Libri > Twilight
Segui la storia  |       
Autore: jarmione    21/11/2017    5 recensioni
ATTENZIONE!! UN ISABELLA DIVERSA DA QUELLA CHE CONOSCIAMO!!
“Hai intenzione di dirlo ad Esme?”
Carlisle si morse il labbro inferiore, senza rispondere.
Sapeva che Edward gli avrebbe letto la mente, aveva ben poco da dire a quel ragazzo.
“Hai idea delle conseguenze?”
“Ne sono consapevole”
“E di noi?” Chiese ancora Edward “Rosalie non sarà d’accordo e Jasper non sempre riesce a controllarsi”
“Risolverò anche questo” tagliò corto Carlisle, uscendo dalla macchina e salendo le scale.
Edward lo raggiunse.
“Spero tu sappia quello che fai” e detto questo se ne torno nella sua stanza.
Genere: Fluff, Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Carlisle Cullen, Edward Cullen, Isabella Swan, Un po' tutti
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Ciao! Come promesso ecco il nuovo capitolo! Il lavoro è abbastanza tranquillo e mi permette di scrivere.
Spero vi piaccia! ciauuuuuu
 
 
 
In casa vi era un leggero profumo di detersivo per pavimenti al limone e, ancora più leggero, aleggiava anche un odore di Drakkar Noir, un profumo maschile dagli aromi intensi.
Isabella sentì subito l’atmosfera di “casa”.
Nel suo cuore avvertiva un senso di beatitudine e serenità.
Anche se non conosceva i Cullen, si sentiva al sicuro, protetta.
Un brusio di voci proveniva dal salotto e, poco dopo, quattro persone le furono accanto.
Una resto indietro.
“Ciao!” esclamò Alice, che fu la prima ad avvicinarsi.
Sorrideva allegramente e saltellava invece che camminare, talmente era emozionata.
“Io mi chiamo Alice, è un piacere fare la tua conoscenza” per dimostrare ad Isabella che poteva fidarsi di lei, l’abbraccio calorosamente.
Purtroppo, non riuscì a nascondere il suo fiuto e si udì un respiro “Wow! Che buon profumo!”
Isabella era diventata rossa, un po’ per l’imbarazzo e un po’ per il complimento.
Ricevette un occhiata da Carlisle
“Che c’è? È vero!” e lasciò posto anche agli altri.
“Ciao piccola Isabella” salutò galantemente Jasper, prendendole la mano come un vero gentiluomo “io sono Jasper, benvenuta in famiglia” e ammiccò.
“Dai bello spostati, arriva il fratellone!” Emmet fece scostare Jasper e si avvicinò “Io sono Emmet, qualunque cosa ti serva potrai contare su di me” le strinse la mano, facendo attenzione a non farle male con la sua forza.
Vedendo che Rosalie non si avvicinava, fu lui a presentarla “Lei è Rosalie” poi si accostò all’orecchio di Isabella “fa tanto la scorbutica ma sa essere anche dolce”
La bambina rise e fece un cenno di saluto in direzione della bionda, che sbuffò e pian piano se ne andò al piano superiore.
Tutti i ragazzi, avevano constatato che il profumo di Bella era molto intenso in confronto a quello degli altri esseri umani.
Esme fu l’ultima, anche perché sapeva di non poter competere con l’istinto di fratelli maggiori dei figli.
Aveva gli occhi sgranati e un sorriso enorme sul volto.
“Ciao Isabella” salutò con dolcezza “io mi chiamo Esme, benvenuta”
Fino a quel momento, Isabella non aveva fiatato e non sembrava intenzionata a farlo.
I ragazzi rimasero in attesa mentre Esme era convinta che stessero sbagliando tutto.
Carlisle mise una mano sulla spalla della bambina “Coraggio” le disse.
Isabella aveva un sacco di cose da chiedere e non sapeva da dove cominciare.
Si sentiva piccola e non solo di altezza o età.
Era molto felice ma non sapeva come esternarlo, non aveva mai avuto molte possibilità di farlo alla “Sweet Home”
Alla fine, optò per fare le domande man in ano che il tempo sarebbe passato.
Avrebbe scoperto da sola ciò che le interessava.
Solo una domanda era veramente importante per lei.
Guardò Esme negli occhi, cercava un contatto.
La donna tentò di aiutarla sostenendo il suo sguardo, senza smettere di sorridere.
“Lei…” si morse il labbro inferiore.
