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Autore: Leila 95    02/11/2017    5 recensioni
Da quando si erano trasferiti in quel minuscolo paesino, lontano anni luce dal resto del mondo e dimenticato da Dio, Leia non aveva avuto una vita facile: aveva dovuto fare i conti con una realtà diversa, alla quale si ostinava a non volersi abituare. Nuove persone erano entrate nella sua vita, e non con tutte aveva stabilito un buon rapporto...
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Han Solo, Luke Skywalker, Principessa Leia Organa, Un po' tutti, Wedge Antilles
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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          Capitolo XII
L’area dove sorgeva il vecchio zuccherificio era abbandonata da tempo. I vecchi capannoni che una volta ospitavano i macchinari per la raffinazione e l’impacchettamento dello zucchero giacevano dismessi, rovinati dal tempo e dalle intemperie; pezzi di coperture – ormai rossi per la ruggine – si erano staccati dai tetti e giacevano a terra. Nel complesso, tutta la zona aveva assunto un aria spettrale.
La fabbrica un tempo doveva essere stata molto produttiva, a giudicare dalla grandezza dei locali che ancora esistevano: ben otto capannoni fra quelli adibiti alla produzione e all’immagazzinamento – disposti quattro a destra e quattro a sinistra di una larga strada sterrata – ancora torreggiavano sull’area; vi era poi un ampio parcheggio, probabilmente per i dipendenti, e uno spazio per il carico delle merci sui camion.
Secondo Leia un’area tanto vasta poteva essere riqualificata e destinata ad uno scopo che fosse più utile, come ad esempio un parco verde. Purtroppo però, quello zuccherificio non era di proprietà del comune ma in mano ai privati, che non avevano trovato di meglio che lasciarlo arrugginire senza dargli un futuro. Un’area di dimensioni così vaste era diventata col passare degli anni un ritrovo per teppisti e graffitari, che avevano colorato a loro modo pareti sporche e vecchie. Era lì, in quella terra di nessuno, che si organizzavano rave party, combattimenti clandestini e gare di velocità: lì, fra quei capannoni in rovina, giravano incredibili quantità di soldi fra scommesse e vincite illegali.
 
Era proprio lì che Leia si stava recando in quel momento. Era venuta a conoscenza del fatto che stava per svolgersi una corsa di motociclette, e che Han vi avrebbe partecipato. Non era stato Han ad informarla di questo fatto, ovviamente: aveva origliato una conversazione telefonica fra suo fratello e Wedge, nella quale si mettevano d’accordo per andare a vedere la sfida. Da quanto aveva ascoltato, questa gara era particolarmente importante e c’era in ballo una grossa vincita: vi avrebbe preso parte anche Talon Karrde – uno dei corridori clandestini più noti e temuti – e questo aveva attirato scommettitori e allibratori anche di paesi vicini.
Luke le aveva naturalmente taciuto la faccenda. A volte proprio non sapeva da che parte stesse, se dalla sua o da quella del suo amico Han Solo. Nel tardo pomeriggio Wedge era passato a prenderlo per andare alla gara: con gli zii aveva inventato una scusa qualsiasi, mentre a lei non aveva detto proprio nulla su dove andasse e che cosa facesse. Leia aveva atteso che Luke fosse andato via per prendere le chiavi della macchina e partire alla volta dello zuccherificio.
In realtà, lei stessa non sapeva bene cosa volesse fare una volta arrivata lì: da una parte voleva prendere Han per il colletto della camicia e riempirlo di schiaffi, perché ancora una volta metteva a repentaglio la propria vita – e per uno scopo tutt’altro che nobile; dall’altra però voleva solo assistere alla gara, guardarlo da lontano e assicurarsi semplicemente che restasse tutto intero. Aveva deciso di amarlo così com’era – pregi e difetti – e non voleva interferire nelle sue scelte, per quanto sbagliate le potessero sembrare, né tantomeno impedirgli di vivere come aveva sempre fatto.
 
Stava piovendo a dirotto, come era stato previsto dalla TV: un banale temporale estivo si era in poco tempo tramutato in un vero e proprio diluvio, che aveva finito coll’allagare le strade del paese e col rendere quasi impossibile la viabilità. Anche per questo Leia era particolarmente angosciata: se la corsa si fosse svolta sotto quell’acqua, poteva trasformarsi in una tragedia.
 
