Fanfic su artisti musicali > Bangtan boys (BTS)
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Autore: De_drums    05/11/2017    0 recensioni
Seokjin, ad un certo punto, aveva avuto la più banale e terrificante delle rivelazioni: si era distratto. Non aveva guardato neanche mezzo secondo del film, perdendosi piuttosto ad ammirare il modo in cui il volto di Namjoon si illuminava ogni volta che rideva per una battuta stupida, o ad osservare come le loro mani si sfiorassero involontariamente, nel tentativo di prendere quanti più popcorn possibili; non gli importava dove fossero, cosa dicessero gli attori sullo schermo, se la mattina dopo non si sarebbe retto in piedi per il troppo sonno: era con Namjoon, e tanto bastava.
Era stato devastante rendersi conto di essersi innamorato, e la vocina era ritornata prepotente e beffarda, te l’avevo detto. Aveva cercato di combatterla, all’inizio, ma poi si era arreso: Namjoon gli piaceva sul serio. Non avrebbe saputo dire quando e come le cose erano cambiate tra di loro, semplicemente era successo – un giorno erano colleghi che a malapena si sopportavano, quello dopo facevano sesso, quello dopo ancora erano diventati amici. Era qualcosa di nuovo e spaventoso, e non era sicuro che sarebbe riuscito ad affrontarlo.
Genere: Commedia, Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Kim Namjoon/ RapMonster, Kim Seokjin/ Jin
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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“N-Namjoonie?”
Namjoon rimase paralizzato, mentre la ragazza sotto di lui lo guardava confusa.
Non voleva crederci, non poteva davvero essere successo; quella voce non era di Seokjin e tutto ciò era solamente un brutto sogno, si sarebbe svegliato -da solo- e tutto sarebbe stato come sempre. Giusto?
Si voltò con una lentezza esasperante e il cuore che batteva a mille, terrorizzato da quello che avrebbe potuto trovare di fronte a sé. Dimentico del fatto che fossero in tre, in quella stanza, e delle condizioni in cui si trovava, alzò gli occhi e gli si spezzò il cuore: Seokjin stava piangendo, uno sguardo ferito e incredulo sul volto e le braccia inermi lungo i fianchi; spostava lo sguardo dall'uno all'altra e Namjoon poté giurare di non averlo mai visto così deluso, arrabbiato e sconfitto.
Il contenitore del cibo da asporto, che aveva tenuto in mano fino ad un secondo prima, era caduto con un tonfo sordo sul pavimento rovesciando in modo disordinato il proprio contenuto sul parquet; come in uno strano quadro di arte astratta, incomprensibile eppure totalmente esaustivo, rappresentava appieno la confusione e il dolore che lo stavano soffocando.
A Namjoon venne voglia di piangere, anche se sapeva di non averne il diritto.
“J-Jinnie…” mormorò, coprendosi come meglio poteva con il lenzuolo. “Ti prego, non-“
“So cosa stai per dire" ribatté Seokjin e fu incredibile come, nel giro di pochi secondi, avesse riguadagnato abbastanza autocontrollo per riuscire a parlare senza che la sua voce si incrinasse. “Posso spiegare, non è come sembra, non c'è mai stato nulla tra noi e sono libero di farmi chi voglio. O sbaglio?”
“Dammi almeno la possibilità di-“
“Non accetterò nessuna di queste scuse. E se davvero pensi che tra di noi sia stato sempre e solo sesso, beh, sai che ti dico? Vaffanculo, Kim Namjoon!”
Corse via, senza nemmeno curarsi di chiudere la porta, senza voltarsi al suo “Jin, aspetta!”.
Namjoon balzò in piedi, recuperando in fretta e furia i propri vestiti, e solo mentre si stava infilando le scarpe si accorse di avere un problema da risolvere.
“Mi stai davvero lasciando qui, da sola?” sbottò infatti la ragazza, accigliandosi.
