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Autore: bambolinarossa98    19/10/2017    0 recensioni
L'essere umano è estremamente complesso, per quanto si voglia far credere il contario. Ogni individuo possiede caratteristiche diverse che a loro volta hanno diverse sfaccettature. Capire un essere umano non è così semplice come sembra: serve uno studio attento e ponderato, che tenga conto di ogni comportamento e abitudine, anche la più piccola e insignificante. [...]
Proviamo, per esempio, a lasciare Chikusa senza doccia per ventiquattro ore.
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{ChromexKen, con ausilio di altre coppie minori - Commedia, Sentimentale, Slice of Life - Violenza Gratuita - Au}
Enjoy❤
Genere: Commedia, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Chikusa, Chikusa Kakimoto, Chrome Dokuro, Ken, Ken Joshima, Mukuro Rokudo
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Dagli appunti di Chrome
L'essere umano è estremamente complesso, per quanto si voglia far credere il contrario. Ogni individuo possiede caratteristiche diverse che a loro volta hanno diverse sfaccettature.
Capire un essere umano non è così semplice come sembra: serve uno studio attento e ponderato, che tenga conto di ogni comportamento e abitudine, anche la più piccola e insignificante. O le più strane... sopratutto le più strane.
Tali informazioni possono servire a comprendere meglio quella persona, dai suoi gusti al suo carattere, il modo di pensare e di agire, arrivando persino ad anticipare i suoi ragionamenti. Del tipo, ma questo è un esempio soggettivo ed estremamente emulativo: "Cosa farebbe
lui/lei in questa situazione?"
Ovviamente, non per tutti è così, ed arrivare a un tale grado di conoscienza richiede tempo e pazienza per permettere al soggetto di sottoporsi alle situazioni più disparate e studiarne attentamente le reazioni.
Proviamo, per esempio, a lasciare Chikusa senza doccia per ventiquattro ore.
Le sue sinapsi, di solito tranquille e pacate, esploderebbero dopo i primi diciotto minuti, seguite da frequenti attacchi di isteria convulsiva e perpetui atti di violenza compulsiva (il cui sfogo, generalmente, comprende un'oggetto fragile e la testa di Ken; a voi il resto). La svolta interessante avviene dopo circa diciannove ore e ventitré minuti, momento in cui egli cade in un profondo stato di "alienamento" dal mondo e passa il suo tempo seduto sul divano a fissare il vuoto, per poi andare in depressione. Infine, entra nella fase di accettazione (momento in cui si rannicchia in un angolo e non reagisce più ad alcuno stimolo esterno).
Una reazione del genere è inversamente proporzionale al suo solito stato apatico, nel quale (almeno all'apparenza) sembra che nulla lo tocchi o anche solo lo sfiori tanto da dover mostrare un minimo accenno di emozioni. Ovviamente, come ho appreso in seguito, lui in realtà prova le stesse sensazioni di qualunque altro essere umano: semplicemente non lo mostra.


L'esatto opposto, in tutto e per tutto, di Ken.
Ken è un soggetto estremamente semplice da capire, una volta preso il ritmo. Vi è solo una cosa rilevante e degna di nota: l'accidia.
La pigrizia di cui è soggetto lo porta a trascurare molte cose (come ad esempio la doccia, e qui già si nota l'enorme abisso che divide lui e il sopracitato Chikusa), è inoltre perennemente esaltato e non riesce a tenere un tono di voce nella norma, sentendo il bisogno di urlare contro chiunque le proprie frustrazioni.
È una specie strana, Ken, sempre lì a minimizzare e disprezzare qualunque cosa e chiunque, a lamentarsi dello stato di schiavismo e violenza a cui Chikusa lo sottopone (tale schiavismo consiste nel portare fuori la spazzatura; tale violenza si "limita" ad oggetti lanciati in giro per casa che finiscono, puntualmente, per incappare nel suo cranio) e a sviluppare nuove ingiurie o insulti (che, lo ammetto, sanno essere molto originali).
