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Autore: lightoftheday    20/04/2005    2 recensioni
Cosa succede ad un giovane attore affermato quando entrano all'improvviso a far parte della sua vita una vecchia amica e suo figlio di quattro anni? Se poi lei non è una qualsiasi, i lontani ricordi si riaffacciano alla memoria e fanno pensare.
Genere: Commedia, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Dominic Monaghan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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v       Capitolo Ventinovesimo - Errori passati

 

Quelle giornate per Dominic stavano diventando nel loro insieme sempre più snervanti, non sapeva più davvero come rapportarsi né con gli altri né con i suoi pensieri, sempre più ingarbugliati.

E questo perché lui non perdeva occasione di ingarbugliarli sempre di più.

Ci mancava soltanto che si rimettesse a pensare a Chandelle e a quanto fosse stato male quando lei l’aveva lasciato.

Era successo due anni prima, erano stati felicemente insieme per più di un anno e mezzo fino a che lei di punto in bianco aveva deciso di trasferirsi in Australia per lavoro. Si ricordava della loro terribile discussione, l’ultima di quella serie, al termine della quale Chandelle gli aveva detto che stava seriamente pensando se non fosse stato meglio chiudere la loro relazione direttamente, piuttosto che portarla ancora avanti tra la lontananza e il suo costante menefreghismo nei suoi confronti e di quello che era bene per lei, come gli aveva detto.

Dominic era stato talmente tanto accecato dalla rabbia per quelle parole che Chandelle aveva pronunciato ingiustamente contro di lui che non aveva perso tempo a tradirla quella stessa sera, con una che ci aveva sempre provato con lui, nonostante tutti sapessero nel suo giro che era impegnatissimo. Non sapeva bene come Chandelle l’avesse scoperto, forse perché qualcuno a cose appena fatte l’aveva tempestivamente e zelantemente avvertita dell’accaduto.

Il giorno dopo, quando si era reso conto appieno dell’assurdità dell’azione che aveva compiuto, si era sentito assolutamente in colpa, e stupido. Non era da lui reagire così e non gli era mai capitato. Quello che aveva appena fatto era del tutto fuori di ogni logica, era squallido essersi fatto prendere dalla rabbia in quel modo, anche molto triste. Si sentiva tremendamente disgustato per essersi scoperto capace di una cosa simile, scatenata poi da cosa esattamente, per le cose che si erano detti? Durante quella discussione sapeva di avere espresso dei concetti esagerati, aveva sbagliato modo di dirle che non voleva che se ne andasse perché lo spaventava l’idea di averla lontana, forse l’aveva aggredita senza volerlo. Quello che poi era uscito fuori dopo, mentre quella discussione prendeva dei toni sempre più accesi, sapeva di non pensarlo e molto probabilmente nemmeno lei lo pensava.

Anche se si sentiva sporco e terribilmente in colpa per quello che aveva fatto, aveva deciso di non dirle niente, non voleva essere così egoista da dirle tutto per liberarsi la coscienza con la scusa che doveva farle sapere la verità, quell’episodio l’avrebbe fatta stare male e basta. Preferiva essere lui a soffrire di rimorsi piuttosto che lei per via della sua azione sconsiderata. La verità in fondo non era altra se non il fatto che lui fosse innamorato di lei e che sì, gli sarebbe mancata, ma sarebbe stato lì ad aspettarla al suo ritorno perché il suo posto in quel momento non poteva essere altro che quello.

Quando si erano visti il giorno dopo Chandelle da prima aveva ascoltato le sue scuse ostentando un’apparente calma, poi l’aveva cacciato da casa sua, dicendogli che sapeva tutto e che non voleva più vederlo.

Aveva provato a cercarla per diversi mesi, si era arreso quando era venuto a sapere che là in Australia si frequentava con un altro, con il quale si era addirittura sposata dopo poco più di un anno da quando lui aveva avuto la notizia e l’aveva lasciata in pace.

Sperava per lei che fosse felice, per lui dopo quella rottura non c’era stata più una stabilità sentimentale e la felicità che aveva sempre provato era sempre stata così effimera e le sue relazioni erano sempre finite così male che ovviamente era rimasto a rimpiangere quelle emozioni vere e reali che solo nella sua relazione con Chandelle, la prima in assoluto che fosse riuscito ad avere che fosse abbastanza lunga e affrontata con maturità da essere considerata tale, era riuscito a provare.

