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Autore: Seiyako    22/10/2017    1 recensioni
Londra (Inghilterra), periodo medievale. La principessa Isabella siede bella e imperiosa sul suo trono, sua madre è morta dandola alla luce e suo padre, il malvagio re Thomas, è passato a miglior vita da ben 5 anni. Non avendo eredi maschi, è toccato ad Isabella salire sullo scranno del castello. Pur essendo molto avvenente, non ha mai accettato una proposta di matrimonio da parte dei suoi tanti pretendenti. Sembra che l'idea di sposarsi non le passi neanche per la testa. Tuttavia, Isabella cede alle parole sagge dei suoi consiglieri e decide di lanciare una sfida.
Genere: Avventura, Commedia, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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DANZANDO LA VOLTA
 
Il fuoco si stava lentamente spegnendo all’interno del caminetto , la finestrella del bungalow era piccola e la luce che vi entrava era molto fioca. A malapena si riusciva ad intravedere il lungo tavolo che lo stesso Alexander aveva costruito usando legno di quercia, che a detta del ragazzo era un legno molto robusto e resistente. All’angolo della cucina, c’era un’altra piccola stanzetta dove giacevano due brandine. Ovvero la stanza dove Agata e Alexander dormivano. La sera stava scendendo e l’umidità cominciava ad entrare nelle ossa, Alexander si dette subito da fare a gettare della torba nel caminetto per poter ravvivare il fuoco. Finalmente l’ambiente aveva cominciato a farsi più allegro, caldo e luminoso. Agata era andata ad intingere l’acqua dal pozzo e il frate che poco prima avevano incontrato nel bosco era rimasto seduto con le gambe incrociate a leggere un libro, sicuramente doveva essere il Vangelo. La casa era piccola ma accogliente. D’altronde al curato non sembrava importare un granché del posto in cui si trovasse, almeno aveva un tetto sopra alla testa ove rifugiarsi per la notte. Alexander rimase in silenzio a guardare il fuoco che scoppiettava nel camino, giaceva in piedi, con il gomito appoggiato sulla mensola e sospirava.
– Dalle mie parti si suol dire che chi sospira non è contento- disse il frate, interrompendo per primo il silenzio. Aveva sollevato lo sguardo dal libricino e si era rivolto verso il giovane omettendo degli inutili preamboli.
– Come dite, padre?- rispose Alexander, vedendosi distratto dai suoi pensieri e catapultato nel mondo reale.
 – Ciò che hai inteso - continuò il religioso –Pensi ancora a quella fanciulla di alto rango, non è vero? Fossi in te non starei qui a rimuginarci sopra ma lotterei per quell’amore che tu credi perduto-
Alexander fu sorpreso ed una furia inaspettata si impadronì di lui, cosa ne sapeva quel presuntuoso del suo passato e di tutto ciò che aveva dovuto affrontare? Si voltò di scatto e gridò a gran voce – Devo dedurre che mia sorella ha ragione, voi siete uno stregone. Lo sapete che potreste essere condannato al rogo? Prima parlate con gli animali, poi mi chiedete rifugio e ospitalità, e cosa ancora più bizzarra sapete leggere nel pensiero. Dite che provenite dall’Italia, da una città chiamata Assisi. Sapete, ho sentito delle voci sul vostro conto, siete solo un folle che bacia i lebbrosi e pretende di convertire un sultano musulmano al cristianesimo. Fate molto bene a credere in Dio, dovreste ringraziarLO. Se non vi denuncio al tribunale ecclesiastico è solo perché incutete pena sia a me che a Nostro Signore!- Il frate sorrise, non sembrava per nulla offeso dalle parole del ragazzo. Si rialzò lentamente avvicinandosi a lui.
– Ti senti meglio dopo aver sfogato la tua rabbia su di me?- gli chiese dolcemente.
– No, padre- rispose scuotendo la testa. –mi sento solo un verme, perdonatemi- 
- Non preoccuparti- lo tranquillizzò – i momenti di nervosismo, capitano a tutti. Anch’io ero così quando avevo la tua età –
 Detto questo, il curato aprì il palmo della mano e gli mostrò il petalo di una rosa bianca. –Credo che questo petalo, ti appartenga. Se il Signore ha voluto che io lo ritrovassi e te lo restituissi, ci sarà un valido motivo. So che hai un segreto nel cuore, un segreto che non puoi rivelare a nessuno, nemmeno ad Agata. Io sono a conoscenza di ogni cosa che mi è stata concessa dall’alto. Ma non temere, io non parlerò. Spetta a te decidere se riprendere a lottare per Isabella o continuare a soffrire. Comunque è mio dovere avvertirti che c’è qualcuno che vuole farle del male e solo il tuo amore riuscirà a salvarla dalle grinfie del nemico -  Alexander stentò a crederci, afferrò il petalo e chiuse gli occhi.
– Anima mia- sussurrò flebilmente.

