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Autore: Frulli_    08/10/2017    2 recensioni
Inghilterra, 1805. Cathleen ed Emma non potrebbero essere più diverse: la prima è razionale e posata, la seconda entusiasta e romantica. Ma quando le due sorelle avranno a che fare con l'amore e i sentimenti, le reazioni saranno totalmente diverse.
Genere: Drammatico, Romantico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Storico
Capitoli:
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8. Friendship

 

La notte seguente non riuscì a prendere sonno, rigirandosi mille volte nel letto, a pensare a ciò che doveva fare. Alla fine, fece ciò che Edward le aveva consigliato: andare da lei e spiegarle il malinteso.
Si alzò molto presto, fece una colazione abbondante, si preparò ed uscì per Bath, in compagnia della sola Augustine. Entrarono in un negozio di nastri e ne comprò due, entrambi di seta blu, quindi si affrettò a passo veloce e sicuro verso l'appartamento dei Barrington. Teneva i nastri saldi nella mano, e macinava miglia come un cavallo spedito.
«Miss Cathleen...» la richiamò ansante Augustine, che a stento le stava dietro.
«Non ora, Augustine, andiamo»
«Miss Cathleen!» la richiamò di nuovo Augustine, fermandosi ansante. Le indicò davanti a loro una giovane che la chiamava a gran voce. Non si era proprio accorta che Elizabeth le stava venendo incontro. Si fermarono, una davanti l'altra, entrambe tenendo tra le mani gli stessi nastri, comprati probabilmente nello stesso negozio con qualche minuto di differenza.
Fecero per parlare nello stesso momento, reagendo solo con una risata ed un abbraccio caloroso.
«Oh Cathleen, mi dispiace tanto davvero, io...»
«No Elizabeth ascoltami, per favore. Sono io ad essere dispiaciuta e a scusarmi. E' vero, ho usato la tua conoscenza iniziale anche per approfondire quella con il Capitano, ma non solo. Ero sinceramente interessata a conoscerti, e da quando l'ho fatto la mia vita è migliore. Tu, sei migliore di me Elizabeth: sei l'amica, la moglie e la sorella che tutti vorrebbero. E se mi ritieni indegna della tua amicizia, sono d'accordo con te! Non avrei dovuto approfittarmi della tua dolcezza...»
La giovane la fissò, con dolcezza. «E io allora non ti ho usato, per farmi amicizie in un posto dove non conoscevo nessuno? E forse chissà, anche io avrei fatto lo stesso con te no? Ho esagerato ieri sera, e me ne dispiace. Il fatto che tu stessi venendo da me, mi dimostra solo che la tua amicizia è sincera. A me questo basta. Camminiamo?»
Cathleen sorrise raggiante e la prese sottobraccio, seguite da Augustine.
«Ho notizie da Charles» annunciò l'amica, facendo sorridere con imbarazzo l'altra. «Oh non temere Cathleen, il tuo segreto è al sicuro con me. Sono più che felice...Certo, l'ultimo discorso affrontato con lui mi ha lasciato perplessa.»
«Quel che ho detto lo pensavo, Elizabeth: l'amore a volte rovina, e può rovinare anche me, se il Capitano non..ricambiasse. Ma l'amore è stato più veloce di me nel pungermi, ed ora devo sottomettermi a tale sentimento. Dunque tu non hai nulla in contrario?»
«Certo che no, perchè dovrei? Dicevo, ho delle notizie. Ti ricordi ieri sera quando ti dissi che mio zio aveva avuto un ritardo nella partenza? Ebbene...Charles e Adam hanno litigato furiosamente. Pare, da quel che ho sentito dalle domestiche, che zio Robert abbia richiesto Charles in licenza non solo per una visita di piacere, ma perchè voglia che sia lui, una volta morto, a gestire la tenuta e soprattutto a ereditare il titolo! Pare che Adam non sia un abile amministratore, e che abbia fatto perdere già molti soldi a zio Robert. Beh, quando Adam è venuto a saperlo è andato su tutte le furie, ed è corso a Londra. Charles è deluso e amareggiato, d'altronde non vuole né ereditare né tantomeno litigare con la sua famiglia, ed è dovuto rimanere a Barrington House per placare lo zio e i suoi avvocati, ed evitare un disastro. Tuttavia...» finalmente Elizabeth riprese fiato «zio Robert ha ricevuto una lettera stamattina da Charles, in cui dice che finalmente può venire a Bath per godersi la Stagione. Lui non sa che tu sei qui, perciò...» precisò, sorridendo eccitata.
