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Autore: MaryFangirl    10/11/2017    8 recensioni
Cosa succede dopo il matrimonio fallito? Akane decide che potrebbe aver bisogno di apportare alcuni cambiamenti e Ranma finalmente inizia a prendere una posizione.
Genere: Azione, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akane Tendo, Ranma Saotome, Un po' tutti
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Vagando per il dojo, Ranma stava facendo qualcosa per il quale non era noto: stava pensando. Dopo l'attacco di sicurezza avuto a scuola, i suoi nervi stavano cominciando ad avere la meglio su di lui rendendosi conto di non sapere cosa fare per riconquistare la sua fidanzata. Aveva fatto un gran casino, quindi suppose di dover far qualcosa di altrettanto grande per farsi perdonare. Ma cosa? Davvero, non ne aveva idea. Il problema era che non era abituato a cercare di farsi piacere dalle ragazze, succedeva e basta. Che lui lo volesse o meno. E, a dirla tutta, chi le poteva biasimare? Tuttavia, Akane era sempre stata diversa ed era una cosa che gli piaceva di lei. Quindi avrebbe dovuto fare qualcosa per mostrarle quanto ci teneva. Doveva dimostrarle quanto lei fosse importante per lui. La situazione lo disorientava ma quando cominciò a riflettere come avrebbe fatto per una strategia di combattimento, si rilassò un po'. Sapeva che, se si trattava di un combattimento, avrebbe sempre vinto, e il compito risultava meno spaventoso. Trovava sempre un modo per vincere. Vagò ancora un po' mentre un piano cominciava a formarglisi in mente, -Funzionerà- pensò. Fece una smorfia realizzando che sarebbe stato orribilmente imbarazzante ma ne sarebbe valsa la pena se fosse riuscito a far capire ad Akane quanto lei significava per lui. Sì, avrebbe funzionato ma il piano richiedeva...beh, una progettazione e del tempo. Quindi, finché non fosse stato pronto, l'avrebbe blandita un po' e nel mentre avrebbe messo in atto il suo piano e, se tutto fosse andato bene, sarebbe riuscito a riconquistarla entro la fine della settimana.

 
 
Martedì mattina
Ore 07.45
 
Posizionato in un condotto di ventilazione, Ranma Saotome aveva una visione diretta dell'armadietto di Akane. Era uscito per andare a scuola un'ora prima del solito. Era arrivato da quindici minuti. Non era mai arrivato a scuola così presto prima – di solito ce la faceva a malapena nel momento in cui la campanella suonava – e trovò l'atmosfera un po' angosciante. I corridoi erano privi degli studenti che di solito correvano tutt'intorno. Sembravano esageratamente larghi senza i corpi che si scontravano e che normalmente occupavano lo spazio. C'era un silenzio tombale, nemmeno gli insegnanti erano ancora arrivati. I suoi passi sembravano echeggiare mentre camminava lungo i corridoi sinistramente silenziosi, in opposizione agli alti suoni causati da chiacchiere e pettegolezzi che solitamente riempivano lo spazio. Era tutto pronto per la prima parte del corteggiamento di Akane. Oggi sarebbe stato semplice, doveva lasciare un simbolo d'affetto, sapeva che le ragazze lo apprezzavano. Tentò di muoversi per mettersi più comodo ma non poté fare molto visto che a malapena riusciva a stare nel condotto. Sospirò rendendosi conto di essere arrivato troppo presto. Ma non aveva voluto farsi vedere da nessuno, né rivelare la sua posizione; voleva osservarla rimanendo nascosto e vedere la sua reazione con i propri occhi. Dopo dieci scomodi minuti durante i quali osservò gli studenti iniziare a rifluire all'interno – com'è che tutti quanti arrivavano così presto? - finalmente vide la sua fidanzata dirigersi al suo armadietto. Mentre camminava, Ranma vide diversi ragazzi salutarla e soffermarsi a guardarla, alcuni discretamente e altri palesemente. Il meno offensivo si limitò a lanciarle un'occhiata da capo a piedi. Un altro aveva voltato il collo mentre lei camminava per guardarle il sedere, schiantandosi contro l'anta aperta di un armadietto. Un altro le fischiò dietro. Quasi lasciò il suo nascondiglio. La guardavano sempre in quel modo? Non l'aveva mai notato prima. Ma probabilmente non si sarebbero azzardati ad essere così sfacciati quando c'era lui. Sapevano tutti che li avrebbe picchiati senza pensarci due volte. Serrò le mani un paio di volte, respirando profondamente.
-Non importa. Non hanno possibilità con lei- pensò, calmandosi un po'. Ma continuava ad odiare certe cose e l'irritazione non svanì completamente. Mentre lei si avvicinava, l'irritazione divenne attesa. La osservò fermarsi e allungare la mano, fermandosi per comporre la combinazione, quando qualcuno la chiamò. Roteò gli occhi nel vedere Yuka avvicinarsi per salutarla. Avrebbe tamburellato con le dita per la frustrazione se avesse potuto fisicamente farlo. Desiderò che la ragazza se ne andasse e quando finalmente accadde, sospirò di sollievo. La sua gamba destra iniziava ad addormentarsi, voleva uscire da lì! 
Mantenne gli occhi fissi sul viso di Akane mentre apriva l'armadietto. Quando lei guardò all'interno, sembrò momentaneamente shockata prima che un sorriso aggraziasse automaticamente i suoi lineamenti. Divenne poi confusa e si guardò intorno prima di inserire la mano e tirare fuori una dozzina di rose. Le annusò e lui osservò con soddisfazione il sorriso che apparve sul suo volto. Prese il bigliettino e la sua espressione si svuotò quando lesse il contenuto. Ripose i fiori all'interno e tirò fuori i libri che le sarebbero serviti per la prima lezione, allontanandosi. I corridoi erano quasi completamente vuoti mentre Ranma si dimenava per uscire dal suo nascondiglio. Era un po' deluso che lei non avesse preso i fiori con sé ma, d'altronde, non poteva esattamente aspettarsi che li portasse in classe. Era felice che l'avessero fatta sorridere ma gli vennero dei dubbi sulla reazione al biglietto. Aveva semplicemente scritto 'Mi dispiace' e le sue iniziali. Non poteva aver sbagliato, no? Sospirò, poi sobbalzò quando la campanella trillò. -Dannazione!- si era dimenticato di dover andare in classe e ora si sarebbe ritrovato a dover stare fuori con i secchi in mano! Zoppicò lungo il corridoio – la gamba destra era ancora intorpidita – dimenticandosi completamente i libri.
 