Carlisle l’aiutò subito “Isabella…” si inginocchiò alla sua altezza “voglio dirti un paio di cose” disse “la prima è che in questa casa non si deve dare del lei ma, bensì, del tu”
Isabella annuì, lasciando intendere che aveva capito “La seconda è che qui puoi e potrai parlare liberamente” spiegò “qui nessuno ti impedirà di farlo e nessuno riterrà le tue parole sbagliate” le scostò una ciocca di capelli da davanti agli occhi “fai tutte le domande che desideri”
Lei deglutì e poi tornò a guardare Esme, che non aveva smesso di sorridere.
“S…sarai…” fece un profondo respiro “sarai la mia mamma?”
Se non fosse che i vampiri non piangono, tutti giurarono che Esme era sul punto di farlo.
Incrociò le mani all’altezza del volto e sorrise.
Un rumore sommesso e strozzato provenne dalle sue labbra.
In quel preciso istante, spuntò anche Edward, sceso giù dopo aver avvertito i pensieri degli altri.
Era tornato ad indossare abiti normali.
Esme, dopo essersi ripresa qualche istante, annuì
“Dovrò…chiamarti mamma?”
Edward sorrise, sentendo ogni singolo pensiero di Esme
“Se questo è il tuo desiderio, a me farebbe molto piacere”
Ci fu un attimo di esitazione poi, Isabella, dalla gioia strinse la vita di Esme in un abbraccio.
Quest’ultima aveva esaurito ogni parola e, se non fosse che era immortale e il cuore non batteva più, avrebbe avuto un infarto fulminante dovuto all’emozione.
A parte Rosalie, che non era più in salotto, gli altri erano emozionati e stessa cosa Carlisle.
Il dottore sapeva quanto Esme desiderasse dei figli suoi.
Era anche al corrente del fatto che i vampiri era meglio che non ne avessero, le conseguenze sarebbero state catastrofiche sia per la loro comunità sia per lei stessa.
Sentirsi chiamare “mamma” era stata un emozioni che non sapeva descrivere.
Solo Esme avrebbe saputo definirla, ma non in quel momento.
In quell’istante era troppo presa ad abbracciare Isabella.
Quando si staccarono, la piccola venne attraversata da una strana sensazione.
Edward, dietro di lei, cercava di decifrare il suo pensiero ma era proprio impossibile.
Aveva i poteri inibiti.
La sua fortuna era che aveva imparato a leggere anche gli sguardi.
Capì che la piccola aveva notato qualcosa, forse non rilevante ma aveva avvertito qualcosa.
Isabella ragionò.
In pieno Novembre era logico avere le mani ghiacciate, anche le sue lo erano, ma…avere l’intero corpo ghiacciato era strano.
“Qualcosa non va?” si preoccupò subito Esme, che era convinta di aver sbagliato qualcosa.
“Sei fredda…” mormorò.
Esme ebbe un sussulto.
Per fortuna, Edward venne in suo soccorso.
“Sono entrati in casa poco prima del nostro arrivo” disse “fuori si gela”
Anche se poco convinta, Isabella se lo fece andare bene.
Fece per parlare, ma fu interrotta da Rosalie, che scese le scale velocemente ed entrò in salotto “Sono qui!”
Tutti la fissarono senza capire.
Edward guardò Carlisle “I Quilleute”
Carlisle sospirò.
Ci mancavano solo loro.
“Pensavo che Aro avesse comunicato con loro”
“A quanto pare non è così” Emmett si schiccò le dita e il collo “chi viene con me?”
“Sta buono Emmet” lo ammonì Rosalie.
“Ha ragione” convenne Carlisle.
“Che succede?” domandò spaventata Isabella, che si strinse alla mano di Carlisle, fredda anche quella.
“Niente piccola” le sorrise il dottore “facciamo così, vai con Edward e fatti mostrare la tua nuova stanza”
Non era nuovamente convinta, ma non volle discutere.
Si avvicinò ad Edward, che non aveva per nulla voglia di salire in camera a fare la baby sitter, seguendolo.
Edward entrò nell’ultimo stanza, in fondo al corridoio.
Era piccola ma arredata con gusto.
Enormi librerie coprivano le pareti ed erano piene di libri ed anche CD e musicassette.
C’era persino uno stereo.
Una porta finestra scorrevole, era posta sul fondo della stanza e dava sulla foresta.
Al centro, al posto di un normalissimo letto, c’era un divanetto abbastanza grande da far sdraiare una persona grande come Edward.
