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Autore: Polaris_Nicole    25/10/2017    0 recensioni
[Solangelo] [D&D AU] [dragons]
Will Solace odia i draghi, perché gli hanno portato via tutto ciò che amava.
Nico odia i cacciatori, perché l'hanno tradito e gli hanno portato via l'unica cosa che contava davvero.
In un mondo in cui o si caccia o si è cacciati, riuscirà l'amore ad abbattere le mura di terrore e pregiudizio che separano gli uomini obbligandoli alla guerra?
Genere: Avventura, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Cecil, Lou Ellen, Nico di Angelo, Quasi tutti, Will Solace
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Note d’autore: e finalmente dopo quattro anni decido di tornare su efp con una nuova storia … Ovviamente senza completare quelle lasciate in sospeso.

Mi scuso molto con i miei lettori per la mia scomparsa improvvisa, e mi scuso ancora di più con chi seguiva le mie storie divise in capitoli, soprattutto perché volevo comunicarvi che ho intenzione di non completarle.

Mi dispiace davvero molto, ma come sarà chiaro in questo primo capitolo, il mio stile di scrittura è cambiato molto nel giro di quattro anni e sento che scrivere capitoli ulteriori di quelle storie non sarebbe, in un certo senso, “giusto”. Avevo anche intenzione di cambiare nome, per rendere ancora più chiaro il mio “distacco” da quelle storie … Ma alla fine ho cambiato idea, volendo comunque lasciare qualcosa che potesse ricordarmi delle mie origini (anche se si tratta di un nome che adesso trovo un po’ ridicolo, ma infondo è il mio nome, mentirei se dicessi che non ci sono affatto affezionata).

Spero comunque che questa storia possa essere di vostro gusto, cercherò di pubblicare ogni venerdì o sabato (se la scuola sarà abbastanza magnanima da permettermelo).

La vostra amichevole Polaris_Nicole di quartiere c:

 

 

Capitolo 1: un piccolo gatto nero

 

Le luci delle candele illuminavano e riscaldavano l’interno di quella taverna dai tavolini di legno scuro e le pareti erano coperte da vessilli dai colori caldi e intensi, che rendevano l’atmosfera ancora più piacevole e goliardica.

L’oste, un uomo piuttosto avanti con gli anni, come indicavano i capelli striati di bianco, dallo sguardo burbero e dall’aspetto che lo faceva sembrare poco incline all’ironia, serviva pinte di birra e pezzi di cinghiale ben cotti agli avventurieri, entrati in quella locanda per passarvi la notte, che li richiedevano.

Un bardo se ne stava in un angolo del locale, seduto su una botte e con un liuto tra le mani, che suonava intonando una vecchia ballata molto popolare in quelle zone.

Narrava di un drago dalle squame iridescenti che si era innamorato di un giovane umano, che purtroppo cadde in battaglia. Secondo quella stessa ballata, nelle profondità delle foreste degli elfi era possibile incontrare un ragazzo dai capelli rossi e gli occhi scuri che aiutava i viaggiatori smarriti a ritrovare la via. Quel ragazzo non era che il drago stesso, la cui vera forma era celata sotto le fattezze del giovane che tanto aveva amato.

Will ascoltava con attenzione le sue parole, mentre osservava con aria distratta il boccale di birra che aveva davanti, ancora pieno, posato accanto ad una lettera dalla carta ingiallita che aveva appena finito di leggere.

Quando ancora era un bambino amava ascoltare quelle canzoni, ricordava con affetto sua madre, che gli cantava delle avventure di prodi cavalieri e nobili soldati che affrontavano mille avventure a cavallo di fieri destrieri.

Era raro però ascoltare delle ballate che parlavano di draghi, o almeno che non parlassero di uccisioni di questi ultimi o della loro furia inarrestabile, che poteva essere placata solo dal fendente di una lama che risplendeva alla fioca luce del chiaro di luna.

