Il sole
tramontava illuminando le strade di Diagon Alley come se fosse uno splendido dipinto ad olio. Un ingannevole
ritratto che serviva a nascondere l’oscurità di quei giorni difficili che
odoravano di ruggine, odoravano di sangue.
La realtà in cui vive il mondo magico al giorno d’oggi è ben peggiore di quanto
si possa immaginare. Si parla di eroi del passato, si parla di Harry Potter o
di Auror, di coraggiose imprese compiute dai
difensori del bene: ma sono tutte cazzate.
La cicatrice del bambino sopravvissuto non ha salvato nessuno. Anzi ormai siamo
nella merda.
I dissennatori, i Mangiamorte
e Voldemort stesso, stanno vincendo questa guerra, i cadaveri sono una consuetudine,
e nessuno ha la minima idea di dove quei mostri vogliosi di morte e violenza,
si nascondano, o quale sia il prossimo obbiettivo del loro attacco.
La prossima volta che qualcuno mi racconta una favola dicendomi “E vissero
tutti felici e contenti” io penso che lo ammazzerò. Non con la magia o con una
volgare maledizione senza perdono, prenderò la pistola babbana
che mio padre mi regalò al mio ventunesimo compleanno e la punterò alla tempia,
premendo semplicemente il grilletto.
Spensi la mia sigaretta nel posacenere di ardesia che portava una scritta “Al
ministro Weasley, con i più sentiti auguri”.
- Fanculo.
Esclamai a voce alta tirando un pugno sulla scrivania di legno senza sentire il
minimo dolore.
Dimenticavo di presentarmi … Sono Ginevra Weasley, e sono il più giovane
ministro della magia che abbia mai messo piede in questo maledetto ufficio. Ho
ventisette anni e sono fottuta, nessuno voleva prendersi la responsabilità di
gestite questi tempi incasinati ma io ho deciso di tentare.
Non l’ho fatto perché sono una brava cittadina preoccupata per la sua comunità,
l’ho fatto per vendetta.
Sono piena di difetti, sono ambiziosa e mi piace provocare i malvagi. Ho
passato due fottuti anni della mia adolescenza a correre dietro all’uomo
sbagliato, due anni buttati nel cesso mentre quel bastardo se la rideva alle
mie spalle.
Sono Ginevra Weasley, ho voglia di beccare Draco Malfoy e fargli saltare il
cervello per una sola ragione : sono innamorata di lui.
Il che porterebbe chiunque a chiedersi se non è una cosa malata farsi eleggere
ministro della magia e al contempo essersi fatta fottere da un malfoy per finire poi ad esserne follemente innamorata.
Ma io non sono normale, sono l’unica
della mia famiglia che non si è fatta auror e che, soprattutto,
non muore dalla voglia di combattere in prima linea il male. Io voglio solo
vederlo.
Sono una stronza, una cinica ragazzina con il cuore spezzato, ma prima di
finire all’altro mondo, voglio guardarlo in faccia, baciarlo e ucciderlo, o
morire nel tentativo di farlo.
Tutti mi odiano, ma la cosa non mi tocca. Tutti segretamente mi rispettavano.
Sono stata la prima, e l’unica, persona che ha osato lasciare un Malfoy.
Tutti sapevano che lui mi possedeva, pochi sapevano che lui era solo mio. Che l’avevo
costretto a desiderare solo me fino al momento in cui non gli ho sbattuto la
porta in faccia che fu peggio di uno schiantesimo o
di una fattura.
Ho fatto dell’odio il mio pane. Ho fatto si che scegliessero me quando nessuno
in realtà voleva.
Ho imparato tante cose frequentando Malfoy. Sono l’unica che non lo teme.
Lui è come un vampiro, io sono la luce del sole.
Lui è il fuoco, io l’acqua che lo spegne.
Un altro giorno, grazie al cielo, è finito e posso andarmene a casa. Nel mio
piccolo angolo di pace.
ogni sera scrivo un capitolo della mia vita, la racconto alla notte che
incredula e silenziosa ascolta senza giudicarmi.
Il bene ha praticamente perso la guerra, penso, sdraiata sul mio divano di
pelle nel salotto di casa mia.
Che senso ha battersi per l’amore?
Che cosa significa poi essere buoni o malvagi? È così ampio il confine che
separa queste due realtà?
No in realtà quando noi ci voltiamo, si abbracciano come se fossero due metà
indivisibili, due anime gemelle che non possono stare insieme per via di
pregiudizi vecchi come il mondo.
Assaporo il gusto del vino rosso, è acre e un po’ amaro, e mi ricorda perché mi
piaceva essere la sua puttana.
