In quella tiepida notte
di primavera, Vera pensò che non poteva desiderare altro
dalla vita. Aveva ventiquattro anni, una laurea presa da poco e si era
appena qualificata per i campionati nazionali di ginnastica artistica;
in più una delle sue migliori amiche, Giulia, solo
un’ora prima aveva partorito una splendida bambina ed erano
entrambe in buona salute, nonostante la gravidanza non fosse stata
delle più semplici.
Alle tre del mattino lei e Noemi – l’altra migliore amica sua e di Giulia – salirono nella vecchia Seicento bianca della seconda.
«Sono così felice che non dormirò fino a dopodomani» esclamò estatica Vera mentre si allacciava la cintura di sicurezza.
«Anche i quattro caffè che abbiamo bevuto nell’attesa hanno la loro colpa» ridacchiò Noemi, imitando Vera prima di mettere in moto.
Mentre Noemi si immetteva nelle strade deserte, Vera prese il proprio cellulare e quello dell’amica e inviò due messaggi identici ai rispettivi genitori. «Ho detto che saremo a casa tra una mezz’ora, così possiamo andare tranquille e non si preoccupano».
«Ben fatto» approvò l’altra.
Avevano imboccato la Tiburtina; erano ormai vicino casa e parlavano ancora di Giulia, quando un SUV che avanzava nella direzione opposta imboccò la loro carreggiata contromano attraverso un varco nel guardrail di cemento e le colpì in pieno.
L’ultima cosa che Vera vide furono i fari che le andavano incontro.
Alle tre del mattino lei e Noemi – l’altra migliore amica sua e di Giulia – salirono nella vecchia Seicento bianca della seconda.
«Sono così felice che non dormirò fino a dopodomani» esclamò estatica Vera mentre si allacciava la cintura di sicurezza.
«Anche i quattro caffè che abbiamo bevuto nell’attesa hanno la loro colpa» ridacchiò Noemi, imitando Vera prima di mettere in moto.
Mentre Noemi si immetteva nelle strade deserte, Vera prese il proprio cellulare e quello dell’amica e inviò due messaggi identici ai rispettivi genitori. «Ho detto che saremo a casa tra una mezz’ora, così possiamo andare tranquille e non si preoccupano».
«Ben fatto» approvò l’altra.
Avevano imboccato la Tiburtina; erano ormai vicino casa e parlavano ancora di Giulia, quando un SUV che avanzava nella direzione opposta imboccò la loro carreggiata contromano attraverso un varco nel guardrail di cemento e le colpì in pieno.
L’ultima cosa che Vera vide furono i fari che le andavano incontro.