*****
“Sta piovendo troppo” disse Han Solo. “Forse sarebbe meglio rimandare la gara.”
Jabba The Hutt lo guardò in tralice. “Non è possibile, Solo” sbottò. “Hai idea di quanti soldi perderei se non si facesse?”
“Forse il pivellino ha paura” suggerì Talon Karrde. Il giovane motociclista si alzò in piedi e si fece avanti. “Teme di perdere…”
“Non è questo” assicurò Solo. “Dico solo che qualcuno potrebbe farsi molto male stasera.”
Come al solito prima di ogni corsa, piloti, organizzatori e scommettitori si riunivano in uno dei vecchi capannoni per discutere i dettagli del percorso di gara e dei premi. Niles Ferrier, Han Solo, Talon Karrde e gli altri piloti stavano appoggiati alle rispettive motociclette ascoltando il solito regolamento (puntualmente trasgredito ad ogni corsa) letto da Jabba The Hutt, l’organizzatore dell’evento.
Han Solo aveva azzardato un’obiezione, e non perché fosse improvvisamente diventato codardo, ma piuttosto perché percepiva vero e reale il pericolo che con quella pioggia potesse accadere qualche incidente – magari grave. Tuttavia la sua obiezione era stata accolta molto male, a giudicare dal polverone che si stava sollevando contro di lui.
Karrde si accarezzò il pizzetto beffardamente. “Non credo che due gocce possano dare tanto fastidio.”
“Io propongo una votazione democratica” gridò Lando Calrissian dal fondo del capannone, bloccando di fatto sul nascere ogni tentativo di risposta da parte di Han che avrebbe potuto scatenare una rissa: gli animi erano già abbastanza tesi. Lando non era fra i partecipanti alla corsa, era lì in qualità di spettatore – e scommettitore, ovviamente. Vi era stato un periodo in cui anche lui aveva preso parte a questo genere di sfide, ma si era ritirato dai giochi molto tempo fa: queste cose non facevano più per lui, meglio dedicarsi ad attività più tranquille e più sicure. Dall’altro lato del capannone Han gli rivolse uno sguardo di intesa, a cui egli rispose con un cenno del capo.
Jabba lo fissò per un momento, prima di prorompere in una fragorosa risata. “Vuoi fare una votazione, Calrissian? E va bene, facciamola!”
Immediatamente si levò un brusio all’interno del capannone. Jabba dovette battere più volte le sue manone viscide e grassocce, prima di ottenere nuovamente un po’ di silenzio. “Non ci vedo nulla di sbagliato in una votazione onesta e pulita…siamo in una democrazia, del resto” disse. Se aveva acconsentito, era perché era sicuro che la gara si sarebbe fatta lo stesso: chi aveva già fatto le proprie scommesse non aveva nessuna intenzione di perdere i soldi investiti e avrebbe votato affinchè la gara si svolgesse, nonostante il diluvio in atto. “Chi vuole spostare la sfida a causa del maltempo alzasse la mano” chiese ai presenti.
Han fu il primo a levare il braccio ma, purtroppo per lui, pochi furono quelli che lo imitarono. Karrde lo guardò con un atteggiamento di ostentata superiorità, mentre Jabba gli sorrise vittorioso. “Credo che la gara si farà, Solo” disse. “Tu sei libero di ritirarti, se vuoi.”
“Non se ne parla nemmeno, Jabba” sibilò Han a denti stretti. L’ultima cosa che voleva era fare la figura del vigliacco e ritirarsi dalla sfida. “Se questa gara si farà, io parteciperò.”
“Benissimo! Sulla linea di partenza allora.”
*****
Non appena Leia fu scesa dall’auto ed ebbe aperto l’ombrello le si avvicinò un vecchietto piccolo e smunto, con le dita lunghe e ossute strette attorno al manico di un ombrello che aveva certamente conosciuto tempi migliori. “Vuole scommettere sulla gara, miss?” chiese con fare mellifluo. Nel parcheggio c’erano altri due o tre avvoltoi come lui, che si avvinghiavano a chi arrivava per estorcergli denaro in scommesse.
Leia scosse la testa, disgustata. Questo era proprio il genere di persona che le dava la nausea.
“Anche una piccola scommessa” proseguì il vecchio, mostrando un sorriso sdentato. “Bastano pochi spiccioli…mica è venuta qui solo per vedere lo spettacolo, miss?”
“La ringrazio, ma non voglio scommettere” rispose secca Leia. Non era quello lo scopo per il quale era venuta. Girò i tacchi e fece qualche passo verso i capannoni che già brulicavano di persone, poi si girò e chiese al vecchio: “Quanto date la vittoria di Han Solo?”
Il volto dell’uomo si contorse in un ghigno, mentre si lisciava più volte il mento butterato. “Questa non è la sua gara, miss. Con Karrde in pista, le sue possibilità di vittoria si riducono quasi a zero…e questa pioggia certo non lo aiuterà. Perché non scommette sul possibile vincitore?”
Leia preferì non rispondergli. Si chiuse la giacca e si allontanò svelta dal parcheggio, alla volta della linea di partenza.
 
