Anime & Manga > Inuyasha
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Autore: Roberto_Yoda    20/06/2009    1 recensioni
Un ultimo addio tra vittima e carnefice. Nei capitoli successivi a quelli della vicenda di Hitomiko, Naraku riceve una visita da un fantasma del passato, rivive eventi da tempo trascorsi ...
Genere: Dark, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Inuyasha, Kikyo, Naraku
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non capisce se il volto di Suikotsu è solcato da lacrime oppure solo dalla pioggia che ha iniziato ad abbattersi su di loro

Non capisce se il volto di Suikotsu è solcato da lacrime oppure solo dalla pioggia che ha iniziato ad abbattersi su di loro.

E’ invidia, la sua? Lui può piangere. La Shikon no Tama gli ha restituito un corpo di sangue e carne, un corpo caldo. Ma chissà. Forse, così, il dolore è addirittura peggiore. Come può saperlo?

 

Lo youkai sta aspettando. Lei sa che cosa attende; c’è una parte di lei che vorrebbe alzarsi, ringraziarlo, inchinarsi e pronunciare un semplice . Ma queste sono le stupidaggini di una vita passata. Solo un modo più sciocco di tanti altri per mentire. E presto non ci sarà più il dolore, comunque.

 

Ha poggiato la testa del mercenario sulle sue ginocchia. Gli scosta la frangia di capelli bagnati dalla fronte. Ma le parole di lui fermano il suo gesto distratto.

 

“Togliete la scheggia, Kikyou-sama.”

 

Se lo aspettava, in fondo. E’ per questo che sentiva così imperiosa l’urgenza di raggiungerlo? Lei deve essere per il mercenario, ciò che lo youkai può essere per lei?

 

Sì. Sì che è invidiosa. La carezza sulla fronte di Suikotsu vacilla, pronta a trasformarsi in uno schiaffo selvaggio, e poi un altro e un altro ancora. Vorrebbe sputare sulla sua faccia indifesa.

 

Credi che sia così facile? Eh!? Vigliacco! Vigliacco!! Alzati e combatti e continua finché non ti sarai consumato! La fuga del codardo! E’ questo che scegli!?

 

“Ve ne prego. Adesso che sono tornato. Non lasciate che quello mi prenda di nuovo. Fa male. Liberatemi. Vi prego. Liberatemi.”

 

Sconfitta, la mano di Kikyou disegna un arco dalla fronte al viso dell’uomo, poggiando il palmo sulla guancia. Lì si ferma, incapace di andare oltre.

 

“Non c’è anima umana che non possa perdersi nel buio, Suikotsu-sama. Solo chi non conosce il proprio cuore può credere il contrario. Solo chi non sa …”

 

 

 

Ha scoperto così tante cose sul cuore. Così tante, e in così poco tempo.

E ha compreso anche, con gioia e dolore assieme, per quale ragione l’Aiki, l’armonia, può essere mantenuta solo nella quiete e nel silenzio dell’anima, e non nel tumulto a cui adesso non può più fare a meno.

 

Il suo cuore.

 

Trafitto, mentre fissava, piena di paura, il viso insanguinato di Kaede, ferita, mentre cercava la pulsazione della sua gola, la mano che tremava senza controllo.

(maledizione l’hai fatto tante di quelle volte!)

 

Sollevato e straziato, mentre le sue conoscenze nell’arte medica le dicevano che la sua sorellina era ancora viva, e che sarebbe rimasta cieca dal suo occhio destro, di sicuro.

 

Placido, mentre le braccia di Inuyasha la tenevano stretta, e lei poteva bearsi nel calore e nell’odore selvatico di lui, e poi.

 

Impazzito, mentre si liberava appena dal suo abbraccio, e zittiva le sue parole con la bocca, la punta della lingua a saggiare, cauta, zanne appuntite e, decisa, un palato ruvido.

 

A battere pesante, fremente d’attesa, durante la notte, prima badando alla Shikon no Tama, poi sforzandosi senza successo di dormire, rigirandosi nel futon, mentre cadeva per brevi periodi in un sonno leggero e anche più spossante della veglia.

 

E adesso. In gola. Le pulsa in gola come un tamburo, e pare che la soffochi.