Cathleen sorrise appena, preoccupata tuttavia da quanto udito. «Dici che Mr Barrington può reclamare i suoi diritti di erede?»
«Se zio Robert decide di passare titoli e eredità a Charles, Adam non può fare nulla. Ma sinceramente dubito accada: Charles non vuole nulla di tutto ciò, anche se ho sempre sospettato che Adam fosse geloso di lui. Ma vedremo il da farsi. Piuttosto, hai sentito? Ho detto che Charles non sa che sei qui»
«E dunque?»
«E dunque?? Cielo, Cathleen, ma non li leggi i romanzi? Dobbiamo fare in modo che vi incontriate, in un posto appartato e romantico! Tu credi che lui...?»
«Oh non ne ho idea, e per favore non creare nessuna situazione imbarazzante. Io non sono per le romanticherie, e credo nemmeno lui. Ammesso e non concesso, cara Elizabeth, che lui provi per me qualcosa di più della semplice cortesia»
«Sono sicura di si»
«E come lo sai, di preciso?» chiese Cathleen, ironica.
«Lo percepisco! Charles non è un tipo da gesti teatrali, hai ragione, ma lo vedo da come ti guarda, ti parla...sembra voglia scavarti nell'anima. E' così romantica, questa storia segreta!»
Cathleen ridacchiò. «Mi ricordi Emma quando fai così. E guarda lei che cosa ha dovuto fare: sposare un uomo che odia e non ama, lei che voleva un matrimonio d'amore!»
«Beh l'amore arriverà, sono sicura. Ma ora basta passeggiare, fa freddo, perchè non pranzi da noi?»

Mancavano meno di quindici giorni a Pasqua, e quindi alla Stagione vera e propria, e del Capitano nemmeno l'ombra. Altri quattro mesi a Bath, senza il Capitano, non avrebbe potuto sopportarli. Dal lunedì al venerdì mattina l'intera famiglia si spostava nelle terme romane, per godere dei benefici naturali dell'acqua e dell'aria. Ma quel sabato, Charlotte non ne volle sapere di andare alle terme.
«Mi annoio!» si lamentò, battendo i piedi davanti ai genitori.
«Lo so, Charlie, ma non c'è scelta. Andiamo tutti e certo non ti lasceremo qua da sola, ti pare?» precisò suo padre, calmo.
«Potrei rimanere io con Charlie, padre» propose Cathleen «mi sono dimenticata che ero stata invitata a colazione da Miss Elizabeth, e Charlie potrebbe venire con me»
Il padre la fissò per qualche istante, quindi sospirò. «Voi, mie care figlie, mi porterete alla pazzia» brontolò Mr Colborne mentre la figlia minore lo abbracciava felice. Così l'accordo era che la famiglia sarebbe andata via e Cathy e Charlie sarebbe rimaste a casa, a patto che con loro ci fosse sempre Augustine e che avrebbero usato la carrozza con il cocchiere per andarsene in giro.
«Davvero andremo a colazione dai Barrington?» chiese Charlotte, mentre sventolavano la mano nel salutare la famiglia che andava via.
«Secondo te?»
Charlie rise intuendo il piccolo tranello teso a loro padre, quindi rientrarono dentro l'appartamento. Trascorsero la mattinata a mangiare dolci, suonare il pianoforte, cantare e giocare a nascondino. Per qualche ora, Cathleen dimenticò ogni sua ansia e preoccupazione. Le risate delle due sorelle risuonavano per i corridoi e le scale della casa, mentre i domestici avevano il loro bel da fare. Erano così intente a giocare e ridere che non si accorsero che qualcuno aveva bussato alla porta.