Madeleine l’aveva ascoltato sfogarsi delle sue frustrazioni e dei suoi sensi di colpa così tante volte in quel periodo, Dominic sapeva di doverle parecchio: se lei non gli fosse stata vicino in quel periodo e non l’avesse preso in quel modo particolare in cui solo lei sapeva prenderlo, tutto sarebbe stato peggiore. 

 

Non appena con Madeleine erano arrivati a casa sua avevano avuto una sorpresa inaspettata e, sulle prime, Dominic non avrebbe saputo dire se gradita o sgradita. Sul prato davanti a casa sua Yume ed Owen si stavano rincorrendo ridacchiando, nel solito atteggiamento gioioso che avevano mentre giocavano, che poi era quello di tutti i bambini persi in quel passatempo.

La parte piacevole per Dominic risiedeva nel semplice fatto che era comunque sempre bello vedere Owen  e Yume che si divertivano, la parte che non lo era più di tanto era che non si aspettava di trovarli già a casa, si aspettava infatti di veder comparire da un momento all’altro sia Sakumi che Irene.

I bambini avevano per un attimo interrotto le loro corse, Owen a passetti veloci era andato verso di lui, che l’aveva salutato, investito però subito dalle chiacchiere del bambino.

- Oggi siamo stati in un asilo dove c’erano due scivoli enormi.- aveva detto mentre, come faceva solitamente, si era messo a tirare il braccio destro di Dominic. Senza aspettare una risposta si era girato a guardare verso sinistra, guardando incuriosito Madeleine. Dopo un po’ aveva dato segno di averla riconosciuta e le aveva sorriso. - Ciao.- le aveva detto.

- Ciao caro!- gli aveva risposto la donna. - Come stai?-

- Bene.- aveva risposto il bambino, per poi immediatamente tornare a parlare degli scivoli dell’asilo. Yume era rimasta per un momentino in disparte a guardarli, almeno finché non era stato Dominic a salutarla, allora si era avvicinata pure lei, immediatamente seguita dall’apparizione di Sakumi che era uscita dall’ingresso principale con l’unico intento di richiamare semplicemente i bambini. Sorpresa di vedere Dominic e un’altra persona che sul momento non aveva riconosciuto, era uscita del tutto avviandosi verso di loro, sorridendo.

- Buonasera.- aveva detto quando era stata davanti a loro. - Scusa quest’invasione, ma non abbiamo fatto in tempo a tornare a casa che Irene è stata contattata dall’ufficio per un’emergenza sul caso a cui sta lavorando ed è dovuta andare via di corsa. Ormai eravamo qui e siamo rimasti qui.-

- Hai fatto bene.- l’aveva rassicurata Dominic al quale non era dispiaciuto affatto aver trovato Sakumi in casa. - Vi conoscete già?- aveva chiesto non ricordandosi se si fossero incontrate lei e Madeleine alla festa di compleanno di Owen. Le aveva presentate comunque, le due donne si erano strette la mano dicendosi reciprocamente che si ricordavano l’una dell’altra. Guardando per un istante in faccia Madeleine aveva notato la sua finta indifferenza, del resto lei si era accorta del fatto che si piacevano fin dalla festa di Owen e lui le aveva appena raccontato quello che c’era stato tra loro nemmeno dieci giorni prima, non si era stupito dell’espressione vagamente incuriosita della donna.

- Al suo ufficio non hanno proprio potuto fare a meno di chiamarla?- aveva chiesto Dominic.

Sakumi aveva fatto spallucce. - Evidentemente. Credo che fosse una cosa importante, lei si è un po’ lamentata ma poi è andata via di corsa, in ogni modo avevamo finito il nostro giro per oggi e pare che sia andata bene, a loro è piaciuto l’asilo che abbiamo visto, vero che vi è piaciuto?- aveva detto girandosi verso i bambini che però, dato che Lilly era appena uscita dalla casa, erano del tutto distratti.

- Ci hanno già abbondantemente informato.- le aveva detto Dominic, sorridendole. - Soprattutto sugli scivoli.-

Sakumi aveva riso ripensandoci. - Non ci riusciva più di farli scendere!- aveva raccontato.

