Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
Segui la storia  |       
Autore: Azaliv87    16/11/2017    4 recensioni
E se Jon avesse la possibilità di riportare in vita una persona importante? E scoprisse di non essere ciò che era? E se anche Dany avesse questa possibilità? Questa è la domanda che mi sono posta, e da quest'idea mi è venuta in mente la storia che vi narrerò. Parto a raccontare le vicende dalla fine della sesta serie televisiva, grosso modo, quindi (avviso chi non ha visto questa stagione) potete trovare degli spoiler. Per il resto è tutta una mia invenzione. Dopo essermi immersa nel mondo di Martin ed essermi affezionata ai suoi personaggi con Tales of Wolf and Dragon, ho deciso di cimentarmi in questo What if e vedere fino a che punto può spingersi la mia fantasia.
Per chi avesse già letto l'altra mia ff, ritroverà conseguenze, personaggi e riferimenti alla prima storia.
Buona lettura e non vi preoccupate se ogni tanto rallento la pubblicazione, non sono mai bloccata, ma ho periodi in cui devo riordinare le idee e correggere ciò che ho già scritto prima di aggiornare!!
Genere: Avventura, Fantasy, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Daenerys Targaryen, Jon Snow, Lyanna Stark, Rhaegar Targaryen
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Tre rintocchi forti alla porta. Ser Barristan Selmi andò ad aprire e rimase sconcertato, quando si trovò di fronte la sua lady.
-Lady Lyanna! – si espresse cercando di nascondere la sua sorpresa. Ma se per anni gli era sempre stato facile tenere a freno ogni sua emozione, in quel momento si ritrovò a faticare – cosa fate in quest’ala del castello, se non sono indiscreto, Lady Stark? – chiese garbato, tenendo un tono di voce alto, così che anche i due all’interno della stanza adiacente cogliessero il suo allarme e intuissero chi vi era alla porta.
-Ser Barristan, felice di vedervi, come sempre. – lo salutò lei con aria felice – sono venuta a sapere che questa mattina il principe si è svegliato. – non attese nemmeno un secondo, che varcò la soglia e si addentrò nel salottino – ho portato l’occorrente per il cambio delle bende e dell’acqua pulita. – continuò lei imperterrita mostrandogli ogni singola cosa che aveva tra le mani. Sembrava conoscere bene le usanze da tenere prima di entrare negli appartamenti del principe ereditario. Per un attimo Barristan la osservò stupito per quel comportamento, poi comprese che la vita alla Torre della Gioia con Arthur Dayne e Oswell Whent l’aveva abituata a simili attenzioni, anche se dubitava che la perquisissero ogni volta che chiedeva di vedere Rhaegar. Sorrise e lei prese quel segno come un lasciapassare. Il cavaliere le corse dietro.
-Aspettate, milady. – tentò di afferrarla per un braccio, ma lo sguardo che lei diede alla sua mano, lo fece desistere all’istante. Vivere con un drago l’aveva in qualche modo resa molto simile a loro – Non potete entrare in camera da letto… – cercò di farla desistere con le parole, ma lei si voltò comunque come se non avesse nemmeno ascoltato. Allora il cavaliere si fece più coraggio e allungò una mano per prenderle un braccio, ma l’intraprendenza della donna e la sua vitalità ebbero la meglio sulle sue articolazioni provate dagli anni. Barristan si maledisse per essere così vecchio e condannò ai Sette Inferi Daario Naharis per averlo denominato Ser Nonno, ma doveva mordersi la lingua per ammettere, che dopotutto aveva ragione. Anche se ciò che davvero lo frenava però, era ben altro. L’ira del suo principe si sarebbe abbattuta su di lui, se si fosse accorto anche del più leggero livido sulla pelle della sua lady. Rhaegar non approvava la violenza sulle donne, per ovvie ragioni. Era un disonore verso qualunque uomo, quanto più per un cavaliere, ma per il suo signore era stato un incubo senza fine per anni interi. Lo aveva compreso, eppure, come i suoi confratelli, era rimasto in silenzio per tutto quel tempo.
Non gli occorreva certo un suo ordine, per sapere che non avrebbe potuto fermare la lady usando la violenza e tanto meno estraendo la spada. Pregò i Sette Dei affinché il principe avesse addosso la sua maschera, quando la porta di abete argentato si aprì sulla stanza privata del Principe Drago.
 
Daenerys era seduta sul bordo del letto dalla parte opposta rispetto alla porta della camera. Teneva la schiena appoggiata alla spalliera e suo fratello le era seduto davanti di schiena, proprio al centro delle sue gambe. Con una delle sue mani affusolate, le stava accarezzando un polpaccio denudato dal lungo spacco della sua gonna. Indossava un abito rosso con fitte trame nere sulle spalle che, scendendo, delineavano le forme del suo petto. La linea di congiunzione dei suoi seni svettava dalla scollatura, dandole un aria molto seducente.
Rhaegar invece aveva addosso solo un paio di pantaloni scuri, oltre che ovviamente le bende sulla spalla, intrise di corteccia di salice e radice di giaggiolo. La ferita non aveva più quell’odore nauseabondo che aveva sentito la prima volta, si augurò che stesse davvero guarendo, proprio come aveva detto maestro Sam, o magari era lei che si stava semplicemente abituando. Un fatto però era certo: ogni volta che assisteva alle medicazioni restata sempre impressionata per il brutto aspetto che aveva la sua pelle in quel preciso punto, ma nulla a confronto con l’orrenda cicatrice sul petto, causata da quel dannato martello dell’Usurpatore.
