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Autore: PrincessintheNorth    09/10/2017    1 recensioni
Prequel di "Family"!
Nel regno del Nord, una principessa e Cavaliere dei Draghi, Katherine, farà conoscenza di Murtagh, il Cavaliere Rosso che si è autoimposto l'esilio ...
In Family abbiamo visto il compimento della loro storia e il loro lieto fine: ma cos'è successo prima?
"-Principessa, per l’amor del cielo … - prese a implorarmi Grasvard. – Spostatevi da lì … non vi rendete conto di chi è?
-È Murtagh figlio di Morzan, ex Cavaliere del Re Nero, erede del ducato di Dras-Leona. – ringhiai. – So benissimo chi è. So anche che è un essere umano come me e come te, a meno che tu non sia un elfo sotto mentite spoglie. È un essere umano ed è vivo per miracolo. Quindi, dato che come me e come te è carne e sangue, gli presteremo le cure che necessita. Sono stata chiara abbastanza?"
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Castigo, Eragon, Murtagh, Nuovo Personaggio, Un po' tutti | Coppie: Selena/Morzan
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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KATHERINE


Erano tre giorni che io, Murtagh, rispettivi draghi, quel bastardo patentato di Grasvard e i suoi tirapiedi eravamo in viaggio verso le Montagne Ghiacciate.
Ci sarebbero voluti minimo altri quattro giorni. Più sedare la rivolta.
Più tornare a casa.
Ormai non aspettavo altro, perché non riuscivo più a reggere quella situazione.
Non appena eravamo partiti, Murtagh aveva fatto comunella con Grasvard e i suoi, e a momenti stavo perdendo l’uso della parola. Praticamente solo Antares e Castigo parlavano con me.
Se dicevo qualcosa, annuivano, come a dire “sì, va bene, teniamo buona la bambina”.
 Se possibile, Murtagh era il più stronzo di tutti. Che poi, a momenti non ci capivo niente di quella situazione. Lui, che all’inizio era stato così dolce e simpatico, adesso era una merda umana?
Non sapeva, Murtagh, che se non fosse stato per me Grasvard l’avrebbe lasciato a morire assiderato? Che per salvarlo, per non averlo sulla coscienza, avevo rischiato l’accusa di tradimento?
Evidentemente no.
Evidentemente mi vedeva esattamente come mi vedeva Grasvard e si divertiva a parlarmi alle spalle.
Stupido cretino del Sud.
- Vado a prendere della legna per il fuoco? – chiesi.
Nessuno di loro, che si erano messi dall’altra parte del campo, mi calcolò minimamente.
Perciò andai lì in mezzo ai quattro tronchi che avevano piazzato.
- Vado a prendere della legna per il fuoco. – dissi stavolta.
- Oh, non ti preoccupare, stavo per andare io. – si alzò Murtagh con un’espressione seria e accorta.
Che si sia dato una regolata?
La mia speranza si vanificò non appena un sorrisetto ironico gli incurvò le labbra. – Non vorrei mai che alla principessina venissero i calli o si spezzasse un’unghia.
I suoi compari scoppiarono a ridere.
Nemmeno i ruggiti dei draghi li fermarono.
- Mio padre …
- Lo dirai al papà, ragazzina? – mi prese in giro di nuovo. – Vai dal papi il re a dirgli che ti sei fatta la bibi al cuoricino?
- NON POTETE RIVOLGERVI A ME COSI! – urlai.
- E perché? – mi pungolò ridacchiando. – Siamo pari, ragazzina. Anzi, dato che sei una donna, in realtà sei inferiore a me. – osservò.
- In realtà è il contrario. – mi sorpresi della voce serena che mi uscì. Poi capii. La perfidia che mi aveva usato gli si stava per ritorcere contro. – Oltre che un Cavaliere sono una principessa, e ho alcune cose che tu non hai.
