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Autore: proudtobea_fangirl    23/10/2017    0 recensioni
[Sequel di Living the Present]
Vedere il futuro.
Conoscerlo, comprenderlo, sognarlo.
Per la Chiaroveggente Lorianne Herondale, il futuro non è altro che un nuovo presente per fuggire da un doloroso passato. È libertà nella costrizione, unità nella solitudine, vendetta nella sottomissione. Una scelta non facile da prendere, e altrettanto complicata da attuare, che richiede pazienza e riflessione.
Sono infatti questi gli ingredienti della spensierata vacanza con cui Lorianne intende maturare la propria decisione e chi la ama intende farle cambiare idea, mostrandole quante meraviglie si perderà se arriverà davvero a compiere quel passo fatale.
Ma la piccola cittadina di mare loro meta nasconde qualcosa di affatto piccolo, un potere oscuro e terribile, che miete vittime tra la popolazione innocente e che ne mieterà una proprio davanti agli occhi ignari di Lorianne.
Perché vedere il futuro serve a ben poco, se non cogli i segnali del presente.
Genere: Azione, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Altri, Clarissa, Jace Lightwood, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Shadowhunters ~ Past, Present and Future'
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Epilogo - Veleno

Epilogo ~ Veleno

 

Omnia venenum sunt: nec sine veneno quicquam existit.
Dosis sola facit, ut venenum non fit.
 

Tutto è veleno, e nulla esiste senza veleno.
Solo la dose fa in modo che il veleno non faccia effetto.
 

[Paracelso]

 

 

Alberto, chaperon per un giorno, attendeva impaziente seduto al posto di guida. Chrysta stava finendo di caricare le valigie nel bagagliaio magicamente allargato, Logan chiudeva la porta di Villa Orlando e Trish tentava, senza risultati, di scollarsi da Adriano. In altre parole, un quadretto coi fiocchi: la partenza era ormai incombente e improrogabile.
   Mattia si passava distrattamente da una mano all’altra qualcosa che non riuscivo a vedere, scrutando l’orizzonte da dietro le lenti scure degli occhiali. La buriana della sera prima aveva scacciato via il maltempo, e Gaeta aveva ricominciato a brillare.
   — Allora, signor Nardone — esordii, tentando di mantenere un tono spensierato. — Quali sono i suoi piani per oggi?
   — Spiaggia — mi rispose lui immediatamente. — Mare. Sole. Salsedine. Cocco bello cocco fresco. Un po’ di tranquillità. — Sospirò. — Penso di meritarmela, almeno per un mese.
   — Già. — Mi concessi un sorrisetto. — Preparati per Idris.
   — Lo farò.
   Abbassai la testa, cercando le parole adatte per dirgli addio. No, no: dirgli arrivederci.
   — Lorianne.
   Rialzai lo sguardo. — Sì?
   Mattia aveva la stessa espressione che gli avevo visto stampata in faccia quella sera all’Eneas. La stessa espressione che da allora non era mai più tornata, fino a quel momento.
   Era un misto di rassegnazione, lontana tristezza, astuta curiosità e un pizzico di lucida follia. Sentimenti che non avevano ragione di coesistere, ma che in qualche modo riuscivano ad equilibrarsi e albergare pacificamente in quelle calde iridi nocciola. Mi sentii attraversare da un’improvvisa, bollente e piacevole vampa di calore.
   — Tieni.
   Mi piazzò tra le braccia tre grossi libri. Riconobbi il primo: era La Biblioteca dei Morti.
   Mattia mi sorrise. — Poi mi dici come sono.
   Percepii gli angoli della bocca sollevarsi di loro spontanea volontà. — Grazie.
   — Figurati.
   Lo abbracciai goffamente, intralciata dalla presenza dei volumi, ma lui sembrò non farci caso. — Buon ritorno, Lorianne. Ci rivediamo a settembre.
   Mi staccai a malincuore, lo salutai con un veloce gesto della mano ed entrai in macchina costringendomi a non voltarmi indietro.
   Pochi minuti dopo che Alberto mise in moto, però, quando eravamo quasi a tre quarti della discesa, abbassai il finestrino, mi sporsi fuori con metà del busto e gridai: — Come facevi a sapere che potevi rivendicare la proprietà di Rita?
   Il suono della risata di Mattia si perse nel vento. — Non lo sapevo.
   Risi anch’io, forte, e gli lanciai un bacio. — Ti adoro, Mattia Nardone!
   — E tu non mi repelli, Lorianne Herondale!
   Mi buttai sul sedile continuando a ridere, e ridevo, e ridevo, e ridevo. Era bello, bellissimo. Era stupendo.
   Quei tre libri erano stupendi. Mattia era stupendo. E ciò con cui Mattia stava giocherellando, prima, era stupendo.
   Era un bigliettino, infilato nella quarta di copertina de La Biblioteca dei Morti. Un semplice rettangolo di cartoncino, bianco con cornice rossa, stampato a lettere piccole e chiare. Assieme ad esso vennero fuori due chiavi attaccate a un anonimo anello di freddo metallo, ma ciò che quelle chiavi rappresentavano, assieme a ciò che c’era scritto sul biglietto, mi scaldò il cuore.
   Mattia Nardone, parco Ralph Scott, palazzo rosso, interno 3 – Alicante, Idris.

   E, sul retro, vergato in una calligrafia semplice e ordinata:
   Se Maometto non va dalla Montagna, la Montagna va da Maometto...

   È la seconda volta che prendo l’iniziativa. Dannazione, ragazza, svegliati. Non sono il tipo da Bella Addormentata nel Bosco. Sono più il tipo da Malefica.
   Mi sei strisciata addosso, vipera. È fiele, quello che stillano le tue zanne?
   Sublime.
   Striscia di nuovo al mio fianco, ti prego.
  
Non smettevo di ridere. Ero isterica; non riuscivo a fermarmi.
   Mattia era un bastardo. L’apoteosi, la genesi di tutti i bastardi. Uno stronzo coi fiocchi. E gli stronzi coi fiocchi si meritano una bella punizione.

   Be’, tutto considerato, visto che proprio non poteva farne a meno... avrei continuato a strisciare al suo fianco ancora per un bel po’ di tempo.

  
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