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Autore: Myra11    24/10/2017    2 recensioni
Una piccola one-shot su Gloss e Cashmere.
Perché forse, anche i Favoriti anche un cuore in grado di spezzarsi.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Cashmere, Gloss
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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La pioggia tamburellava lieve sulla finestra, quella sera.
Erano ore che Gloss osservava le gocce rincorrersi sul vetro, procedendo parallele per poi avvicinarsi e unirsi in una sola.
Perdersi in quella danza lenta era l’unico modo per evitare di pensare.
Immaginare cosa stava succedendo in qualche casa di Capitol City avrebbe solamente fatto aumentare la sua rabbia.
Sospirò pesantemente e si alzò dalla sedia, sentendo l’impulso di prendere a calci qualcosa.
Come il bastardo a cui sua sorella era stata venduta per quella sera.
Si voltò di scatto sentendo la porta aprirsi.
Cashmere entrò a testa bassa nella stanza, cupa e silenziosa.
«Ehi.» La salutò lui studiandola attentamente, anche se sapeva che non avrebbe visto i segni di quella notte.
«Ciao.» Borbottò lei, gettandogli un’occhiata veloce prima di dirigersi verso la camera.
Gloss fu più veloce di lei e le si parò davanti impedendole di entrare.
Rimasero a guardarsi in silenzio finché la donna si accigliò.
«Fammi entrare.» Aveva una voce più decisa ora, ma c’era comunque una vena esitante, fragile, che gli fece stringere il cuore.
Afferrò la mano di Cashmere quando lei cercò di spostarlo, bloccandole il polso.
«No.»
«Gloss…Ti prego, fammi entrare.»
Eccola, sull’orlo del cedimento. Sua sorella era sempre stata forte, inflessibile e controllata e lui odiava vederla così logorata dalla vita impostale dalla condizione di Vincitrice.
Capitol City li adorava ed entrambi, il più delle volte, fingevano di apprezzare le condizioni per essere sopravissuti.
«Lasciami entrare, ho bisogno di dormire in un letto da sola…»
Le si spezzò la voce e crollò del tutto.
Si strinse a lui, le dita intrecciate alle sue e la fronte posata sulla sua spalla.
E Gloss sapeva che il momento delle parole era finito.
Aprì la porta della camera e guidò la sorella fino al letto, aiutandola a sistemarsi sotto le coperte e sfiorandole i capelli biondi, così simili ai suoi.
Era difficile mostrarsi tranquillo quando era obbligato a sorridere agli uomini che usavano sua sorella come un giocattolo, ma aveva sempre taciuto e soffocato la rabbia, relegandosi al ruolo di sostegno silenzioso per Cashmere.
In quel momento lei gli strinse la mano che ancora teneva, chiedendogli in silenzio di rimanere.
Sorrise lievemente, intenerito, e si sedette accanto al letto, il pollice che disegnava lenti cerchi circolari sul dorso della mano ancorata alla sua.
«Dormi, sorellina. Sono qui…»
E le ultime due parole furono il sussurro che accompagnò Cashmere in un sonno pacifico.
  
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