Quella sera, Ranma era al dojo. Era uscito dalla sua stanza dopo che tutti si furono ritirati per la notte. Sapeva che Akane era l'unica altra
persona a usare il dojo regolarmente ed era improbabile che qualcun altro potesse interromperlo a quell'ora. La prima parte del suo piano era stata un successo. Okay, non proprio. Ma aveva portato Akane a sorridere – per quanto brevemente – quindi l'avrebbe considerata una vittoria. Era seduto con la schiena contro il muro, le gambe piegate e, sulle ginocchia, un taccuino. Doveva esprimersi come mai aveva fatto. Doveva spiegarle il suo rimpianto. Descrivere i sentimenti che provava per lei. Aveva la mano destra ferma sul taccuino, pronto a liberare i suoi più intimi sentimenti.
E...
Niente. La pagina era bianca. I suoi precedenti tentativi senza successo lo circondavano; fogli accartocciati erano sparpagliati sul pavimento. Aveva voluto cominciare prima ma non aveva voluto essere beccato e, francamente, non aveva pensato che ci avrebbe messo tanto a finire. Guardò il foglio bianco e...ancora niente. 
-Perché è così difficile?-
Chiuse gli occhi e fece qualche profondo respiro tentando di rilassarsi. Reclinò il capo all'indietro, appoggiandolo alla parete. Quello di cui aveva bisogno era meditare, era sicuro che l'ispirazione sarebbe arrivata.


 
"È pronta la colazione!"
Nel dojo, il ragazzo col codino si stiracchiò per quel suono distante e attutito ma non si svegliò. Il successivo suono che udì fu lo scorrere delle porte e dei passi leggeri prima che una mano lo scuotesse lievemente per la spalla. 
"Ranma, alzati"
Le scosse divennero più ferme e insistenti.
"Ranma! Sveglia!"
Un paio di occhi blu batterono lentamente, aprendosi e trovando sua madre di fronte a sé, con un'espressione preoccupata sul viso. Nodoka guardò suo figlio, lo guardò per bene. Era steso sullo stomaco, la testa appoggiata sull'avambraccio, un foglio sulla faccia attaccato con quella che sembrava bava. Era sporco d'inchiostro sulle mani e sulla guancia, Nodoka pensò che appartenesse alla penna che ancora aveva nella mano destra. Palle di fogli accartocciati lo circondavano.
"Ranma, hai dormito qui?"
Battendo gli occhi per schiarirsi il cervello sfocato, lui mormorò, "Sì, devo essermi addormentato. Che è ora è?"
"È ora di andare a scuola"
"Scuola?"
"Sì, scuola. Il luogo in cui vai ogni giorno per imparare. Si spera"
Curiosa sul perché ci fossero tutti quei fogli, la donna si abbassò a prenderne uno. Stava solo cominciando a lisciarlo quando improvvisamente le volò via dalle dita con un fruscio. Guardò Ranma che era balzato in piedi per prenderglielo dalle mani. La donna si raddrizzò e lo osservò con aria curiosa mentre si metteva a vagare per la stanza, raccogliendo tutta la carta e mettendosela sotto la maglietta. Lei sollevò le sopracciglia, divertita.
"Beh, ora che sei in piedi, devi farti un bagno"
"Un bagno?"
"Sì, un bagno. Non puoi andare a scuola in quel modo. Alzati e preparati, cerco di metterti da parte un po' di colazione, poi dirò ad Akane di andare a scuola insieme a te"
Ranma si accigliò un secondo prima di annuire. Anche se le loro strade erano rimaste in silenzio ultimamente, non vedeva l'ora di trascorrere del tempo con la sua fidanzata. Fin da quando era arrivato a Nerima, andare a scuola insieme al mattino era stato un momento tutto loro. Anche prima di riuscire ad ammettere di tollerarsi a vicenda. Si ricordava di quanto era parso strano andare a scuola senza di lei durante il breve periodo trascorso a casa di sua madre. Era una sensazione che non gli piaceva ma non poteva farci nulla. Sua madre voleva che si rendesse presentabile e non si sarebbe messo a discutere con lei. Aveva delle idee piuttosto solide su ciò che era appropriato e non era mai una buona idea sfidarla a proposito. Si diresse al furo e trascorse più tempo nel normale a prepararsi; gli ci volle un po' per togliere le macchie d'inchiostro dalla pelle. Riuscì comunque a vedere dei tenui segni blu sulla mano ma per fortuna la faccia era pulita. Con un biglietto di sua madre in mano, andò a scuola e per fortuna si risparmiò la storia dei secchi. Si sedette al suo banco e notò che Akane era rivolta su un foglio mentre lavorava a un problema. Ranma sospirò e si lasciò andare sulla sedia. Sarebbe stato così doloroso per lei guardare verso di lui?! Specialmente dopo tutti i guai che aveva passato...
-Dannazione!- pensò scattando sul posto. Con tutto il caos del mattino, si rese conto solo in quel momento di non aver terminato il suo progetto. Tirò fuori il quaderno e lo aprì a una pagina bianca. La fissò, sperando inutilmente che in qualche modo le parole – e a quel punto, sperava in qualunque parola – apparissero su quella pagina. Gli studenti attorno a lui si allontanarono. Ranma Saotome che rimaneva sveglio durante una lezione era un conto, ma un Ranma davvero pronto a prendere appunti? Beh, era sicuramente un segno di sventura incombente.