Come in ogni gara che si svolgeva fra quei capannoni, non c’era una posizione che permettesse di vedere tutto il percorso di gara. Il pubblico si era quindi distribuito in piccoli capannelli lungo il percorso, e si riparava come poteva sotto ombrelli e kway dalla pioggia battente che non accennava a smettere.
Leia scelse di mettersi presso la seconda curva, che sembrava poco affollata. Aveva deciso di non farsi vedere né da suo fratello, né tantomeno da Han: il primo l’avrebbe strillata per essere venuta in un postaccio non certo adatto ad una ragazza perbene come lei, mentre il secondo…non aveva idea di come Han avrebbe potuto reagire a vederla lì, ma non credeva che ne sarebbe stato tanto entusiasta. In realtà, aveva cercato di capire dove fosse Luke, ma non era riuscita a trovarlo in mezzo a quella calca. Aveva invece notato la presenza di Lando, a inizio pista, e di Tendra, la ragazza che lavorava con lui al Mos Eisley come cameriera. Da dove si trovava lei aveva un’ottima visuale sulla prima parte del percorso, ovvero sul vialone fra le due file di capannoni; dopo il secondo capannone i concorrenti avrebbero svoltato a destra, in un vicoletto laterale, e sarebbero così spariti alla sua vista. In ogni caso, non che si vedesse granché: Leia era bassa rispetto ad altri spettatori davanti a lei, e comunque la pioggia impediva di vedere ad un palmo dal proprio naso. Sperava solo che tutto andasse bene, e che Han uscisse integro da quella sfida con la morte.
Il colpo di una scacciacani, sparato in aria da Tendra, fece partire le motociclette. Immediatamente si sollevò una nube di polvere e fumi di scarico, che rendeva impossibile distinguere i piloti e i loro mezzi. A velocità folle tutte le moto sfrecciarono sotto gli occhi di Leia, compresa quella di Han – che non ebbe difficoltà a riconoscere nonostante tutto – poi si lanciarono a destra.
Fu per questo motivo che Leia non poté assistere all’incidente che avvenne alla curva successiva. Improvvisamente si udì un incredibile stridio di pneumatici sull’asfalto, seguito da un botto violento. Chi era lì vicino ed aveva assistito alla scena iniziò a gridare; la gara si interruppe.
Leia si fece trasportare dal flusso di persone verso il luogo dell’incidente, sperando con tutto il cuore che Han non vi fosse coinvolto: dal rumore e dalle grida che aveva sentito la situazione doveva essere grave, e già scenari apocalittici si prospettavano davanti ai suoi occhi. Ma nulla di ciò che ebbe immaginato fu tanto angoscioso quanto quello che vide: la motocicletta di Han era in mezzo alla pista, ancora fumante, mentre il suo pilota era sbalzato via di parecchi metri, scivolando sul terreno fangoso fino a sbattere contro uno dei capannoni; accanto a lui c’erano Luke e Lando che probabilmente gli stavano parlando per accertarsi che fosse ancora cosciente, ma Han non dava cenni di riuscire ad alzarsi da solo.
 