 

Poggia le dita sul collo e poi, preme una mano sulla fronte come se dovesse misurarsi la febbre. Gira su se stessa, a destra, a sinistra, attorno all’albero sotto al quale lei gli ha dato appuntamento, misurando la radura coi suoi passi.

E’ così, così …

Il suo cuore fa capriole, salta, inciampa, cade, si ammacca, si rialza in un guizzo …

Tra poco, tra pochissimo! Lui arriverà, verrà, da me … per me!

Un brivido. Si carezza i capelli. Dovrebbe scioglierli? Lei lo sa, che a lui piacciono di più, sciolti. Liberarli da questa cinta di pelle bianca, da questo lurido nastro immacolato.

Li brucerò tutti! Sì, sarà la prima cosa che farò!

Ma no, non adesso. Vuole … vuole che sia lui, oggi, a disfare questo nodo. Quando la Shikon no Tama sarà scomparsa, e saranno entrambi liberi, lei piegherà un po’ la testa, e gli spiegherà come fare.

E se sarà goffo, e impacciato, se anche dovesse tirarle i capelli, e le facesse male senza volere, per poi fare quella smorfia, ah! quella smorfia adorabile, lei riderà e gli getterà le braccia al collo e non gli permetterà mai di chiederle scusa.

E sa anche come fare a zittirlo. Sì! L’ha imparato giusto ieri, eppure è stata la cosa più facile, più naturale che potesse immaginare! Niente ore e ore di piene di vuoto per impararlo. Nessuna poderosa meditazione, nessun faticoso esercizio.

 

I polpastrelli di Kikyou indagano le proprie labbra, come a cercare il ricordo del suo sapore. Arrossisce. Ma non è né la vergogna né la timidezza che la stanno facendo arrossire.

Oh, speriamo che sia goffo, speriamo!!

 

Ma per ora, non arriva. Accidenti, eppure è stato lui a raggiungerla al tempio, stanotte, e chiederle di incontrarsi all’alba, invece che a metà mattina!

E adesso che l’alba è arrivata, lui non c’è! Che si sia addormentato?

Ma come?

L’euforia le scappa in un secondo e un’ala di tristezza si stende su di lei.

Come fa a dormire tranquillo, proprio oggi? Lei non ha chiuso occhio per quasi tutta la notte. E a lui, invece, importa così poco? Non sente la gravità di quel che stanno per fare? La strada, per tanti versi ignota, che stanno per imboccare insieme? Lui … dorme?

 

Per lei, le ore della notte appena passata si sono allungate, dilatate, fino a sembrarle infinite, e ha fissato il soffitto della capanna, immobile, nel suo giaciglio, la testa piena di pensieri che non se ne volevano andare; l’attesa, che cosa opprimente, terribile, soffocante, non avrebbe mai creduto …

 

Il suo cuore balza di nuovo, mentre un altro pensiero si fa avanti prepotente, violento come uno schiaffo in pieno viso.

 

Onigumo! Mi sono dimenticata di portare da mangiare a Onigumo, ieri!

 

L’attacco del branco di youkai che sembrava non finire mai, la strenua difesa del villaggio assieme a Inuyasha, la presa di coscienza che i suoi poteri erano ridotti al lumicino; quasi del tutto perduta la sua capacità di fare armonia dentro di sé, il controllo sulle sue emozioni, sul suo cuore, tutto spazzato via. E poi, il ferimento di Kaede, la conversazione con Inuyasha, la loro decisione di … rinunciare a qualcosa, per avere qualcos’altro, ben più prezioso, in cambio. E quell’abbraccio. E quel bacio …

 

Onigumo era stato dimenticato. Fin’ora.

 

Non c’è problema. Me ne occuperò … sì, non appena …

 

L’immagine di Inuyasha che sta correndo per raggiungerla fa scomparire la tristezza, repentina quanto era apparsa, e la sostituisce di nuovo alla pregustazione del suo arrivo.

 

Tremando un po’, fruga nell’hitoe per cercare il suo regalo. La conchiglia piena di terra con la quale può rendere le sue labbra rosse, e invitanti. Dunque, perché no?

 

Apre la conchiglia. Ed eccolo di nuovo, il suo cuore: ma quanto è indisciplinato, oggi!

Non solo oggi.

Ride piano.

 

Sfiora questo sfolgorante rosso col mignolo …

 

e adesso, è sbattuta sull’erba, e l’urto forte tra la carne delicata dei suoi seni e il terreno duro le toglie il fiato. Non può neppure gemere, perché non c’è aria nei suoi polmoni.