Improvvisamente il bungalow sparì e il ragazzo vide un enorme prato fiorito. Era sera ed un enorme fuoco giaceva acceso nel mezzo. Il vento trasportava le scintille della fonte del calore fino al cielo. Attorno a quel fuoco c’erano dei gitani che si divertivano a suonare e a cantare con gli altri popolani. Erano tutti molto allegri, ma in particolare una giovane donna appartenente alla famiglia reale pareva sollazzarsi più di tutti. Si sentiva libera di urlare e di esprimere la propria gioia al mondo intero. Alexander si avvicinò alla ragazza con due boccali di birra e gliene offrì uno. Lei sembrò gradire, si portò il boccale alla bocca e ingurgitò la bevanda tutta ad un fiato. Lui fece lo stesso.
– Che ne dici di una bella gara di rutti?- propose lei, ridendo a crepapelle e agitandosi come una pazza.
–Ci sto- rispose lui, prendendola in parola. I due cominciarono a darsi daffare a spalancare la bocca e a far fuoriuscire dei rumorosissimi versi.
– Isabella – replicò Alexander rosso in viso per il troppo ridere – senza dubbio, la vincitrice sei tu. I tuoi rutti imitano a perfezione l’eruzione di un vulcano. Comincio a dubitare delle tue nobili origini –
Lei sbuffò. – una principessa fa, una principessa non deve, al diavolo il galateo. Sono stufa delle regole e delle buone maniere. Stasera considerami una ragazza come tutte le altre-
 Il giovane sorrise e accalorandosi ancora di più, riprese maliziosamente – Milady, vorreste sapere cos'altro non è degno per una futura regina?-
Isabella assunse un ghigno beffardo –Illuminami, mio prode cavaliere-
Alexander la afferrò bruscamente per una mano e la condusse vicino al fuoco. – Suonate la volta*!- urlò con tutto il fiato che aveva in gola.
 I gitani non se lo fecero ripetere due volte, ubbidirono al ragazzo con un misto di risa e impertinenza . Entrambi ballarono come forsennati al ritmo di quella musica folcloristica, piroettarono leggiadramente guardandosi negli occhi, senza sbagliare nemmeno un passo. Alexander la sollevò facendola volteggiare sensualmente tra le sue braccia ed Isabella si lasciò roteare chiudendo gli occhi, assaporando la libertà che le era sempre stata negata. La fanciulla sapeva che quella danza era molto criticata a corte e che suo padre si sarebbe certamente scandalizzato se l'avesse vista in quel preciso istante, ma lei non ci trovava nulla di osceno. Anzi, era contenta di infrangere l'odiato Bon Ton. Voleva solamente essere felice e spensierata accanto al suo amore. Finita la danza, il ragazzo si inginocchiò elegantemente e da vero gentiluomo baciò la mano della sua compagna.- Siete un'ottima ballerina, altezza reale-
-Grazie, mylord- rispose la principessa, inchinandosi con la stessa maestosità. Si riguardarono negli occhi e scoppiarono in una fragorosa risata.

-Alexander, Alexander.- la voce di Agata lo riportò alla realtà. –Cosa c’è, sorellina?- domandò distrattamente. – La cena è pronta- rispose lei corrucciando la fronte. La biondina aveva notato che ultimamente suo fratello era sempre con la testa tra le nuvole. Il giovane fece finta di niente e si accomodò a tavola. Stava per prendere la cesta del pane, ma Agata lo fermò schiaffeggiandogli la mano. – E adesso, che cosa ho fatto?- chiese meravigliato. – Lo sai che è maleducazione mangiare senza prima recitare la preghiera di ringraziamento? Abbiamo un uomo di Dio come ospite- Alexander arrossì e si ricompose. – Scusatemi, padre. Benedite pure il cibo. A proposito, non mi avete ancora detto il vostro nome-  Il frate sorrise e rispose – Mi chiamo Francesco-
 

 *La volta: conosciuta anche nelle varianti di volte, lavolta, levalto o levolto, è una danza rinascimentale che conobbe il suo splendore in tutta Europa durante il XVI  e il XVII secolo. La danza fu molto criticata, in quanto era ritenuta indecente e oscena per il modo in cui si teneva la dama. 
  
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