Namjoon si strinse nelle spalle, abbassando appena il capo in segno di scusa. “Devo andare a cercarlo”
“Non so nemmeno dove siamo, come faccio a tornare-“
“Prendi un taxi” tagliò corto, posando una banconota sul comodino e uscendo.
“Ehi!”
Namjoon sbatté la porta, senza darle il tempo di dire altro, e corse verso le scale, troppo impaziente per aspettare l'ascensore. L'aria gelida lo colpì in pieno, facendolo imprecare; fermo sul marciapiede, lo sguardo che vagava frenetico tra la gente, si chiese quale direzione dovesse prendere.
Pensa, idiota, pensa. Dove potrebbe essere andato?
McDonald's? No, troppo affollato, non era adatto a qualcuno che voleva restare solo.
Stesso discorso per il centro commerciale, qualsiasi bar o locale nel raggio di un kilometro e- ma sì, come aveva fatto a non pensarci prima? Si mise a correre, scansando le persone sul marciapiede e sperando di avere ancora una possibilità.
Aveva fatto un casino, lo sapeva, era solo ed esclusivamente colpa sua e non se lo sarebbe mai perdonato. Aveva tradito la fiducia di Seokjin, in qualche modo, e quella ragazza nemmeno gli piaceva.
Il vero problema era che Namjoon era spaventato - le cose con Seokjin avevano iniziato inesorabilmente a cambiare, ad evolversi in qualcosa di più, e non sapeva come affrontarlo. Era stato semplice, finché il loro rapporto si era limitato a qualche ora di puro piacere, ad una fredda cordialità. Poi erano diventati amici e, nonostante avesse tentato di mantenere un distacco, non era riuscito a tenere a freno i propri sentimenti - era ciò che aveva sempre temuto, il suo incubo peggiore, andava contro i suoi stessi principi morali.
Namjoon, alla fine, si era innamorato - non aveva detto niente, però, perché Seokjin sembrava continuare a trattarlo come un amico e nulla di più. Anzi, era addirittura convinto che avesse qualcun altro nella propria vita, era impossibile che uno come lui fosse da solo, non riusciva a crederci (non era così, come aveva scoperto qualche minuto prima, ma allora era stato troppo cieco per accorgersene).
Le ragazze, alla fine, erano state solamente una scusa per cercare di non pensarci, un modo stupido di tenere a bada il suo amore per qualcuno che non lo avrebbe mai ricambiato.
Amici o scopamici, non avrebbe comunque avuto speranze con Seokjin.
“Ehi, sta’ attento!” urlò qualcuno, riportandolo alla realtà. Si accorse di aver attraversato la strada senza nemmeno guardare e si scusò, affrettandosi a raggiungere il marciapiede.
Quando arrivò davanti al palazzo prese fiato, stremato dalla corsa – non che gli importasse poi molto, avrebbe corso per chilometri interi se necessario, ma i suoi polmoni stavano chiedendo pietà.
Chiuso dentro l’ascensore – in quel momento gli sembrava dannatamente claustrofobico-, pensò a cosa dire, a cosa fare, ma non riuscì a trovare una risposta. Alla fine, decise che avrebbe semplicemente lasciato che le cose facessero il loro corso – poteva soltanto essere sincero e sperare.
“Seokjinnie?” tentò, aprendo cautamente la porta del suo ufficio; avanzò a tentoni nel buio della stanza, imprecando ad alta voce quando urtò l’attaccapanni. “Sei qui?”
“Dovresti fare più attenzione, finirai per distruggere tutto” un mormorio sommesso arrivò da un punto imprecisato vicino alla finestra.
“Accendo la luce, va bene?” chiese, prima di premere l’interruttore e cercare di abituarsi a quel chiarore improvviso. Una volta che i suoi occhi ebbero messo a fuoco ciò che lo circondava, riuscì ad identificare la figura di Seokjin rannicchiato su se stesso, le ginocchia al petto e il viso nascosto tra le mani.