 
Durante l'ora di educazione fisica, i ragazzi giocarono a basket in palestra, lontano dalle ragazze che si dedicarono al calcio. Di solito qualsiasi squadra insieme a Ranma vinceva facilmente ma i suoi compagni rimasero delusi nel vederlo distratto. Infatti, il ragazzo col codino si limitò a rimanere con lo sguardo fisso nel vuoto. Gli altri dovevano giocare per davvero. Quando un membro della squadra gridò il suo nome e gli tirò la palla, Ranma non sollevò nemmeno lo sguardo e la palla lo colpì sulla fronte. Cadde all'indietro, le braccia sollevate prima di finire sulla schiena. Non si preoccupò nemmeno di rimettersi in piedi. Incrociò le braccia sopra il petto fissando il soffitto da quella posizione. Irritati, due dei suoi compagni dovettero trascinarlo fuori dal campo prima di riprendere la partita.


 
Durante l'ultima ora, Ranma si sentì sudare mentre le lezioni volgevano al termine. Non gli era ancora venuto in mente nulla! Il ragazzo col codino lanciò un'occhiata all'orologio e per una volta non era contento che alla fine della lezione mancasse soltanto un minuto. Improvvisamente l'ispirazione lo colpì e si mise a scrivere velocemente. Pensò che il risultato fosse buono, con un po' di fortuna a lei sarebbe piaciuto. Strappò la pagina dal quaderno nel momento in cui suonò la campanella. La piegò e la mise rapidamente in tasca. Si voltò per vedere Akane ma lei stava già andando via con le sue amiche. Esitò, voleva essere da solo con la fidanzata per darle il foglio. Seguì il trio mentre uscivano da scuola. Quando le due amiche si divisero da lei ai cancelli, Ranma si affrettò ma si fermò poco prima di averla raggiunta mentre il dubbio iniziò a serpeggiare in lui. E se avesse odiato la sua lettera? E se avesse riso di lui? Non sapeva se avrebbe potuto sopportarlo. Ma doveva darle quel foglio. Se fosse riuscito a consegnarglielo senza dover assistere alla sua reazione, non sarebbe stato tanto nervoso. Era una decisione codarda da parte sua ma la perseguì ugualmente.


 
Mercoledì pomeriggio
Ore 17.15
Luogo: Marciapiede

Mentre tornava a casa, Akane Tendo stava per svoltare l'angolo quando i suoi sensi del pericolo si misero in allarme. Si fermò e guardò dietro di sé quando udì un fruscio e sentì qualcosa colpire la sua cartella. Abbassò lo sguardo e vide una freccia attaccata alla borsa. Si accigliò ma si rese conto che la freccia non aveva infilzato nulla, la punta era stata rimpiazzata con una ventosa. Si abbassò e prese il dardo, che si staccò con uno schiocco. Fu allora che notò un foglio attaccato alla cima dell'asta, vicino all'impennaggio*. Si guardò intorno ma non vide nessuno. Slegò il foglio e aggrottò le sopracciglia mentre leggeva. Insicura su cosa fare, lo ripiegò e lo ripose nella tasca anteriore della cartella, riprendendo il cammino verso casa.