Avrebbe fatto molte domande al ragazzo, ma ciò che la preoccupava in quel momento era il dottor Cullen e famiglia.
Erano usciti fuori di corsa e non capiva perché.
“Ho fatto qualcosa di male?” domandò la piccola “li ho fatti arrabbiare?”
Edward scosse la testa “No”
“Perché sono usciti fuori?”
Che cosa le avrebbe risposto?
A malapena leggeva i suoi pensieri e a malapena riusciva a starle accanto senza ucciderla.
Che poteva dirle? I Quilleute ci faranno fuori se ti uccidiamo?
Stava facendo il baby sitter alla bambina sbagliata, il problema…era che quella bambina lo attraeva.
Lo incuriosiva.
Avrebbe scoperto ciò che gli interessava più tardi.
In quel momento doveva occuparsi di lei e della sua famiglia.
“Vecchi inquilini” disse, era la prima cosa che sembrava più sensata “non hanno pagato l’affitto…”
Se avesse scoperto la bugia non si sarebbe più fidata, ma non era il momento di dirle che erano vampiri e non andavano d’accordo con i Licantropi.
Nel frattempo, all’ingresso di casa Cullen c’erano sei uomini in maniche corte, nonostante fosse pieno novembre, e i Cullen.
Tutti i dodici si guardavano come se fossero sul punto di mangiarsi.
“Dov’è?” chiese il più grande dei Quilleute, il capo
“Buongiorno anche a te Sam” salutò educatamente Carlisle
“Smettetela con i convenevoli!” esclamò “dov’è l’umana!?”
“A che proposito lo volete sapere?”
Sam sembrò inalberarsi di più
“Vi state rendendo conto di ciò che avete fatto?”
Carlisle annuì “Abbiamo ottenuto il permesso dai Volturi”
“Non ci interessa dei vostri permessi!” sbottò “avevamo un patto Cullen!”
Carlisle continuò, con la sua calma incondizionata “Non mi sembra che siamo venuti meno al nostro accordo”
“L’accordo prevedeva che non avreste dovuto cacciare nel nostro territorio e non potevate cacciare esseri umani!”
“Senti amico perché non vai a…” Emmet tentò di avvicinarsi, ma venne bloccato da Rosalie e dagli altri.
I Quilleute iniziarono a ringhiare e sembravano sul punto di attaccare.
“Basta, fermi!” esclamò Carlisle, facendo tornare un minimo di calma “Sam…” continuò “non abbiamo cacciato nel vostro territorio e non abbiamo cacciato un umana”
“E allora perché è con voi!?”
“E’ complicato da spiegare” rispose “ma posso assicurarvi che non accadrà nulla alla bambina e che, da domani, sarà ufficialmente una di noi”
Sam, assieme agli altri ragazzi, sembrò rabbrividire “La trasformerete?”
“Assolutamente” lo rassicurò Carlisle “l’unica cosa che possiamo assicurarvi è che nessuno di noi farà del male a questa ragazzina e che avrà tutto ciò di cui necessita, compresa la giusta istruzione”
Sam scosse la testa “Non ci interessa ciò che le darete”
“E allora perché siete qui?”
“Per riportarla da dove arriva”
“Ma Isabella non ha una casa o una famiglia” intervenne Esme, ignorando Carlisle che voleva fermarla “se la riportate da dove arriva morirà”
“Assieme a voi non accadrà lo stesso?”
“I volturi verranno a controllare la situazione” rispose Carlisle “se non dovessimo essere idonei, ci penseranno loro ad ucciderla e ad uccidere anche noi”
“Opporc…” un imprecazione uscì dalla bocce di Emmet, ma era parecchio sommessa e non fu udita da tutti.
Sam stava pensando e si scambiava sguardi con gli altri ragazzi.
“Non possiamo permettere che le nostre leggi vengano violate” disse “bisogna che scelga”
“Che intendi dire?” Carlisle avrebbe voluto Edward con se, almeno si risparmiava la chiacchera e le domande stupide.
“La ragazzina deve scegliere...umana, sanguisuga o una di noi”
“Cosa!?” sbottò Emmet “ma siete impazziti!?” Alice, Jasper e Rosalie lo bloccarono.