 

Inspira. E la ferocia del dolore che dilaga dalla sua spalla destra è una staffilata; rebbi incandescenti conficcati nella spalla. Un liquido caldo le zampilla sul collo. Odore dolciastro del sangue. Grida di un grido senza forze. Cerca senza successo di voltare lo sguardo.

 

“Puoi cercare quanto vuoi di farti bella, ma questo non cambia e non potrà mai cambiare la tua vera natura. Miko.”

 

La mente di Kikyou piroetta nella confusione. Non capisce le parole che lui sta pronunciando, però riconosce la voce!

Mi sono … fatta male? Inuyasha? Che cosa …?

E’ stato tutto così veloce. Non c’è paura, ancora.

Mi sono fatta male. Come? Ma adesso è arrivato Inuyasha, e andrà tutto a posto.

 

Un piede appare vicino al suo volto: un piede nudo la cui gamba è calzata in un hakama rosso. D’istinto, stringe le dita attorno alla Shikon no Tama. Il piede si alza e, repentino, le calpesta la mano con forza, strappandole un grido che è dolore e stupore.

 

“Stupida! Non ho mai avuto l’intenzione di diventare un essere umano! Eccola, ah!, la potente custode della Shikon no Tama. Non è altro che una stupida, stupida donna! Non sarei mai riuscito a prenderla, con le mie sole forze. Ma tu sei stata così gentile da portarmela!”

 

Inuyasha si china su di lei, con un ghigno di disprezzo, e le sottrae il gioiello.

 

“Sarà bene che assorba altro sangue e odio, prima che la usi per trasformarmi in uno youkai. Credo che massacrerò tutti gli abitanti del villaggio. Già! Tanto, non c’è più nessuno che possa proteggerli.”

 

Inuyasha si allontana piano, in tutta calma, stringendo in pugno la Shikon no Tama.

 

No. Non andartene. Non lasciarmi qua.

 

Il suo cuore. Quante cose non sapeva del suo cuore, fino a pochi mesi …  giorni … momenti fa …

 

Kikyou si torce per il dolore. Non quello che viene dalla spalla, però.

 

Sente due maligni ganci di ferro piantarsi nelle due distinte metà del suo cuore, conficcarsi a fondo. Sussulta.

 

Inuyasha …

 

Inuyasha che le allunga una delle sue carezze corte, e poi rinuncia quando è a una spanna dalla sua mano, e guarda altrove.

 

Inuyasha che le calpesta la mano, fin quasi a spezzarle le dita.

 

Kikyou digrigna i denti, il dolore della ferita dimenticato, la mano sinistra premuta al seno, mentre due invisibili mani sapienti afferrano i ganci piantati nel suo cuore, tirando, con forza, senza pietà, sempre più decise, in opposte direzioni.

 

Inuyasha imbronciato, che la fissa attento, e i suoi occhi si accendono d’improvviso come due fiamme dorate, liquidi e pieni di desiderio.

 

Inuyasha che la scruta gelido, il labbro arricciato in una smorfia di disgusto, e raccoglie la Shikon no Tama.

 

No! Fa male! Troppo!

 

Inuyasha che le cinge le spalle con le braccia, e la sostiene mentre sta per cadere.

 

Inuyasha che strazia la carne indifesa della sua spalla e la lascia a terra, noncurante, come un bambino capriccioso che ha appena rotto un giocattolo di nessuna importanza.

 

Come una frattura verticale, avverte una lacerazione per tutta la lunghezza del cuore, uno strappo violento, brutale, secco.

 

Spezzarsi il cuore. E io che credevo fosse solo un modo di dire. Che stupida.

 

Rabbrividisce, affogando in un lago, in un mare di inumana sofferenza.

 

Perché … Inuyasha … non …”.

 

Le dita di Kikyou artigliano il petto, come se volessero raggiungere la radice del dolore per alleviarlo in un qualche modo.

 

Ricorda, Kikyou. Gli youkai non conoscono le emozioni come noi esseri umani. Possono simularle, così come simulano il nostro aspetto, per trarci in inganno. Non dimenticare. Gli youkai più simili agli uomini, sono i più pericolosi.

 

Il suo sensei.