 
Più tardi, quella sera, Ranma stava aiutando Mousse a pulire il Neko Hanten. Era stata una serata impegnativa ma era volata per il ragazzo col codino, ora in versione femminile. Era stato così preoccupato per la reazione di Akane da aver quasi fatto cadere un paio di piatti durante il turno. Aveva dovuto limitarsi e portare solo quattro piatti alla volta, mentre di solito ce la faceva con sei. Aveva completamente rinunciato all'idea di portare il piatto in più che normalmente teneva sulla testa. Non aveva voluto rischiare di diventare un ragazzo nel caso in cui gli fosse caduta addosso una scodella di ramen.
Non poteva fare a meno di chiedersi quale fosse stata la reazione di Akane alla sua lettera. Era rimasto a osservarla mentre l'aveva letta, ma troppo da lontano per poter capire la sua risposta. 
Sospirò. Era parsa davvero una buona idea all'inizio. Mousse l'osservò dalla soglia che collegava la cucina e la sala. Ranma aveva già accompagnato Sayuri a casa prima di tornare per aiutarlo a ripulire. Stava pulendo lo stesso tavolo da cinque minuti e l'amazzone scosse il capo mentre notava la graziosa ragazza dai capelli rossi che sospirava. Mousse sapeva che alla fine Akane aveva scoperto del segreto di Ryoga ma non ne era rimasto sorpreso, era solo una questione di tempo prima che accadesse. Da parte sua, si era sentito in colpa per aver mantenuto il segreto dopo aver scoperto quale era stata la reazione della ragazza. Aveva ricevuto istruzioni da parte di Cologne riguardo al nascondere ad Akane l'informazione su 'P-chan'. Non aveva compreso perché la matriarca avesse voluto mantenere quel segreto ma aveva avuto dei sospetti. Aveva pensato che la vecchia avesse mantenuto quell'informazione, e il fatto che Ranma lo sapesse, per avere un permanente strumento da usare per dividere Ranma e Akane, ma non aveva potuto esserne sicuro. A prescindere da ciò, aveva fatto quanto gli era stato detto. Quando uno degli anziani dava un preciso ordine, tutti i membri dovevano obbedire per non essere puniti. La cosa non lo aveva mai disturbato prima; Akane era soltanto una persona che conosceva e con cui interagiva occasionalmente. Lo avrebbe fatto comunque per rendere felice Shan Pu, a prescindere dagli ordini di Cologne. Il segreto di Ryoga era così innocuo da non averci nemmeno mai pensato dopo che le due avevano lasciato Nerima. Non ci aveva pensato affatto finché non era venuto a sapere che Akane lo aveva scoperto. Lo aveva aiutato in modo così disinteressato che ora si sentiva in colpa. Ancora peggio, non sapeva se glielo avrebbe detto nemmeno se lo avesse ricordato. Sapeva che avrebbe voluto farlo, dato che lei era una sua amica ma rimaneva la questione dell'ordine e non sapeva se sarebbe stato in grado di andare contro a un diretto comando. 
Fu allora che si rese conto quanto le ultime settimane –ma probabilmente gli ultimi anni, ora che ci pensava- lo avessero cambiato. Prima di allora, non si sarebbe mai nemmeno azzardato a pensare di disobbedire a un ordine. Una parte del cambiamento era dovuta al fatto di avere un'amica per la quale valeva la pena rischiare di essere punito. Non aveva mai avuto nulla del genere prima. Un amico. Una ragazza, per di più. Un'altra parte del cambiamento era dovuta al fatto di essere circondato da altri ragazzi della sua età. Ragazzi liberi da restrizioni presenti in una società opprimente. Ragazzi che non solo erano incoraggiati, ma da cui ci si aspettava l'eccellenza nelle arti marziali. Si domandò se sarebbe potuto tornare a Joketsuzoku. Se, dopo essere stato esposto a un mondo del genere, sarebbe riuscito a riadattarsi alla società opprimente da cui proveniva. Scosse il capo per schiarire tali pensieri. Ora doveva occuparsi di Ranma. Considerava il ragazzo col codino un alleato, tutto sommato. Era stata solo Shan Pu a creare frizione tra loro e, visto che lei non c'era più a fungere da oggetto di contesa, si sentiva in vena molto più amichevole verso di lui. In più, aveva un debito con Akane. Era ovvio che lei amasse Ranma. Perché, non lo sapeva. Era davvero confuso sul motivo perché tutte le ragazze volessero un tizio così impertinente, egoista e sguaiato. Ma sapeva più di chiunque altro che non si decideva chi amare. Mousse avanzò e prese una sedia dal tavolo che Ranma stava pulendo, si sedette, mettendosi comodo. Tirò fuori dalle maniche una teiera e due tazzine e le posò di fronte a sé prima di riempirle entrambe. Ranma stava ancora sfregando lo stesso punto e non si era nemmeno accorto della sua presenza.
"Ranma, se continui a strofinare in quel punto, bucherai il tavolo"
"Uh?" disse Ranma sollevando lo sguardo, battendo gli occhi nel vedere Mousse. Quand'è che era arrivato?
"Perché non ti siedi e bevi un po' di the?"
Ranma crollò su una sedia e accettò il the. Mousse lo guardò e, sebbene volesse aiutare, non sapeva come affrontare l'argomento.
"Vuoi parlarne?" chiese cautamente.
Ranma scrollò le spalle ora apparentemente delicate e soffiò via la frangia rossa dalla faccia.
-Ha un'aria patetica- pensò Mousse, sentendosi un po' in colpa nel rendersi conto di godere del dolore di Ranma. Era raro vedere l'artista marziale con un'aria così sconfitta, quando era spesso pieno di fiducia in sé. Rimasero in silenzio per un po', sorseggiando il the.
"Hai fatto delle cose piuttosto stupide per conquistare Shan Pu. Ti sei mai sentito in imbarazzo?" chiese Ranma senza giri di parole.
"Certo che sì. Pensi che mi sia divertito a sembrare un pazzo?" chiese l'altro indignato. "Ma nulla avrebbe avuto importanze se soltanto un mio tentativo avesse funzionato. L'orgoglio non ti tiene al caldo di notte" aggiunse saggiamente. Ranma ci pensò sopra e si sentì meglio riguardo al proprio comportamento recente. Mousse aveva ragione – non era uno shock? -, cos'era un po' di imbarazzo se riusciva a ottenere ciò che voleva? E non c'erano dubbi sul fatto che volesse Akane. Mousse non era qualcuno con cui avrebbe normalmente parlato, ma gli faceva un po' piacere sapere che non c'era nessun altro con cui discutere di quelle cose. Non era uno che si fidava facilmente a condividere i propri sentimenti. Affatto. Anzi, c'era una sola persona con cui poteva parlare, di cui si fidava implicitamente, ma lei non era esattamente favorevole all'idea di parlare con lui al momento. Dunque, proseguì nel raccontare a Mousse dei suoi tentativi per riconquistare la fidanzata. L'amazzone fissò il ragazzo col codino con compassione. "Quindi, mi stai dicendo che hai scritto una poesia ad Akane"