Quando fu calmo, Jasper si avvicinò
“Isabella ha solo dieci anni” spiegò “non ha l’età né per diventare una di noi e nemmeno per diventare una di voi” e fin lì nessuno obbiettò “ovviamente deve restare umana ma, altrettanto ovvio, dobbiamo fare attenzione a rivelarci a lei”
“Allora converrete con noi se vi diciamo che siamo tutti a rischio” commentò Sam
“Ce ne rendiamo conto” annuì Jasper “ma, forse ho la soluzione che potrebbe aiutare entrambe le nostre comunità”
“E sarebbe?”
Jasper guardò Carlisle che, pur non sapendo la sua idea, era comunque d’accordo che la esponesse.
Qualsiasi cosa pur di tenere a bada quei lupi.
“Lei è un umana e in quanto tale può stare sia nel nostro che nel vostro territorio” Sam annuì, confermando la frase “domani abbiamo l’obbligo di dichiarare il suo decesso, altrimenti non possiamo farla entrare nella nostra famiglia”
“Non riesco a seguirvi…”
Carlisle intervenne “Un umana non può vivere con un vampiro senza venire a scoprire la nostra natura” disse “per tale motivo a noi ci obbligano a dichiarare un decesso prima di poter aggiungere membri al nostro clan”
Sam rabbrividì ma li lasciò proseguire.
“Stavo dicendo…” proseguì Jasper “una volta entrata definitivamente fra di noi non potrà più mostrarsi in pubblico in quanto rischieremmo di essere scoperti e immagino che nessuno voglia avere una guerra o esseri umani morti sulla coscienza” i Quilleute annuirono “Isabella è una bambina e, come tutti i bambini ha diritto di stare all’aria aperta, conoscere persone e andare a scuola. Data la particolare situazione io penso che potremmo arrivare ad un accordo”
Carlisle, che in tutto quel giro di parole era riuscito a cogliere ed a capire l’idea di Jasper, lo fermò e proseguì lui.
“La bambina potrebbe venire a scuola nella riserva”
“Che cosa!?” sbottò Sam “è un umana!”
“Appunto per questo lei può vagare in tutto il territorio” puntualizzò Carlisle “voi sapete dell’esistenza nostra come noi sappiamo della vostra, in questo modo se la bambina venisse a conoscenza della natura del nostro Clan e del vostro almeno rimarrebbe fra noi e non ci sarebbe rischio di farlo scoprire al resto della città”
L’idea non era malvagia, Sam stava iniziando a ragionare e conveniva con la proposta ricevuta.
Ovviamente non aveva potere decisionale, avrebbe dovuto parlare con il resto della loro tribù.
Annuì lievemente “Ne parlerò con gli altri e vi comunicheremo la risposta” disse “per il momento vorrei che accettaste una condizione” Carlisle fece cenno di proseguire “uno dei miei ragazzi resterà qui per sorvegliare che tutto vada bene” e fece avvicinare un ragazzo giovane, di sedici anni circa “Jacob andrà benissimo”
“E sia”
“Non dirai sul serio!” stavolta fu Rosalie a parlare “dobbiamo avere un pulcioso che ci sorveglia!?”
“Pensi che a me faccia piacere stare con le sanguisughe?”
Ci fu un attimo di tensione e da parte dei Lupi e dei ragazzi vennero fuori dei ringhi.
“Basta!” urlò Sam “il primo di voi che attacca volerà giù dalla scogliera!” disse rivoltò ai suoi ragazzi e subito tutti si zittirono.
Quando la calma tornò, Sam proseguì “Noi cercheremo di non farci scoprire e non diremo niente finchè non ci darete il permesso, ma vi avverto…” puntò il dito contro Carlisle “il primo che fa un passo falso sarà giustiziato” li osservò uno ad uno e… “Dov’è l’altro?” aveva notato che mancava Edward
“Sta sorvegliando la bambina” disse Carlisle “se volete controllare lo trovate sulla finestra nel retro”
Sam annuì e poi si voltò verso Jacob.
Si guardarono alcuni istanti e infine, quest’ultimo, si inoltrò nella foresta.
Udirono un cambiamento di passi e capirono che era già andato a controllare la situazione.
“Ci rivedremo Cullen” Sam e gli altri ragazzi rimasti si inoltrarono a loro volta nella foresta e corsero via a gran velocità.
Alice tirò un sospiro di sollievo e stessa cosa Esme.
