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Autore: ValeDowney    21/11/2017    0 recensioni
Gold, Rose e Belle si sono finalmente riuniti ma altri misteri e, soprattutto magia, attendono loro e i cittadini di Storybrooke. Rose e i suoi amici affronteranno tante altre avventure mentre nuovi personaggi arriveranno nella cittadina più magica del Maine. Ma l'oscurità è sempre dietro l'angolo
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Belle, Nuovo personaggio, Signor Gold/Tremotino, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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The Rose of true Love - Stagione II
 


Capitolo I: Riunione di famiglia- Seconda Parte

 
Foresta Incantata
 
Excalibur stava dormendo accanto alla culla di Rose nell’enorme salone. Anche la neonata stava dormendo, dopo che i genitori l’avevano riempita, come di consueto, di coccole e attenzioni per poi ritirarsi, per un po’ di pace, nella loro stanza.
Sembrava tutto tranquillo, quando si sentirono dei rumori, seppur quasi impercettibili. Excalibur alzò la testa e la voltò dove aveva sentito i rumori. Poi si alzò e, quatta quatta, si diresse verso la fonte di ciò che aveva interrotto il suo pisolino. Aprì una porta e uscì lentamente solo con la testa. Nel corridoio non c’era nessuno. Regnava il silenzio totale. A Excalibur qualcosa non tornava. Eppure il suo infallibile udito non sbagliava mai: poteva sentire anche il più minimo rumore. Rientrò ma, appena si voltò, non era sola: un uomo, non si sa come, era riuscito a entrare. Aveva con sé un arco e stava guardando Rose dormire.
Il primo istinto fu quello di andare ad avvertire i padroni, ma poi pensò a possibili punizioni da parte di Tremotino per non essere stata una brava volpe di guardia e quindi, di conseguenza, niente più bistecche fumanti né dormite al caldo e in ceste dorate. Ma solamente avanzi del giorno prima e dormite fuori al freddo. Preferì quindi, al momento, non disturbare i padroni e agire di testa propria. Camminò lentamente cercando di non farsi né vedere né sentire, ma l’arciere voltò lo sguardo. La volpe si fermò e lo osservò. Nessuno dei due si mosse. Si guardarono in silenzio e l’arciere si portò un dito sulla bocca, facendole capire di fare la brava.
Excalibur non seppe che fare, ma quell’uomo era così dannatamente vicino alla piccola. Non poteva permettere che le accadesse qualcosa. Tremotino le avrebbe tolto la pelliccia e addio al lusso nel quale aveva avuto il privilegio di vivere fin da cucciolo. Doveva agire ed essendo una volpe… be'… doveva farlo da volpe. Quindi gli ringhiò contro. Non era molto, ma almeno sperava di spaventarlo. Ovviamente l’arciere ci badò poco e, dopo essersi allontanato dalla culla di Rose, si avvicinò alla freccia dorata. La prese in mano osservandola.
Lentamente Excalibur, continuando a ringhiare, si avvicinò. Sapeva che non stava riuscendo nell’intento, ma qualcosa doveva pur fare sperando che qualcuno arrivasse in suo soccorso. E il soccorso arrivò con Rose che, sentendo una presenza estranea, si svegliò e iniziò a piangere. L’arciere si voltò, ritornando accanto alla culla. Allungò una mano verso la neonata, ma una voce lo fermò: “Se fossi in te non lo farei e ti consiglio di allontanarti subito da lei.”
L’arciere si voltò e vide Tremotino. Lo sguardo del Signore Oscuro non era certo compiaciuto e ciò voleva dire solamente una cosa: andare via da lì il più lontano possibile.
L’arciere fece una sola cosa: puntò l’arco e la freccia dorata contro Tremotino. Questi, ridendo, domandò: “Che cosa pensi di fare?”.
“Uccidere un mostro come te” rispose l’arciere. Tremotino sbadigliò annoiato per poi dire: “In molti ci hanno provato e… be'… ecco il risultato. Sono ancora qua” e rise. Poi si fece serio e fece qualche passo. L’arciere continuò a puntargli l’arco, dicendogli: “Non ti avvicinare, mostro”.
“E tu allontanati dalla piccola!” replicò Tremotino.
“Questa bambina va salvata e portata via, lontana da te. Sicuramente l’avrai rapita dai suoi genitori” replicò l’arciere. Tremotino lo stava guardando in modo furente. Excalibur non lo aveva mai visto così arrabbiato. Forse era meglio sparire per un po’ e così fece. Si andò a nascondere dietro a una tenda, ma con la coda fuori da essa.
“Se anche fosse non sono affari tuoi!” replicò Tremotino e, nella mano, formò una palla di fuoco. L’arciere continuò a tenere l’arco puntato contro di lui. Poi, però, lo abbassò e si avvicinò alla culla, dove Rose stava piangendo. Quindi puntò la freccia dorata contro di lei.