"Sì"
"Akane Tendo"
Ranma roteò gli occhi. "Conosci un'altra Akane?"
Mousse scosse il capo, non poteva crederci. Perfino lui sapeva che, dopo i trascorsi con Kuno, la ragazza probabilmente aveva eliminato la poesia dalla sua vita. Ma tenne quell'opinione per sé e rimase zitto per un momento mentre pensava a come poteva aiutare.
"Fai una cosa, descrivi Akane"
"Descriverla? È alta più o meno come la mia spalla, ha i capelli corti..."
"No. Non intendevo quello" sospirò Mousse, doveva saperlo che Ranma lo avrebbe ascoltato alla lettera. "Dimmi chi è"
Quando Ranma lo guardò con aria assente, aggiunse, "Comincio io. È una ragazza, una figlia, una sorella..." l'amazzone lasciò la frase in sospeso e indicò con la mano a Ranma di proseguire.
"Uhm. È una studentessa...un'amica...e la mia fidanzata" fece Ranma. Sapeva che era diretto verso qualcosa ma, per quanto si sforzasse, non aveva idea di cosa fosse. Mousse si piegò in avanti e sospirò pesantemente, scuotendo il capo. "Tutto qui? Non c'è niente che ti sfugge?"
Ranma si grattò il capo e replicò, "Non credo"
"Visto? È questo il problema. Ma ovviamente non lo capisci perché non capisci nemmeno cosa ti sfugge" Mousse ci pensò un attimo, poi aggiunse, "Okay, ora descrivi te stesso"
"Io? Beh, è facile. Sono un ragazzo", abbassò lo sguardo sul paio di seni impertinenti che aveva al momento e roteò gli occhi, "Sono un ragazzo" ripeté fermamente, "Sono un artista marziale, un..."
Mousse sollevò una mano per fermarlo, zittendolo. Lo fissò, sperando tra sé che avesse colto l'ovvio. Ranma continuò a fissarlo, quindi l'amazzone alzò gli occhi al cielo. Avrebbe dovuto parlare in sillabe con quel suo ottuso amico.
"Sei un artista marziale. È quello che dici di te come prima cosa, ciò con cui ti identifichi", attese che Ranma annuisse, "Ma non hai mai pensato di descrivere Akane in quel modo. Se facessi a lei la stessa domanda, sono sicuro che 'artista marziale' sarebbe uno dei primi termini che userebbe per descriversi. Non trovi strano che non tu non la consideri nemmeno tale?"
Ranma rise. "Senti, so che sa combattere. Non è male ma non è lontanamente al mio livello"
"Nessuno è al livello a cui tu pensi di essere, nemmeno tu. Ma non è questo il punto. A prescindere da quanto è brava, è così che lei si vede. Tu sei bravo come sei ora perché tuo padre ti ha allenato per tutta la tua infanzia. Poi sei migliorato qui con gli addestramenti di Cologne. Perfino Happosai ha contribuito a renderti un artista marziale migliore. Ora sei più bravo rispetto a quando sei arrivato a Nerima grazie al loro aiuto, giusto?"
Ranma annuì. "Sì, certo"
"Ora, immagina di non aver avuto l'addestramento né di Cologne né di tuo padre. Quanto pensi che saresti bravo? Pensi che saresti così forte?"
Il ragazzo col codino scrollò le spalle, "No. Non così forte, ma non mi arrenderei. Tenterei comunque di imparare in qualche modo"
Mousse lo indicò col dito. "Esattamente. Tenteresti ma sarebbe molto difficile. Non hai idea di quanto sarebbe difficile imparare nuove cose. Allenandoti da solo." l'amazzone pensò ai propri addestramenti e alla frustrazione di dover imparare nuove tecniche senza istruzioni, "Non penso tu abbia idea di come sarebbe senza una guida. Senza qualcuno che ti corregga gli errori o che ti insegni cose nuove. Sai quanto è sorprendentemente brava Akane per essere una che praticamente si è allenata da sola? Da quello che ho capito, il signor Tendo smise di allenarla dopo la morte della signora Tendo. Da allora, Akane si è esercitata completamente da sola ed è arrivata al livello di adesso. Forse non è brava quanto te, ma ha un sacco di potenziale non sfruttato"
Ranma non aveva mai pensato in quel modo. Aveva sempre ritenuto che si fosse allenata molto insieme a suo padre ma, ora che ci faceva caso, raramente aveva visto il signor Tendo nel dojo e non ricordava affatto di averlo mai visto fare pratica con Akane.
"Sai in che modo Shan Pu è arrivata al livello di adesso? È stata addestrata dall'istante in cui ha imparato a camminare. Le sono stati insegnati trucchi per sviluppare la coordinazione, l'istinto, la resistenza. Lei era entusiasta. Era eccellente e dai 10 anni cominciò a spiccare tra i suoi coetanei. Era trattata in modo speciale e lavorava con gli addestratori quotidianamente. Se Akane fosse nata nel nostro villaggio con lo stesso addestramento di Shan Pu, con la stessa attenzione riservata a Shan Pu, non ho dubbi che sarebbe diventata una delle migliori guerriere della nostra generazione"
Non avrebbe esagerato nel dire che sarebbe stata brava quanto Shan Pu. Ai suoi occhi, nessuno avrebbe mai potuto esserlo.
"Hai anche solo una vaga idea di quanto sia migliorata da quando ha iniziato ad allenarsi con Taro, Konatsu e me?"
Ranma ripensò a quando lei aveva indossato la tuta magica, e a come lo aveva battuto ad ogni round. Sapeva che, indossando quella tuta, il suo livello aumentava fino ad esprimere il massimo potenziale. Risultando completamente inarrestabile.
"Ma io cosa dovrei fare?"
"Rispettala. Riconoscila. Lavora con lei per aiutarla a migliorare, esattamente come abbiamo fatto noi"
Ripensando ai propri dolorosi addestramenti, disse, "Non posso...dovrei colpirla se mi allenassi con lei"
"Sì, lo so"
"Ma...non posso farle male"
"Sappiamo entrambi che c'è più di un modo per ferire qualcuno. I lividi scompaiono, i tagli guariscono, le ossa si rimettono a posto. Le stai facendo più male nell'ignorare questa parte di lei ed è una cosa che taglia più di qualsiasi dolore fisico" 
Mousse si alzò e ripulì il tavolo. Non sapeva se quello che Ranma stava facendo avrebbe nociuto o giovato alle sue possibilità con Akane, ma sapeva che quello era un problema fondamentale nella loro relazione. Sperava che, evidenziandolo, avrebbe aiutato il suo amico, anzi entrambi i suoi amici, per trovare la felicità che invece sembrava sempre evitare lui.