 

Ma lui … è umano. Lui …

 

Perché?”

 

C’è del pianto, nella sua voce. Ma lei non piangerà. No. Non …

 

Come ha potuto essere così … crudele?

 

Perché, Inuyasha?” Un singhiozzo. La voce incrinata. “Perché non mi hai uccisa, almeno?”

 

Perché l’ha lasciata così?

 

“Almeno questo. Neppure abbastanza pietà da uccidermi? Non … potevi … uccidermi e basta? Non valgo neanche un simile riguardo?”

 

La mano sempre stretta al petto, le acque della disperazione che si chiudono su di lei, si gira appena a esaminare la ferita alla spalla.

Forse un’altra donna potrebbe ingannarsi. Non certo lei. Lo zampillio del sangue è rosso, vigoroso. Le carni rosse, nude. Un paio di centimetri in più, e vedrebbe brillare il biancore dell’osso.

Sono morta.

Non c’è speranza, con una ferita così.

Non con strumenti naturali.

Fissa il sangue che sprizza dalla ferita, piena di desiderio.

Sbrigati. Sbrigati. Più veloce.

La tenebra. Non c’è un altro posto dove fuggire. Il luogo dove tutta questa desolazione non sarà neppure un ricordo.

Avanti! Più svelto.

La frattura nel suo cuore si allarga ancora. Schiaccia la faccia nell’erba per soffocare un grido.

 

Perché? Non potevi risparmiarmi … neppure questo?

 

Forse ride. Starà ridendo di lei, facendosi beffe della sua ingenuità? E’ questa, la ragione?

 

No, Inuyasha non …

 

Schianta, sbriciola il pensiero prima di completarlo. E uno spasmo nuovo si fa sentire.

Qualcuno. Chi è che sta ringhiando? E’ lei?

 

Sterminerà il villaggio. Tutti coloro che le erano affidati. Ucciderà Kaede.

 

“No.”

 

Tutta colpa sua. E’ stata una folle, un’incosciente, un’egoista. Ha pensato solo a se stessa e alla propria felicità. E adesso degli innocenti dovranno pagarne le conseguenze; e tutto, perché ha voltato la schiena al suo dovere. Il dovere …

“Papà?” Sbatte le palpebre, confusa. Galleggia.

 

 

Suo padre. Sacerdote incaricato del tempio. Sarebbe dovuto toccare a lui di addestrarla, ma era presto stato chiaro a entrambi che lei era troppo, per lui. Così, fiero e umiliato, un giorno suo padre l’aveva affidata al suo sensei.

Aveva avuto paura, quel giorno.

Non sapevo cosa fosse la paura, allora. Adesso lo so.

Si era attaccata ai suoi pantaloni, quando lui aveva fatto per andarsene. Si era accorta subito che suo padre si era spazientito. Aveva piegato un ginocchio e, sbrigativo, aveva staccato le sue piccole dita dalla stoffa ruvida.

Ne abbiamo già parlato, Kikyou. Non farmi ripetere. Fare aspettare il tuo sensei è una mancanza di rispetto. Non vuoi mettermi in imbarazzo, vero?”

 

Lei aveva scosso la testa in silenzio.

 

“Brava. Fa’ il tuo dovere, Kikyou.”

 

 

“Una menzogna. Tutto, tutto una menzogna, tutta una recita. Mi hai mentito. Mi hai ingannata fin dall’inizio, vero?”

 

Oh sì. Lui, che era così bravo a vedere dentro di lei. Saggiare le sue debolezze. Avvertire l’odore della sua infelicità.

 

“Maledetto.” Sussurra.

 

Voleva essere sicuro che lei fosse del tutto inerme, prima di colpirla a tradimento.

 

“Maledetto.” Dice.

 

Come una bolla sottile, qualcosa scoppia dentro di lei, una fiammata nera che non avrebbe mai creduto.

 

“Maledetto!” Grida. Il suo corpo di tende. Il dolore alla spalla le annebbia la vista, le piega il corpo, invitandola a stendersi, a lasciarsi andare, e presto tutto questo sarà finito

 

Lui riderà di me, mentre uccide coloro che dovevo proteggere.

 

“No.” La fiamma nera si leva più forte, furibonda, a lambire il suo cuore.

 

Quante cose non conoscevo del mio cuore!