«Arrivo, Charlie, arrivo...» annunciò Cathleen con un tono cattivo, ridendo come una strega malefica. Sentì la sorella minore ridacchiare lungo un corridoio e la inseguì lentamente, dandole il vantaggio di nascondersi a dovere. Un vantaggio così ampio che alla fine non riuscì davvero a trovarla. Sapeva nascondersi bene quella peste! Aprì di scatto una porta, ritrovandosi nella biblioteca. Sentì dei passi, provenire dalla porta opposta, e subito si nascose tra uno scaffale e l'altro, tra l'odore di polvere e di libri. Trattenne il fiato, troppo ansante per passare inosservato. Qualcuno si stava avvicinando, così leggero e lento che poteva essere solo Charlie. Sorrise tra sé, divertita, quando la sorellina si tradì con un'asse del legno che scricchiolò al suo peso. Era vicina, proprio dietro di lei...
«Ti ho preso, Charlie!» gridò trionfante Cathleen, ma ciò che aveva afferrato con la propria mano destra così saldamente non era l'abito di Charlotte, ma una giacca verde smeraldo da uomo. Portò gli occhi in basso, notando stivali di pelle lucidi, e risalì poi lentamente in su, incrociando due occhi verdi ed un sorriso delizioso. A quella distanza, poteva vedere persino i riflessi celesti dei suoi occhi, i dettagli della sua cicatrice sulla guancia, poteva sentire il profumo di colonia, e respirare la stessa aria...
Deglutì, non riuscendo a distaccarsi da quello sguardo che la ricambiava con tanta insistenza.
«Siamo arrivati già a questa confidenza, Miss Cathleen?» chiese il Capitano Barrington, sinceramente divertito, in un tono tuttavia basso e garbato.
Cathleen mollò immediatamente la presa prima di chinare rispettosa il capo. Avrebbe voluto buttarsi dalla prima finestra disponibile.
«C-Capitano Barrington, mi dispiace...n-no, Charlie è Charlotte, mia sorella! Giocavo con lei a...cioè non che io giochi davvero! Faccio finta»
«Certo, immagino. Una donna anziana come voi non può certo permettersi giochi così infantili» precisò lui, prendendola in giro.
«Trovata!» gridò Charlotte dietro Cathleen, facendole il solletico. Risero divertite, prima che Cathleen abbracciasse la sorellina.
«Charlotte, lui è il Capitano Charles Barrington. Capitano, questa dispettosa è mia sorella Charlotte, detta Charlie»
«Miss Charlotte...»
«Siete voi che siete stato nelle Indie con Zio Jack?» chiese subito Charlie, senza far attendere la sua curiosità.
«In persona»
«E come sono?»
«Beh...grandi, calde, chiassose» precisò l'altro, sorridendo divertito. Poi si chinò verso Charlotte, in tono confidenziale «Sono magnifiche...» sussurrò, facendo brillare gli occhi a Charlie.
Cathleen sorrise, quindi tornò sul Capitano. «Vostra cugina mi aveva detto che sareste arrivato la settimana scorsa...»
«Oh si, avrei dovuto, ma ho avuto...un po' di contrattempi, sono arrivato giusto ieri sera, ma era troppo tardi per venire nelle Upper Room. Così ho atteso stamane per uscire, volevo personalmente rendere omaggio a Mr Colborne, ma la domestica mi ha detto che in casa c'eravate solo voi e Miss Charlotte, e mi ha dato il permesso di salire...» spiegò brevemente l'uomo, garbato, le mani dietro la schiena.
«Cathy è stata in ansia tutta la settimana, sapete? A malapena mangiava!» precisò ingenuamente Charlotte, gridando poi per la pestata che Cathleen le rifilò.
«Non...è vero, ovviamente. Beh nel senso che Miss Elizabeth mi aveva detto dei vostri problemi con Mr Barrington e..» cercò di vanverare qualcosa, ma il Capitano sorrise divertito.
