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Autore: PrincessintheNorth    07/11/2017    2 recensioni
Prequel di "Family"!
Nel regno del Nord, una principessa e Cavaliere dei Draghi, Katherine, farà conoscenza di Murtagh, il Cavaliere Rosso che si è autoimposto l'esilio ...
In Family abbiamo visto il compimento della loro storia e il loro lieto fine: ma cos'è successo prima?
"-Principessa, per l’amor del cielo … - prese a implorarmi Grasvard. – Spostatevi da lì … non vi rendete conto di chi è?
-È Murtagh figlio di Morzan, ex Cavaliere del Re Nero, erede del ducato di Dras-Leona. – ringhiai. – So benissimo chi è. So anche che è un essere umano come me e come te, a meno che tu non sia un elfo sotto mentite spoglie. È un essere umano ed è vivo per miracolo. Quindi, dato che come me e come te è carne e sangue, gli presteremo le cure che necessita. Sono stata chiara abbastanza?"
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Castigo, Eragon, Murtagh, Nuovo Personaggio, Un po' tutti | Coppie: Selena/Morzan
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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La cosa aveva dell’incredibile davvero.
Credevo che la soglia dell’incredibilità l’avessi superata quando mi ero reso conto di amare Katherine, dopo essere stato assolutamente certo di non poter amare nessun’ altra dopo di … lei.
Ma vedere Katie, la mia Katie, ridere come un’oca giuliva tra le braccia di Orrin …
Questo era sicuramente incredibile.
Oltre al suo aspetto, ovvio.
La pelle del viso rossa in un modo poco sano, ovviamente una scottatura solare, i capelli raccolti in un’elaboratissima e pacchiana acconciatura da Surdana, e un vestito che la lasciava praticamente nuda.
Non che la cosa mi dispiacesse, ovviamente.
Ma i suoi abiti del Nord enfatizzavano di più le sue forme, essendo più stretti. Questi erano sì piuttosto trasparenti, ma troppo larghi.
Era arrossita violentemente, la fetta di salame ancora in bocca.
- Murtagh? – sussurrò sconvolta.
- Audrey mi aveva detto di intervenire, ma non credevo la situazione fosse così … beh, degenerata. – commentai.
Non sembrava più nemmeno lei. Era irriconoscibile.
Soprattutto perché se la intendeva con il mio amico d’infanzia e non con me, che sarebbe stata la cosa più opportuna. Considerando che io, oltretutto, ero del Nord di origini. E Orrin no.
- Murtagh! – scoppiò a ridere Orrin. – Non ti si vedeva da tanto!
- Vorrei parlare da solo con Sua Altezza, se non vi arreca disturbo, Vostra Merdosità. – sibilai.
- Oh. – fece. – Allora io … vado fuori.
- Mi sembra anche un po’ il caso!
Uscì, e mi trovai faccia a faccia con una piccola personcina infuriata.
Seriamente.
Quello sguardo uccideva.
- Ti sei messa a bere.
- Non sono affari tuoi.
- Cos’è questa storia con Orrin?
- Non posso, per caso?!
-No. Sei una Principessa.
- Appunto. Frequento una persona del mio stesso rango.
- Katherine Shepherd non fa mai niente senza un motivo.
-Potrei essere innamorata.
- Ma fammi il piacere.
Sospirò. – Potrei convincerlo a sufficienza a mandare i suoi eserciti al Nord e sconfiggere Grasvard e istituire una solida alleanza internazionale tramite contrazione di matrimonio.
- Ti vuoi sposare quel surdano?
- Hai problemi?
- MOLTI!
- Perché?
Porco cane.
- Perché … perché sei una Principessa del Nord.
Inarcò un sopracciglio.
- E dovresti sposare uno del Nord. E non puoi sposarti per convenienza …
- È ciò che i reali fanno.
- Non se hanno la possibilità di scegliere.
- Non ce l’ho.
- Invece sì.
Hai un candidato, un ottimo candidato, davanti agli occhi, amore. Svegliati.
- Che ne sai tu degli affari di stato?
- Che adesso prendo te, sorella, cognata e nipote e porto i vostri reali posteriori dritti al Nord, ecco cosa.
- E se volessi restare qui?
- Davvero, Fiocco di Neve? Sei mesi al Surda e ancora non ti sei squagliata?
Sbuffò. – Veramente, però. Sei mesi e la tua mancanza non si sente.
A quel punto, capii che era rinsavita.
- Finalmente è tornata la vera Katherine, quella stronza e acida!
- EHI! – protestò tirandomi un pugno sul braccio, ma già sul viso le era tornato il suo sorriso da peste.
Solo che nel tentativo di picchiarmi, inciampò nel vestito svolazzante e mi cadde tra le braccia.
- Santo cielo, dimmelo subito se vuoi che ti porti a letto!