Ken è un soggetto semplice nel complesso, ma complicato nello specifico. Perché vi sono reazioni, a determinate situazioni, a cui neanche io so dare una spiegazione.
Un esempio? Sembra covare un odio profondo per il ragazzo del minimarket qui vicino.
Il motivo? Purtroppo, non ci è dato saperlo.




A Chrome non piaceva uscire. In lei non vi era alcun desiderio di vestirsi per immergersi nelle strade affollate della città, magari anche soggette a basse temperature. Ma c'erano momenti in cui sentiva il bisogno impellente di infilarsi le scarpe ed andare a fare due passi.
Era anche più che normale dopo aver passato più di un mese tra quelle quattro mura.
Una cosa in cui Chrome non era mai stata brava, però, era fare la spesa. Per questo si era premurata di prendere la lista che Chikusa aveva attaccato al frigorifero prima di uscire, giusto per avere qualcosa da fare e non girare intorno alla città, senza fare nulla, come un emerita cretina.
E qui arriviamo al minimarket della zona commerciale.
Piccolo, accogliente, fresco. Chrome si era sentita subito bene appena vi aveva messo piede e, incredibile a dirsi, era anche riuscita a fare la spesa (sebbene avesse avuto delle difficoltà ad azzeccare i "biscotti per Ken" e "le bustine di thé nero". A quanto pareva entrambi sapevano quali erano, pertanto non urgeva il bisogno di specificare, per sua sfortuna). E, finalmente, incontriamo il tanto agognato ragazzo della cassa.
La prima volta che Chrome lo aveva visto era rimasta sconcertata: alto, magro, pallido, capelli candidi sparati ovunque e due sottili occhi che erano un misto tra il viola e l'indaco. Per un momento aveva esitato ad avvicinarsi al bancone.
Lui doveva essersene accorto perché, dopo averla fissata per qualche attimo incuriosito, il suo viso si era aperto in un sorriso e, alzata la mano, le aveva fatto segno di avvicinarsi.
- Tranquilla - rassicurò, lievemente divertito - Abbaio ma non mordo - informò, allegramente.
Sebbene ogni singola cellula, poro, fibra e capillare del suo corpo le urlassero "Fuggi, sciocca!" con tanto di bastone alla Gandalf ed espressione sconvolta, Chrome si avvicinò al bancone posandovi la spesa.
Ciò che non si aspettava, però, era che lui instaurasse una conversazione con lei. Insomma, non tutti gli sconosciuti lo fanno. E forse la inziò anche nel peggiore dei modi: toccandola.
E Chrome odiava quando qualcuno la toccava, specie se erano dei perfetti sconosciuti.
- Oh. Cosa è successo a questo bel faccino? - domandò, stendendo il viso in un espressione seria, mentre con la mano sinistra faceva scorrere la frangetta di lato per scoprire la medicazione.
- Ecco... un incidente... - mormorò lei, arrossendo, ritraendosi.
- Questo cerotto bianco non ti dona proprio - commentò, inclinando il capo di lato, crucciato - Hai mai provato con una benda? Magari con qualche motivo allegro - consigliò, aprendosi in un piccolo sorriso.
Se Chrome era spiazzata, lo diede a vedere eccome.
- Ehm... veramente no... - ammise, disorientata. Nessuno le aveva mai fatto notare quanto quella medicazione fosse deprimente, sebbene lei fosse la prima a pensarlo, e il modo amichevole e placido con cui quello sconosciuto incontrato per caso al minimarket le parlava la lasciava sconcertata. Tanto era immersa nelle sue elucubrazioni che non si accorse che il ragazzo si era avvicinato a lei, sporgendo il busto oltre il bancone.
- Scommetto che ti sei trasferita qui da poco - iniziò, abbassando il tono - Vivi qui vicino? - chiese.
- Uh... io... diciamo... - balbettò Chrome, imbarazzata da quella vicinanza.
- Mh. Se sei single si può dire che sia proprio il mio giorno fortunato! - aggiunse, sorridendo così ampiamente che la ragazza poté giurare di vedere delle stelline color ocra sprizzare intorno al suo viso.