Quando la ballata terminò, si riscosse dalla trans in cui era precipitato, troppo assorto dai suoi ricordi, ricordandosi improvvisamente del luogo in cui si trovava, delle voci che si sovrapponevano, diventando alle sue orecchie nient’altro che schiamazzi indefiniti, e dell’olezzo di alcool che si levava non solo dal liquido ambrato che riempiva i boccali, ma anche da alcuni viandanti dalle gote sospettosamente arrossate.

“… E così mi sono avvicinato e gli ho dato un colpo di randello dritto sul muso!” aveva esclamato una voce vicina, che subito gli aveva fatto voltare il capo di lato, cercando di capire a chi appartenesse quella voce, posando subito gli occhi sui due ragazzi, seduti al suo stesso tavolo, che parlavano animatamente tra di loro

Cecil e Lou Ellen sembravano non curarsi minimamente di ciò che li circondava, continuando a narrarsi tra di loro storie e aneddoti sulla caccia ai draghi, caccia che conducevano da anni, che sembrava non finire mai.

Sentì Lou Ellen sbuffare, mentre si spostava una ciocca di capelli scuri dietro un orecchio e guardava diffidente Cecil, quasi non credesse alle sue parole.

“e tu vorresti farmi credere che un drago se n’è stato lì, tranquillo e mansueto, aspettando che tu cominciassi a colpirlo col tuo stuzzicadenti?” chiese infatti la ragazza, accennando un sorriso divertito all’espressione stralunata di Cecil, che purtroppo non durò poi molto, prima che cominciasse a decantare le lodi del sul randello e delle sue presunte mistiche capacità.

“ragazzi … Devo forse ricordarvi perché siamo qui?” si ritrovò ad esordire Will, prendendo parola per la prima volta quella sera e catturando l’attenzione dei due, che subito si voltarono verso di lui, come se l’avessero notato solo in quel momento.

Il primo a prendere parola fu Cecil.

“andiamo Will, ci abbiamo messo giorni per arrivare fin qui, almeno per una sera facci divertire!” disse infatti, con fin troppo risoluto.

“per una volta devo dare ragione a Cecil” rincarò la dose Lou Ellen, senza guardarlo, concentrando lo sguardo sulle sue mani, dalle quali si diffondevano fioche piccole scintille dal colorito violaceo. “Quel gruppo di orchi nella foresta mi ha stremato” aggiunse con un sospiro, mentre posava nuovamente le mani sul tomo rilegato e dall’aria antica che aveva davanti a sé, prima di tornare a posare lo sguardo sui suoi compagni di avventura.

“farà bene a tutti riposarsi un po’, dovresti cercare di rilassarti Will” concluse alla fine, accennando un sorriso in direzione del biondo.

Will si ritrovò senza più argomenti da sfruttare a suo favore, ritrovandosi sconfitto numericamente dagli altri due.

Ma ancor prima che potesse prendere parola, fu Cecil ad agire, spingendo il boccale di birra ancora pieno in direzione del biondo, facendolo sospirare.

“lo sai che non bevo, Cecil” gli ricorda, Will, tornando a guardare il viso del moro, contorto nella sua solita espressione furba che non prometteva mai nulla di buono.

“ma l’ho ordinata apposta per te! Non vorrai forse offendermi?” chiese quest’ultimo, cercando quasi di mostrarsi innocente ai suoi occhi, guadagnandosi solo un’occhiata di sbieco da parte del biondo, che poi abbassò lo sguardo sul liquido ambrato, aggrottando le sopracciglia in un’espressione confusa.

C’era qualcosa che non andava, era da un po’ che quella sensazione l’aveva investito, ma aveva pensato si trattasse di pura e semplice paranoia, una paura irrazionale dettatagli dal contenuto di quella lettera, ancora posata sul tavolo.

Ciò che aveva riportato in allerta quel suo timore era stata proprio la birra che, che nel boccale di vero spesso, era mossa da piccole onde circolari, che si diffondevano dal centro fino ai bordi ad intervalli regolari.