Suo fratello si mosse nervoso sulle proprie natiche. Le aveva concesso di spazzolargli i capelli, ma in fondo sapeva che non era una cosa che apprezzava del tutto; tuttavia già il fatto che si fidasse era per lei una grande soddisfazione. Tra loro sembrava essere tornata quella calma paradisiaca che provavano nella vicinanza l’uno con l’altro.
Era riuscita a strappargli quella proposta, in parte per farsi perdonare, ben sapendo che con quella spalla non poteva provvedere lui stesso a compiere le mansioni più semplici, come vestirsi o occuparsi del suo aspetto.
L’essenza di iris e artemisia era mischiata con un odore dolce e pungente che ormai Dany sapeva riconoscere dovunque, ma non poteva certo biasimare Rhaegar, se per sentire accanto al cuore la sua lady, aveva preso ad aggiungere nei suoi bagni qualche petalo di rosa blu dell’inverno.
-Lady Lyanna… - come se gli dei del nord avessero ascoltato i suoi pensieri, sentì la voce di Ser Nonno pronunciare quel nome in maniera enfatica. Se Rhaegar l’avesse sentita chiamare così l’uomo posto alla loro sorveglianza, l’avrebbe redarguita gravemente, ma in quel momento aveva altro per la testa.
Non appena udì il nome della sua lady, lo sentì spostarsi agitato per cercare di coprirsi il petto col lenzuolo, ma il rumore dei passi della giovane donna che si avvicinava era pressante e non fece tempo a fare altro, se non voltarsi di spalle rispetto all’uscio, adagiandosi sul materasso per distendersi su un lato.
-Jaehossi Uēpossi Arlȳssī. – Dany lo sentì imprecare in Alto Valyriano in nome dei Vecchi e dei Nuovi Dei, per aver accidentalmente compresso la ferita.
Lyanna entrò proprio in quel momento e vedendo quei movimenti scomposti tra le lenzuola, si fermò sulla porta, aggrottando le sottili sopracciglia scure ben delineate e alzando poi quei glaciali occhi proprio su di lei, ancora perfettamente seduta con le gambe leggermente aperte.
Suo fratello le aveva appoggiato involontariamente una guancia sulla coscia, e si mordeva le nocche di una mano, per sedare un gemito di dolore. Le sue spalle tremavano, ma stava tenendo duro, anche se il respiro era affannoso. Dany lo osservò tremendamente afflitta e solo in quel momento capì perché suo fratello fosse così agitato. Non era solo la ferita a preoccuparlo, o la cicatrice sul petto che Lyanna avrebbe potuto indentificare, se solo l’avesse scorta, bensì qualcosa che non aveva… addosso.
Cercò con lo sguardo la maschera nella stanza. La trovò. Era rimasta sopra al tavolo dalla parte opposta del letto. Ora nessuno dei due avrebbe potuto prenderla, non con Lyanna che li guardava con quell’espressione scioccata.
-Avevo portato dell’acqua e delle bende pulite per la medicazione. – stava dicendo con voce ferma e grave. Non provò minimamente ad inchinarsi, proprio come era sempre stato, Dany non si aspettava certo che le abitudini potessero cambiare. Ebbe un moto di stizza al riguardo, ma inavvertitamente provò anche qualcosa di molto simile all’ammirazione. Non molti mostravano un simile coraggio di fronte ai draghi e quella donna non sembrava nemmeno aver paura delle creature leggendarie che loro cavalcavano.
Constatò che aveva un aspetto stanco ed indebolito, ma avrebbe potuto anche indossare degli stracci ed essere sporca di fango, tanto sarebbe sempre stata bellissima, nella sua fierezza selvaggia proprio come lo era sempre pure lui… il suo Lupo Bianco. Finse di non pensarci e per scacciare indietro quei pensieri decise di rivolgerle un saluto formale.
-Siete la benvenuta, lady Stark. – accarezzò il capo di suo fratello, delicatamente, infilando le dita tra i suoi capelli fini e setosi. Abbassò il capo su di lui, donandogli un bacio sulla tempia, appositamente per vedere la reazione della giovane lupa. Lui, dovette capire le sue intenzioni perché la osservò confuso, accennando appena un movimento interdetto del capo per quanto poteva farlo da quella angolazione fastidiosa. Dany rispostò la sua attenzione sulla donna alla porta, facendo solo un cenno col capo a Ser Barristan di lasciarli soli.
Notò che la lady aveva fissato la sua attenzione sulla schiena nuda di Rhaegar e le era sembrato di vederla in imbarazzo, prima che voltasse lo sguardo verso il fuoco del camino – mio fratello aveva proprio bisogno di cambiare questo bendaggio; la stoffa comincia ad essere troppo allentata e le mie mani sono gonfie a forza di maneggiare bende tutti i giorni. – si giustificò lei.