Mi piaceva come mi toccava, come mi faceva sentire donna, come mi facesse
sentire, a volte, la sua metà mancante. Mi mancano le sue mani, mi mancano le
sue labbra sensuali e il suo corpo che sembrava disegnato da un’abile scultore
del periodo romano. Ancora di più amavo affondare il volto tra i suoi capelli
biondi e setosi, puzzavano di fumo, uno dei suoi tanti vizi.
Mi piaceva l’odore del suo corpo su di me, mi piaceva come si impregnava sui
miei vestiti come fosse un monito “Non dimenticare a chi appartieni”.
Sorrido, ma senza felicità, è più un rimpianto … mi abbandono ai ricordi e mi
viene in mente quanto gli piacesse quando mi sedevo su di lui, quando inarcavo
la schiena per sentire il suo sesso affondare in me. Nel mio piccolo corpo
sporco, diceva.
E’ stato mentre dormiva, profondamente, dopo un altro po’ di sesso spinto, che
l’ho guardato a lungo, il suo profilo bellissimo, l’ultima notte prima di
lasciarlo, di essere libera dalle sue catene ma con la sua anima per sempre
imprigionata nelle sue mani sporche del sangue di uomini, donne e bambini che
avevano commesso il solo sbaglio di essersi ribellati a Voldemort.
Quella notte lui aveva per sempre preso possesso della mia anima.
Mi alzai dal divano lasciando scivolare l’accappatoio fino a scoprirmi la
schiena, davanti allo specchio, ogni giorno, mi sarei ricordata di lui.
Mi aveva marchiata.
Da undici anni il marchio nero bruciava sulla mia pelle liscia, un monito per
me. Non la punizione per averlo lasciato, no. Il prezzo per avergli detto “Draco
Malfoy, io ti amerò per sempre”.
Forse fu il suo squallido modo per dirmi “anche io”, o forse era solo l’unico
regalo che riuscì a farmi.
Che io sia dannata per aver lasciato che si prendesse il mio cuore.
Da undici anni nessun uomo mi ha toccato, nessun uomo è stato degno di avere
anche solo l’attenzione di un mio sguardo. Nessuno era come lui.
Cattivo, assassino, fiero e bellissimo. Il mio angelo della morte.
Un rumore in giardino, cosa poteva essere?
Aprii la porta finestra ma non vidi nulla, solo la pioggia che incessante
provava a lavare via il sangue dei morti e i peccati dei buoni.
Un’ombra davanti a me, un mantello nero e una maschera d’argento. Un Mangiamorte era venuto per me.
Ci aveva messo troppo tempo. Non me l’aspettavo più.
La mia bacchetta stava sul tavolino di cristallo, la mia pistola invece era nella
tasca del mio accappatoio di seta. L’afferrai con la mia mano, stringendola
forte, pronta a tutto.
Poi accadde l’inevitabile che avrei evitato. Guardai a lungo quella maschera,
con troppa attenzione, notando quei grigi occhi di ghiaccio, quelle iridi in
cui mi ero persa da bambina.
Lasciai andare la presa sulla pistola e abbassai lo sguardo sconfitta di nuovo,
mentre il mio marchio bruciò come mai era accaduto. Sembrava quasi che
Voldemort si trovasse lì con noi.
- Saluta il tuo nuovo signore oscuro,
Ginevra Weasley.
Feci uno scatto deciso per prendere la mia bacchetta ma fui fermata dalle
parole di quella voce.
- Cruciatus.
La tortura si era abbattuta su di me, ma non sentii dolore, non mi misi a
urlare, ne a piangere. Avevo sopportato dolori peggiori e il bruciore del
marchio era anche più potente di qualsiasi maledizione senza perdono potesse
infliggermi.
- Provaci pure quanto vuoi, uccidimi pure se vuoi, ma in quel modo farai solo
quello che io non ho avuto il coraggio di fare per tutti questi anni, e soprattutto,
in quei due anni in cui mi hai tenuto prigioniera delle tue catene Malfoy.
E forse lui non era abituato a essere sfidato. Nessuna vittima in punto di
morte si era rifiutata, MAI, di pregare per la sua vita, per un gesto di
clemenza.
- Non starò in ginocchio ai tuoi piedi, sono già stata in ginocchio davanti a
te ricordi? Non voglio reagire, non voglio combattere, non voglio scappare …
fai quello che sei venuto a fare. Non mi perdonerei mai di aver fatto muovere
il nuovo Voldemort dal suo trono di sangue per niente.