Erano entrati in casa e si erano accomodati nel soggiorno, anche i bambini erano rientrati, avevano sparso tutte le costruzioni di Owen e si erano messi a costruire qualcosa sul tappeto dell’ingresso, discutendo prima per un po’ su cosa avrebbero dovuto costruire. Gli adulti non ci avevano badato più del dovuto, anche perché Madeleine aveva giusto avuto il tempo di fare qualche coccola a Lilly, come aveva detto di aver voglia di fare, poi era dovuta scappare via, verso l’aeroporto. Dominic aveva tentato in tutti i modi di convincerla a farsi accompagnare da lui, ma lei sapeva che l’aeroporto non era esattamente il posto più adatto da frequentare per uno con la sua notorietà, quindi si era rifiutata categoricamente di accettare quel favore.

Dominic non aveva potuto fare altro che accontentarla e chiamare per lei un taxi, che si erano messi ad aspettare subito dopo aver fatto quella telefonata fuori dal cancello di casa sua, dove con la solitudine ritrovata erano riusciti a salutarsi come si deve.

- Promettimi che stai tranquillo, e che cerchi di essere comprensivo con Irene. E soprattutto promettimi che non ti farai più quella giapponese, ma dai, pare un pezzo di ghiaccio!-

Dominic era scoppiato a ridere. - Ma che diavolo stai dicendo! Non è affatto un pezzo di ghiaccio e poi non ho nessuna intenzione di farmela un’altra volta, per inciso.- ci aveva pensato un attimo prima di parlare nuovamente. - Soprattutto perché non credo che le interessi più di tanto provare quest’articolo un’altra volta, lo ammetto…-

Stavolta era stata Madeleine a scoppiare a ridere. - Sei veramente un caso patologico! Mi dici un motivo, uno solo, per cui dovresti rivederti con lei e che non sia per fare sesso?-

- Ne hai tolto uno bello grosso, eh!- aveva scherzato Dominic, anche se aveva capito dove Madeleine volesse andare a parare, quindi non aveva continuato, anche perché il taxi che avevano chiamato stava arrivando.

L’ultima cosa che aveva visto era Madeleine seduta accanto al finestrino che si dava una leggero bacino sulle punta delle dita e poi lo salutava con quella stessa mano. Quel pomeriggio era stato bello, Dominic sperava solo di non rovinarsi il resto della giornata con le sue assurde paranoie.

 

Era rientrato in casa percorrendo il viale con lentezza, come se non avesse voglia di raggiungere la sua meta. Rientrando si era trovato davanti Lilly, comodamente accoccolata sul tappeto e con la lingua penzoloni mentre sembrava quasi tenere d’occhio Owen e Yume che avevano continuato a giocare con le costruzioni.

Il cane si era girato appena a guardarlo, ma poi era tornata con gli occhi sui bambini; proveniente dalla cucina intanto aveva sentito Sakumi parlare al telefono, in giapponese.

Aveva fatto giusto qualche passo avvicinandosi ad Owen, aveva piegato le ginocchia rimanendo sulle punte dei piedi. Non aveva avuto bisogno di chiedere.

- Costruiamo una macchina.- gli aveva detto il bambino, - Ci aiuti?-

- Ok.- aveva risposto Dominic. - Vi raggiungo fra un minuto, tenetemi il posto.-

Dopo essere salito in camera sua ed essersi messo addosso qualcosa di più comodo era sceso nuovamente, sedendosi con loro sul tappeto, mentre ancora sentiva Sakumi chiacchierare a raffica dalla cucina. Si era chiesto se la lingua inglese, sentita da qualcuno che non la conosceva, fosse altrettanto incomprensibile.

Senza pensarci oltre aveva battuto le mani, un gesto che aveva richiamato di scatto Lilly che si era girata a guardarlo, per poi vedere che stava guardando da un’altra parte e tornare a sonnecchiare.

- Allora! Qual è lo stato dei lavori, capo?-

Owen si era girato a guardarlo un po’ stranito, sembrava volesse dirgli hey, mica siamo gli ingegneri della Renault al lavoro per la macchina del gran premio! Si era limitato a mettergli in mano un pezzo delle costruzioni e a dirgli dove metterlo, poi era stato Dominic a farlo da solo, anche se chiedeva sempre prima a loro se andava bene. Quando Owen aveva dichiarato supportato da Yume che avevano finito, il terzetto si era messo in contemplazione dell’opera appena compiuta.

