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Autore: PrincessintheNorth    17/10/2017    1 recensioni
Prequel di "Family"!
Nel regno del Nord, una principessa e Cavaliere dei Draghi, Katherine, farà conoscenza di Murtagh, il Cavaliere Rosso che si è autoimposto l'esilio ...
In Family abbiamo visto il compimento della loro storia e il loro lieto fine: ma cos'è successo prima?
"-Principessa, per l’amor del cielo … - prese a implorarmi Grasvard. – Spostatevi da lì … non vi rendete conto di chi è?
-È Murtagh figlio di Morzan, ex Cavaliere del Re Nero, erede del ducato di Dras-Leona. – ringhiai. – So benissimo chi è. So anche che è un essere umano come me e come te, a meno che tu non sia un elfo sotto mentite spoglie. È un essere umano ed è vivo per miracolo. Quindi, dato che come me e come te è carne e sangue, gli presteremo le cure che necessita. Sono stata chiara abbastanza?"
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Castigo, Eragon, Murtagh, Nuovo Personaggio, Un po' tutti | Coppie: Selena/Morzan
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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KATHERINE


- Alzati e splendi, Sole del Nord! – urlò Murtagh per svegliarmi.
Di certo non fu un risveglio dolce.
Fu uno di quei risvegli che ti fanno venire voglia di mettere mano a un pugnale e tagliare una a una le corde vocali di quell’idiota.
- Ti do tre secondi per iniziare a correre. – sibilai. – E poi ti castro.
- Se non ti alzi tu entro tre secondi perderai l’occasione della tua vita.
- Tu perderai la possibilità di fare sesso.
- Non vuoi nemmeno sapere cosa ti propongo?
- Hai venti parole.
- Me ne bastano quattro. Puoi allenarti con me. – mi sussurrò all’orecchio.
- Ne hai usate otto. E poi, che diavolo ci fai in camera mia, maiale?!
- Ieri sera mi è toccato portarti a letto e, quando ho fatto per andarmene, ti sei messa a lagnarti. Quindi, per evitare che i tuoi lamenti ammorbassero il mio sonno, mi sono preso il tuo pavimento.
- Mmmh …
- E anche il cuscino. – aggiunse.
- Va bene …
Si alzò in un movimento fluido, tirandosi su in un battibaleno da seduto, senza il minimo sforzo, senza appoggiarsi con le mani.
Robe che io non sarei mai riuscita a fare.
- Ti do cinque minuti.
- In Marina me ne danno otto. – precisai.
Si voltò. – Ho detto cinque.
- Non ce la faccio a prepararmi in cinque minuti.
- Allora esci nuda. – mi provocò.
Divenni rossa come un pomodoro. – Se non la pianti io …
- Cosa fai, ti tiri una spada addosso? – mi prese in giro.
Afferrai una brocca d’acqua e feci per tirargliela addosso, ma era già uscito.
 
 
 