-Posso occuparmi io di tutto. Ne sono capace… ho avuto un’istruzione al riguardo, molto tempo fa. – Rhaegar portò la mano del braccio buono sull’avambraccio della sorella e lo strinse, richiamando nuovamente la sua attenzione, in una supplica di tensione, ma Dany cercò di ignorarlo. Era stata attratta dalla caparbietà di quella lady. Era impressionante e ai limiti dello sfrontato, eppure per la prima volta non si sentì di giudicarla per questo. Era una donna forte, ma anche lei lo era, e ritrovare questa stessa caratteristica anche in altre, le era sempre piaciuto. Si domandò allora perché l’avesse etichettata male fin dal primo momento. Sai che quando fai così, le assomigli molto? Le tornarono alla mente le parole che Jon le aveva rivolto in quella grotta. Dopotutto aveva ragione.
-Avete un tempismo perfetto, lady Stark. Oppure devo presumere che qualche fiocco di neve vi ha informata? – scese dal letto, con un movimento libidinoso e provocante, lo spacco della sua gonna mostrò le sue gambe nude, prima che i due lembi si unissero nuovamente assieme. Era quasi tentata da un forza sovrannaturale di constatare di persona, se quel sospetto che le era nato qualche istante prima fosse reale. Era certa di aver notato una piccola scintilla di gelosia negli occhi della donna dai lunghi capelli scuri.
Sostenne il capo di suo fratello con entrambe le mani e lo adagiò delicatamente sul cuscino. Chinandosi adagio, gli diede un bacio sulla guancia, prima di rialzarsi e guardarla nuovamente in volto. Lyanna la stava scrutando con un’espressione contrariata, non era chiaro se per le sue parole o per i suoi modi.
-Sono a conoscenza che molti lord del continente usassero delle spie, a cui attribuivano nomi singolari e simpatici. Lord Varys li chiamava uccelletti, a Dorne esistono le serpi. Mia madre aveva le cuccinelle dentro la capitale, mentre diffuse nei vari regni esistevano le… - fu la giovane Stark ad interromperla.
-Libellule. Certo, ne sono a conoscenza anch’io, ma il sud è sempre stato diverso. La capitale è sempre stata un ottimo covo per gli intrighi, i misteri, i tradimenti… Gente che viveva nell’ombra per screditare prima l’uno, poi l’altro. C’era chi viveva nell’inganno, chi provava piacere nel mettere le casate l’una contro l’altra… chi subiva e chi combatteva perché questa ruota si fermasse. – Dany trattenne il respiro a quelle parole. Per un attimo le sembrò di sentire proprio lei stessa – Qui a nord tutto questo non è mai esistito. Gli Stark non sanno cosa siano le spie, perché non ne abbiamo mai avuto bisogno e mai ne avremmo, mia regina. – enfatizzò eccessivamente quelle due ultime parole. Fu ancora una volta la sua determinazione e la sua lingua affilata che l’allettarono. Le permise di parlare ancora con un cenno della mano, invitandola a sedersi sulla sedia accanto al tavolo. Da quell’angolazione non avrebbe potuto vedere i faccia Rhaegar, ma la giovane donna declinò l’invito, prendendo nuovamente la parola.
-Maestro Sam ci ha comunicato che vostro fratello si era svegliato stamattina. – la sentì emettere un sospiro appena più profondo – Avevo chiesto di essere informata in merito alle sue condizioni, purtroppo non mi è stato possibile venire prima. Ho avuto qualche… impaccio – diede solo una rapida occhiata alla stanza, constatando approfonditamente il disordine e le lenzuola del letto tutte stropicciate – ma forse sono venuta in un momento sbagliato. – la osservò con aria sinistra e Dany capì che ci aveva visto giusto allora.
Aveva esaminato l’abito che indossava, le gambe nude al di sotto, la scollatura vertiginosa e la rinnovata complicità con suo fratello. Dany si era accorta degli occhi di Lyanna addosso fin dal primo istante. Si decide ad indossare il soprabito nero fingendo di sentire freddo sulle braccia nude. Dalla sua espressione disgustata e accusatoria stava chiaramente sospettando che stessero facendo chissà quale attività immorale, ed effettivamente lo stato di scompiglio in cui imperversava il letto, poteva solo che far intuire una cosa…
 
Aveva ancora in testa le parole che la Regina dei Draghi le aveva rivolto prima di seguire il corpo inerme di suo fratello sostenuto da Ser Barristan e da suo figlio Jon. “È colpa tua, di tutto…”
Non occorreva certo lei a ricordarmelo… quello è il tormento che m’accompagna giorno e notte.
Daenerys Targaryen era scesa dal letto con quell’abito così simile ad un’elegante sottoveste e si era messa qualcosa sulle spalle, ma ancora non se n’era andata. Probabilmente in ansia che potesse fare del male a suo fratello… o troppo bene, a seconda dell’opinione che aveva su di lei.
Aveva poi preso una sedia e si era seduta di fronte al letto, nella stessa direzione in cui era rivolto il principe, che invece continuava a voltarle le spalle cocciuto. Non si era neanche premurato di rivolgerle la parola, benché meno di salutarla. Conosceva bene l’etichetta, suo padre gliel’aveva imposta e quella dannata septa gliel’aveva inculcata nella testa per mesi interi.