 
Quella notte Ranma rimase steso nel letto, sveglio, il suono delicato del respiro di sua madre e del russare rumoroso di suo padre erano gli unici compagni mentre le parole di Mousse riecheggiavano nella sua testa. Non aveva mai pensato seriamente agli allenamenti di Akane o al suo livello. Quando era arrivato a Nerima, aveva trovato il suo entusiasmo per le arti marziali contagioso. Con la cordialità che gli aveva dimostrato, e il completo disdegno riguardo al fidanzamento, aveva pensato per un breve momento di aver trovato un'amica, qualcuno con cui condividere la sua passione per le arti marziali. Quando si erano affrontati la prima volta, per lui era stato facile batterla ma aveva ammirato il suo sforzo e la sua determinazione. Il giorno successivo, quando lei aveva battuto quel gruppo di ragazzi, era rimasto impressionato da come aveva gestito la situazione. Anche se la maggior parte di loro si erano rivelati soltanto grossi bruti senza alcuna qualità né addestramento, e quelli addestrati erano risultati ridicolmente scarsi, lei era riuscita a gestire quella folla rapidamente. Non un'impresa facile quando ci si scontrava con una tale quantità di persone, molto determinate a vincere. Era rimasto impressionato da lei. Poi cos'era cambiato? La risposta era semplice. Si era messo a lottare contro il fidanzamento e contro di lei, così aveva smesso di riconoscere qualsiasi lato positivo di lei, perfino con se stesso. Quando i sentimenti erano cominciati a cambiare, aveva lottato anche contro quelli. Quando aveva ammesso le proprie emozioni, si era così dimenticato delle sue qualità da non ripensarci mai. Sapeva che lei era forte, usava un sacco quella forza contro di lui, e sapeva badare a se stessa, fino a un certo punto. Ne era molto contento perché finivano in un sacco di situazioni pericolose. Ma il pensiero di addestrarla, di aiutarla a migliorare? Non gli era mai balenato in testa. Il suo addestramento sembrava completamente separato dal proprio. Come si sarebbe sentito, lui, nell'essere praticamente ignorato da tutti? Nel non avere alcun aiuto per migliorare? O peggio, come si sarebbe sentito se la persona che più contava per lui, la cui opinione aveva una così alta importanza, avesse ignorato l'unica cosa per la quale si sentiva orgoglioso? Ranma si girò sul fianco e tirò un pugno al cuscino, sospirando profondamente.
Sarebbe stata una lunga nottata.


