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Autore: _Falsa Pista_    13/10/2017    1 recensioni
Merlin è un giovane ragazzo che gira il mondo in autostop, con un enorme zaino rosso, una tenda azzurra e la testa piena di sogni e avventure.
Cosa succede se, un giorno, mentre si apposta sul ciglio della strada col pollice alzato, passa una grande e nuovissima macchina bianca guidata da un giovane, biondo e ricco Arthur Pendragon?
Si fermerà o passerà oltre?
Una scelta semplice, ma con un sacco di conseguenze.
Storia già completata, pubblicazione (si spera) regolare.
Genere: Commedia, Fluff, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: I Cavalieri della Tavola Rotonda, Merlino, Principe Artù | Coppie: Merlino/Artù
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
Capitoli:
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.Capitolo 5.
 
Merlin era sveglio ormai da qualche minuto ma non osava muovere nemmeno un muscolo, battere neanche una ciglia per non modificare neppure di un centimetro la situazione in cui si trovava.
In cui si trovavano.
Merlin era trascorso da un vortice di emozioni esaltanti e ambivalenti, si sentiva terribilmente bene, rilassato, in pace con se stesso e il mondo, d’altra parte, però, il suo cuore era in preda a un terremoto, lo sentiva battere ovunque dentro di sé, come se la sua contentezza gli impedisse di mantenere un ritmo regolare.
Merlin era sdraiato sulle coperte stese sul pavimento della sua tenda, la luce entrava delicata attraverso le pareti colorate della tenda.
Merlin era sdraiato sul fianco e Arthur lo teneva abbracciato a sé, mentre dormiva e ogni respiro del biondo era una carezza sul collo di Merlin.
Merlin chiuse gli occhi di nuovo, per concentrarsi e cercare di imprimere dentro di sé ogni dettaglio di quel momento perfetto.
Il delicato peso del braccio di Arthur sulla sua vita, i punti in cui le loro gambe di toccavano, il suono dei respiri rilassati, quello degli uccellini nel bosco intorno a loro e i passi di qualche piccolo animale tra le foglie.
I due ragazzi rimasero immobili per alcuni lunghi minuti che Merlin assaporò appieno, poi, con una sorta di mugolio gutturale, Arthur si girò dall’altra parte nel sonno, sciogliendo inconsapevolmente l’abbraccio con l’altro ragazzo.
“Stupido Arthur” protestò Merlin, che avrebbe voluto rimanere sdraiato abbracciato all’altro per almeno altre dieci ore.
Il più silenziosamente possibile scavalcò il corpo dell’altro, aprì le cerniere della tenda e uscì nell’aria fresca del mattino. Quando si alzò e sentì una fitta di mal di testa si ricordò in un lampo di quello che era avvenuto la notte precedente , o, almeno, alcuni confusi lampi di lui e Arthur che ballavano scoordinati, che inciampavano ovunque, che abbracciavano alberi e parlavano di bruchi...
Ridacchiò leggermente imbarazzato per se stesso, ma poi pensò che, se la conseguenza era quella di trovarsi abbracciato a Arthur nella tenda, le cose non erano andate poi così male.
Riaprì la tenda quel tanto che bastava per prendere ciò che gli serviva, poi si diresse alla sua personalissima doccia nel bosco, per rinfrescarsi fisicamente e mentalmente e cercare di mettere in fila almeno un paio di pensieri coerenti prima del risveglio dell’altro.
Ancora una volta i sentimenti dentro di lui erano i più diversi: da una parte aveva voglia di saltellare dalla gioia per il fatto che Arthur ricambiasse i suoi sentimenti, dall’altra era terrorizzato che fosse tutta un’idea nella sua testa, che magari l’altro era solamente ubriaco, che magari si era solo sbagliato, fatto prendere dal momento, era terrorizzato dall’idea di tornare dall’altro e sentirsi dire che, mi dispiace Merlin, sei un bravo ragazzo, un buon amico, però non ho nessuna intenzione di stare seriamente insieme a te...