«Non sapete dirle le bugie, lo sapete?» domandò schietto. Cathleen deglutì, senza dire altro. «Ma vi capisco, anche io facevo il conto alla rovescia per venire qui a Bath...per la nostra passeggiata, ricordate?»
«Oh beh certo, la mia ansia era votata ovviamente per la nostra passeggiata. E' stato un tempo così bello, in questa settimana, che mi domandavo sempre quando avremmo potuto passeggiare per la campagna di Bath» Cathleen mentì spudoratamente, e sperò solo che il giovane ci cascasse.
«Ora che siete qui a Bath con noi, potremmo anticipare i tempi»
«Posso venire anche io, Capitano?» chiese innocente Charlotte.
«Zitta tu, sei troppo piccola!» borbottò Cathleen «e ora va di sotto e dì ad Augustine di prepararmi del thè. Volete del thè, Capitano?»
«Oh no, grazie, ho delle commissioni da fare. In verità, Miss Cathleen» annunciò il Capitano, fermandosi vicino una finestra «avrei da chiedervi una cosa già che sono qui, se non è troppo audace la mia richiesta..»
Cathleen ebbe un tuffo al cuore. Deglutì. Era davvero così audace, appena arrivato a Bath?
«Dite pure, Capitano...» lo incoraggiò, con calma.
«Ecco, vedete, volevo chiedervi...sì insomma, se al Gala del Teatro Reale mi fareste l'onore di accompagnarvi all'ingresso e nelle danze di apertura.» annunciò lui, serio, a capo chino.
Cathleen avrebbe voluto ridere, ma si limitò a sorridere. Tutto questo chiasso per un ballo? Eppure era stato gentile e attento nel chiederglielo con così tanta premura e rispetto.
«Sarebbe un piacere per me, Capitano» annunciò con dolcezza, porgendo la mano. Il Capitano rialzò il capo e sorrise raggiante, baciandole poi il dorso della mano mentre la guardava negli occhi. Sembrò un istante eterno, quello in cui si sorrisero e si guardarono con profonda intimità, prima del congedo del Capitano.
Il Gala del Teatro Reale. Se n'era persino dimenticata, tanto aveva trascorso il tempo ad aspettare il suo arrivo. Rimase lì, in biblioteca, con il thè che nel salotto si freddava, a ripensare al suo profumo, al suo sguardo, a quei dettagli così intimi che non aveva mai visto prima di allora...oh il suo sorriso. Avrebbe potuto combattere guerre e battaglie per quella bocca, per quello sguardo. L'amore, quello che lei aveva punto con tanto sgarbo, ora aveva risposto alla sua mossa con più decisione, e l'aveva colpita dritta al cuore. Le sfuggì una leggera risata, seppur non sapeva se fosse un singhiozzo in realtà. Cathleen Colborne innamorata. Chi l'avrebbe detto?
«Charles...Charles...» sussurrò appena, portando le mani davanti alla bocca, come se potessero far echeggiare quel nome ed imprimerlo nell'aria una volta per tutte.

 

«Pensate, il Royal Theatre di Bath è il primo teatro reale costruito fuori Londra. Ha una sala principale immensa, ed è dotata di una Hall altrettanto grande e persino di una Sala da Ballo»
«Ci sarà il Re stasera, caro?»
«Oh no di certo, mia cara Mrs Colborne. Il Re purtroppo è ormai preda della follia, è suo figlio George ad amministrare tutto. Stasera ci saranno lui e la Regina madre»
Davanti al nuovo edificio neoclassico c'era un via-vai continuo di carrozze e cavalli, paggi, gentiluomini e gentildonne, e persino aristocratici venuti a Bath solo per vedere e salutare il Principe e la Regina, che ovviamente ancora non arrivavano. I paggi conducevano e indicavano cortesemente la Sala da ballo, dove era stato montato anche un piccolo palco e due seggi per i sovrani.