Non era la prima volta che cadeva, e certamente non sarebbe stata l’ultima.
A parte un indolenzimento diffuso ad ogni fibra del proprio corpo, Han non accusava dolori particolarmente lancinanti. Per il volo che aveva fatto, se l’era cavata piuttosto bene, e questo proprio grazie alla pioggia che gli aveva fatto perdere il controllo e lo aveva fatto uscire di pista: tutta quell’acqua aveva reso il terreno assai sdrucciolevole e aveva annullato l’attrito fra il proprio corpo e la strada, facendolo scivolare senza procurargli escoriazioni né abrasioni. La testa…quella invece faceva male, nonostante il casco, ed era sicuro che gli avrebbe fatto parecchio male anche nei giorni a seguire.
Con un grande sforzo di volontà tentò di rimettersi in piedi, facendosi sostenere da chi gli era vicino in quel momento e, combattendo contro un fortissimo capogiro, riuscì a sfilarsi il casco da solo. La pioggia gli annebbiò la vista all’istante, battendo sul suo volto addolorato. Quando scorse nella folla davanti a sé un’esile e giovane figura che lo fissava con occhi angosciati, immaginò che forse i danni alla testa erano più gravi di quello che credeva: aveva chiaramente le traveggole…non era possibile che lei fosse lì.
“Leia” fu l’unica cosa che riuscì a dire, incurante di chi gli chiedeva se stesse bene e se avesse qualche dolore particolare, ma fu sufficiente: in un attimo si trovò circondato dal suo profumo, con le sue braccia strette attorno al collo fino a fargli male. “Che ci fai qui?” le chiese dopo qualche attimo. Stava tremando fra le sue braccia, e non era per la pioggia.
Leia non rispose, ma si strinse più forte a lui. Cosa avrebbe potuto dirgli, che era un pazzo a rischiare la vita a quel modo e che lei faceva ancora peggio a preoccuparsene? In fondo, era solo contenta che fosse ancora vivo e più o meno tutto intero.
“E questa bella bambolina chi è?” chiese sghignazzando Talon. Si avvicinò un po’ ridendo di gusto, divertito da quella scena così patetica. “Ti sei portato una mascotte stavolta?”
Han sciolse l’abbraccio, quel tanto che bastava per poter guardare l’avversario in faccia. “Non ti è bastato quello che è successo per colpa tua?” gridò.
“Colpa mia?!” fece l’altro, fingendosi offeso. “Abbiamo fatto una votazione onesta, e la maggioranza ha deciso…te lo sei già scordato?”
Han era su tutte le furie. I suoi tentativi di mantenere la calma si vanificarono all’istante. “Ascoltami bene, brutto idiota, io…”
“Lascia perdere, Han” lo interruppe Leia. “Non ne vale proprio la pena.”
“Hai sentito cosa ha detto la tua amichetta?” continuò impertinente Karrde. “Lascia perdere. Evita di coprirti ulteriormente di ridicolo…tu non sei fatto per questo genere di gare, e lo hai dimostrato già prima, nel capannone, quando ti sei fatto sotto per un po’ di pioggia.”
Questo fu per Han il colpo di grazia, il punto di non ritorno. Con quel poco di forze che aveva in corpo e ignorando il cerchio alla testa sempre più stretto si svincolò dalla stretta di Leia e si avvicinò a Karrde, tirandogli un pugno dritto alla mascella destra che per poco non sbilanciò il suo avversario fino a farlo cadere a terra. Inutile dire che Talon non se lo aspettava: ci aveva preso gusto a schernirlo pubblicamente, ma non credeva che fosse tanto in forze da poterlo picchiare, visto l’incidente. Aprì lentamente la bocca, massaggiandosi la ganascia indolenzita, poi serrò le dita a pugno e lo colpì pesantemente sul naso, imprecando contro di lui. Nessuno poteva farlo sfigurare davanti alla gente, tantomeno un pivello come Han Solo. Iniziò a sferrare colpi sul volto del ragazzo che aveva investito tutte le sue energie in quel primo pugno scatenante e che ora non aveva più forza in corpo per rispondere alla sua violenza, e fu necessario l’intervento di Jabba The Hutt per riuscire a fermarlo: era diventato una furia, e nessuno – né Luke, né Lando, né gli altri concorrenti – era riuscito a farlo smettere.
Han giaceva a terra senza la forza di alzarsi, per cui Leia si chinò a terra accanto a lui: prese un fazzoletto dalla borsa e con delicatezza gli tamponò il sangue che colava dal naso e che si mescolava alla pioggia. “Era proprio necessario questo?” chiese in un sussurro.
Insieme a Luke lo rimise in piedi e disse a suo fratello: “Ora lo riporto a casa sua, tanto ho la macchina. Tu torna a casa e inventa una scusa con la zia…non deve assolutamente sapere quello che è successo.” Poi aggiunse, rivolgendosi a Lando: “Occupati della motocicletta, mettila al riparo. Tornerà a riprendersela.”
 
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NOTE DELL’AUTRICE
Spero che questo mio capitolo – decisamente di azione ma poco romantico – non vi abbia annoiato. Ho cercato di non imbrigliarmi in descrizioni troppo lunghe e stancanti e di mantenere il focus sugli eventi, delineandoli con pochi tratti essenziali. Spero inoltre di essere riuscita a creare un'atmosfera credibile, e di non essere scaduta nel patetico/melodrammatico/ridicolo. In ogni caso, le critiche sono sempre ben accette!!!
La descrizione del vecchio zuccherificio è stata ispirata da uno zuccherificio che si trova realmente vicino casa mia ma che – per fortuna – è stato da poco rilevato e rimesso a nuovo.
Per chi non avesse letto i libri di Timothy Zahn sull’Universo Espanso, Talon Karrde è un noto contrabbandiere, che ho inserito qui come sfidante di Han, insieme con Niles Ferrier. Anche Tendra è un personaggio tratto dai libri di Zahn: si tratta della compagna di Lando Calrissian (anche se qui non lo è – non ancora, almeno).
Per la gara svolta sotto il diluvio e per la caduta di Han mi sono ispirata al terribile incidente avvenuto il 1º agosto 1976 al Gran Premio di Germania, sul pericoloso circuito del Nürburgring, nel quale il pilota di Formula Uno Niki Lauda ebbe il più grave incidente della sua carriera (se non lo avete ancora visto, vi consiglio caldamente la visione del film RUSH di Ron Howard, che descrive magistralmente questo tragico evento).
Alla settimana prossima, se vi va!
Sabrina

 
   
 
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