- Che strana.- aveva asserito Yume perplessa.

- E’ una macchina del futuro.- aveva ribattuto Owen.

Dominic, essendo l’unico che ancora non aveva parlato, era ovviamente sotto lo sguardo dei due bambini che aspettavano una sua opinione. Non appena se n’era accorto aveva sorriso.

- In effetti ha un che di futuristico.- aveva commentato.

- A me non mi piace.- aveva continuato Yume.

- Perché?- aveva detto leggermente risentito Owen.-

- E’ brutta, e poi le macchine sono di un colore solo, mica come questa.-

I bambini avevano nuovamente guardato Dominic, segno che era il suo turno di dire la sua. Si trovava tra due fuochi, non era facile immaginarsi cosa avrebbe dovuto rispondere loro.

- Ne facciamo un’altra?- aveva proposto.

Gli era andata bene, i bambini sembravano essere concordi. Si erano messi entrambi a distruggere il loro ultimo capolavoro e quando i pezzi erano stati tutti recuperati Owen aveva preso le costruzioni a cui erano state applicate delle ruote e li aveva piazzati nello spazio libero davanti a loro.

Quando Sakumi aveva concluso la sua telefonata li aveva raggiunti sedendosi sul tappeto accanto a Dominic, che per un po’ aveva abbandonato i bambini per fare due chiacchiere con lei. Non che si fossero detti molto, Sakumi aveva appena avuto il tempo di lamentarsi che se lei non andava a lavorare i suoi pochi dipendenti sembravano tutti persi, che Dominic era stato richiamato al dovere poco dopo da Owen e Yume che gli avevano ricordato che doveva aiutarli. Così, cercando di dare udienza ad entrambe le parti stava distrattamente mettendo qualche pezzo a caso sulla costruzione altrettanto strana che i bambini stavano mettendo su quella volta.

Sakumi gli aveva raccontato ancora un po’ di quel pomeriggio appena passato, Dominic nuovamente si era distratto dalla costruzione e si era girato del tutto verso la donna affascinante che gli parlava sorridendogli. Con la luce del tardo pomeriggio che filtrava dalle vetrate in soggiorno, quell’ingresso assumeva un’aria allegra, i colori sembravano quasi più vividi, Sakumi in ogni modo non perdeva mai il suo fascino ma in quel momento Dominic non aveva potuto fare a meno di pensare a cosa Madeleine gli aveva detto prima di andare via, non più di una mezz’ora prima.

Sapeva perché Sakumi gli sembrava così bella in quel momento, era come ogni altra volta: stava per ricadere nella solita trappola, in quel circolo vizioso di cui aveva parlato a Madeleine, quello che gli faceva pensare ogni volta che una donna che sembrava minimamente interessata a lui forse potesse significare qualcosa in più. Fortunatamente a distoglierlo per l’ennesima volta da lei era stato Owen, che sembrava piuttosto arrabbiato. Gli aveva dato un colpetto sulla mano per richiamarlo e gli aveva detto:- Ma insomma ci aiuti o no?-

Lo stava guardando minaccioso, con le mani puntate sui fianchi, Dominic era scoppiato a ridere.

- Vieni un po’ qui, delinquente?- gli aveva detto prendendolo di peso e mettendoselo sulle ginocchia, incominciando subito a fargli il solletico.

Owen ridacchiava e si contorceva cercando di sfuggirgli anche se si divertiva, Yume che non voleva essere esclusa, o semplicemente per andare in soccorso del suo amichetto, si era buttata contro Dominic riuscendo, per averlo preso di sorpresa, a farlo atterrare di schiena. La situazione si era ovviamente ribaltata, i due bambini stavano avendo la meglio su di lui che fingendosi sconfitto stava gridando aiuto, al quale aveva risposto Lilly che si era avvicinata attirata dal trambusto e, dopo aver girato intorno al tappeto e a Sakumi che rideva divertita per la scenetta, si era messa dietro a loro. Invece di aiutarlo però si era approfittata della situazione, aveva abbassato la testa pelosa per leccare il suo padrone in faccia.

- Ma in tre non vale, non è giusto!- aveva esordito Dominic.

- Sì che vale, sono tutti più leggeri e l’unione fa la forza!- aveva commentato Sakumi.