La famiglia Colborne si fermò nella Hall, in attesa dei Barrington, che arrivarono poco dopo di loro. Sir Barrington indossava un prezioso completo in seta e velluto, nero e bianco; Elizabeth era splendida nel suo abito candido, con un leggero strascico ed in nastri intrecciati tra i capelli biondi. Le sorrise: sembrava un angelo. Poi sollevò gli occhi, ed il suo sorriso tremò appena: il Capitano indossava la sua divisa della Marina, le medaglie luccicavano alle luci della sala, così come le mostrine ed i bottoni d'oro. Calzoni di seta bianca, stivali neri tirati a lucido ed una camicia bianca sotto la livrea blu della marina. Nessuna arma, come ordinava la legge in presenza della Famiglia Reale, ed i capelli biondi sistemati dietro la nuca. Le sorrise con garbo, rimanendo dietro Elizabeth.
«Chiudi la bocca, Cathy, e mangerai molte mosche stasera» le sussurrò Edward nell'orecchio, passando dietro di lei. Cathleen si svegliò da quello stato di incanto e si ricompose, avvicinandosi.
«Cathleen, cara amica mia, siete splendida!» annunciò questa, stringendole con affetto le mani.
«Mia dolce Elizabeth, siete troppo gentile. Voi siete di gran lunga più bella ed elegante di me»
«Possiamo stare qui ore a discuterne, Cathleen, ma non mi smuoverò dalla mia posizione!» precisò lei, decisa, prima di guardare oltre Cathleen, verso Edward a cui sorrise.
«Siete pronti, giovinotti?» annunciò Mr Colborne, elegante nel suo completo bianco e verde. E così Fanny prese sottobraccio Jeremy suo marito, Emma fece altrettanto con Sir Egerton, entrambi magnifici quanto inabili a sorridere in quel momento. Edward prese sottobraccio Elizabeth, come concordato ieri sera con il fratello: un invito singolo del Capitano sarebbe stato sospetto e così Elizabeth ed Edward, per coprire loro due, avrebbero passato la serata insieme, quasi sempre.
«Miss Cathleen, prego...» annunciò il Capitano, porgendole il braccio e sorridendo con gentilezza.
«Grazie..» mormorò lei, nel caos generale. Eppure, una volta poggiata la mano sul suo braccio, capì che nulla poteva nuocerle, o renderla triste o arrabbiata. Charles Barrington trasmetteva calma, decisione e serenità, e istantaneamente smise di tremare o agitarsi.
Entrarono nella grande Sala da ballo del Teatro, occupando principalmente i lati ed il perimetro della magnifica sala.

Dopo l'arrivo dei Reali ed il discorso inaugurale, si aprirono le danze con il ballo tra il Principe e la Regina stessa, un fatto assai inusuale ma che nessuno ovviamente osò contraddire. Tutti ben presto fecero compagnia ai Reali che, dopo il primo ballo, andarono via lasciando modo ai loro sudditi di divertirsi come meglio credevano. Il Capitano chiese subito un ballo a Cathleen, e ballò con lei per quattro volte consecutive, destando ovviamente l'attenzione di Mrs Colborne.
«Dì, Mr Colborne, avevate visto quanto balla bene il Capitano? Certo meglio di suo fratello»
«Indubbiamente, cara»
«Ed è così garbato, gentile, e intelligente...a quanto ammonta la sua rendita?»
«Una villa in campagna e duemila sterline l'anno scarse, mia cara. Suo fratello erediterà le restanti diecimila, oltre che le due case ed ovviamente il titolo di Baronetto»
«Accidenti...non ci voleva proprio. Povera Cathleen..»
«Perchè dite così, madre?» s'intromise Edward, seduto lì vicino in un momento di pausa dai balli, mentre Elizabeth parlava con altre due giovani donne.
«Beh...certo non può sposare un uomo così povero: la sua rendita è minore della nostra! Mr Barrington, certo...»
