Emma Swan aveva imparato fin da piccola a capire ciò che le piaceva e ciò di cui poteva anche fare a meno. Emma Swan aveva anche imparato che, per godersi la vita, doveva cercare di ottenere i primi senza perdere tempo con gli altri. Aveva quindi dei preferiti: dei cibi preferiti, delle persone preferite e delle attività preferite.
Tra i cibi preferiti c’erano gli anelli di cipolla, i cheeseburger con doppio bacon di Granny’s e le lasagne di Regina.
Tra le sue persone preferite c’erano i membri della sua famiglia, per ovvi motivi, e Ruby, perché era cazzuta e fuori di testa.
Tra le sue attività preferite, infine, rientravano quella di mangiare, quella di passare del tempo con le persone che amava e, ultima ma decisamente non la meno importante, quella di seppellire la faccia tra le gambe di Regina.
Questo era proprio uno di quei momenti.
Ancora non aveva deciso che cosa adorasse di più, se assaporare il nettare della sua femminilità o se ascoltare i mugolii di piacere che sfuggivano dalle sue labbra. Certo era che le bastava pensare a una delle due cose per eccitarsi e, ora che le stava provando entrambe, era tanto vicina al nirvana quanto il soggetto delle sue attenzioni.
Regina emise un altro gemito e strinse con più forza le ciocche bionde che aveva tra le mani. Emma alzò lo sguardo e, vedendo il viso di Regina contorcersi dal piacere, capì che le mancava poco. Chiuse gli occhi, inspirando a fondo prima di riprendere con più dedizione la sua attività.
Regina urlò e le sue cosce si strinsero attorno alla testa di Emma, che a sua volta gemette forte mentre i muscoli le si contraevano in un orgasmo meno potente ma altrettanto soddisfacente.
Sollevò lo sguardo e contemplò lo spettacolo della donna che amava in stato di piena estasi. Si alzò e gattonò sopra di lei, un sorriso compiaciuto dipinto in volto, poi la baciò e Regina mugolò sentendo il proprio sapore sulle labbra e sulla lingua di Emma. Portò di nuovo una mano tra i capelli biondi mentre con l’altra le accarezzava e graffiava la schiena. Emma adorava il modo che Regina aveva di toccarla, da una parte delicato, dall’altra possessivo e quasi violento. La reclamava ogni volta e, in tutta onestà, Emma non voleva essere di nessun altro.
“Dio, quanto ti amo!” le disse riprendendo subito a baciarla.
“Non lo so, quanto?” le chiese Regina con un sorriso languido.
Emma la guardò dritta negli occhi prima di rispondere.
“Morirei per te.”
Ed era vero. Regina lo sapeva e dal suo volto scomparve ogni segno di gioia. Emma era arrivata a sacrificare se stessa più di una volta per salvarla e l’avrebbe fatto ancora, se necessario. Deglutì, scacciando il pensiero.
“Mi ami ma hai sposato il pirata” le disse cercando di alleggerire l’atmosfera con il suo sarcasmo. Capì di esserci riuscita quando Emma le lanciò un’occhiataccia.
“Dobbiamo parlarne ora?” le chiese riducendo gli occhi a due fessure.
“Eravamo in argomento” rispose Regina.
Emma alzò gli occhi al cielo.
“Non è colpa mia se ero sotto l’effetto di una maledizione. Per quello devi ringraziare tua sorella.”
Anche in questo caso era vero. Quando Zelena aveva maledetto le labbra di Hook e Emma gli aveva praticato la respirazione bocca a bocca per salvarlo, si era trasformata e aveva perso la capacità di amare liberamente coloro che veramente avevano un posto nel suo cuore: suo figlio e Regina.
“Anzi,” aggiunse Emma sollevando un sopracciglio, “se mi avessi baciata prima, non avrei vissuto l’incubo che ho vissuto.”
Perché nonostante tutto, Emma aveva continuato a credere in lei, a sacrificare la sua anima per salvarla dall’oscurità, a cedere ad ogni sua richiesta e a mandarle disperate e silenziose richieste di aiuto. E quando finalmente, due mesi dopo il matrimonio, Regina aveva letto, nel fondo di quegli occhi verdi ormai incapaci di sorridere, tutta la disperazione che nemmeno la maledizione poteva celare al suo cuore, aveva agito senza pensare e, in maniera del tutto semplice e naturale, aveva posato le labbra sulle sue, facendo esplodere l’aria attorno a loro nell’arcobaleno del vero amore più potente mai visto.
Si erano guardate per alcuni istanti, Regina ancora sbalordita, Emma sempre più se stessa, tanto che era stata lei a lanciarsi sulla mora e a reclamare le sue labbra con maggior passione.
Erano seguiti giorni difficili, in cui Hook aveva cercato di negare l’evidenza, e probabilmente avrebbe tentato con più decisione se fosse stato ancora il signore oscuro, ma alla fine se n’era andato guardando con disprezzo la Salvatrice. La cosa che aveva fatto rabbrividire Emma era stata la realizzazione di aver ricevuto lo stesso sguardo molte altre volte prima di allora, e di non aver avuto la forza di rispondere a tono. Era decisamente felice di aver riottenuto il proprio libero arbitrio e doveva festeggiare. Avevano festeggiato quella notte e per tutte le successive e Emma non era mai stata meglio. Sorrise al suo vero amore, semplicemente grata di averla con sé.
Il cuore di Regina perse un battito a quello spettacolo, così semplice e puro da togliere il fiato. Le erano mancati i suoi occhi così verdi e vivi, le fossette sulle guance e il suono della sua risata, le erano mancati tanto da star male, e ora che li aveva ritrovati non aveva alcuna intenzione di perderli.
“Hai ragione, Miss Swan...”
“Ho ragione?” la interruppe Emma con una finta espressione sconvolta.
“Non tirare troppo la corda” la ammonì Regina riducendo gli occhi a due fessure e suscitando una risata nella bionda, poi il suo sguardo si fece di nuovo serio e sincero.
“Ho perso troppi giorni per paura di qualcosa che non esisteva nemmeno. Ti prometto che, d’ora in poi, non passerà nemmeno un giorno senza che le mie labbra reclamino le tue.”
Perché di tutte le cose che piacevano a Regina Mills, baciare Emma Swan era diventata la sua attività preferita