“Una sola mossa e farò del male a questa bambina” disse.
“Coraggio, fallo, ma dubito tu abbia il coraggio” disse Tremotino sogghignando malignamente e non togliendo lo sguardo dall’arciere. Se anche avesse solo sfiorato la sua preziosa creatura, lo avrebbe incenerito. L’arciere esitò.
In quel momento, dietro a Tremotino arrivò di corsa Belle. La donna guardò l’arciere che la guardò a sua volta. Belle poi vide l’uomo accanto alla culla della figlia. Le venne a mancare un battito, come se il cuore le si fosse fermato. Cosa voleva fare quell’uomo? E perché era vicino a Rose? Poi spostò lo sguardo sulla palla di fuoco che aveva formato Tremotino. Sapeva, o almeno sperava, che il Signore Oscuro non l’avrebbe scagliata: avrebbe rischiato di fare del male alla figlia e lui Rose non voleva nemmeno sfiorarla.
Ma in quel momento, le tende dietro alla culla si mossero ed avvolsero l’arciere, cogliendolo alla sprovvista e facendogli mollare l’arco e la freccia dorata, che caddero entrambi a terra. L’uomo si divincolava cercando di liberarsi, ma non ci riuscì. Tremotino rise e, dopo aver fatto scomparire la palla di fuoco, si avvicinò a lui e, quando gli fu di fronte, l’uomo gli chiese: “Che cosa mi avete fatto?”.
“Io assolutamente nulla. Ma ora gradirei tanto sapere la tua vera intenzione per essere venuto qua” rispose Tremotino. Le tende lo strinsero ancora di più, ma l’uomo non parlò. Quindi Tremotino, sorridendo maliziosamente, aggiunse: “Bene. Allora vorrà dire che un piccolo soggiorno nelle prigioni sotterranee ti farà cambiare idea” e, ridendo, lui e l’arciere scomparvero in una nuvola viola.
Belle si avvicinò a Rose, sussurrandole dolci parole e cercando di farla calmare: “Non piangere, piccolina. È tutto passato. Quell’uomo non c’è più. C’è la mamma qua con te. Fa' la brava, dolce piccolo fiore.”
Rose smise di piangere e le tende ritornarono al loro posto. La magia della piccola era molto potente, ma anche molto pericolosa. Davvero avrebbe ucciso quell’uomo? Forse non ne era cosciente o forse sì. Solo Tremotino avrebbe potuto aiutarla, con il tempo, a controllare la magia.
Bella abbassò lo sguardo per poi dire: “Ora puoi anche uscire. Il pericolo è passato.” E da una delle tende uscì Excalibur. Teneva le orecchie abbassate e la coda tra le zampe. Sapeva di essere nei guai ma, dopo aver visto lo sguardo amorevole di Belle, ritornò di buon umore e, per quel momento, mise da parte ogni possibile punizione che il suo padrone le avrebbe inflitto. Belle di sicuro l’avrebbe difesa… almeno sperava.
Poco dopo, Belle era seduta al lungo tavolo nella sala grande, mentre cullava Rose tra le braccia. La guardava sorridendo e la bambina guardava la madre allo stesso modo. Era già da un po’ che Tremotino non si faceva vedere. Chissà che cosa stava combinando e, conoscendolo, una volta ritornato non le avrebbe mai raccontato del tutto la verità, ma solamente la sua versione dei fatti.
Grachen depositò una tazza di tè fumante davanti a Belle. Questa alzò lo sguardo e sorridendole la ringraziò. Successivamente entrarono Dove e Quasimodo. Entrambi tenevano tra le mani tanta legna appena presa nella foresta. Belle li guardò dicendo loro: “Quanta legna che avete trovato!”.
“Volevamo fare scorta per l’inverno” disse Quasimodo.
“Mettetela pure vicino al camino” disse Belle. Così fecero, e in quel momento entrò Tremotino con il grembiule tutto sporco di sangue. Belle lo guardò. Il signore oscuro guardò Grachen e, mentre si toglieva il grembiule depositandolo sulla tavola, disse: “Tieni e puliscilo. E stavolta vedi di fare un lavoro decente. L’ultima volta ho trovato ancora alcune chiazze di sangue.”
“Scusi tanto se il sangue è così duro da togliere e lei ci mette tanto impegno per sporcare il grembiule” replicò Grachen e, mentre prendeva con malavoglia il grembiule, Tremotino disse: “Oh, quante storie. Dopotutto è un lavoro intenso. Non sai quanto mi ci vuole e devi ritenerti fortunata che ti dia solo il grembiule da pulire, perché ci sarebbero anche gli stivali e le armi”
“Gli stivali e le armi li ho puliti l’altro giorno” disse Grachen.
