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Autore: PrincessintheNorth    29/10/2017    1 recensioni
Prequel di "Family"!
Nel regno del Nord, una principessa e Cavaliere dei Draghi, Katherine, farà conoscenza di Murtagh, il Cavaliere Rosso che si è autoimposto l'esilio ...
In Family abbiamo visto il compimento della loro storia e il loro lieto fine: ma cos'è successo prima?
"-Principessa, per l’amor del cielo … - prese a implorarmi Grasvard. – Spostatevi da lì … non vi rendete conto di chi è?
-È Murtagh figlio di Morzan, ex Cavaliere del Re Nero, erede del ducato di Dras-Leona. – ringhiai. – So benissimo chi è. So anche che è un essere umano come me e come te, a meno che tu non sia un elfo sotto mentite spoglie. È un essere umano ed è vivo per miracolo. Quindi, dato che come me e come te è carne e sangue, gli presteremo le cure che necessita. Sono stata chiara abbastanza?"
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Castigo, Eragon, Murtagh, Nuovo Personaggio, Un po' tutti | Coppie: Selena/Morzan
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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MURTAGH
 
 
E se non la volessi corteggiare?
Tu la vuoi corteggiare, scemo, sospirò Castigo.
No. Non voglio. Non voglio che faccia la fine di Ashara.
Non sarà come Ashara. Sai che i Leoni sono i più forti. Non devi far altro che richiamarli, ammazzare Grasvard e sposarla.
Non è detto che io vinca. Potrebbe rapirla. No. Non posso corteggiarla. Non posso permettermi di innamorarmi di lei ancora di più …
Anche se è la cosa che più vorresti al mondo? 
Non è lei la cosa che più voglio. Altrimenti me la sarei già presa. No, voglio che … voglio che lei mi ami. Voglio che lei desideri davvero di stare con me. Voglio conquistarla. E certe cose … non posso comandargliele. Non sono istantanee. Dato che non voglio che a lei capiti qualcosa di brutto, che di sicuro capiterebbe se la corteggiassi e la cosa fosse pubblica, non voglio corteggiarla, perché significherebbe metterla in pericolo e non è ciò che voglio.
- EHI!
Troppo preso dai miei pensieri, ero andato addosso a Katherine.
Mandandola per terra.
Di nuovo.
- Katie … scusa …
- Non fa niente. – sospirò con un mezzo sorriso. – Davvero. Che ci faceva mio padre da te?
- Ma un sano piatto di affari tuoi, nanetta?
- Non sono bassa!
- Non mi arrivi neanche alle spalle.
- Alle spalle sì.
- Okay. Non riusciresti a superarmi nemmeno saltando.
Mi guardò male, poi saltò.
E mi superò. Di poco, ma lo fece.
- Ah! – rise. – Visto?!
- Era prevedibile.
Era bellissima.
Non la vedevo sorridere così da … beh, non mi ricordavo quanto.
Ma credevo di aver già visto quel sorriso sul suo viso prima d’ora, no, non credevo, ne ero assolutamente certo.
Razionalmente non c’era spiegazione.
Era più una sicurezza di cuore, di pancia.
- Allora? Che voleva mio padre?
- Devo solo andare al Sud per affari, niente di che.
- Ti sta cacciando?
La sua espressione mutò dalla felicità alla paura, e mi odiai per aver provocato quella reazione. 
- No, niente di che. È solo … sembra che Grasvard …
- Potresti evitare di dire quel nome, per favore? – mi interruppe, mentre un brivido le percorreva la schiena.
- Katherine, te l’ho detto. Non devi aver paura di lui. Sei protetta.
- Mmh …
- Ci credi?
- Cosa?
- Mi credi quando ti dico che non sei da sola e senza protezione?
No.
Non mi credeva.
Ma se per questo, non credeva a nessuno che glielo dicesse.
Quell’essere le aveva fatto crollare ogni fiducia in tutti. In sé stessa, nella sua famiglia, in me.
Non si fidava di nessuno.
- Sì …
- Quanto mi stai mentendo da uno a dieci?
Arrossì lievemente. – Sette? – tentò.
- Anche otto.
Fece un mezzo sorriso, e sospirò.
- Come fai a capirlo?
- Semplice, ti dico una bugia e vedo la tua reazione. – la presi in giro. – Si chiama gioco delle facce …
- Lo facevamo da bambini. – sospirò.
- Funziona anche sugli adulti, a quanto pare.
Rise di nuovo, e quella risata fu come acqua fresca per me.
Ero riuscito a renderla, anche se per un breve momento, felice. 
- Comunque. – riprese. – Gr … lui ha un esercito, quindi?
- Quindi tuo padre non ha abbastanza uomini. Mi ha chiesto di andare a fare una leva militare giù.
- No. – lei scosse la testa. – No, non è vero. Non te l’avrebbe mai chiesto.