Quando inciampò in una radice perché troppo distratto dai suoi pensieri decise finalmente di darsi una calmata e aspettare le cose per come sarebbero venute, senza fare previsioni folli e imprevedibili, col rischio molto più concreto di storcersi una caviglia nell’ennesima caduta.
Merlin si lavò e si cambiò, girovagò raccogliendo alcune bacche di prugnolo dai cespuglio circostanti e, infine, tornò verso la tenda.
Quando vide Arthur seduto davanti alla tenda mentre beveva un po’ d’acqua nell’attesa del suo ritorno fu preso da un insano terrore e il primo istinto fu quello di darsi alla fuga a gambe levate. In fondo avrebbe potuto sopravvivere nel bosco anche per mesi, no?
Resistere fu difficile, ma riuscì ad avvicinarsi all’altro sperando che la sua espressione facciale non tradisse tutti i suoi pensieri.
“Cos’è quella faccia, Merlin?”
“Eh? Cosa? Quale faccia?” rispose Merlin impacciato. Ecco, come non detto.
Si sedette di fianco all’altro, non sapendo bene quale distanza fosse quella giusta. Si guardarono e per un attimo Merlin sentì che negli occhi dell’altro ci avrebbe potuto benissimo annegare, anzi, ci avrebbe voluto annegare senza possibilità di essere salvato...
Terrorizzato distolse lo sguardo e in quel momento si ricordò delle bacche che teneva in mano.
“Tieni, ho preso alcune bacche, provane una...” offrì all’altro.
Arthur guardò le piccole bacche violacee con la sua migliore espressione scettica: “Non è che è un tuo modo originale per farmi fuori? Hanno un’aria terribilmente letale...” disse dubbioso.
“Ma cosa dici, sei il solito asino, ti pare che io non sappia...”
Si bloccò quando Arthur afferrò una bacca dalla sua mano.
“Perché non le mangi prima tu, mmm? Ragazzino selvatico...” e il suo tono era diventato basso e in qualche modo dolce e Merlin sentì i pensieri dissolversi quando vide la mano di Arthur avvicinarsi alle sue labbra.
Fu poi il turno del suo respiro di scomparire quando sentì la consistenza liscia della bacca sfiorare il suo labbro superiore e rotolare lenta lungo tutto il contorno. Schiuse impercettibilmente la bocca e la piccola bacca venne spinta al suo interno, mentre il pollice dell’altro continuava ad accarezzargli le labbra dolcemente.
La scia del dito deviò sulla sua guancia, mentre Arthur catturò i suoi occhi in uno sguardo da cui era impossibile slegarsi, da cui non avrebbe voluto farlo per niente al mondo.
Si avvicinarono con una lentezza esasperante per i loro cuori agitati , per i loro sguardi ormai sfuocati, per tutto il tempo in cui si erano desiderati.
Quando le loro labbra si sfiorarono Merlin sentì all’improvviso ritornargli il fiato, sentì il cuore pulsare nel petto, nella nuca, nelle dita che correvano ai capelli dell’altro.
Poi i pensieri di entrambi si annullarono e rimasero solo gli occhi chiusi, le dita sulla pelle e le labbra che si sfioravano dolcemente.
Le paure di Merlin si erano ormai dissolte quando cominciò a carezzare con la lingua le labbra dell’altro, lentamente,  sorridendo quando sentì l’altro rabbrividire sotto al suo tocco.
Quando Arthur si sdraiò sulle foglie secche del sottobosco e Merlin si stese sopra di lui la lentezza del bacio si era ormai trasformata in urgenza, in passione, in due cuori che battevano disordinati, accelerati ma, finalmente, insieme.
 
