Capitolo XXXIV
La realtà dei fatti
Due settimane se n'erano lentamente andate, e Aaron aveva finalmente avuto l'occasione di riavere Ava tutta per sè. Era tornata, e ogni momento con lei era bellissimo. Conoscendolo, sapevo bene quanto avesse sofferto durante il suo lungo periodo d'assenza, e ora che aveva scelto di smettere di fuggire, lui era diventato il ragazzo più felice. A quasi diciott'anni, poco meno di un adulto, innamorato della sua ragazza come di nessun altro. Più di una volta li avevo visti baciarsi, o approfittare l'uno della vicinanza dell'altro durante gli allenamenti nel giardino di casa, proprio come facevano Trace e Terra. Guardandoli, non provavo che orgoglio, e nel farlo mi concentravo su Ava. Contrariamente a me, Stefan non ci faceva quasi caso, ma la vedevo felice. Sì, felice e senza preoccupazioni. Ora aveva Aaron, e poteva contare sul suo appoggio. Sapevo che lo amava, ed ero certa che non l'avrebbe più abbandonato. Ad essere sincera, la sua relazione con lei ha attraversato un periodo di crisi, e a volte, rileggendo le bianche pagine del mio diario, mi fermo a ricordare il passato, scoprendo ogni volta piccoli dettagli di ogni situazione, che senza volerlo ignoravo. Ora come ora, tutto sembra andar bene, e mentre sia Aaron che Ava sono impegnati con gli allenamenti, si guardano l'un l'altra dandosi coraggio. In silenzio, rimango in piedi di fronte alla porta di casa, e tengo la mano a Stefan. È con me, e c'è sempre stato, nonostante lo scorrere del tempo. Da bravo padre qual è, si mostra orgoglioso del figlio che tanto ha voluto, mostrando un sorriso perfino più luminoso del mio nel vederlo felice. Come sappiamo, il tempo passa e continua a passare senza mai fermarsi, e mantenendo il silenzio, mi allontano mentalmente dal resto del mondo. In questo momento, tutta la vita mi sta scorrendo davanti agli occhi, e tenendoli aperti, sento davvero di sognare. Sono ormai passati anni, eppure ricordo ancora ognuno dei momenti in cui i miei amati figli erano bambini. Ora non lo sono più, chiaro, ma una parte di me vorrebbe davvero rivivere quei momenti. Sono ormai adulta, so che crescere fa parte della vita, e solo ora mi rendo conto che i miei figli sono e saranno i miei bambini per sempre, prima fra tutti Terra, la mia dolce e amata primogenita, che ora, all'età di vent'anni, non ha occhi che per il suo Trace, e portando pazienza, aspetta solo che lui le ponga una fatidica domanda. Rose è più giovane di lei di tre anni, e può contare sulla presenza di Isaac, ferito dalla morte della madre ma deciso a combattere per essere il suo eroe. Ricordo ancora l'ultima nostra visita alla sua tomba, il modo in cui ci aveva stranamente fatto sentire la sua presenza, e quello in cui lo stesso Isaac le aveva fatto quella promessa. È passato del tempo, ma lo ricordo come se fosse ieri. Eravamo tutti lì, e dopo quello stranissimo colpo di vento che aveva sconvolto prima suo zio Basil e poi lui, aveva preso in mano il suo pugnale, e tagliandosi un dito, aveva lasciato che il suo sangue scorresse fino a fondersi con la nuda terra, nel tentativo di mostrarle che sarebbe stato il suo eroe, e che non l'avrebbe mai delusa. Dopo le sue parole, il vento aveva smesso di soffiare, e nel momento del ritorno a casa, il povero Isaac mi era parso più calmo e felice, come se avesse appena fatto pace con i suoi stessi demoni, incluso quello del dolore derivante dalla morte della sua stessa madre. Anche ora, Rose lo aiuta come può, e lui la lascia fare, fidandosi di lei. Così, mentre questi pensieri mi galleggiano in testa come bollicine prossime a scoppiare, scuoto la testa e torno velocemente ad essere me stessa, e sorridendo, resto calma, consapevole del mio cammino e della strada che ho fatto fino ad ora, sicura di me stessa e dell'attuale realtà dei fatti.