nel suo studio, e ci attendeva.
Aveva un’espressione seria in volto.
- Vostra Maestà.
- Ti ho già detto che ho un nome e non lo consumi ad usarlo, ragazzo. – mi redarguì subito.
- Va bene …
- Sedetevi, ragazzi.
Obbedimmo, e si sedette anche lui.
- Allora. Ci sono un paio di cose da dire. La farò breve: mi sono stancato di voi due che non passa giorno senza che litighiate come cane e gatto. E c’è un esercito di rivoltosi sulle Montagne Ghiacciate. Di dimensioni ingenti. Quindi mi farebbe molto comodo che voi due andaste e li sistemaste per le feste.
Mi sarebbe toccato andare in missione con la stronza che cercava di vendermi?!
- Posso andare fin là? – fece Katherine sconvolta.
- C’è Murtagh con te, non ci sarebbero problemi, almeno uno dei due ha la testa sulle spalle.
Farle da babysitter?!
- Ma …
- Partite stasera. – disse e capii che non c’era via di scampo. – Con voi ci saranno Grasvard e dei soldati.
- Perché proprio Grasvard?! – protestò Katherine.
- S’è offerto volontario ed è uno dei migliori. Inoltre, sai che dobbiamo, tesoro. – replicò Derek. – Perché?
- Niente. – sbuffò lei.
Coda di paglia, ragazzina?
Non avevo per niente voglia di andare.
Ma non potevo far diverso.
- Molto bene. – dissi. – Allora è deciso.
- Non dovrebbe volerci molto. – disse Derek. – Una settimana al massimo. Chissà che magari tornate e la smettete di urlarvi addosso per motivi idioti come i vostri. Sinceramente, a cosa serve litigare su quale drago abbia le squame più lucenti?
- Antares. – rispose lei, proprio mentre io dicevo “Castigo”.
- Ecco. – Derek mosse una mano verso di noi ad indicarci. Mal celava un sorriso divertito. – Litigate talmente tanto che vi si direbbe sposati.
- MA PER FAVORE! – gridammo.
A quel punto scoppiò a ridere, di una fragorosa risata.
- Andate, va, prima che mi facciate morire dal ridere.
Ci congedammo ed uscimmo.
Era pomeriggio, così ognuno di diresse nelle proprie stanze a preparare le cose. Saremmo partiti dopocena.
 
 
 
 
 
 
Solamente per salutarci, Derek e Miranda organizzarono una cena stratosferica con almeno cinque portate, se escludiamo ciò che era già presente in tavola. Vino a fiumi, per mia gioia. Notai che anche Katherine non lo disdegnava affatto, ma suo padre le concedeva solo un bicchiere, e nemmeno pieno. Fu lui a riempirglielo, perché “era ancora piccola”.
E notai che tutti erano convinti che ci amassimo. Io personalmente la detestavo, da qualche giorno a questa parte, ma dettagli.
Il tutto durò fin verso le nove e mezza, ora in cui saremmo partiti.
- Salutiamo i nostri Cavalieri, che andranno a difendere il regno dai rivoltosi! – esclamò Miranda.
Probabilmente fu quella la parte più noiosa. Salutare tutta quella gente una a una. Anche Katherine era già stufa, ma forse non stava solamente più nella pelle per andare in missione.
Per ultimi arrivarono Derek e Miranda.
- Vedi di stare attento. – mi disse Miranda. – E di tornare tutto intero.
- Va bene …
Tra me e Derek non ci fu altro che una stretta di mano, ma il suo sguardo diceva tutto.
Prenditi cura di lei.
Annuii, e la ruga di preoccupazione che aveva in fronte, uguale a quella di Katherine, si appianò.
- Adesso andate. – fece Miranda trattenendo le lacrime. – E vedete di stare attenti.
- Ciao! – fece Katherine tutta allegra.
Io mascherai bene.
Raggiungemmo la torre Nord e sistemammo le bisacce alle selle dei draghi.
Dovetti darle una mano, perché non era ancora molto ferrata, ma già dopo dieci minuti eravamo pronti a partire.
Me ne saranno capitate tante, ma mai di fare da babysitter ad una pazza principessa schiavista, mi ritrovai a pensare.
Poi, un pensiero malsano ma tuttavia allettante mi percorse la mente.
Lei sarebbe stata sola.
Avrei potuto vendicarmi.
Murtagh … sospirò Castigo.
Lo ignorai. Non avevo tempo per i suoi moralismi. Che poi, un drago moralista?
In men che non si dica, volavamo verso la nostra meta.
   
 
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