Come gli fosse venuta quell’idea non lo sapeva bene nemmeno lui, per lo meno era sicuro di poter dire, essendoci stato a letto, di avere almeno un po’ di confidenza con lei, ma non così tanta da mettere in pratica l’idea che gli era venuta in mente. Forse se ci avesse pensato appena un paio di secondi in più era ben probabile che gli sarebbe passata anche la voglia.

- Ma tu che fai, stai lì e ci guardi?- aveva subdolamente detto mentre guardava i bambini indicando con dei cenni della testa la donna.

- Perché, che dovrei fare?- aveva chiesto lei.

- Farti fare un po’ di solletico anche tu!-

A quelle parole, quasi come se si fossero precedentemente accordati, prima Yume e poi Owen erano partiti alla carica, ma Sakumi aveva dimostrato di sapersi difendere più di lui. Si era arresa solo quando Dominic le aveva appoggiato leggermente le mani sulla vita, quasi come se volesse tenerla ferma, anche se non la costringeva affatto.

- Attaccate ora che ve la tengo ferma!- aveva detto scherzando, i bambini non se l’erano fatto ripetere due volte e anche Sakumi gli aveva assecondati: aveva appoggiato la schiena contro il petto di Dominic, che si era messo dietro di lei allungando le sue gambe parallelamente a quelle della donna, movimento che aveva permesso a lui di abbracciarla quasi.

Mentre Owen e Yume si stavano divertendo e Sakumi li stava lasciando divertirsi, dimostrando inoltre di non essere nient’affatto disturbata della libertà che si era preso Dominic; Lilly in tanto si era alzata abbaiando per unirsi al clima d’ilarità generale che si era creato: in un gesto che era propriamente giocoso aveva allungato le zampe anteriori abbassandosi su esse e mantenendo il sedere in alto mentre dimenava la coda.

Era stato esattamente così che li aveva trovati Irene rientrando più tardi delle sette, mentre si divertivano come dei pazzi e sembrava che tra loro ci fosse una tale confidenza che l’aveva fatta immediatamente sentire così di troppo che faceva male. Soprattutto faceva male guardare Owen e vedere che stava ridendo in modo così spensierato e felice, in quel modo che a lei non riservava più da qualche tempo.

Era nervosa e stanca, dall’ufficio non avevano potuto fare a meno di lei e si era dovuta scontrare come quasi sempre con la poca disponibilità dei suoi colleghi e con le occhiatacce del suo diretto superiore che sembrava dirle: cosa ce lo hai chiesto a fare il pomeriggio libero, se sei qui a lavorare evidentemente non ti serviva poi così tanto. Avrebbe dovuto sprecare troppe energie per mettersi a spiegare loro tutto, così se li era sorbiti in silenzio come al solito, pensando a come avrebbe fatto a sopravvivere per due anni lì.

E poi tornava a casa per vedere che lei lì era quasi inutile, che Dominic e Sakumi sembravano avere la situazione così sotto controllo e, cosa immensamente difficile da non notare, sembravano andare talmente tanto d’accordo fra loro che sembravano quasi una coppia in quel momento.

Improvvisamente si era resa conto che i suoi sospetti su di loro non dovevano essere tanto infondati.

Aveva cercato di sorriderli nel modo migliore che poteva, scacciando tutti i pensieri, aveva appoggiato la sua borsa all’entrata, mentre Sakumi, scioltasi dall’abbraccio di Dominic e liberatasi dei bambini, si alzava e le andava incontro, arrivando a lei dopo Owen che per primo era andato a salutarla. Irene l’aveva preso in braccio e gli aveva dato qualche bacio ai quali Owen aveva risposto.

Intanto Dominic e Yume si erano anche loro alzati, Irene aveva salutato la bambina prima di andare a cambiarsi per togliersi il tailleur che aveva dovuto indossare di fretta prima di uscire, per lui non aveva avuto né un sorriso né una parola gentile, gli aveva rifilato uno ciao abbastanza demotivato da fargli pensare che le cose non stavano cambiando e se mai cambiavano, in ogni modo, peggioravano.