Namjoon sospirò, tirando fuori dalla tasca un pacchetto di fazzoletti e porgendogliene uno. “Tieni”
Seokjin alzò lo sguardo, inutile dire che aveva pianto a dirotto. “C-Come sapevi che ero qui?”
“Era l’unico posto ragionevole in cui avrei potuto trovarti” scrollò le spalle. “Non che avessi molte opzioni, comunque, ho solo sperato che il mio intuito non avesse sbagliato”
Stettero in silenzio per un po’, nessuno dei due osava parlare di ciò che era successo; Seokjin rimase seduto per terra e Namjoon si chiese se non stesse congelando, faceva davvero freddo.
Incredibilmente, fu proprio il più grande a rompere gli indugi e a farsi forza, cercando di non scoppiare nuovamente in lacrime.
“Lei ti-“ cercò di ignorare il groppo in gola, fissando il pavimento. “Lei ti piace?”
Namjoon sospirò. “No, non ricordo nemmeno il suo nome”
“Allora perché-“
“Non lo so, va bene? Pensavo mi aiutasse a non pensare, invece ho fatto una cazzata”
“Non pensare a cosa, Joon?”
“Al fatto di essermi innamorato di te. Ho sempre detto che avrei tenuto le due cose separate, gli amici da una parte e il sesso dall’altra, e credevo che con te sarebbe stato uguale – non ci piacevamo neanche, all’inizio, non credevo saremmo arrivati a questo punto. Poi mi hai chiesto di uscire, sei rimasto invece di scappare via come ogni volta, tutti mi dicevano che sembravamo fidanzati e- onestamente, Jinnie, non ci ho capito più niente” prese fiato, sedendosi vicino a lui e abbandonando la testa contro il muro. “Tralasciando il lavoro, penso sempre troppo quando invece dovrei agire. Avrei potuto chiederti di portare le cose ad un altro livello, ma ero sicuro che non avresti mai accettato e non volevo rovinare le cose. Eravamo più che scopamici, ma non sapevo fino a che punto il nostro rapporto si fosse evoluto e non me la sentivo di rischiare”
Seokjin singhiozzò. “Mi prendi in giro?”
“Non potrei mai” sussurrò Namjoon, accarezzandogli i capelli. Ed era vero perché, nonostante gli avesse in qualche modo mentito, nascondendogli i propri sentimenti, non avrebbe mai potuto prendersi gioco di lui. “Mi dispiace averti fatto del male, davvero, ma credevo di non avere la minima possibilità ed ero troppo confuso per agire lucidamente”
“Come se fosse una novità” borbottò il più grande, asciugandosi le guance. Namjoon rise piano, il sarcasmo era ancora lì ed era segno che il Seokjin che conosceva non era scomparso del tutto. “Perché non me l’hai detto prima? Avremmo evitato tutto questo casino”
“Pensavo stessi con qualcuno” ammise, incerto.
“Sei stato l’unico per mesi, Joon! Con chi diamine avrei dovuto stare?”
“Non lo so, non pensavo di piacerti!”
“E poi saresti tu, quello intelligente tra i due” sbuffò.
Hyung!” protestò, mettendo il broncio. “Non trattarmi così”
Adorabile. “Ma seriamente, Joonie, pensavo l’avessi capito. Ho passato giorni a cercare di farmi notare da te, a tentare di capire cosa ti passasse per la testa e in che modo avrei potuto portare le cose ad un altro livello, ma a quanto pare è stato tutto vano”
Namjoon sorrise, imbarazzato. “Non sono mai stato bravo in queste cose”
“No, è anche colpa mia” ribatté. “Pensavo di averti dato abbastanza segnali ma a quanto pare non è stato così e-“
“Va tutto bene, hyung, non devi scusarti” lo rassicurò, scuotendo la testa. “Io non sono riuscito a capirti e tu non hai avuto il coraggio di esporti completamente – direi che siamo pari, no?”