- E cosa? - mi si avvicinò, torreggiando su di me. – Diamanti e bei vestiti?
- Una famiglia. – risposi mentre gli rivolgevo lo stesso sorriso perfido che mi aveva dato. La sua espressione mutò nello sconvolgimento più totale. – Un padre e una madre che mi amano e mai mi ferirebbero.
Un fratello che mi ama e a cui importa di me. Ho il rispetto delle persone e il loro amore. Guarda, ho anche il rispetto del tuo stesso drago, che tu non hai più. Tu, Murtagh, e tutti voi idioti. – mi rivolsi a tutti loro. Adesso non ridevano più, gli stronzi. – Potete avere tutti i vostri muscoli, le vostre armi e i gioielli di famiglia, ma c’è una cosa che non avrete mai. Un cervello. – conclusi.
- Attenta, piccoletta … - mi minacciò.
- Murtagh, tu cerchi tanto di liberarti dal nome di tuo padre? Beh, è inutile, dato che sei peggiore di lui. Grasvard, ti rendi conto che hai insultato un tuo superiore nell’esercito? Sai che il mio potere mi conferisce l’autorità per condannarti a morte? Che posso condannare a morte tutti quanti voi?! Dev’essere umiliante per voi maschietti essere sottoposti di una ragazzina. Io ne so più di tutti voi messi assieme, e dovreste stare solamente ZITTI, obbedire ai miei ordini e pregare gli dei che non mi prenda l’idea di decapitarvi tutti! – urlai. - Quindi, brutti pezzi di merda, vi offro una possibilità: o vi inginocchiate qui e ora e chiedete umilmente il mio perdono e giurate fedeltà, oppure ordinerò ad Antares di bruciarvi vivi e state certi che le vostre mogli e i vostri figli verranno a sapere di quanto è successo. Se vi inginocchierete, una volta a Winterhaal sarete sottoposti a processo. Scegliete. Vita o morte.
Dopo qualche secondo, i soldati si inginocchiarono, i volti contratti in espressioni umiliate ed arrabbiate.
Anche Grasvard.
- Ho capito come fate qua. Li castrate, i soldati. – sbuffò Murtagh. – Nemmeno le palle per dir di no ad una ragazzina viziata.
- Sanno ciò che è meglio per loro. – replicai.
- Farsi comandare da una puttanella?
- Con quali prove mi dai della meretrice, brutto culo sfondato?!
A quel punto sguainò la spada.
- Vedi di stare zitta, ragazzina. – sibilò. – Mi sono stufato di farti da babysitter, adesso ti riporto a casa e vado io a sistemare le cose.
- Tu non ti devi permettere di dare ordini a me. Non sei mio padre, solo lui può darmi ordini, solo lui è superiore a me.
- Prima di parlare con così tanto affetto di tuo padre pensa al complotto che stai ordendo!
Complotto?!
Questo si era fuso il cervello.
- Tu hai dei problemi gravi.
- Vuoi forse negare che sei in affari con gli schiavisti per vendere me e Castigo per tre milioni di corone e poter ricattare così tuo padre?!
Mi sentii mancare.
Era impossibile che sapesse.  
Qualcuno gliel’aveva detto, aggiungendo però la storia del ricatto.
- Ti svelo un piccolo segreto: non tutti hanno avuto un padre come il tuo. Non tutti i figli odiano il loro padre e non è il mio caso. Mi dispiace per te, se la tua fervida immaginazione ti porta a certi viaggi mentali.
Mi lanciò un foglio di carta.
Lo aprii, e mi venne da chiudere gli occhi, tanto era difficile guardare quelle parole che purtroppo, avevo scritto io.