Alla fine, ero riuscita a prepararmi. Certo, avevo dovuto sacrificare un po’ sul trucco, ma per il resto ero piuttosto soddisfatta.
Scesi al campo d’allenamento, dove mi aveva detto di raggiungerlo, e subito decisi di rinunciarci.
Per ingannare il tempo, si era messo a far flessioni, e non era nemmeno un po’ rosso dallo sforzo.
- Oh, alleluia. – ridacchiò.
Evidentemente, non voleva perder tempo, perché disse subito. – Giù, cinquanta flessioni.
- Tu sei matto. Io neanche tre riesco a farne.
- Allora niente sorpresa. – mi tentò.
E purtroppo, ci riuscì.
- C’è una sorpresa?
- Se fai tutto quello che ti dico, sì.
- Molto bene.
Mi misi giù e iniziai a fare quelle maledette flessioni.
Neanche avevo iniziato, che mi interruppe.
- Non si fanno così. Devi piegare le braccia. Non è difficile.
- Invece sì.
- Ti do una mano le prime volte.
Mi appoggiò una mano sotto la pancia, e arrossii.
- Non ti faccio niente. – ridacchiò. – Dai, adesso prova.
Fu più facile, con lui che mi tirava su.
E riuscii un po’ anche dopo, da sola.
Dopo cinque flessioni, mi tremavano le braccia.
Alla decima, mi cedettero e finii giù di faccia.
Ma che bell’inizio.
Di sicuro sentirlo ridere a crepapelle aiutava moltissimo.
- TU MI DOVRESTI AIUTARE! – sbraitai.
- La tua faccia … - ansimò piegato in due.
Senza ritegno, era rannicchiato per terra e si teneva la pancia dal ridere.
- COSÌ NON MI AIUTI!
A quel punto nemmeno mi rispose. Da tanto rideva, dalla sua bocca non usciva nemmeno più un suono. A momenti neanche respirava.
- MURTAGH!
Gli ci vollero cinque minuti per ricomporsi, e a quel punto mi raggiunse.
- Sanguini. – osservò tutto tranquillo.
- Non è vero.
-  Invece sì. Tira su la testa.
Sospirai, ma obbedii.
Tre secondi e un waise heill dopo, non sanguinavo più.  
- Almeno c’è un’attività fisica che ti piace e sai fare?
- Sei veramente simpatico.
- Non hai risposto.
- So nuotare. – sbuffai.
- Bene. Non è esattamente in linea con i nostri obiettivi, ma almeno non sei completamente una schiappa.
- E tu? Ci sarà qualcosa che non sai fare.
- Io non … non me la cavo bene con gli incantesimi di guarigione. – ammise.
- Ma ne hai appena fatto uno.
- Quello era piuttosto semplice. – fece. – Adesso, riprova con le flessioni.
- Ma se saltassimo l’inutile e mi insegnassi subito a usare la spada?
- Come pensi di reggere una spada se nemmeno riesci a reggere te stessa?
Corretta osservazione.
- Ma riesco a reggerla. Il punto è che non la so usare.
Mi squadrò un attimo, poi scrollò le spalle.
- Vediamo.
Estrasse con un singolo, elegante movimento fluido la sua spada dal fodero.
Io provai a replicare quel movimento.
Fallendo miseramente.
Questa volta, riuscì a mascherare un sorriso divertito.
- Riprova.
Riprovai. Andò meglio.
- Ancora …
Questa volta fu sempre uguale.
Annuì rapidamente. – Adesso rimettila dentro.
- Okay …
Non appena la spada fu completamente nel fodero, mi attaccò. Un fendente alla testa.
E solo a quel punto riuscii ad estrarre la spada quasi più rapidamente di lui.
E vederlo con un’espressione mista tra lo stupore e la soddisfazione fu perfetto.
Riattaccò.
E riuscii a parare.
Iniziai a pensare che forse non ero davvero così disastrosa, che magari avrei potuto tenergli testa … finché non mi disarmò in dieci secondi e finii a terra, con la sua spada rossa puntata al petto.
- Oh ... – fu tutto quello che riuscii a dire.
- Tu ce l’hai ancora con me. – disse invece lui.
- Non è vero …
- Oh, invece sì. Si vede soprattutto da come combatti. – fece.
-     Tu vedi cose che non esistono.
Ridacchiò. – Io vedo quello che vuoi nascondere. È un po’ diverso.
- Ti giuro, non sono più arrabbiata, e poi sei tu quello che dovrebbe avercela con me, quindi hai dei problemi mentali davvero, davvero grossi se credi che io provi quello che tu provi per me.
Sbatté gli occhi un paio di volte, poi scosse la testa.
- Non ho capito niente ma hai ragione tu. – disse infine.
- Non è vero. Hai capito benissimo.
Un sorrisetto gli incurvò le labbra.
- Mi hai scoperto, Principessa. Smettila di pensare che ce l’abbia con te. È così difficile credere o pensare che, adesso che sappiamo tutto di tutti, possiamo darci una calmata e smettere di insultarci settecento volte al giorno?
- È insensato.
Scrollò le spalle.
- Allora, se ti piace stare arrabbiata, non sono nessuno per fermarti.
Poi, mi si avvicinò.
Forse troppo.
Mi abbracciò.
- Non c’è più motivo di essere arrabbiati. – mormorò.
- Mi sa che non è … corretto che stiamo così vicini. – fu tutto ciò che riuscii a dire, tutto d’un fiato.
Senza dire una parola, sciolse l’abbraccio, e non riuscii a dare un senso alla sensazione di spaesamento che ne derivò. E dire che ero a casa mia. Ma quell'abbraccio ... mi aveva fatta sentire protetta, al sicuro, per la prima volta dopo mesi. Come se Grasvard non potesse toccarmi, finché ero tra le braccia di Murtagh.  
Un sorrisetto beffardo gli increspò le labbra, e capii che il tormento stava per ricominciare.
- Non ce la posso fare … - mi lamentai.
- Tu adesso ti metti a correre e ti fermi solo quando lo dico io. Oppure non mangi.
- Tu hai dei problemi mentali gravi. Io mangio. Ho bisogno di mangiare. – sbuffai.
- Inizia a correre. – rispose semplicemente.
- Corri tu, se ci tieni tanto.
- Già fatto.
- Non è vero …
- No, infatti, ma ciò non toglie che ora tocchi a te.
-  Murtagh …
-  È un peccato. Per pranzo c’erano maiale salato e persino la torta con la panna e le fragole.
- Ti prego …
-  Non sono ancora un dio. – rispose divertito. – Adesso, vai.
 
 
 
 
 
 
   
 
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