Seokjin si strinse nelle spalle. “Immagino di sì”
Namjoon sorrise -uno di quei sorrisi tutti fossette e occhi socchiusi a cui Seokjin non si sarebbe mai abituato-, poi gli prese le guance tra le mani e si avvicinò pericolosamente al suo viso.
“J-Joonie? Che stai facendo?” gli chiese, la voce che tremava appena.
“Cosa credi che stia per fare?”
“Sei impazzito o- mphf” tutte le sue proteste vennero messe a tacere perché, ovviamente, Namjoon lo aveva baciato. Era tutto così diverso, non erano i soliti baci che si scambiavano di soliti, fugaci, sporchi, troppo presi dalla passione che dominava quei momenti; le dita di Namjoon sulle sue guance erano calde e morbide, leggere, lo accarezzavano delicatamente e senza alcuna fretta, come se avessero tutto il tempo del mondo.
E le sue labbra, dio, Seokjin credette di svenire - sembravano fatte apposta per essere baciate, incastrandosi perfettamente con le proprie, non aveva mai provato nulla di simile. Namjoon continuava ad allontanarsi appena solo per sorridergli e guardare il rossore che gli aveva invaso inesorabilmente il viso, e poi riprendeva la sua opera di distruzione. Seokjin sentì la testa così leggera, inebriato com’era da quella sensazione, che non riuscì più a formulare un pensiero coerente e si lasciò semplicemente andare a quella dolcissima tortura.
Dopo quelle che sembrarono ore, entrambi a corto di fiato, riuscirono a fermarsi, seppure controvoglia. O meglio, Seokjin provò in ogni modo a dire qualcosa o perlomeno a suggerire un posto più consono per continuare quell’improvvisata sessione di tenerezze, ma Namjoon continuò a lasciargli baci a stampo sulle labbra ormai gonfie, troncando sul nascere ogni suo tentativo.
“Joonie, si sta facendo tardi” protestò senza troppa convinzione, sentiva le gambe molli e non era sicuro di volersene davvero andare, dopotutto. “Andiamo a casa”
“Rovini sempre tutto” sbuffò il più piccolo divertito, alzandosi e porgendogli una mano per aiutarlo a mettersi in piedi.
Seokjin alzò gli occhi al cielo, dandogli una spinta leggera. “Muoviti”
Namjoon fece intrecciare le loro dita, trascinandolo fuori da quell’ufficio troppo buio e triste; il gelo lo investì nuovamente e notò come il suo hyung stesse tremando, quindi si tolse la giacca e gliela posò sulle spalle. “Meglio?”
“Un po’, grazie” annuì Seokjin, stringendosi a lui. Poi gli tornò in mente qualcosa, e digitò veloce sui tasti del cellulare.
“A chi scrivi?”
“A mio padre”
“Uh?”
“Non sarei mai venuto da te, se non fosse stato per lui”
Namjoon scoppiò a ridere. “E così è lui che devo ringraziare, mh?”
“Già” confermò Seokjin, arrossendo. “È tutto merito suo”
Percorsero in silenzio il resto del tragitto, troppo impegnati a non morire di freddo e a riflettere su come le loro vite sarebbero cambiate, da quella sera. Il tepore della casa li accolse ed entrambi tirarono un sospiro di sollievo, si stava decisamente meglio lì dentro.
Namjoon prese i cappotti, riponendoli con cura sull’appendiabiti nell’ingresso. “Hyung, che ne dici di qualcosa di caldo? Ne avremmo davvero bisogno-“
Seokjin lo baciò, costringendolo contro la parete, e scosse appena la testa – Namjoon fremette.
Non ci fu bisogno di parlare e, finalmente, si amarono davvero. Niente rancore, nessuna voglia di prevalere sull’altro, nessuna tacita sfida –solo la voglia di stare insieme e lasciarsi tutto allo spalle, per ripartire da zero e migliorarsi.