 

Volta di nuovo la testa per esaminare la ferita. Con l’occhio distaccato del guaritore, stavolta.

 

Morirò dissanguata. Se voglio un po’ più di tempo …è questo che voglio?

 

Oh, gira tutto. Cosa deve fare? Che cosa può fare?

 

Rompendo gli indugi, stacca la mano sinistra dal petto, infila le dita delicate nella ferita, mordendosi il labbro a sangue per non svenire, cerca il tubicino dell’arteria recisa, prova ad afferrarlo. Le scivola via, come un verme viscido e guizzante.

(avanti, avanti, lo sai come fare)

chiude l’arteria tra pollice e indice. Grida di nuovo, affondando la faccia bagnata di sudore nella manica dell’hitoe. E’ solo a un passo dal perdere i sensi, adesso. Se sviene … se sviene, passerà dall’incoscienza alla morte senza neppure accorgersene.

 

Perché? Cosa ti costava farlo bene? Non ti ho mai chiesto tanto. Oppure sì? Io …non …capisco più niente …

 

La sua mente sta per spegnersi, sottrarsi a tutto questo, convincersi che sta sognando. No niente di tutto questo è vero. Un incubo. Adesso sparirà. Il sonno si farà più profondo, e quando si sveglierà, solo allora potrà piangere … piangere nel guanciale, in silenzio, per non svegliare Kaede, e …

 

Torce la mano sinistra, e la fitta fa tornare il mondo a fuoco.

L’erba non è più tanto verde. E’ scura, impregnata di sangue. Puzza. Anche lei puzza. Il terrore le si sprigiona dai pori.

 

Ci sono tecniche, esercizi che può usare per alleviare il dolore – quello alla spalla – per impedire che il trauma e la perdita di sangue le facciano perdere i sensi.

 

Lei li conosce tutti. Lei sa usarli tutti. Alla perfezione.

 

Il suo sensei.

 

Non ho mai addestrato una bambina come te, Kikyou. Tu sei davvero una prescelta. Non c’è mai stata nessuna come te, tranne forse …

 

Inuyasha.

 

E anche tu, Kikyou, sii solo una donna. La mia donna!

 

“Maledetto!”

 

Il dolore si stempera in un battito sordo. Le vertigini svaniscono come fumo spazzato via da un vento deciso. Kikyou solleva il torso, piega un ginocchio, poggia il piede in terra, fa forza per alzarsi.

 

Farfalle dietro agli occhi. Il sole le batte sulla testa. Ma come fa a essere così caldo? A disseccarle così la pelle? Ad asciugarle tanto la bocca?

 

“Maledetto!”

 

E il dolore del suo cuore? Adesso che quello alla spalla recede, si fa sentire, così forte da impedirle di pensare.

 

Puoi cercare quanto vuoi di farti bella, ma questo non cambia e non potrà mai cambiare la tua vera natura. Miko.

 

Ecco che cosa le ha detto! Le sue parole, che prima le erano state intelligibili.

 

Immerge, con durezza e senza esitare, il suo cuore nella nera fiamma sconosciuta che le cova in petto. Il male si attenua, sostituito da qualcos’altro.

 

Un ringhio animalesco le esce dalla gola. Si alza. Labbra cineree e cuore in cenere.

 

“Hai sbagliato, Inuyasha.”

 

E’ gelata. Una bolla di gelo la tiene stretta in una morsa.

 

“Avresti dovuto uccidermi, finché potevi. Avrai modo di pentirtene. Tu non mi hai mai vista davvero nel fulgore del mio potere.

 

Le suole dei sandali slittano sull’erba pregna di sangue. Barcolla, e muove un primo passo, la mano sinistra stretta attorno alla spalla destra.

 

“Perché io sono la miko Kikyou, la prescelta alla custodia della Shikon no Tama. E non sono stata scelta per caso o per capriccio.

 

… prescelta …

 

“Hai ragione. E’ ciò che sono. Quello che siamo. Follia. Follia credere di poter cambiare.

 

… la mia donna …

 

“Maledetto.”

 

… non ho mai addestrato nessuna come te …

 

“Maledetto.”

 

Fa’ il tuo dovere, Kikyou.

 

Il mondo esplode in mille frammenti.

 

“Maledetto!!”

 

Mentre inizia il suo penoso cammino, Kikyou non sa più che cosa sta maledicendo.

  
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