***
 
Nei giorni successivi sembrava che i due ragazzi non riuscissero a stare lontani l’uno dall’altro.
I colleghi di Arthur notarono in lui un’inusuale buon umore, cosa di cui certo non si lamentavano; lo videro reagire sorridendo quando un segretario inciampò e gli rovesciò il caffè sui pantaloni, non si arrabbiò neppure eccessivamente quando scoprì che qualche ignoto aveva osato segnargli la sua amata auto bianca con un parcheggio maldestro.
Merlin, da canto suo, sembrava letteralmente svolazzare per il paese. La sua gioia di vivere, già solitamente non scarsa, ora raggiungeva quote quasi tangibili, sembrava avesse un’aurea positiva intorno a sé, cosa che faceva alquanto sorridere tutti quelli che lo incontravano. Inoltre questa positività era seguita da un gentilezza ancora maggiore del solito e il ragazzo correva da tutte le parti per cercare di aiutare chiunque potesse avere bisogno di lui.
Era un pomeriggio sul tardi quando stava giusto aiutando il pastore a radunare il gregge per portarlo nella piccola stalla in fondo al paese. Quel compito gli piaceva un sacco, lo divertivano le pecore con la loro aria mista tra indifferente e terrorizzata, lo divertivano quando balzavano spaventate se lui le stuzzicava con un bastoncino per non farle disperdere, gli piaceva Golia-Ettore, il piccolo meticcio che gli scodinzolava intorno.
Inoltre, gli piaceva passare davanti al bar dove Arthur solitamente si trovava a quell’ora, dove Arthur solitamente lo aspettava a quell’ora.
Infatti.
Un sorriso enorme e sincero si aprì sul suo viso quando vide il biondo alzarsi dal tavolino e avvicinarsi a lui.
Quando ormai era a meno di un metro di distanza, però, il biondo alzò una mano aperta e lo fermò.
“Merlin, non intenderai davvero avvicinarti di più?”
Il ragazzo lo guardò perplesso, inclinando leggermente la testa di lato.
“Perché no?”
“Come perché? Sei vestito da... pecoraio...”
“Si dice pastore” puntualizzò Merlin.
“Mentre io ho i miei migliori abiti da rappresentanza, non vorrei davvero doverli buttare...” per Arthur era alquanto difficile mantenere un’aria seria mentre diceva tutte quelle sciocchezze ma, dall’espressione offesa di Merlin, ci stava riuscendo perfettamente.
“Benissimo, tanto io ho già qualcun altro che non esita ad abbracciarmi e baciarmi...” si girò “Golia, vieni qui!”
Il piccolo meticcio, si avvicinò abbaiando gioioso.
Quando il moro fece per chinarsi verso il cane Arthur mise una mano sulla sua spalla. “Non ci pensare neanche”.
Gli prese il viso tra le mani e lo baciò.
Il bacio era dolce e profondo, il loro abbraccio sempre più stretto.
Merlin passò lentamente la lingua sui denti di Arthur, per poi mordergli il labbro inferiore e, infine staccarsi.
Si guardarono negli occhi. In quelli di Merlin c’era un ché di irriverente. “Sei geloso di un cane, Arthur?”
“Stai zitto!” tagliò corto Arthur “Piccolo selvatico impertinente” aggiunse poi parecchio dolcemente, prima di unire di nuovo le loro labbra.
 