Quando una lady si ritrovava di fronte ad un uomo o una donna di più alto lignaggio, se non era lui o lei a dedicarle un saluto, lei non aveva alcun diritto di rivolgersi a parlargli. Viserys era un principe, lei… già, cosa sono io? Era nata come lady, era cresciuta come una principessa guerriera del nord… poi era diventata una regina… ma questo solo per lui… per temo così breve e intenso. Scosse il capo sulla destra per affogare ogni tormento Lui mi aveva fatta diventale davvero una principessa… e con la sua morte e quella di tutta la sua famiglia, era divenuta veramente una regina. Ora però non si sentiva proprio nulla di tutto ciò. Né una lady, né tanto meno una regina… solo una madre di un figlio già grande… solo una donna senza più un’anima, né un cuore… eppure lo aveva sentito battere pochi istanti prima. Battere come faceva un tempo… ma sapeva anche che quel tempo era oramai andato, per sempre. Scacciò in fretta quei pensieri Per loro non sono nessuno... non mi devo fare distrarre da altri inganni mentali. Non mi importa ciò che questa regina egoista pensa di me, io ho il mio onore da ascoltare. Se posso far qualcosa per l’uomo che mi ha protetta per tutto il viaggio, lo farò!
-Sono venuta per accertarmi delle condizioni della vostra ferita, principe Viserys – fu fredda, ma decisa, infischiandosene dell’etichetta o di ogni formalità – volevo inoltre sapere, come vi sentite quest’oggi e se desiderate qualcosa dalle cucine. – nei suoi occhi appariva una leggera preoccupazione, ma si premurò di nasconderlo almeno nella voce – ho ordinato che vi vengano riservati dei pasti sempre caldi e sostanziosi, la vostra permanenza in questa stanza non dovrà essere vista come una prigionia, bensì un momento di ristoro dopo il lungo viaggio. Prego gli Antichi Dei ogni giorno affinché guariate presto. –
La regina abbassò lo sguardo per osservare suo fratello. Rimasero a fissarsi per un lungo frangente. Lei rimase in attesa in silenzio. Osservandoli, studiandoli e assimilando ogni loro gesto. Dal movimento dei suoi lunghi e sottili capelli argentati, capì che il principe stava sillabando qualche frase. L’espressione che vide sul volto di Daenerys fu indecifrabile, ma ciò che fece poi non lasciava alcun dubbio. Si alzò in piedi e la guardò con un finto sorriso, mal celando compatimento.
-Vi lascio soli. – non mostrò alcun’apparente remore – penso abbiate alcune cose da dirvi. –
Questo atteggiamento fin troppo permissivo, la lasciò di stucco, ma non ci badò poi molto. I Targaryen non erano tutti uguali, Rhaegar glielo aveva detto, e tra i suoi parenti si poteva scatenare la pazzia in ogni mente, e sfociare nei momenti meno sospetti. Il suo interesse però restava la salute del principe, non era interessata a comprendere una regina viziata e ipocrita.
-No. – la fermò il principe prendendo il polso di sua sorella, prima che fosse troppo lontana. Era la prima volta che apriva bocca e Lyanna restò disorientata dalla sua determinazione – penso di aver avuto modo di parlare con Lady Stark per diverso tempo, anche troppo per i miei gusti e sentirla ancora nominare quei suoi Dei mi irrita fastidiosamente. – si espresse con durezza – Se permetti ora è con te che voglio passare le prossime ore, hāedus. – affermò. La sua voce era velatamente dolce. Lyanna però non fu impressionata da ciò, ma dall’ignobile maniera in cui l’aveva completamente ignorata.
-Se aveste la cortesia di voltarvi, potreste vedere quanto ho con me, e capireste forse che non vi sto solo offrendo solo futili parole rivolte ai miei dei. – la sua bocca aveva parlato ancora prima che se ne rendesse conto. Si portò una mano sulle labbra, ma sopraffatta dal rancore, decise di non mostrarsi dispiaciuta e se la spostò con disinvoltura sulla fronte, per rimuovere alcuni ciuffi ribelli dal volto. Fu allora che il principe si rivolse a lei.
-Sta a me considerare, se ciò che avete da offrirmi è di mio gradimento, oppure no. – ora la sua durezza era divenuta letale e furente.
-Di solito si guarda in faccia la persona che vi sta parlando. – lo sfidò ancora – è sinonimo di rispetto. – Ciò che le sembrò più assurdo dell’ostinazione del principe, fu la totale passività della regina, che si limitava ad osservare il loro scambio di battute, senza provare minimamente ad intervenire.
-Non vi preoccupate, mia signora, so bene quanto mi potete offrire… e non è necessario che mi volti, il vostro viso lo rammento molto bene. – lasciò solo un istante per riprendere fiato – la mia salute sta tornando e per il cibo, vi ringrazio, ma ho già provveduto. Buona serata dunque. –
L’aveva infine liquidata. Si sentì punta nell’orgoglio, ma con lei ci voleva ben altro per farla desistere e non gli avrebbe permesso di allontanarla così facilmente come fosse una qualunque servetta.
-Come a voi compiace, principe Viserys – enfatizzò il suo titolo con arroganza – deduco quindi che posso portare via anche quanto ho con me…. –
Lui si prese un po’ di tempo prima di rispondere, tempo nel quale Lyanna sentì un formicolio partire dalla punta delle dita delle mani per risalirle fino alla testa e ridiscendere lungo la spina dorsale.