- Pervertito! – strillò piccata.
- Non inciampavi, no?
- Non l’ho voluto. – a quel punto sorrise. E niente, più cotto di lei di così non potevo essere. – Okay. Forse un po’ mi sei mancato.
- Anche tu, stupida.
A quel punto la abbracciai, e notai che non tremò quando la strinsi.
- Oddio … - mormorò a un certo punto, sciogliendo in fretta l’abbraccio.
Andò in un angolo, si piegò e vomitò.
- Ti faccio davvero così schifo? – commentai.
- Non sei tu … è il whisky … - ansimò, mentre dava di stomaco. Di nuovo.
- Hai bevuto del whisky? Tu?
- Me l’hanno offerto!
- E tu sei così stupida da accettare un superalcolico?
- Sono sei mesi che vado a pane e vino, che poteva farmi un goccetto in più?
Di nuovo, superai la soglia dell’incredibile.
- Ti sei ubriacata?
Incrociò le braccia, sbuffando. Convinta che la biasimassi.
Si sedette, di nuovo arrabbiata.
- Hai problemi con questo?
- Non sono io ad aver problemi, ma tu … quanto hai bevuto?
- Dieci, quindici bicchieri al giorno.
- E ringrazia di non essere già una cirrotica. – sospirai. Io avevo fatto di peggio, certo, ma in un periodo di tempo molto più limitato. – Ti rendi conto dei rischi che corri?
- Era l’unico modo … - sussurrò.
A quel punto, capii tutta la situazione in cui era.
Nostalgia di casa, senso di colpa per il pericolo che incombeva sulla sua famiglia per via di Grasvard, dato che era convinta fosse colpa sua, paura, l’avevano portata a bere come una spugna e a pomiciare con Orrin pur di dimenticare per un attimo, pur di sentirsi libera un secondo.
- Senti, lo so cosa provi … è successo anche a me. Però … bere non serve. Davvero. È solo un modo per … allontanare momentaneamente i problemi … e poi tornano più forti. – cercai di spiegarle.
- Lo so … - mormorò, asciugandosi una lacrima solitaria. Quasi preferivo la Katie svampita di prima. Poi decisi di no, che preferivo la mia Katie, quella sia fragile che estremamente forte. Quella che potevo aiutare. Per cui potevo significare qualcosa. – Ma …
- Ci avresti pensato dopo. Me lo dicevo sempre anch’io.
Mi sedetti accanto a lei, e adesso sembrava davvero stanca di tutto.
- Sai, il vino del Surda non è affatto male.
- E che ne so. – commentò con un mezzo sospiro divertito. – Il sapore manco lo sentivo.
- Adesso sei sobria?
- Mmh.
- Allora provalo. E che sia l’ultimo, ragazzina.
Oh, che romantico. Le aveva preparato il picnic. Come se a Katherine Shepherd, Comandante della Marina del Nord, potesse suscitare qualcosa un picnic in un giardino segreto. Che cucciolone bombolone alla crema, pensai tirando su il cestino di Orrin, dove c’era uno dei vini migliori della migliore annata, quella di cinquant’anni fa.
Lo sapevo perché, mentre ero a Norwood, in cantina avevo trovato tutte le botti di vino che Morzan non era riuscito a scolarsi prima che quell’anima buona di Brom non liberasse la terra da lui.
Nei quasi diciassette anni che ero stato lontano, il vino aveva avuto occasione di invecchiare, diventando una cosa paradisiaca.
E nelle cantine, di quel vino del Surda di quell’annata ce n’erano almeno dieci botti. E non costava poco, quel vino.
Ne versai due calici, uno per lei e uno per me, e per la prima volta lo degustò invece di buttarlo giù.
- Per gli dei … è buonissimo. – commentò. – Dolce e fruttato.
- Facciamocene regalare una botte, allora, e ce la portiamo al Nord. – proposi. Poi la presi in giro. – Potrai convincere il tuo trottolino amoroso a regalartene una in ricordo delle slinguazzate che vi siete scambiati.
- Idiota rincretinito. Mi sa che a farti tutte le domestiche di casa mia ti sei preso la sifilide e ti ha bruciato il cervello.
- Ah, è possibile.
Nonostante non sembrasse lei, era bellissima. Finalmente, aveva i capelli raccolti, scoprendo l’elegante linea del collo e aprendo di più il viso. La leggera sfumatura dorata che aveva preso la sua pelle, dove non era scottata, le donava.
E grazie al cielo, quel vestito riusciva a farmi intravedere qualcosa.
E quel poco che vedevo, non mi dispiaceva affatto.
- Credo sia opportuno tornare a casa. – disse. – Penso di doverlo lasciare.
- Ehi, a proposito. Che c’era tra te e lui?
Temevo la risposta.
Ma lei fece un sorriso dolce.
- Di certo non amore.
 
 
 
 
 
   
 
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