“Perfetto!” esclamò Rosalie “quando vi dico che è una pessima idea perché nessuno mi da retta!? Non bastano i Volturi, anche i pulciosi ci si mettono”
“Non ha proprio tutti i torti” Convenne Jasper “pensi che sia una buona idea?” domandò rivolto a Carlisle
“Non abbiamo altra scelta” rispose “anche se la situazione è complicata dobbiamo resistere, io non rimando Isabella indietro”
Ci fu silenzio e lentamente rientrarono in casa
“Io però volevo fare a botte” piagnucolò Emmet “sento il bisogno di sfogarmi su uno di loro”
“E scatenare una guerra?” domandò Alice
“No, niente affatto, solo a riportare ordine”
“Non porteresti altro che guai così facendo”
“Lo so ma…”
“Carlisle!” Edward era sceso di corsa “che ti è saltato in mente!?”
“Tu avresti fatto di meglio?”
“Io l’averi lasciata dov’era!” sbottò “non riesco a starle vicino e in più si è aggiunto Jacob che ha il compito di tenerla d’occhio!”
“Non devo giustificarmi con te per le mie scelte, Edward” disse “e ti vorrei ricordare che hai la piena responsabilità sulla bambina, perciò assicurati che non le accada nulla”
Edward lo guardò con aria di sfida, ma sapeva che non l’avrebbe avuta vinta nonostante il suo potere fosse un grande alleato.
“Spero tu sappia quello che fai” e tornò al piano di sopra da Isabella, che stava guardando i libri.
Quando udì il ragazzo aprire la porta, chiuse di scatto il libro e lo rimise a posto.
Edward la guardò, misto tra lo stupito e il divertito.
“Che stai facendo?”
“Stavo…scusami, volevo solo vedere il libro”
Edward guardò la libreria, non gli fu difficile capire il libro che stava guardando.
Era l’unico leggermente spostato.
Vide il titolo e si stupì.
Era il suo libro preferito ma era anche una lettura molto pesante per una bambina così piccola.
“Scusami Edward” Isabella abbassò lo sguardo.
Lui rise “Tranquilla, leggi tutto ciò che ritieni opportuno” si inginocchiò alla sua altezza e la obbligò ad alzare il volto, prendendole il mento con due dita.
I loro occhi si incrociarono ed Edward sentì una strana sensazione.
Non bastava il fatto che non potesse leggere i suoi pensieri, sentiva un legame fra di loro.
C’era qualcosa in quella ragazzina che lo attirava.
Cercò di cambiare subito argomento
“Ti piace la Divina Commedia?” domandò riferendosi al libro in questione.
Lei annuì “Tantissimo”
“Non credi sia troppo pesante come lettura?”
Lei alzò le spalle, come se quel libro fosse una lettura per bambini.
“Preferenze?”
“L’inferno” rispose “nel purgatorio Dante comincia a perdere colpi e nel paradiso ci si annoia”
Edward rise.
Ecco un’altra cosa in comune ce avevano, oltre al libro.
Nell’inferno c’era movimento e lui ne sapeva qualcosa.
Di colpo divenne serio e si avvicinò alla finestra.
La sua espressione cambiava di continuo e sembrava comunicare con qualcuno senza però aprire bocca.
In lontananza, fra gli alberi, c’era Jacob.
Edward sospirò e tirò le tende.
“Che cosa hai visto?”
Edward rimase immobile alcuni istanti “Niente, pensavo fosse un cervo” pessima scusa
“Un cervo?” lui annuì “peccato avrei voluto vederlo” sbuffò
“Lo vedrai…ne vedrai parecchi” fece per superarla e uscire ma la piccola lo fermò prendendolo per la mano.
“Non ti sto simpatica vero?” disse “mi odi?”
Edward sembrò stranito da quella domanda “No…no che non ti odio” rispose come se fosse ovvio.
Come poteva odiarla?
Non aveva nulla contro di lei, era indifesa e sola.
Odiava il fatto che non poteva leggerle la mente e i poteri erano inibiti ma odiarla proprio no, non era riusciva…non era in grado.
“Perché allora mi guardi in modo strano?”
“Io…” si sentì in trappola…In difficoltà con una bambina…roba da matti “io cerco di scoprire il carattere delle persone solo guardandole…”
Isabella si incuriosì “E…lo hai fatto con me?” lui annuì “che cosa hai scoperto?”
Edward la osservò ed infine sorrise dolcemente “Che sei una bambina splendida” detto questo uscì dalla stanza, lasciando Isabella sola ma con un sorriso soddisfatto.
Si sentiva felice
  
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Twilight / Vai alla pagina dell'autore: jarmione