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Autore: adelhait13    05/11/2017    0 recensioni
Respiro a pieno, mentre il vento s’insinua sotto il mio vestito di lino beige. Mi piace sentire il suo dolce tocco, molto simile alle mani di un amante.
Sento un brivido piacevole percorrermi la schiena, mentre lo sento scivolare tra le mie gambe.
Mi piace.
L’aria profuma di mare. Di salsiccia alla brace. Di noci tostate. Di vita di paese.
E’ la festa padronale di un piccolo paese nel sud d’Italia...
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Sesshoumaru
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Okey, questa storia ha un bel po’ di anni, ma era solo il primo capitolo. Giorni fa rimettendo un po’ in ordine nel mio cassetto ho trovato una vecchia pennetta. Beh, dentro vi erano vari progetti tra cui questa storia.
Un po’ strana…ma spero che apprezziate. Un bacio.




Memorie nel vento
(Memories in the wind)







10 Agosto- Paesino del sud d’Italia.


Respiro a pieno, mentre il vento s’insinua sotto il mio vestito di lino beige. Mi piace sentire il suo dolce tocco, molto simile alle mani di un amante.
Sento un brivido piacevole percorrermi la schiena, mentre lo sento scivolare tra le mie gambe.
Mi piace.
L’aria profuma di mare. Di salsiccia alla brace. Di noci tostate. Di vita di paese.
E’ la festa padronale di un piccolo paese nel sud d’Italia.
Mi poggio con i gomiti sulla balaustra di pietra, mentre osservo il mare. Un mare tinto di rosso.
“Sembra sangue”.
Sussurro, ammaliata da quel colore. Socchiudo gli occhi.
Mi sento rapita, mentre intorno a me la vita scorre.
Sento le risate dei bimbi che si rincorrono nella piazzetta. I venditori di panini gridare la bontà della loro merce.
La gente cantare.
Parlare.
Le campane che suonano a festa.
Il mare che s’infrange sotto la scogliera.
Il vento trasporta leggiadre goccioline che toccano il mio viso.
Stille salate.
Sorrido, mentre assaporo la vita che mi circonda.
Sento il mio corpo così leggero, non so come, ma lentamente poggio i piedi sulla pietra e mi sporgo di più.
“Il vento con le sue amorevoli braccia mi afferrerà”.
Penso, mentre mi spingo più avanti. È forte il suo richiamo. Il vento scompiglia i miei capelli neri.
Li avvolge.
Li accarezza.
Gioca con i miei riccioli ribelli.
Sorrido, mentre mi sporgo sempre di più. Sempre di più verso il vuoto.
“Se ti sporgi di più, finirai di sotto”.
Un sussurro nel vento.
“E se anche fosse così? Non sono cose che ti riguardano”.
Rispondo infastidita. Come osa fermarmi?
Come osa destarmi dal mio sogno?
“Mfh! La solita insolenza di voi ningen”.
Mi blocco. Quella parola ha un’assonanza di antichi ricordi. Quella voce, calma dall’ accento straniero.
Il mio corpo vibra di fronte a quella frase…a quella parola. Mi volto veloce verso quest’uomo.
Voglio vederlo in faccia.
Vedere chi mi ha parlato così.
Giro il capo e lo vedo, ma è breve la sua visione. Il vento sposta una ciocca di fronte a miei occhi e mi offusca la vista.
Ma ricordo quel che ho visto, anche se breve.
Pelle diafana.
Capelli chiarissimi che brillavano sotto un sole morente.
Scendo veloce dalla pietra e mi guardo intorno.
“Dove sei?”.
Penso. Intanto m’incammino tra la folla. Sarà assurdo ma sento un forte odore di muschio.
Di bosco.
Di libertà.
Cammino tra la gente che guarda le bancarelle di dolciumi, ma di lui neanche l’ombra. Sembro una bimba sperduta in cerca dei suoi genitori.
Voglio parlare con lui e questa voglia cresce sempre di più, ma non riesco a trovarlo.
“Pazienza”.
Mi dico, mentre mi fermo. Scuoto il capo cercando di togliermi dalla testa quella parola, ma non ci riesco.
Lentamente m’incammino verso la macchina, però la speranza di vederlo, di incrociarlo, è sempre viva in me.
Esco dalla piazza, intanto incrocio la processione della Santa Patrona che rientra. Mi fermo a osservare il corteo.
La maggior parte è composta di anziane donne, vestite di scuro con dei vecchi rosari in mano. Intonano una preghiera in un latino stentato…rimembranze di un’antica consuetudine.
Mi trovo a sorridere, mentre mi passano accanto, però alcune di loro mi osservano. Guardano il modo in cui sono vestita. Un leggero vestito di lino, un po’ trasparente.
Parlottano in dialetto, non comprendo cosa dicono, ma intuisco. Sorrido di più, intanto m’incammino verso la mia vettura.
Apro la portiera ma quella parola non vuol andar via.
“Chi sei? Perché quella frase? Detta con un’assonanza di un vecchio rancore, ma anche di nostalgia”.
Non riesco a capirmi. Troppi pensieri e ipotesi contrastanti.
Un unico cruccio…non averti trovato. Individuo del vento…



Continua…

   
 
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