“Oh be', poco importa, perché i miei indumenti e le armi fremono sempre nell’essere puliti da te. Hai le mani fatate” disse ridendo Tremotino. Grachen lo guardò malamente e, con il grembiule stropicciato e sporco tra le mani, uscì. Tremotino la seguì con lo sguardo per poi dire, guardando Belle: “Perché deve essere sempre così irritante? Se la prende per qualsiasi cosa” e Belle sorrise scuotendo negativamente la testa.
Tremotino poi guardò Quasimodo e Dove, dicendo: “Ehi, ma perché avete preso così tanta legna? Non c’era bisogno di disboscare la foresta. Mi dite poi dove si va a nascondere Excalibur quando la devo sgridare?”
Sentendosi nominare, Excalibur alzò lo sguardo dalla sua ciotola. Non era vero che si andava a nascondere nella foresta. A volte ci aveva pensato, ma preferiva i suoi nascondigli all’interno del castello o nella siepe nel giardino sul retro.
“Abbiamo… solo preso un po’ di legna per… per l’inverno, padrone” disse con paura Quasimodo guardandolo.
“Legna in più fa sempre bene, e quella che rimane usala per costruire quei tuoi giocattoli. A mia figlia piacciono” disse Tremotino sventolando una mano in aria e facendogli capire di andarsene. Quasimodo capì che voleva starsene da solo con Belle e la piccola. Così, dopo aver preso un po’ di legna, uscì. Tremotino guardò Belle sorridendole. Ma Belle guardò Rose.
“Che c’è? Guarda che puoi chiedermi qualsiasi cosa. Non che non mi dispiaccia che tu porga le attenzioni alla nostra piccola, ma almeno potresti anche un po’ interessarti a me” disse Tremotino. Belle lo guardò e disse: “E cosa dovrei chiederti? Se ti sei divertito a far del male a quel pover'uomo?”
“Intanto non ha parlato molto, ma parlerà. Gli ho già detto di trovarsi una posizione confortevole nella quale dormire senza disturbare i topi, visto che vivono nei sotterranei da molto tempo. A proposito…” disse Tremotino e, dopo aver abbassato lo sguardo e guardato la volpe, continuò: “… dovrei darti una punizione per non avermi avvisato. Sicuramente stavi pensando più alla tua pelliccia che alla vita di Rose.” Excalibur abbassò testa, le orecchie e mise la coda tra le zampe.
“Lo sai anche tu che non è vero. Excalibur ha fatto il possibile per proteggere Rose. Non dovresti prendertela così tanto con lei” disse Belle.
“Per questa volta chiuderò un occhio, ma non farci l’abitudine. Un giretto nei sotterranei, quando vorrai, ti schiarirà le idee. E niente bistecca per… diciamo tre giorni” disse Tremotino. Excalibur drizzò le orecchie ed emise dei versetti di disapprovazione. Tre giorni erano troppi per resistere a quelle bistecche così succulenti. Già le brontolava lo stomaco al solo pensarci.
“Comunque, se vuoi sapere il mio parere, sei stato crudele con quell’uomo. Sicuramente avrà avuto un motivo per venire qua” disse Belle.
“Certo, voleva rubare uno dei miei preziosi antefatti. Sicuramente era stato lui la prima volta a cercare di prendere la freccia dorata” disse Tremotino
“Eppure avevi dato la colpa a Grachen” disse Belle.
“Mi diverte così tanto farlo” disse Tremotino facendo una piccola risatina. Poi continuò: “La gente viene qua per chiedere i miei servigi. Ma lui è entrato senza neanche minimamente pensare a un patto da stipulare con il sottoscritto. E poi era evidente che voleva far del male a Rose” disse Tremotino mentre si voltava e faceva qualche passo.
“Non le avrebbe mai fatto del male. Glielo ho letto negli occhi. Era solo un uomo disperato” disse Belle. Tremotino si voltò e, puntandole un dito contro, disse: “Ti stai affezionando, vero?”
“Non mi sto affezionando. Ti voglio solo far capire di non giudicarlo troppo velocemente” disse Belle.
“Tu sei troppo buona, mia cara. Se fosse per te dovrei far entrare qua tutta la gente bisognosa che attraversa la foresta e ora stai pure prendendo le difese di un ladro. Dovresti stare dalla mia parte” disse Tremotino.
“Sto dalla parte di chi ha bisogno e quell’uomo non merita di stare nei sotterranei. Avresti prima dovuto ascoltarlo che imprigionarlo” disse Belle.
“Non ti consiglio di metterti contro di me e non provare ad aiutare quel ladro. Se lo farai, lo saprò” disse Tremotino. I due si guardarono in silenzio, ma Belle non gliela avrebbe data vinta. Così, nel pomeriggio, dopo aver lasciato Rose nella sua culla accanto all’arcolaio, si addentrò nei sotterranei, dopo essersi accertata che non vi fosse nessuno nelle vicinanze che potesse andare ad avvertire Tremotino.