***
 
Evidentemente il rispetto per il lavoro altrui era qualcosa che nessuno aveva mai insegnato a quei bifolchi, pensava Merlin mentre guardava i ragazzi della squadra di calcetto entrare con le scarpe sporche infangando orribilmente quello che lui aveva amorevolmente pulito poco prima.
Era qualcosa di affascinante vedere quanto potesse essere rapido il passaggio da uno spogliatoio pulito e brillante a una sorta di stalla infangata e disordinata. Qualcosa di affascinante e terribile.
Merlin, con un sospiro sconsolato, si lasciò cadere sconsolato su una panca.
“Siete terribili, insensibili, maleodoranti, irrispettosi...” cominciò a lamentarsi sconsolatamente.
“Arthur caro” cominciò Gwaine con tono ironico “perché non vai a consolare la tua principessina così che possa smettere di infastidire tutti con i suoi sgraziati lamenti...?”
Tutti scoppiarono a ridere e il momento di distrazione fu fatale a Gwaine, che ricevette uno straccio infangato dritto in faccia.
Il ragazzo colpito perse l’equilibrio e cadde per terra, sulla schiena. Da sotto lo straccio che gli copriva il viso, però, continuavano a provenire i rantoli di una risata sguaiata.
“Che principessina irascibile!”, poi si alzò a sedere di scatto e rilanciò lo straccio al mittente alla velocità della luce.
“Ahia!” si lamentò Merlin.
“Irascibile e delicata!” rincarò la dose  Gwaine, e di nuovo si alzò un coro di risate.
Quello che seguì fu una sorta di battaglia degli stracci, che terminò con una serie di ragazzi esausti, infangati, gocciolanti acqua sporca. Quando Merlin, ripresosi un attimo dopo essere scivolato sul pavimento bagnato, si accorse della situazione terribile in cui versava lo spogliatoio e a cui lui avrebbe dovuto porre rimedio esalò un gemito disperato.
“Mi spiace, Merlin” disse Elyan in tono comprensivo “ma hai iniziato tu!”

***

Infine i ragazzi erano usciti, più o meno ripuliti e sorridenti, mentre a lui era toccata la parte peggiore, ossia riportare quel caos primordiale ad un ordine più umano.
In fondo non è che gli dispiacesse poi troppo quel lavoro, certo, non era molto emozionante o avventuroso, ma era quel che gli serviva per vivere degnamente la sua vera avventura. Oltretutto aveva un che di piacevole partire da pavimenti fangosi e maglie sporche e arrivare a una stanza pulita e ordinata.
Stava pulendo il vetro canticchiando quando senti un paio di braccia circondargli i fianchi. Sussultò, ma di contentezza.
“Arthur, che ci fai qui?”
Ma poi tacque, poiché Arthur aveva iniziato a baciargli lentamente il collo, una mano che correva a carezzargli i capelli, l’altra ancora sul fianco.
“Lascia stare un po’ tutti questi stracci e secchi...”
“Se permetti questi stracci di cui parli sono il mio lavoro...”
“Shhhh”
E, per una volta, Merlin decise di non controbattere, dato che le labbra di Arthur avevano cominciato a baciargli la pelle dietro l’orecchio, poi a leccargli piano il loro, poi di nuovo il collo. E non poté trattenere un gemito rilassato quando il biondo gli morse piano un certo punto alla base del collo.
Quando  le mani di Arthur si infilarono sotto la maglia e cominciarono a carezzargli la pelle la tranquillità si trasformò in desiderio, si voltò e, portando le mani ai lati della testa dell’altro, si sporse a baciarlo.
Partì come un bacio dolce, ma, colpa delle carezze sotto la maglia, dell’odore della pelle dell’altro su di sé, del silenzio intorno a loro, crebbe sempre di più, finché Merlin non si trovò con la schiena contro il muro, con Arthur contro di sé, mentre si stringevano forte come se ne dipendesse la loro vita stessa.
Quando i loro bacini si sfregarono gemettero piano e fu molto, molto difficile, per Merlin, interrompere il bacio.
“Arthur, non credo che sia il caso qui...” era così confusamente felice e stordito che faticava a trovare le parole, a staccare gli occhi dalle labbra dell’altro.
“Vieni da me sta sera” disse allora Arthur, che non sembrava messo molto meglio.
Arthur cercò gli occhi dell’altro.
Vi lesse quello che cercava.
Sorrise, poi si chinò a baciarlo ancora una volta.
 
 
***

Angoletto dell’autrice.
Salve a tutti, benvenuti al nostro capitoletto del venerdì!
Capitoletto breve ma dove, tutto sommato, succede quello che tutti attendevamo da un bel po’ (o almeno quello che io attendo sempre quando leggo le storie altrui).
Come sempre ci terrei tantissimo a leggere le vostre recensioni, che sono la linfa vitale di ogni autore.
Ringrazio tutti quelli che stanno leggendo la mia storia, al prossimo capitolo,
_Falsa Pista_
  
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