- Kate …
- Mio padre non lo farebbe mai! – protestò, ma capii che non era arrabbiata con me, quanto con la possibilità che Derek l’avesse chiesto davvero. Che poi, che c’era di male? – Non chiederebbe mai a uomini non del Nord di combattere per la nostra causa!
- Adesso calmati.
- NO!
- E invece sì.
Dovetti tenerla ferma, stretta contro di me, perché si calmasse. Avevo scoperto, al Tridente, che era l’unico modo per calmarla quando andava in ansia. Avere una presenza solida a cui aggrapparsi la aiutava moltissimo.
Quindi ero diventato uno scoglio.
- Va tutto bene, Katie. Calmati.
Tremava come una foglia, e capii che stava sfogando non solo la rabbia, ma tutte le emozioni represse degli ultimi giorni.
- È normale che me l’abbia chiesto. Sei sua figlia e farebbe qualunque cosa per te.
E anch’io.
- Ma …
- Non voleva farlo. Ma ha dovuto, per amor tuo. Quindi dovresti apprezzare il suo gesto, dato che ha sottomesso l’orgoglio all’amore per te.
- Non ho detto che non lo apprezzo … anzi … ma … sono io che non voglio che … che altri combattano per me …
- Non combatteranno per te, tranquilla, lo faranno per denaro.
- Ma alcuni moriranno contro un mio nemico.
- È un nemico di tutti. Pensi che si fermerà una volta conquistato il Nord?
Sospirò. – No.
- Quindi, Impero e Nord devono unire le forze. Grasvard è un problema di tutti. E tutti lo combatteremo. Tu sei la sua vittima preferita, perché sa che indebolendo te, colpendo te, colpisce tutta la famiglia reale, e così il Nord cadrebbe. Sei il punto debole di tutti.
- È una cosa brutta?
- Vuol dire che tante persone darebbero la vita per vederti al sicuro. È una cosa sia bella che brutta.
- Più brutta, dato che tutte quelle persone potrebbero morire a causa mia … - vidi le lacrime luccicare nei suoi occhi, e fu una stoccata al cuore. – Sarei dovuta morire nel ghiacciaio …
- Non dirlo nemmeno per scherzo. – dissi in fretta, mentre davanti ai miei occhi compariva l’unica paura che avessi provato laggiù. Lei, riversa tra le mie braccia, la pelle azzurrina dal freddo, morta. – Hai capito?
Fu quando vidi la sua espressione turbata che capii di averlo quasi urlato, e di starle stringendo le braccia.
- Scusa …
- Niente. Non fa niente. – mormorò.
- Vedrai che andrà tutto bene. Te lo prometto.
Sospirò, e restò tra le mie braccia ancora un po’.
- Quando partirai?
- Questo pomeriggio.
Sgranò gli occhioni, che di nuovo si riempirono di lacrime.
- Così presto?
- Così finirà tutto prima, no?
Così non dovrò più averti tra le braccia, con il bisogno di baciarti e dirti che ti amo.
Così magari riuscirò a ragionare ed eliminare questo sentimento, che ci sta portando alla rovina.
Così magari riuscirò a salvarti da me stesso, amore mio.
- Suppongo di sì. – sussurrò, riprendendo il suo solito contegno.
- Già.
Era ancora abbracciata a me, e il suo profumo di fiori continuava a inebriarmi i sensi.
-     Sarà meglio che vada a prepararmi. – mormorai.
Se avessi continuato a tenerla, non sarei riuscito a lasciarla andare.
- Giusto …
Fece un passo indietro, con un piccolo sorriso.
Si allontanò in fretta, senza voltarsi indietro.
E capii di averla ferita.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Era tutto pronto.
Castigo, sellato e pronto a spiccare il volo, le bisacce legate alla sua sella, piene di rifornimenti.
E tutti erano lì, per salutarmi.
Derek, Miranda, Alec, Audrey e Katherine.
Lei fu l’ultima che salutai, e cercai di riservarle lo stesso trattamento degli altri.
Sia esternamente, che dentro di me.
- Allora … a presto. – mormorò, cercando di ostentare un’espressione felice.
- Sì …
Era bellissima.
Più del solito.
Un abito di velluto color avorio le fasciava il corpo, valorizzando ogni dettaglio. Un mantello grigio bordato di pelliccia di lupo segnalava la sua nobiltà, insieme alla tiara di diamanti posata sui capelli.
Appena sotto, gli occhi brillanti, le guance rosate e la pelle vellutata, le labbra rosse e piene.
Decisi di ricordarla così.
Dato che non l’avrei mai più rivista.
- A presto, Katie.
Un lieve sorriso le incurvò le labbra, e salii su Castigo, afferrando il pomolo della sella.
Pochi attimi dopo, eravamo immersi nelle nuvole.
   
 
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