-Potete lasciare ciò che avete portato sul quel comò alla vostra sinistra? Si occuperà un mio servitore della medicazione. –
-Servitore che sbaglio o ancora non è presente in questa stanza? – lo derise lei. Il principe ignorò ancora la sua allusione ed il suo tono beffardo.
-È mio desiderio rimanere solo con mia sorella, se per voi non è un problema. – rispose irritato – dobbiamo recuperare il tempo perso… Non vi spiace mettere al corrente del mio stato di salute anche vostro figlio? Bene, penso che ci siamo detti tutto. Conoscete la strada, dato che questo è il vostro castello. – azzardò ancora, mentre tirava a sé sua sorella, costringendola a sedersi nuovamente accanto a lui sul letto, proprio come li aveva trovati prima.
Lyanna notò che con l’altra mano le stava accarezzando un braccio, discendendo sul fianco magro della giovane. Abbassò lo sguardo, ferita e oltraggiata. Nel cuore il macigno che l’aveva accompagnata per giorni, sembrava aver solamente cambiato posizione, rotolando su se stesso e schiacciando le sue membra senza ritegno.
Rialzò gli occhi su quella scena, occhi che inspiegabilmente le mostravano una visione annebbiata e tremula. Daenerys lo stava guardando teneramente e gli accarezzava una guancia con affetto. Si stavano sussurrando espressioni in Antico Valyriano. Parole dolci quasi sicuramente, preliminari per ciò che ne sarebbe conseguito. Malgrado ciò qualcosa non le permise di voltarsi ed andarsene. Qualcosa che notò nel viola brillante degli occhi della regina. C’erano segni di spossatezza e turbamento assieme, quasi faticava a tenerli aperti, e anche prima che l’aveva vista in piedi, le era parso di percepire dei tentennamenti nelle sue gambe. Era chiaramente stanca, provata e indebolita. Lyanna ebbe un moto di compassione per lei.
-La regina dovrebbe riposare. È rimasta al vostro capezzale per ben cinque giorni, senza mai riposare. – disse la donna con caparbietà – penso sappiate cosa voglia dire prendersi cura di una persona ininterrottamente, e quanto questo possa risultare stancante… - il fastidio che provava nei suoi confronti, le fece stringere i pugni – Ora ho l’opportunità di sdebitarmi per quanto avete fatto durante la missione. Capisco che non vi fidiate dei nostri servitori, ma permettetemi di prendere il posto di vostra sorella, fintanto che non avrà recuperato almeno qualche ora di riposo – insistette, ma nel dire l’ultima frase si sentì come una ragazzina piagnucolona – credo… lo abbiate capito che potete contare su di me. –
-Non ho bisogno della vostra assistenza, né tanto meno della vostra pietà! – il suo timbrò di voce rimase duro. Lyanna non riusciva a comprendere cosa fosse tutto quell’astio, erano andati d’accordo negli ultimi tempi. Non c’erano più stati diverbi tra loro.
Nella sua mente arrivò forte il ricordo del Re Folle e dei suoi cambi d’umore repentini. Il principe Viserys era stato scostante e taciturno, ma anche amorevole e premuroso… Forse davvero assomiglia più a suo padre che a suo fratello, come mi ero illusa di credere…
-Perché non mi date modo di prendermi cura di voi? – ciò che però uscì dalle sue labbra non fu cordoglio, bensì astio e riluttanza – Dopotutto quella ferita ve la siete provocata per proteggermi! – si avvicinò di qualche passo, i tacchi dei suoi stivali rimbombarono nella stanza – pensate che un volto deturpato possa sconvolgermi a tal punto? Non esiste cicatrice al mondo che possa turbare la mia anima… – indugiò a proseguire ulteriormente. Si portò una mano al petto come se un dolore improvviso l’avesse colta. Sentiva il battito del suo cuore eppure era come se all’intendo del suo torace non sentisse nemmeno il peso di quel muscolo pulsante… ma il dolore permaneva costante. Riguardò la schiena nuda del principe, quella sua irriconoscibile carnagione eburnea, liscia e calda. Conosceva la temperatura della sua cute, non aveva bisogno di toccarla, ma le nacque una strana paura. Per la prima volta si trovò ad esitare di fronte ad una figura maschile dai capelli argentati. Le tornarono alla mente i suoi sogni. Le immagini di suo padre e suo fratello nella sala del trono e la risata agghiacciante del Re Folle le vorticarono nella testa e fu costretta a massaggiarsi una tempia per provare a scacciarle, ma furono le parole del principe a strapparla con forza da quell’irreale verità.
-Parlate come se siete certa di avere un debito nei miei confronti! – ghignò sadico – Ve lo chiedo con gentilezza; andatevene da questa stanza, ho bisogno di riposare e voi non fate altro che irritarmi! – continuò alzando un altro poco la voce, ma Lyanna non gli diede ascolto.
-Non mi pareva di irritarvi fino a pochi giorni fa! – pestò un piede a terra furiosa – Vi siete premurato per me, quando Ser Dayne mi ha minacciata e avvelenata. Nessuno ve l’aveva chiesto, eppure voi vi siete precipitato a soccorrermi. Siete entrato nelle mie stanze, ordinando una costante sorveglianza e impedendo a chiunque di avvicinarsi a me. Pure le mie rose sono state costrette a restare fuori dalla porta, finché non avete cambiato il vostro ordine… Credete che non mi sia accorta che volevate proteggermi da eventuali altre minacce? – Dany fissò allibita prima lei e poi suo fratello. Sembrava non essere a conoscenza di tutti i fatti. Ci fu un altro attimo di silenzio.