- È palesemente un falso. – mentii. – La scrittura non è la mia. Inoltre, c’è una discrepanza temporale. Il sigillo impresso è il mio, sì, ma vecchio. Ci sarebbe dovuto essere anche un tridente. E la data scritta qui è precedente al cambio del marchio. Quindi, qualcuno ha cercato di incastrarmi e tu, essendo un paranoico psicopatico, ci sei cascato come una trota che ha preso una botta in testa, anche bella forte, oserei dire. Adesso, io vado a prendere la legna per il mio fuoco. Voi ve ne tornate indietro immediatamente.
- No.
- Non ho richiesto la tua opinione. – sibilai.
- Non era un’opinione. Ho fatto una promessa a tuo padre.
- Ti sciolgo da quel vincolo considerando che sono maggiorenne e ti comunico che non desidero oltre la tua compagnia in questa missione, quindi te ne devi andare. – mi spiegai.
- Katherine …
- È Vostra Altezza.
Trasalì.
Di norma, chiedevo a tutti di chiamarmi per nome. Solo chi non volevo tra i piedi doveva usare il mio titolo.
- Adesso tu te ne vai, Murtagh Morzansson, e già che vai chiederai a mio padre perdono per come ti sei rivolto a me. Sappi che, in caso si dovrà votare per la tua espulsione, la mia mano si alzerà per il sì. Arrivederci.
Deglutì, ma non replicò.
- Principessa Katherine. – mormorò solamente.
A quel punto, andai nel bosco.
Non appena fui sicura che non mi avrebbero sentita, mi misi a correre.
E quando le gambe mi bruciarono e dovetti fermarmi, mi sedetti sotto un albero e liberai tutte le lacrime trattenute.
- Kate …
Non era possibile.
Questo era un pazzo psicolabile e bipolare.
Cioè, veramente? Prima tutto carino e simpatico, poi uno stronzo allucinante e ora faceva tutto il preoccupato?!
Seriamente?!
- Ti ho detto di andartene!
- Katie, mi dispiace … 
- Tu non hai né il permesso, né il diritto, né il merito di chiamarmi per nome! – gridai. – E delle tue stupide e merdose scuse non me ne faccio proprio niente! Servono a te! A mettere il cerotto sulla tua bibi del cuoricino. – utilizzai le sue stesse parole, così che si sentisse umiliato almeno metà di quanto mi fossi sentita io. – Perché non sei nient’altro che un ipocrita e un vigliacco! Oh, è facile prendersela con una ragazza, magari anche più piccola, vero?
Quanta gloria che ti dà, Cavaliere dei Draghi, insultare una ragazza! Quale grande avversario hai sconfitto! Sappi questo: le tue scuse io non le voglio, non le accetterò e nemmeno ti perdonerò mai. Così dovrai vivere per tutta l’eternità che ti rimane con l’umiliazione e la vergogna di esser stato battuto da me, una ragazzina più piccola e palesemente molto meno
esperta di te in termini di muscoli e magia.
Ti sei sentito forte, prima? Ti sei sentito potente? Certo che sì. Perché sei un montato e un superbo. Oh, ma è solo una facciata, una maschera. Tolta quella, non sei niente di niente, perciò devi rivalerti sui più deboli. Adesso, dato che evidentemente non l’hai capito prima, te ne vai. Immediatamente, perché non ho intenzione di tollerare oltre la tua presenza.
- Katherine …
- VATTENE! – urlai a quel punto. Dovevo sembrare una pazza, ad urlare e piangere insieme. Ma perché diamine me ne importava? – VATTENE! TI ODIO E NON VOGLIO VEDERE QUELLA TUA BRUTTA FACCIA INTORNO, HAI CAPITO?! TI ODIO! TI ODIO! E NON – prima sassata. – CHIAMARMI – secondo sasso. – KATHERINE!
Il terzo sasso lo colpì sulla mascella.
Non gliela ruppe, purtroppo, ma almeno lo ferì.
- LO VUOI CAPIRE CHE TE NE DEVI ANDARE O DEVO SCRIVERTELO SULLE BUDELLA?! TI ODIO!
- Io no. – rispose semplicemente. Aveva un piccolo sorriso.
Poi, finalmente, mi obbedì e si levò di torno.
 
 
 
 
 
 
 
 


 
   
 
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