- E-eh? - abbozzò, arrossendo violentemente. Il ragazzo scoppiò in una breve risatina.
- Stavo scherzando - informò dolcemente - Speravo di farti sorridere. Sai, a volte una risata è proprio quello che ci vuole per superare i momenti difficili - ricordò, stavolta un po' più seriamente.
E Chrome ebbe un colpo al cuore: incredibile a dirsi ma quel ragazzo, quel perfetto sconosciuto... era una versione più allegra e spensierata di Rokudo!
Boccheggiò per qualche secondo finché, con un sussulto che la fece sobbalzare, avvertì un ringhio basso e minaccioso provenire dalle proprie spalle.
Ed eccolo che, annusato il pericolo, il capobranco fa la sua comparsa, fiero e possente, pronto a difendere il proprio territorio.
No, scherzo, è solo Ken.
Con uno sguardo assassino, pronto a saltare alla gola del cassiere per squarciargliela brutalmente ed appendere i resti alla porta di casa in segno di trionfo... ma pur sempre Ken.
- Bya-ku-ran - sillabò.
- Oh, Joshima-kun! È da un po' che non ci si vede! - salutò tranquillamente Byakuran, agitando la mano - Non vieni a trovarmi spesso. -
- Figurati se vengo qui per venire a trovare te! - sbraitò Ken - Piuttosto, che cosa stai facendo tu con questo soggetto?! - esclamò, rivolgendosi a Chrome che, constatò, effettivamente con Byakuran vicino in quel modo erano in una posizione troppo equivoca.
- Ecco, io... - mormorò arrossendo.
- Ohi, ohi, sei troppo maleducato, Joshima-kun - lo rimproverò Byakuran, allontanandosi - Stavamo solo facendo due chiacchiere - aggiunse, poggiandosi con il gomito al banco e la testa sul palmo.
- Conosco il tuo concetto di due chiacchiere, dannato pervertito! - sbraitò Ken, sbattendo i palmi sul bancone per avvicinarsi a lui, che lo guardò sinceramente sorpreso - E tu perché sei uscita? Ti avevo detto di restare a casa - aggiunse, voltandosi verso Chrome.
E fu allora che Byakuran ebbe il lampo di genio.
- Ho capito! - esclamò, battendosi il pungo sulla mano, attirando l'attenzione - Tu sei la fidanzata di Joshima-kun! -
Un gelo innaturale cadde sui due, tanto che Byakuran poté sentire un soffio di vento freddo sulla propria pelle: parole sbagliate...
- M-ma che cazzo ti viene da dire, così?! - sbraitò il ragazzo che, sebbene il temperamento aggressivo, era arrossito violentemente.
- Ahi, scusami, Joshima-kun! - esclamò Byakuran, agitando le mani - Ma il tuo comportamento era molto equivoco, quindi... -
- Ma equivoco cosa, pezzo di rincretinito! - berciò lui - È la cugina di Mukuro-san, vive in casa sua con noi, tutto qui - tagliò corto. Fu come se un fulmine fosse sceso sul negozio: Byakuran assottigliò lo sguardo e Ken si drizzò di scatto, impallidendo.
- E così - mormorò il ragazzo, appoggiandosi al bancone con un sorriso che aveva dell'inquietante sul viso - sei la cugina di Mukuro-kun. Interessante. -
Chrome sentì fin da subito che qualcosa non quadrava, difatti, neanche tre secondi dopo, Ken prese il sacchetto con la spesa dal banco ed afferrò lei per il braccio.
- Andiamocene - tagliò corto, trascinandola velocemente via dal negozio.
- Ci vediamo! - li salutò cordialmente Byakuran, agitando la mano, venendo però ignorato.