“L’avresti mai detto?” mormorò Seokjin, la testa abbandonata sul suo petto e il fiato corto.
“Cosa, hyung?”
“Che ci saremmo messi insieme”
Namjoon gli alzò il viso e lo costrinse a guardarlo. “Vuoi dire che-”
“Ti perdono, sì. Non posso incolparti, non potevi immaginare come provassi per te e hai semplicemente fatto ciò che sentivi; non ho mai detto nulla e mi ci sono voluti mesi per fare il primo passo, sono colpevole tanto quanto te”
“Cosa ho fatto di buono per meritarti?” mormorò, sollevato.
Seokjin sorrise. “Mi piaci davvero, Joon. So che all’inizio nemmeno ci sopportavamo e sono sicuro che non sarà tutto rose e fiori, ma mi sono davvero affezionato a te e vorrei che riuscissimo ad essere sinceri l’uno con l’altro, da ora in poi”
“Farò del mio meglio per far funzionare le cose”
“Promesso?”
“Promesso” confermò, sistemandosi meglio contro il cuscino.
Si addormentarono abbracciati e Namjoon, aprendo gli occhi la mattina seguente, ritrovò Seokjin ancora stretto al suo petto, le gambe intrecciate in un groviglio confuso e i cuori che battevano all’unisono.
Diede un’occhiata veloce alla sveglia, che lo riportò bruscamente alla realtà.
“Jinnie” tentò, spostandogli i capelli dalla fronte. “Dovremmo alzarci”
L'unica risposta che ottenne fu un mugolio sommesso, segno che Seokjin non aveva nessuna intenzione di abbandonare il tepore delle coperte.
“Seriamente, dolcezza, faremo tardi"
“Sei il capo, puoi prenderti un giorno libero” protestò, la voce attutita dal cuscino.
Namjoon rise appena, posandogli un bacio sulla guancia. “Da grandi poteri derivano grandi responsabilità, e sai meglio di me che dobbiamo andare al lavoro”
Seokjin sospirò, gli occhi ancora chiusi. “Sono esausto, Joonie, non possiamo restare a casa? Solo per oggi?”
“Solo se prometti di preparami la colazione, più tardi”
“Tutto quello che vuoi, l’unica cosa che voglio adesso è dormire”
“Affare fatto” sorrise, alzandosi e facendo qualche telefonata.
“Cosa hanno detto?” mormorò Seokjin, voltandosi verso di lui quando lo sentì distendersi nuovamente sotto le coperte.
“Ehi, sono il capo, non ho bisogno di giustificarmi!” ribatté Namjoon, stringendolo a sé.
Seokjin fece appello a tutte le proprie forze per sporgersi appena e baciarlo, troppo stanco per controbattere a quella affermazione. “Dormi”
“Preferisco rimanere qui a guardarti” sussurrò Namjoon, tracciando con l’indice i tratti del suo viso. Seokjin, nel dormiveglia, gli prese la mano intrecciando le dita con le sue, e il cuore di Namjoon si fece un po' più debole a quella vista. Non riuscì a trattenersi e posò piccoli baci ovunque, sulla fronte, sulla spalla appena scoperta, sul collo, sulle labbra.
Seokjin mugolò, contento di tutte quelle attenzioni, e gli si fece un po' più vicino.
“Sono felice, Joonie”
“Anche io, hyung, anche io”
 


Ed eccoci alla fine di questo esperimento!
Non ho molto da dire, se non che mi è partito un po’ il fluff verso la fine lol (ma non ne scrivevo così da mesi ed è stata una liberazione, mi era mancato un sacco farlo)
Ringrazio chiunque abbia letto e nulla, spero che la storia vi sia in qualche modo piaciuta!
Se volete dirmi cosa ne pensate, sapete dove trovarmi ^^
De(b)
  
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