-Siete proprio un’ingenua, lady Stark. – rise aspro Viserys, una risata che le fece gelare il sangue nelle vene come la risata di suo padre nella sala del trono… non ebbe nemmeno la forza di porgergli alcuna domanda – Davvero vi siete bevuta quella mediocre storiella? – Lyanna concentrò la sua attenzione sulla scia di una ciocca di argentei capelli, seguendo ogni loro ondulazione partendo dall’attaccatura sulla nuca, fino a ripercorrere le forme morbide che facevano adagiandosi sulle lenzuola. Si costrinse a ricacciare indietro ogni singulto di pianto che stava riaffiorando. Non ne comprendeva nemmeno lei il motivo. Forse la rabbia, o la delusione. Che fosse il rifiuto?
-Cosa intendente dire? – chiese indignata. La sua voce tremò lievemente.
-Non è stato Stella Nera ad usare il veleno. – lo udì sogghignare, assaporando già il gusto della vittoria, mentre la sua mente ancora brancolava nel buio. Si ritrovò ad aprire la bocca ma da essa non ne uscì alcun suono – veramente non avete ancora capito come sono andate le cose? Vi facevo più sagace, Lady Stark. Non avete mai avuto il minimo sospetto che possa essere stato io a passarvi quel siero nocivo? – il tono era tagliente e letale. Lyanna sentì un brivido lungo la schiena. Involontariamente fece un passo all’indietro, poi un altro. Alcune bende le sfuggirono dalle mani e rotolarono a terra. I suoi occhi grigi si ingrandirono sconvolti, mentre tutta una serie di memorie le si ripresentavano nella testa.
Il silenzio invase la stanza per istanti, minuti, ore… non seppe dire quanto tempo era passato, ma ciò che la destabilizzò fu ancora la sua voce melliflua e viscida.
-Ci state arrivando, vero? – ridacchiò ancora l’uomo disteso sul letto – Appena siete entrata in quella sala, con addosso quell’elegante vestito di cui precedentemente vi avevo fatto dono, mi sono avvicinato a voi volutamente, capendo che eravate caduta nella trappola. Vi ho detto una frase, la ricordate? –
-Mi avete… avvisata che sulla vostra bocca… c’era del veleno… - rispose faticosamente con voce spenta, bassa e abbattuta. Si sentiva svuotata di tutto, proprio come era avvenuto il giorno in cui aveva percepito la morte del suo grande amore. Lì, sola in quella stanza ventilata di un caldo tepore del deserto. Ora l’unica cosa bruciante in quella camera, oltre che al fuoco del camino, erano le lacrime che le rigavano le guance perforando profondamente nella pelle, ferendola fino all’anima. Le sentiva scendere e raggiungere perfino il cuore gonfio di un dolorante peso sempre più marcato.
-Esatto, ma voi non lo avete preso come un avvertimento. Siete stata una stupida a fidarvi ancora di un drago. Come già in passato uno vi ha mentito, perché io avrei dovuto fare diversamente? –
Non mi ha mai mentito… voleva protestare, voleva urlarglielo, voleva lanciargli addotto tutto ciò che le sue mani avrebbero afferrato… voleva strappargli quei capelli perfetti e affondare le unghie su quella pelle immacolata. Ma si accorse di non averne la forza.
-Credevate che solo le serpi sapessero usare i veleni? – rise malvagio, ancora quella stessa risata che tutte le notti si ripeteva dall’alto di quel seggio di ferro – I miei doni vi avevano deviata ed illusa, proprio come desideravo. Pensavate davvero che vi stessi corteggiando? – la sua schiena sussultò, mentre continuava a ridere.
-Mi avevate detto che… che sapevate come mettere in difficoltà un dorniano. – provò a dire tentando di trovare una logica in tutto quello. Lyanna ebbe un tremito sulle spalle e si sentì piccola come non mai.
-Ma non che avrei usato questa mia conoscenza a vostro favore. – si giustificò lui subitaneamente – voi forse dovete imparare a distinguere ciò che una persona afferma e l’azione che poi compie. – Lyanna questa volta non ebbe il coraggio di obbiettare. C’era poco da contestare. Era caduta in due trappole ben macchiante: due avversari tra loro che si erano divertiti a giocare con la stessa preda. Lei era stata la vittima, lei lo aveva permesso, senza mai protestare o farsi valere. Aveva agito passivamente quella situazione solo per non dare a Jon altri problemi, o costringere le sue nipoti a venire intrappolate in una vita che nemmeno lei avrebbe mai voluto nel suo passato. Con volto sfiancato riportò nuovamente la sua attenzione su di lui. Forse la regina la stava guardando ora, non le importava, a dire il vero non vedeva nulla, se non una coltre di nubi tremule e acquose. Abbassò le palpebre e un fiume in piena inondò ancora le sue guance.
-Perché? – fu un debole sussurro, ma nessuno parve sentire il mormorio che uscì dalla sua bocca, coperto quasi per intero dal rumore improvviso del catino che si rovesciava a terra senza più niente che lo tenesse sollevato. Le sue mani avevano perso aderenza su di esso, o volutamente lo aveva lasciato andare, non ne era certa nemmeno lei. Restò ad osservare l’acqua che si riversava sul pavimento, bagnando in parte la sua gonna e le punte dei suoi stivali, mentre la chiazza si ingrandiva sotto i suoi piedi.