«Converrete con me, madre, che Mr Barrington è certamente un buon partito per una donna, ma un pessimo partito per Cathleen»
«Oh sciocchezze, Edward. Una rendita di ottomila sterline l'anno rende tutto più allegro. Ma queste sono solo teorie e supposizioni, ovviamente. Mr Barrington non si è fatto ancora avanti, anche se spero che lo faccia presto»
«E a quel punto, mia cara, dovremmo capire se siamo o meno dei bravi genitori...» mormorò mesto Mr Colborne, sospirando mentre si dirigeva altrove.
Cathleen, dal canto suo, non si accorse di nulla troppo presa a danzare. Sorrideva al Capitano, ed egli faceva altrettanto. Per i primi due balli restarono in silenzio, guardandosi e sorridendosi; poi, al terzo ballo lento, finalmente il Capitano aprì bocca.
«Vi trovate bene qui a Bath, Miss Cathleen? Vi piace?»
«Oh si moltissimo, Capitano. Le Pump Rooms sono fantastiche, ma sinceramente...preferisco più passeggiare, o andare a teatro e ai concerti»
«A proposito, fra qualche giorno ci sarà un concerto di Bach, ci andrete?»
«Ovviamente, si! Io adoro Bach, Haydn e...Beethoven»
Il Capitano fece un giro su se stesso e la osservò, colpito. «Voi suonate Beethoven?»
«Con discreta bravura, si. Ritengo che le sue composizioni siano cariche di passione, di sacralità e di profanità allo stesso tempo»
«Sono completamente d'accordo con voi. Io adoro le sue Sonate, ma certo le sue sinfonie sono qualcosa di...indescrivibile»
«Lo so! Mia madre mi vieta di suonarlo quando è lei presente, lo ritiene un...beh, non saprei come definirlo con garbo»
Il Capitano sorrise. «Ho capito bene, ma d'altronde come biasimarla? La sua generazione è quella di Mozart, ed un po' lo è anche la mia»
«Oh suvvia non siete così vecchio, Capitano, non piangetevi addosso. Mozart è indubbiamente perfetto, ma...non so, non mi trasmette quel sentimento profondo che mi trasmette Beethoven. Bach, ad esempio, è differente da...»
«Per chi si reputa una guerriera che combatte l'amore, siete piuttosto appassionata di sentimenti, Miss Cathleen» commentò il Capitano, interrompendola. Cathleen tacque: touchè. Il ballo imponeva un incrocio di coppie e potè riprendere il discorso solo quando tornò dal Capitano.
«L'amore è diverso dalla passione per la musica»
«Dite? Io credo che Beethoven invece vi sia così congeniale proprio perchè, oltre ad essere tecnicamente un genio, è legato alla passione e all'amore molto più di altri compositori. E' il primo, forse l'unico fino ad ora, a trasmettere amore e passione attraverso la musica»
Cathleen tacque di nuovo. Le sue opinioni erano inopinabili. Si limitò a sorridere, alquanto divertita, e non disse altro. Si girò appena intorno, cercando Edward ed Elizabeth: stavano danzando due coppie lontano da lei, chiacchierando e sorridendosi a vicenda. Che stava nascendo qualcosa fra loro due? Si guardò ancora intorno, con discrezione, per trovare Emma ma non la trovò, non subito...

«Vi ho già detto che non ho voglia di ballare, Emma» brontolò glaciale Sir Egerton, in un angolo della sala mentre beveva il suo vino.
«Ma siamo all'inizio della serata, volete davvero lasciarmi qui in piedi tutta la serata?»
«Potete sempre sedervi. O ballare con qualcun altro»
«Sapete che è sconveniente che una donna sposata balli con qualcuno che non sia suo marito...»
«Non so come aiutarvi, allora» precisò lui secco.