 
Il giorno successivo Ranma si alzò sentendosi inquieto ma determinato. Alla fine si era addormentato tardi, dormendo però a sprazzi. Sapeva di doversi far perdonare da Akane prima di poter fare qualcosa per farsi perdonare per aver ignorato le sue arti marziali. C'era un'altra cosa che voleva tentare prima del grande evento che aveva programmato. A differenza degli altri tentativi, questo avrebbe dovuto attendere la sera. Sperava che lei avrebbe apprezzato perché si sarebbe esposto ad essere ridicolizzato dalle loro famiglie.


 
Giovedì sera
Ore 21.00
Luogo: Cortile dei Tendo

Ranma prese lo stereo portatile che aveva chiesto in prestito a Hiroshi e lo portò nell'engawa. Per fortuna era da solo, i loro padri avevano scelto quella sera per andare al loro bar preferito. Per i due patriarchi, il ghiaccio che aleggiava in casa si era un po' sciolto, ma le donne erano ancora freddissime verso di loro e per quella sera avevano voluto prendersi una pausa dalle ostilità. Aprì il lettore per le cassette e vi infilò il singolo che aveva acquistato in giornata. Premette 'PLAY' ma non venne emesso suono. Roteò gli occhi rendendosi conto di aver dimenticato di accendere quell'affare. Premette 'ON' ma non accadde nulla. Imprecò tra sé quando vide che non era attaccato alla presa. Infilò la presa nel cavo di alimentazione e fu lieto di sentire le note iniziali di 'In your eyes' provenire dalle casse. Premette 'OFF' e afferrò lo stereo, uscendo fuori, fermandosi solo quando sentì che lo stereo lo tirava.
-Dannazione! Il filo non è abbastanza lungo- pensò. Ripose lo stereo sull'engawa e andò alla ricerca di una prolunga. Quella che trovò non era molto lunga ma pensò che sarebbe bastata. Infilando la presa, si avviò verso il laghetto. Impostò il volume su 'MAX' e premette 'PLAY', sollevando lo stereo sulla testa e rivolgendolo verso le finestre del piano di sopra.
Attese. E attese per quella che sembrò un'eternità. Vide un movimento dietro una finestra e osservò una ragazza con i capelli scuri e corti spalancarla. Tirò fuori il capo e lo fulminò.
"Spegni quella dannata cosa!" gli gridò prima di lanciargli addosso un grosso libro, colpendolo sulla fronte. Riuscì a tenere lo stereo in equilibrio, sbilanciandosi con un piede. Tentò di rimettersi com'era prima ma non ce la fece. Cadde nel laghetto reggendo ancora lo stereo. L'acqua si elettrizzò, portando la graziosa rossina a muoversi a scatti prima di sprizzare fuori dalla pozza. Ancora con lo stereo in mano, il movimento improvviso portò il dispositivo ad essere staccato dalla presa della corrente. Ranma finì sull'erba vicino al laghetto con la faccia per terra, i capelli rossi bruciati e all'aria con una strana angolatura mentre il suo corpo sobbalzava.
"Non funzionerà, Romeo!" lo schernì Nabiki dalla finestra della sua camera. Ranma si mise sulla schiena e sollevò lo sguardo notando che Akane non si era nemmeno avvicinata alla finestra. Sospirò e decise di rimanere lì steso. Venne interrotto da un'ombra che si stagliò accanto a sé. Alzò gli occhi e vide Taro che scuoteva il capo.
"Patetico" disse Taro senza traccia di compassione. Ranma si mise a sedere e tentò di ignorare il ragazzo che lo derideva, sperando di farlo andare via. Tuttavia, Taro non colse l'antifona e si accasciò accanto alla rossina fradicia.
"Pensi che una cosa così scadente potesse conquistarla?" chiese dubbioso.
"Perché diamine t'importa?" ribatté Ranma.
"Non m'importa", ricevendo un'occhiataccia, Taro rispose, "Non di te, comunque"
Rimasero in silenzio per un po', poi Ranma chiese, "Ad ogni modo, che ci fai qui?"
"Aspettavo che tutti si addormentassero per poi sgattaiolare nella stanza di Nabiki" rispose senza vergogna, un ghigno da predatore in viso.
"Scusa per averlo chiesto"
"Non pensavo fossi un puritano"
"Non lo sono"
"Come ti pare" ritornando al problema in questione, chiese, "Allora, cosa intendi fare per uscire dalla cuccia del cane?"
"Ho un piano"
"Fammi pensare, sarà una cosa odiosa e probabilmente imbarazzante, vero?"
Ranma lo fulminò. Non sarebbe stata odiosa. A lei sarebbe piaciuta molto. Di sicuro. 
-Oh, ti prego, fa' che le piaccia.-
"Ho una grande idea, perché non ti limiti a dirle come ti senti?"
"Non capisco cosa intendi"
"Le hai mai detto che ti dispiaceva?"