Lui continuava a ridere, infischiandosene completamente di quanto stava accadendo.
-Non avete minimamente reagito, neanche quando vi ho baciata… - come vetro tagliente quel suono perforava le membra della sua carne più profonda – ditemi, per caso vi siete innamorata di me? –
Lyanna sentì il proprio cuore morire ancora una volta. La stava sminuendo, offendendo e disilludendo. Si rese conto che fino ad ora, l’aveva solo presa in giro. Ricordò ogni momento con terrificante angoscia e precisione; ora molte cose avevano cominciato ad apparirgli per ciò che erano realmente. C’era una solo una domanda che ancora non aveva risposta.
-Perché… anche voi non siete stato male, allora? – chiese distrutta, nella vana speranza che tutto quello fosse solo uno scherzo. Le bastava un briciolo di speranza a cui aggrapparsi, per non lasciarsi andare nuovamente in quell’abisso profondo da cui era riemersa con sudore e fatica. Le bastava un minimo appiglio, qualunque cosa a cui sostenersi, ma non serbava più molte speranze oramai. Non poteva crederci o forse più semplicemente non voleva crederci.
-Qualcuno mi ha passato l’antidoto… in tempo. – disse con voce appena infastidita. Lyanna capì di chi stesse parlando, annuendo con la testa svilita.
- Il bacio con Tyene… Lei vi ha dato la cura. – aveva aperto la bocca scioccata per non averlo capito prima. La regina spostò l’attenzione ora su di lei. Un’inquietudine particolare attraversava i suoi occhi, ma quello era niente rispetto alla delusione che stava prendendo possesso della sua anima e del suo cuore.
-Complimenti, lady Stark, ci siete arrivata… in estremo ritardo, ma ci siete arrivata. – le fece notare schernendola ulteriormente. Questo le diede ancora la forza per continuare ad obbiettare un’ultima questione.
-Perché restare con me durante tutta la mia convalescenza? – nei suoi occhi continuava ad uscire la disperazione che si era accumulata dentro di sè. Un forte ventriglio cominciava a risalirle lungo la gola, facendole tremare la voce. Lui, insensibile com’era, probabilmente non poteva accorgersene, ma Daenerys sì, e ne ebbe conferma, dal modo in cui si voltò verso il fratello. Lo fissò con sguardo rammaricato, come se lo stesse supplicando di smettere quella farsa da guitti, ma come poteva lei sapere la verità? Quella verità che per Lyanna era stata realtà, una situazione difficile da affrontare, sia fisicamente che mentalmente, assoggettata dalle fatiche del veleno durante le veglie alternate agli incubi delle reminiscenze del passato.
Non le importava nulla in quel momento di mostrarsi debole di fronte alla regina; le avrebbe permesso pure di affondare il coltello nella piaga… forse con un colpo in più il dolore sarebbe cessato, le bastava solo un colpo forte al cuore… proprio come sapeva era accaduto a lui… e poi le tenebre l’avrebbero avvolta e ogni tormento sarebbe cessato.
Jon… fu l’invitabile pensiero che le fece provare vergogna di aver anche solo pensato una simile sorte. Si asciugò frettolosamente le guance fradice e anche quelle gocce di tristezza ferme sul suo mento. Un moto di stizza mescolato all’orgoglio ancora sopravviveva sotterrato da tutto quel dolore. Che la beffeggiassero entrambi; erano delle creature infide e spietate. Sentì il principe sbuffare e ridere malvagio. Ancora una volta glielo permise.
-Mi sembrava di essermi spiegato chiaramente al banchetto. Stella Nera era andato su tutte le furie, quando ho pretendere il diritto sulla prima notte. – Dany assottigliò lo sguardo incredula a ciò che stava sentendo. Lyanna la vide sobbalzare, quando incrociò il suo sguardo. Sapeva che i propri occhi erano diventati gelidi come il ghiaccio. Era una cosa che gli avevano sempre detto; quando si sentiva minacciata e offesa innalzava una muraglia dentro di sè. Le sue mani strinsero le poche bende con rabbia. Mosse un passo a terra, i cocci sotto al suo stivale scricchiolarono emettendo un rumore sinistro. Non le era chiaro quali fosse le sue vere intenzioni. Forse la sua mente voleva che si dirigesse verso di lui, chiudendogli le dita delle mani sul collo o semplicemente i suoi piedi volevano allontanarla da quella stanza? Abbassò gli occhi quasi senza comprendere da dov’era arrivato quel rumore… rialzò lo stivale e cercò di posizionarlo dove il pavimento era sgombro… ma non c’era spazio né per il suo piede, né per lei in quella stanza. Quella chiazza d’acqua aveva creato un laghetto nero, che le rammentava la stessa pozza ai piedi dell’Albero Diga… era forse quello il luogo che in quel frangente avrebbe voluto raggiungere eppure non riuscì a muovesi da lì. la pozza scura circondata dai pezzi rotti del catino le facevano venire alla mente i frantumi della corazza del suo principe ed il sangue che sgorgava dal suo petto prima di emettere il suo ultimo anelito di vita…
Grosse lacrime le bagnarono nuovamente guance, labbra e mento fino a scendere a terra alimentando quella chiazza, ma la sua mente era riversa nell’immagine di lui sul letto di quel fiume. Non si era nemmeno resa conto di aver ricominciato a piangere. Se ne accorse solo perché il suo petto si sollevava a causa dei singhiozzi che tradivano il suo stato d’animo. I seni premevano nella scollatura dell’abito azzurro, le lacrime vi scendevano sopra, facendoli brillare come grosse perle. La stola di pelliccia di lupo bianco sulle spalle vibrava, per il tremore incontrollato del suo corpo. Non riuscì più a trattenersi e si portò una mano al petto come se questo le avrebbe aiutato in qualche modo a respirare meglio.