Forse era un dettaglio irrilevante agli occhi di un semplice umano, ma ai suoi occhi di elfo raramente sfuggivano quei particolari, che più di una volta gli avevano salvato la vita.

Tornò a guardare Cecil e Lou Ellen, che confusi incontrarono il suo sguardo.

Cercò di prendere parola, di avvisarli che qualcosa non andava, già immaginava la reazione di Cecil, che sicuramente avrebbe fatto qualche battuta, sulle sue orecchie puntute,-radar sempre pronte a captare i perenni e inesistenti pericoli che li circondavano.

Non avrebbe mai immaginato però che sarebbe stato interrotto dalla porta della taverna che, con un rumore sordo, si apriva, facendo scricchiolare con un suono stordente i cardini arrugginiti.

Il suono dei liuti e le voci suadenti dei bardi, le chiacchiere e le voci dei popolani, tutto si arrestò improvvisamente, mentre lo sguardo di chi ancora aveva abbastanza lucidità per reggersi in piedi si focalizzava sulla figura, in piedi dinnanzi alla porta.

Si teneva con una mano allo stipite della porta, con aria stanca, mentre teneva il capo basso e respirava affannosamente, alla ricerca disperata di ossigeno, che potesse restituirgli il fiato perso, probabilmente in una corsa spericolata che l’aveva portato fin lì.

Persino l’oste, confuso, lasciò la sua postazione sul retro del bancone, per avvicinarsi all’uomo, che finalmente alzò il suo sguardo, rivelando il suo volto segnato da diverse cicatrici.

Si guardò intorno, con aria spaventata, prima i aprire bocca e pronunciare una sola, determinante, parola.

“… Draghi, sono tre”

tre parole che scatenarono l’inferno in quell’angusta locanda, tra le grida terrorizzate dei presenti, che cercavano di farsi largo tra la folla pur di fuggire via.

Will, Cecil e Lou Ellen semplicemente si scambiarono uno sguardo stanco di rassegnazione.

“Sembra che non ci sia concessa neanche una serata di riposo … Meglio muoversi!” esordì Cecil, mentre afferrava con mano lesta i pugnali che teneva infilati nella cintura, con aria quasi soddisfatta,

Lou Ellen invece si alzò con fare stanco e infilò il suo tomo nella sacca che portava a tracolla, contenente diverse pergamene e altri strani oggetti magici, di cui Will ignorava la funzione.

“forse ho ancora un paio di incantesimi dalla mia parte” si limitò a dire, consapevole che non potevano fuggire dinnanzi alla battaglia, soprattutto se era proprio per combattere i draghi che avevano compiuto quel viaggio.

Si fecero difficilmente largo tra le persone, terrorizzate, indecise se fuggire o trovarsi un posto per nascondersi, pregando di non essere trovati.

Will li osservò uno ad uno e provò una grande pena per loro, oltre a sentire un profondo senso di amarezza invadergli il petto.

Sa cosa vuol dire temere i draghi, ancora di più conosce ciò di cui sono capaci, ha ormai perso il conto della distruzione dilagante che era già stato costretto a vedere, la sofferenza negli occhi di chi ha perso i propri cari, per il puro gusto di una creatura che ama guardare il mondo bruciare.

Will conosceva fin troppo quel sentimento, quel timore, la sensazione di impotenza … La stessa sensazione che aveva provato quando aveva visto la foresta bruciare. Il giorno in cui aveva perso tutto.

Era sempre stato una persona pacifica, nessuno avrebbe mai pensato che un giorno si sarebbe ritrovato coinvolto nella caccia ai draghi, lui che vedeva del buono in ogni cosa, lui che sognava di diventare un guaritore, che mai aveva desiderato di impugnare una spada.

Ma quando i draghi avevano distrutto tutto, forse avevano distrutto anche una parte di lui.