"Certo che gliel'ho detto, quanto mi ritieni stupido?" Ranma attese un attimo prima di aggiungere, "Era una domanda retorica, non rispondere"
"Le hai detto che la ami?"
"Cos...cos...non...ho mai detto..."
"Smettila. Non devi ammetterlo a me, ma non mentire. È ovvio per chiunque"
Ranma rimase zitto e Taro ne ebbe conferma.
"Presumo di no"
"Beh, ci ho provato, ma mi ha fermato!"
Taro strinse gli occhi sospettoso prima di chiedere, "Quando ci hai provato?"
"Dopo che lei aveva scoperto di Ryoga, stavo cercando di farle capire quanto è importante per me ma non mi ha voluto ascoltare"
"Tutto qui? Non ci hai più provato?"
"Ma certo. Le ho regalato dei fiori l'altro giorno e...ho fatto altre cose per riconquistarla" disse, non volendosi mettere ulteriormente in imbarazzo.
"Quindi praticamente hai cercato di dirle che la ami quando era incazzata con te, poi hai cominciato con sciocchi tentativi per farti perdonare"
Ranma continuò a fulminarlo. Se Taro parlava così, lo faceva sembrare uno stupido.
"Perché non le hai detto dei tuoi sentimenti prima d'ora?"
"Beh, sai, litigavamo sempre e..."
"No. Intendo di recente. Ho notato come vi comportavate insieme quando pensavate che gli altri non vi vedessero" non menzionò di averli sbirciati nella stanza di lei o sul tetto mentre lui sgattaiolava dentro e fuori casa. 
Ranma si agitò, a disagio. "Non lo so, non è virile parlare liberamente dei propri sentimenti"
Taro fece volontariamente scorrere gli occhi lungo il corpo di Ranma prima di fissarlo senza emozione. "Piantala, sono un ragazzo! E i ragazzi non se ne vanno in giro a parlare dei propri sentimenti, okay?"
"Chi diamine te l'ha detto?"
Ranma rimase in silenzio e Taro continuò, "Amico, non dovresti andartene in giro a parlare delle tue emozioni con me o con i tuoi amici, ma di sicuro dovresti farlo con la tua donna"
Il ragazzo col codino sbuffò. "Giusto. Come se tu avessi detto a Nabiki che la ami"
-Amarla? No- pensò Taro. Un'immagine della secondogenita dei Tendo gli balenò in testa, con tanto di ghigno distintivo che lui adorava, e dovette reprimere il sorriso che voleva comparire sul proprio volto. Nabiki era diversa da qualsiasi ragazza avesse mai conosciuto prima. Mentre sua sorella viveva in un mondo in bianco e nero fatto di bene e male, il mondo di Nabiki era più che altro grigio. Era flessibile e fluida su ciò che considerava giusto e sbagliato, un tratto che condivideva con lui. Era bellissima, sveglia e divertente. Era anche per nulla dispiaciuta di essere materialista, taccagna e brutalmente onesta. Conosceva i difetti di lui, continuando ad apprezzarlo. Le aveva detto quello che sentiva per lei, cioè che si trattava di più che sesso. Che a lui piaceva il tempo che trascorrevano anche fuori dal letto. Che non voleva che nessuno dei due stesse con qualcun altro. Non credeva nelle stronzate sdolcinate come il vero amore, o l'esistenza di anime gemelle, ma sapeva di non essere mai stato più felice. Non aveva mai pensato di poter trovare qualcuno che lo rendesse così felice, o qualcuno che fosse così adatto a lui, nemmeno se ci avesse provato.
No, non era innamorato. Non ancora. 
"Nabiki sa esattamente cosa provo per lei"
"Ah sì, e cioè?"
"Non ti riguarda. Non so cosa ci vorrà perché Akane ti perdoni, ma sono sicuro che sarà qualcosa di più dei tuoi patetici tentativi per impressionarla"
Taro si mise in piedi e Ranma lo imitò.
"Nabiki e Akane? Possono avere di molto meglio rispetto a noi. Riconquistala prima che se ne accorga" disse Taro in un insolito momento di serietà. Si voltò, facendo per andarsene, prima di girarsi di nuovo. "Oh, Ranma?"
"Sì?"
Taro tese improvvisamente il braccio destro e colpì Ranma dritto in faccia, facendo ricadere la rossina nel laghetto. 
"Perché diamine l'hai fatto?" chiese indignato una volta riemerso dall'acqua.
"Eri ancora in debito per quel pugno da stronzo che mi hai dato un po' di tempo fa. Ora siamo pari**" spiegò Taro prima di allontanarsi. Ranma uscì lentamente dal laghetto, pensando ai consigli non richiesti ottenuti sia da Mousse che da Taro. Erano i confidenti più improbabili ma di sicuro gli avevano dato molto su cui pensare.
 
 
*detto anche 'penna', si trova nella parte posteriore della freccia, e serve a stabilizzarne il volo.
**è successo nel capitolo 3.
  
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