-Siete davvero il mostro che credevo! – urlò adirata, piegando la schiena in avanti e premendosi le braccia al petto. La sua voce rifletteva il suo stato emotivo e fisico – non permetterò che vi avviciniate mai più ne a me, né a mio figlio! Mai! – odio e risentimento fusi assieme nell’unico gioiello prezioso che possedeva ancora.
-Rammentate l’alleanza, Lady Stark! – rispose invece lui calmo – Vostro figlio si troverebbe schiacciato dall’esercito del fuoco a sud e da quello del ghiaccio a nord. – si espresse grave – pensate che sia questo il suo destino? –
Lui è l’unione del ghiaccio e del fuoco… Lyanna si ritrovò ad aggrapparsi a quell’unico pensiero, ma dentro si sé sapeva che anche le parole del principe potevano essere vere. Era stata la sua paura più grande, non appena aveva saputo dell’esistenza dei due Targaryen che avevano ripreso possesso della capitale.
-A maggior ragione mi vedo costretta a ripetervi una frase, che mi ero ripromessa di non dirvi più. –
-Non ci provate. – il principe, come se lo avesse intuito la redarguì minaccioso.
-Siete la copia esatta di vostro padre… Folle e senza speranza! – ignorò la sua protesta, talmente era piena di risentimento e delusione, ma sostenne quell’affermazione con fierezza, tornando con la schiena eretta, mentre le lacrime le stavano scendendo lungo le guance senza ritegno.
-Andate via dalle mie stanze immediatamente, se non volete provare sulla vostra pelle l’ira di un drago! – urlò il principe, ma ormai non c’era più motivo che la spingesse a rimanere. Non gli permise nemmeno di finire la frase che uscì incollerita dalla stanza, sbattendo la porta sui cardini. Ser Barristan abbassò gli occhi al suo passaggio, ma Lyanna aveva ormai già messo le mani ad occultare i suoi, intrisi di malinconica tristezza e doloroso patimento.
 
Dany la guardò allontanarsi, per la prima volta provava profonda e vera commiserazione. Si rese conto di non averla mai vista così fragile come pochi istanti prima. La lady di Grande Inverno non si era mai mostrata così debole ai loro occhi, non permetteva ai suoi nemici di vederla in lacrime, ma era pur sempre una donna e come tutte a volte crollava.
-Non pensi di essere stato troppo duro con lei? – nel porgergli quella domanda, riposò lo sguardo su quegli sconvolgenti occhi indaco. Vide che erano lucidi e che la malinconia li aveva avvolti ancora.
-Era indispensabile… che la allontanassi da me. – la sua voce era rotta da un’angoscia che non permetteva di manifestarsi – non deve sapere… non ancora, almeno. – Dany comprendeva che pronunciare quelle parole gli stava costando un’enorme fatica. Lo vedeva nelle increspature della sua fronte e nella stretta convulsiva delle sue dita sul lenzuolo. Stava soffrendo e c’era solo un modo perché il suo sorriso tornasse a vivere. Dany doveva provare ad avvicinarlo se non a lei, almeno a suo figlio Jon. E poi c’era sempre quella questione dei draghi rimasta in sospeso.
-Rhaegar… - gli mise una mano sulla guancia – Mi impegnerò ad insegnare a Jon ad interagire con Rhaegal, ma ho bisogno ancora del tuo aiuto. – notò che aveva attirato la sua attenzione, era un Targaryen dopotutto. I draghi erano la loro vita – Anche tu hai dovuto imparare a gestirlo, per cui avrà bisogno dei tuoi consigli… Te la senti di darmi una mano? –
-Hai udito le parole di Lyanna… non mi permetterà di avvicinarlo più. Ciò che pensa e dice, poi lo mette in pratica in una maniera o nell’altra. – disse con un tono abbattuto che mai gli aveva sentito.
-E se facessimo in modo che fosse lui ad avvicinarsi a te? –
Lui le sorrise dolcemente grato alla sua iniziativa speranzosa; una lacrima solitaria gli scese sullo zigomo fino a raggiungere la fodera del cuscino, per venire assorbita dalla stoffa.
Ho giurato a me stessa che avrei cancellato tutta la malinconia che avevi nel cuore, ma ora ho compreso che non sarà mai possibile… Solo lei è in grado di farlo. E più la tua lady si allontana da te, più le tue angosce tornano a devastarti. Devo trovare un modo per farvi tornare a parlare ancora, anche se questo vorrà dire avvicinarmi di nuovo a Jon… e aprire le ferite che ho nel mio cuore.
   
 
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones / Vai alla pagina dell'autore: Azaliv87