Giunsero finalmente all’esterno, dove il verso tuonante di una delle creature lo riscosse nuovamente dai suoi pensieri, mentre afferrava il suo arco e una freccia, pronto a colpire, privo di esitazione.

Cecil si rigirava tra le mani i pugnali, con aria esperta, non era semplice capire se lo facesse per prepararsi a colpire o semplicemente per darsi arie, sfere violacee cominciarono invece a danzare tra le mani di Lou Ellen.

Will scrutava l’oscurità che lo circondava, drizzando le orecchie, per capire da quale direzione giungessero quei versi infernali.

D’un tratto il cielo si illuminò a giorno, squarciato da un lampo innaturale che rese nitide le figure dei draghi.

Due, uno d’argento, col manto iridescente, che gli ricordò il drago della ballata, sebbene non sembrasse altrettanto gentile. L’altro invece era un drago rosso, di un colore acceso che ricordava le fiamme del suo soffio, implacabili e colme di passione distruttiva.

Li vide, gettarsi in picchiata verso terra, si preparò al loro attacco, incoccò la freccia, prese la mira, … E l’attacco non arrivò mai.

I draghi li sorpassarono senza battere ciglio, come se non li avessero neanche notati, superarono perfino la taverna, senza degnarla di uno sguardo.

I tre si scambiarono un’occhiata interrogativa, confusi da quel comportamento, fin troppo innaturale a loro avviso.

“… Forse stanno solo cercando il posto ideale per una siesta?” chiese Cecil, interdetto, passandosi una mano tra i capelli, ma ben presto dovettero scartare quell’ipotesi quando sentirono un urlo.

Una voce maschile, limpida, terrorizzata, si elevava e sovrastava perfino i versi di quelle creature.

Non vi furono molti giri di parole, Will fu il primo a correre nella direzione delle grida, stringendo il proprio arco tra le mani, seguito dagli altri due.

Non si chiese neanche per un momento, Will, perché tra tante persone in fuga, quei draghi sembrassero avere un unico e solo obiettivo, semplicemente aveva avvertito il pericolo ed era subito accorso in aiuto di quel misterioso sconosciuto.

Quando finalmente i due esseri si palesarono alla sua vista, riconobbe tra loro una terza figura, palesemente la loro vittima, riversa a terra e che, con sguardo spaventato, cercava inutilmente di fuggire ai due draghi, consapevole di essere ormai spacciato.

Nulla di più di un ragazzino, almeno in apparenza, dai capelli scompigliati e gli occhi neri, che risplendevano nella fitta oscurità, rischiarata appena dalla luce della luna e delle stelle.

Sarebbe stato tutto molto più romantico, se non fosse stato per i due lucertoloni cresciuti troppo che, distogliendo la loro attenzione dal ragazzino, notarono la presenza dei tre, voltandosi con fare decisamente poco amichevole.

Riuscì a malapena a sentire l’imprecazione di Cecil, prima di scansarsi di lato, per evitare un soffio di ghiaccio diretto verso di loro.

Scoccò un paio di frecce, certo di aver beccato almeno uno dei due draghi, mentre dardi infuotati si liberavano dalle mani esperte di Lou Ellen. Si perdeva spesso a guardarla, trovando che fosse la maga più talentuosa che avesse mai avuto l’onore di incontrare … Così come Cecil era il ladro* più spericolato, dato il modo in cui stava cercando di pugnalare il drago dalle squame rosse.

Will continuava a scoccare, ma ad ogni freccia che lasciava il suo arco, uno strano timore, ben più amplificato di quello che aveva provato in precedenza, cominciava ad invadergli il petto.

Rivolse uno sguardo ai suoi compagni che, dati i movimenti meno sicuri e quasi tremanti, sembrarono assecondare la sua ipotesi.

Anche i draghi, notò con sollievo, sembravano essere soggetti a quell’improvviso terrore.