Sakumi, quando erano stati nuovamente loro due con i bambini e il cane gli era andata vicino e gli aveva detto a bassa voce. - Santo cielo che giornata che deve aver avuto. Non la invidio per niente, quello studio di avvocati deve essere un tale covo di serpi, vorrei sapere chi gliel’ha fatto fare di infilarcisi.-

Dominic aveva evitato di dirle che con lei c’erano tanti altri che se lo chiedevano, anche perché Sakumi non gli aveva dato molto il tempo di risponderle, aveva continuato.

- Tu comunque sei fantastico con i bambini, e scommetto che lo sei anche con lei. Per quel che puoi prenditene cura il più possibile, sta attraversando veramente un brutto momento.-

- Lo so.- aveva risposto malinconicamente Dominic, - Peccato che non mi permette di fare niente per lei.- aveva aggiunto evitando di rivelarle altri particolari.

- Per come credo che tu sia, sono convinta che ti basterebbe ancora un niente per convincerla. Insisti.-

Dominic le aveva sorriso mentre Sakumi gli appoggiava delicatamente una mano su una spalla e gli dava un bacio su una guancia, continuando a portare avanti quel clima confidenziale che si era instaurato.

Lei la faceva troppo semplice, lui lo sapeva, ma forse aveva ragione, doveva insistere il più possibile.

Sakumi per quella sera aveva evitato l’invito a cena di Irene. Dopo averle chiesto di aiutare Owen a rimettere tutti i pezzi delle costruzioni con cui avevano giocato nel secchiello da dove le avevano rovesciate per terra, aveva preso sua figlia ed era andata via, lasciando Dominic, Irene e il piccolo da soli, in una situazione alquanto imbarazzante.  Dominic aveva accompagnato Sakumi al cancello, nel viale si erano scambiati un altro bacio, di commiato, Irene li aveva potuti vedere affacciata alla porta e aveva riconosciuto quella specie di confidenza che si può instaurare solo quando due persone hanno condiviso qualcosa. Nella condizione particolare in cui li vedeva, Irene non aveva dubbi che ciò che avevano condiviso era sicuramente un letto.

Non le interessava e non erano affari suoi, ma la infastidiva pensarlo a letto con Sakumi, ed anche l’atteggiamento di lei, non solo per quelle libertà che evidentemente si erano presi davanti ai bambini, ma anche per averle praticamente mentito. Del resto, tacere una cosa per lei era praticamente come mentire.

Owen l’aveva distratta avvicinandosi a lei e circondandole la vita con le braccia, Irene aveva abbassato lo sguardo su di lui, incontrando i suoi grandi occhi color nocciola non aveva potuto fare a meno di sorridere, cosa che aveva fatto anche il bambino di rimando. Irene l’aveva preso in braccio, tornando a baciarlo.

- Hai fame?- gli aveva chiesto.

Owen aveva inclinato leggermente la testa da un lato, come per dire così così.

- Allora abbiamo tempo di pensare bene a cosa possiamo cucinarci, così mi aiuti.-

Era un gioco che facevano spesso in Inghilterra quello di aprire un grosso libro illustrato di ricette che Irene teneva nella cucina del loro appartamento a Birmingham e mettersi a pensare di preparare qualcosa che avesse attirato la loro attenzione dalla foto. In genere poi all’atto pratico della cosa non lo facevano, ma era un gioco divertente. Owen aveva sorriso dimostrandosi piuttosto felice di quell’idea della sua mamma.

Per il resto Irene aveva cercato invece di ignorare il più possibile Dominic quella sera, aveva risposto praticamente a monosillabi alle sue domande sempre e comunque, e non solo perché era stanca e per quella storia di Sakumi, che ormai le sembrava palese.

Grace l’aveva chiamata quel pomeriggio per dirle che non si poteva più occupare di Owen. Alla sua legittima domanda di avere una spiegazione, Grace si era prodotta nel racconto di un’assurda storia della fanciulla sedotta e abbandonata, da Dominic.

Ovviamente faceva acqua da ogni parte per lei che Dominic poteva dire di conoscerlo abbastanza bene e che sapeva che lei gli moriva dietro dalla prima volta che lo aveva visto. Lui doveva evidentemente averle detto di no e lei si era inviperita, tipico atteggiamento di tante ragazzette come lei.

Ma intanto, oltre che a dover pensare al trasloco, all’asilo e ai suoi problemi sul lavoro, si trovava anche senza una baby sitter per Owen. Un problema che, se non ci fosse stato Dominic di mezzo, avrebbe potuto essere evitato.

   
 
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