Si tolse la maschera fissandomi impassibile, i miei occhi lucidi tradirono la
mia determinazione.
Desideravo rivederlo, ed era ancora il mio angelo della morte, il mio principe
delle tenebre che si era incoronato re. Mi avvicinai a lui sorridendo quasi.
Da tanto tempo avevo desiderato sentire il suo profumo, e finalmente era qui. Non
avevo più paura.
Feci quello che nessuna ragazza avrebbe fatto. Lo abbracciai mentre una lacrima
segnava la mia guancia.
Mi eri mancato Malfoy. Le mie mani toccarono il suo volto perfetto che non
aveva cambiato espressione, che continuava a fissarmi con disgusto.
Non avevo più nulla da perdere, le mie labbra si posarono sulle sue, fredde,
immobili e ancora così delicate.
Mi stava baciando, lo potevo sentire chiaramente, mentre al contempo la punta
della sua bacchetta toccava la mia pancia.
Sapevo che cosa voleva fare e non cercai di fermarlo. Avevo avuto il mio ultimo
desiderio realizzato.
Potevo andarmene felice.
- Non ho mai smesso di amarti Draco Malfoy.
Glielo sussurrai all’orecchio prima di cadere a terra con la vita che se ne
stava andando.
Giurai a me stessa che poco prima di chiudere gli occhi, lui si fosse
avvicinato a me, sussurrando a voce quasi impercettibile, poche semplici
parole.
- Adesso sei finalmente libera di volare via da me, amore mio.
Non avrei saputo mai se si era trattato di uno scherzo della mia mente, o se
fosse stato l’unico e ultimo barlume di umanità del mio Draco Malfoy.
Il ricordo del mio più grande, e solo, amore se ne andò con me. La guerra è
stata vinta dai cattivi e il buio regna sovrano. Draco ha spodestato Voldemort e
ha preso il potere. Il suo nome è sinonimo di morte e terrore per chiunque lo
possa udire.
Posso solo essere certa di una cosa: Draco Malfoy mi aveva preso tutto. Aveva
preso la mia anima, il mio cuore e la mia vita.
Nessuno trovò mai il mio corpo, il ministro della magia era svanito nel
nulla.
Dieci anni dopo quando una nuova generazione sconfiggerà il più potente mago oscuro
mai esistito, un gruppo di ingenui auror, che non
conosce la storia, scoprirà che Malfoy Manor non era
un semplice palazzo abbandonato, ma il nascondiglio del diavolo, dove c’è un
cimitero.
c’è una tomba stregata, una lapide di marmo nero con una piccola incisione e
delle rose scarlatte che non appassiscono mai.
G.
W.
Eternamente mia.
Eternamente tuo.
Eternamente noi.
L’unica donna che non
aveva abbassato gli occhi davanti al male, davanti alla morte. L’unica che
aveva acceso una piccola luce nelle impenetrabili tenebre. L’unica che forse
lui aveva amato, seppure per un solo minuto della sua vita.
Una rosa scarlatta che non sarebbe mai appassita, un segreto che nessuno avrebbe
mai compreso.
In una piccola casetta signorile della campagna Irlandese, a notte fonda,
seduta sul suo letto, una ragazza che dovrebbe avere all’incirca vent’anni,
cerca di leggere un libro di poesie.
Gli basta pronunciare la parola “Lumos” per far
apparire magicamente una luce e continuare a leggere.
Quella ragazza inconsapevole, ha lunghi capelli rossissimi, occhi grigi e sa di
possedere dei poteri magici. Non è mai stata ad Hogwarts,
non ha la minima idea che esistano i Grifondoro o i Serpeverde.
Nessuno da della sua esistenza. Il suo volto è impresso solo nella mia memoria.
Quando mi trovavo al settimo anno, mi sono resa conto che portavo il grembo l’erede
di una delle famiglie più facoltose del mondo magico, la figlia dell’uomo che
avrei odiato e amato di più al mondo. Con l’aiuto di una persona, di cui non
rivelerò mai l’identità, sono riuscita a non farmi aiutare e farla adottare da
una famiglia babbana. Diciassette anni sono pochi per
una responsabilità tale e io volevo salvarle la vita.
Ancora oggi, sporadicamente, uno dei pochi sopravvissuti, nell’ombra la osserva
crescere, lo stesso uomo che mi aiutò al settimo anno si preoccupa di tenere la
sua identità nascosta.
Severus Piton è l’unico a
sapere dell’esistenza della figlia di Ginevra Weasley e di Draco Malfoy. Il
secondo regalo che lui mi fece. Il mio tesoro, il nostro tesoro.