- Non avvicinarti a quel posto, non pensarlo, non immaginarlo, non ricordarlo, non... -
- Ken... -
- Con tutti i minimarket che esistono... perché proprio qui, dico io! -
- Ken... -
- Quel piccolo pervertito, solamente perché lui e Mukuro-san non si sopportavano alle superiori! -
- Ken? -
- Scommetto che non ha ancora dimenticato quello che lui ha... -
- Ken! Abbiamo superato la zona residenziale! -
Il ragazzo si fermò di colpo in mezzo alla strada, facendole sbattere il naso contro la propria schiena, e si guardò intorno stupito: in effetti erano finiti in tutt'altro quartiere. Imprecando sui capelli dal dubbio colore di un certo G., Ken fece dietro front e tornò indietro, sempre trascinandosela dietro.
- Uhm... senti, Ken, ma chi è questo Byakuran? - domandò Chrome, cercando di tenere il passo con il ragazzo.
- Un tizio strano - rispose lui, con disprezzo - Ha frequentato le stesse superiori di Mukuro-san. Per quel che ne so non si andavano molto a genio e se ne facevano di tutti i colori, credo che Mukuro-san andasse in quel minimarket apposta per infastidirlo - spiegò, girando un angolo.
- Eppure... somiglia molto a Rokudo-san - mormorò lei.
- Si, l'ho notato anche io - ammise - Si potrebbe pensare che quei due potessero andare d'accordo, ma a parer mio è proprio per questo che si odiavano. -
- Gli opposti si attraggano e i simili si detestano? - chiese Chrome.
- Mah, volendo metterla così... - scrollò le spalle lui. Oltrepassarono un vicolo e sbucarono direttamente nel loro quartiere.
- Ken... ma tu non dovresti essere a scuola? - domandò d'un tratto lei, rendendosi conto che fossero solo le dieci e mezzo del mattino.
- La mia classe usciva prima - tagliò corto lui.
- E dov'è Chikusa? -
- Ancora a scuola. -
- Perché? -
- Ma cos'è, un interrogatorio?! - sbottò infine lui, spazientito.
Chrome abbassò il capo, dispiaciuta.
- Scusa. -
- E non ti scusare sempre, che mi fai sentire in colpa! - si lamentò Ken.
- Io non mi scuserei sempre se tu non mi dessi motivi per farlo - rispose lei, un po' indispettita.
- Io non ti darei motivi per scusarti, se tu non di mi dessi motivi per darti motivo per farlo! - replicò lui.
- Sei tu che mi dai motivo di scusarmi, dandoti motivi con i motivi che io mi do! -
I due si guardarono per qualche istante, fermi in mezzo alla strada e a pochi passi dal cancello.
- Mi sono perso - ammise Ken, dopo due secondi di silenzio.
- Si, anche io - rispose Chrome. Si rimisero in cammino, perplessi.
Il ragazzo stava ancora rimuginando sul contorto scambio di battute mentre apriva la porta di casa, quando lei attirò la sua attenzione tirandogli leggermente la manica della divisa.
- Cosa? - domandò, brusco.
- Siamo arrivati, adesso puoi anche lasciarmi - lo informò lei, indicando in basso: lo sguardo del giovane saettò, curioso, nel punto indicato e il suo viso assunse diverse tonalità di rosso: era stato così impegnato ad inveire contro Byakuran da non accorgersi di aver tenuto la ragazza per mano durante tutto il tragitto.
Si allontanò di scatto, come se si fosse scottato, iniziando a gesticolare freneticamente cose senza senso.
- N-non è... non me n'ero accorto... non era assolutamente nelle mie intenzioni... avresti anche potuto dirmelo, maledizione! - esclamò. Chrome inclinò leggermente il capo verso destra.
- Eri così impegnato ad insultare Byakuran che mi sembrava brutto interromperti - rispose, semplicemente, facendolo pietrificare sul posto.
- T-tu... tu... - Ken si accasciò sul pavimento, mentre un'aura di depressione calava lenta e minacciosa su di lui - Io non riesco a comprenderti - ammise, lapidario, ritirandosi in un angolino dell'entrata.
Chrome sembrò stupita da quell'affermazione e sgranò l'occhio sano.
- Ma dai - mormorò - Neanche io riesco a comprendere te. -




 
Dagli appunti di Chrome - Note a bordo pagina
= L'incomprensione è reciproca =
   
 
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