Solo in quel momento tornò a guardare quel povero ragazzino indifeso … Che non sembrava più così tanto indifeso.

Notò che indossava abiti scuri, più precisamente si soffermò sugli strappi che mostravano le braccia nude, ricoperte di tatuaggi illuminati da una fioca luce verdastra.

Un necromante*.

Non ebbe il minimo dubbio nell’affermarlo.

I due draghi si ritrovarono costretti a fuggire via, feriti e terrorizzati, spiegando le ali possenti e librandosi nel cielo notturno, emettendo versi e lamenti, quasi di rabbia.

Lo sguardo dell’elfo ricadde immediatamente su quello che credeva essere un semplice e innocente ragazzino in difficoltà, che invece a quanto pare era riuscito a salvarli tutti.

Mentre gli altri due riprendevano fiato, decise di avvicinarsi, rimettendosi in spalla l’arco e riponendo nella faretra la freccia che ancora teneva in una mano.

Si chinò dinnanzi al moro, che sussultò alla loro vicinanza, scostandosi immediatamente e rivolgendogli un’occhiataccia, senza emettere un fiato, cercando quasi di intimidirlo solo con il suo sguardo di ossidiana.

Ancora i rimasugli dell’incantesimo cercavano, aggressivi, di farlo ritrarre, di rifuggire a quegli occhi, ma Will rimase lì, con lo sguardo puntato in quello dell’altro.

L’altro sembrò decisamente sorpreso da quel suo comportamento, probabilmente abituato a scatenare il terrore negli animi altrui con un semplice acido sguardo.

L’elfo lo osservò per un istante, il moro era ancora semi-sdraiato tra i fili d’erba, sicuramente privo di forze, assolutamente stremato, ma con lo sguardo di un guerriero pronto a scagliare contro di lui ogni suo attacco. Will sospirò.

“Non mi intimidirai con quello sguardo, sei messo così male che non riusciresti ad evocare neanche un osso di pollo**” disse tranquillamente, ma con uno sguardo determinato.

“come ti chiami?” gli chiese poi, continuando ad osservarlo.

Quel ragazzino sembrava colmo di misteri ai suoi occhi, lo incuriosiva non poco, il suo aspetto all’apparenza così innocente e indifeso che nascondeva in realtà un potere in grado di contrastare da solo ben due draghi … Ma a quanto pare anche di ridurlo in quello stato.

L’altro non sembrò volergli fornire una risposta, ma non distolse lo sguardo dal suo, quasi come se volesse controllare ogni suo movimento, accertarsi che non volesse attaccarlo.

“se non me lo dici dovrò decidere io come chiamarti … Sei un necromante, che ne dici di Mister. Morte**? O forse ti chiamerò micio, adesso ricordi tanto un gatto randagio” disse, per provocarlo un po’ e, dato lo sguardo del ragazzino, sembrò funzionare.

“… Nico”

fu l’unica parola che violò le labbra del ragazzo.

 


*la storia si ispira molto ad una campagna di d&d quindi ho diviso i personaggi tra le varie classi: Lou Ellen è una maga (ovviamente), Cecil è un ladro (dato che è un figlio di Hermes, anche se preferisco chiamare questa classe “rogue” dato che trovo la traduzione italiana un po’ imprecisa e fraintendibile), Will è chiaramente un elfo druido (all’inizio pensavo di farlo ranger, ma il druido ha anche dei poteri curativi, quindi sarebbe stato più in linea con il personaggio) e in fine il nostro Nico è un necromante (per ovvi motivi).


**ho cercato di inserire diverse citazioni alla parte finale del libro “Il sangue dell’Olimpo”.


Note finali: complimenti per essere arrivati alla fine del capitolo! Mi auguro vogliate inserire la storia nelle seguite e, se avete un po’ di tempo, lasciare una recensione per farmi sapere cosa ne pensate.

Vi ringrazio per la lettura e spero leggiate anche il secondo capitolo.

Alla prossima!

  
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