Emma sospirò, allontanandosi dal marito con sgarbo. Sorseggiò la sua limonata, stanca. Stanca di aspettare, di attendere che lui potesse rivolgerle un sorriso, una cortesia, un complimento. Indossava gli abiti più belli e pregiati, dono di Arthur, eppure non sapeva nemmeno dirle quanto bene le donassero. Era solo apparenza: importava solo che Sir Egerton avesse una moglie degna di tale nome. Voleva piangere, ma non poteva lì, e comunque sia non aveva più lacrime: le aveva già piante tutte in quei primi due mesi di matrimonio, che erano già un inferno. La totale indifferenza del marito era peggio di qualunque altra cosa. Non la tradiva, la rispettava come moglie, non le faceva mancare nulla. “Tanto basta!” aveva commentato felice sua madre. Ma il sentimento? L'amore? La passione? Quando sarebbero arrivati? Visitava le sue camere sporadicamente, faceva il suo dovere ed andava via. Non era nemmeno sicura che fosse incinta, tanto era la fretta di andare via, di toccarla il meno possibile. Si girò indietro, lo guardò parlare con altri due uomini. Non mostrava interesse nemmeno per altre donne, e nemmeno per nessun'altra cosa e persona esistente in quel dannato mondo: era una statua di marmo, con un cuore di pietra.
«Lady Egerton?» qualcuno la chiamò. Doveva ancora abituarsi a quel titolo, le stava così stretto. Si girò, notando un bel giovane dai profondi occhi neri, capelli biondi e lunghi, e l'aria e l'aspetto di un artista.
«Lady Egerton, è un onore finalmente fare la vostra conoscenza. La vostra bellezza e grazia vi precedono. Mi chiamo James Norton, sono un pittore e ritrattista» annunciò il giovane, baciandole con garbo la mano. Le sorrise, ed il cuore di Emma si sciolse: qualcuno finalmente le riservava della gentilezza!
«Mr Norton, piacere di fare la vostra conoscenza. Vi state divertendo?»
«Immensamente, milady, voi?»
«Abbastanza..» mentì Emma, in maniera tanto spudorata che il giovane se ne accorse.
«In tutta sincerità, milady, un marito che non dà attenzioni a sua moglie non merita sua la compagnia»
Emma sorrise appena, senza dire nulla. Ma sapeva che aveva perfettamente ragione. Sollevò gli occhi verso Arthur, e lo vide arrivare alle spalle di Mr Norton, con il suo solito cipiglio serio.
«Buonasera, Mr...» fece per dire, non sapendo chi fosse l'uomo in sua compagnia.
«Norton, Sir Egerton, onorato di fare la vostra conoscenza. Perdonate la sfrontatezza, ma nella mia carriera di pittore non credo di aver mai visto una milady tanto elegante e regale»
Arthur si girò lentamente verso Emma, e l'unica reazione che ebbe fu un lieve tremolio delle ciglia che sbattevano sugli occhi, quindi tornò sul pittore.
«Grazie.» si limitò a dire, senza enfasi.
«Mi chiedevo, milord, se avevo il permesso di poter ritrarre Lady Egerton durante il vostro soggiorno a Bath. Ho dipinto molte duchesse e marchese, potete ovviamente chiedere in giro...e sarà un'ottima occasione, per voi, per radunare i vostri amici e discorrere di arte e pittura»
«E chi vi dice che voglia fare baldoria a casa mia?» chiese freddo Arthur. Sentiva lo sguardo di Emma trapassarlo, e così dopo interminabili secondi sospirò. «Molto bene, venite fra due giorni presso il nostro appartamento, informatevi su dove alloggiamo: io mi informerò su quanto avete detto, e sul prezzo» precisò secco Arthur, prima di eclissarsi di nuovo. Un ritratto! Emma non stava più nella pelle. Dimenticò ogni problema e screzio, e non fece altro che sorridere felice per tutta la serata. Un ritratto le avrebbe dato l'opportunità di divertirsi, di invitare chi voleva e soprattutto di sentirsi un po' coccolata, cosa che da moglie era solamente un miraggio.

 

Per finire: eccoci arrivati all'ottavo capitolo! Grandi novità, si fa per dire :) Elizabeth e Cathleen hanno fatto pace, il Capitano si sta facendo lentamente avanti, mooolto lentamente, e per Emma appare finalmente una luce in quella tenebra chiamata “matrimonio” :P riuscirà l'arte a riunire le nostre coppie in amore? :) lo scopriremo al prossimo capitolo (o forse no)!

  
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