Dopo aver percorso una scala a chiocciola, arrivò nei tetri e umidi sotterranei del castello oscuro. Molti topi si muovevano avanti e indietro squittendo. Belle, cercando di evitarli, arrivò davanti alla stanza dove c’era l’uomo. Stranamente era aperta. E se Tremotino fosse stato li? Di sicuro si sarebbe infuriato nel vederla. Le aveva detto che nessuno, eccetto lui, avrebbe dovuto avvicinarsi al prigioniero. Ma lei sarebbe andata fino in fondo perché era ciò che faceva sempre.
Lentamente sbirciò all’interno della cella: l’arciere era da solo. Allora perché lasciare la porta aperta? Belle entrò e notò che l’uomo era incatenato al muro ad entrambe le mani. L’arciere la guardò, domandole: “Che cosa ci fate qua? Potrebbe essere pericoloso.”
“Non vi preoccupate. Lui e nessun altro sanno che sono qua. Prima di venire qua mi sono accertata che nessuno mi seguisse” rispose Belle entrando e facendo qualche passo verso di lui. Ma davvero era così? Per Belle sì, ma una certa volpe, volendo adempiere alla sua punizione, aveva deciso di esplorare i sotterranei. Si fermava ogni qual volta vedeva un topolino. Detestava quelle creature fin da quando era un cucciolo. Scosse negativamente la testa e, in modo disgustato, proseguì. Stava camminando, quando ritornò indietro e vide Belle in compagnia dell’arciere. Si nascose dietro a una parete e stette ad osservare.
“Come mai la porta aperta?” chiese Belle.
“Per il signore oscuro non sono una minaccia né così tanto sveglio. Ha anche aggiunto che, lasciando aperta la porta, mi sarei rinfrescato le idee” rispose l’arciere. Excalibur spostò di lato la testa. Non aveva mai del tutto capito le strane battute e i giochi di parole del suo padrone.
Belle estrasse dai capelli quella che aveva tutta l’aria di essere una forcina – e che era – per poi avvicinarsi all’uomo e inserire l’oggetto dentro la serratura della prima manetta.
“Perché fate tutto questo per me? Neanche mi conoscete e sono entrato qua per rubare” domandò l’uomo, mentre la guardava.
“Scommetto che avevate un valido motivo se siete entrato nel castello del signore oscuro conoscendo le conseguenze del vostro folle gesto” rispose Belle. L’uomo abbassò lo sguardo, per poi dire: “Be'… sì… l’ho fatto per una ragione, ma so che non mi crederà mai. Sicuramente direte che vi sto mentendo. È così che mi ha detto il signore oscuro. Non ha creduto a nessuna parola che gli ho detto.”
Belle lo guardò dicendogli: “Io non sono lui.” L’arciere la guardò negli occhi. Sentiva che si poteva fidare di lei. Non solo perché, ovviamente, lo stava liberando, ma per la gentilezza che quella donna stava dimostrando nei suoi confronti. Forse anche lei era una prigioniera come lui.
“Mia moglie sta morendo e con lei anche il bambino che porta in grembo. Non voglio perderli entrambi. Ho sentito che il signore oscuro ha sempre qualcosa per aiutare chi è in difficoltà, ma a un patto. Ma non sono tipo da patti. Sono perlopiù tipo da rubare ai ricchi per donare ai più bisognosi” spiegò l’arciere.
Belle riuscì a liberarlo da una manetta e passò all’altra mentre l’arciere le chiedeva: “E voi come siete finita qua? Avete stipulato un patto e non ne siete più uscita?”.
“Una specie” rispose Belle.
“Da quanto siete qua?” domandò l’uomo.
“Da molto tempo” rispose lei.
“Avreste potuto fuggire. Perché non l’avete mai fatto?” chiese l’arciere.
“Forse perché non ho mai voluto io” rispose Belle e i due si guardarono. Poi si sentì un clic e l’arciere fu libero da entrambe le mani. Mentre si massaggiava i polsi, Belle tirò fuori dalla tasca del grembiule un oggetto. L’uomo la guardò: si trattava di una fialetta trasparente con all’interno della polvere dorata.
“Questa è polvere dorata che proviene dal muso di Excalibur, la volpe del signore oscuro. È una volpe magica in grado di trovare oggetti magici e persone con la magia. Questa polvere ha poteri curativi” spiegò Belle. Excalibur drizzò le orecchie. Non si ricordava di aver dato un po’ della sua polvere dorata a Tremotino. O forse lui l’aveva presa mentre lei dormiva.
“Non posso accettarlo. Avete già fatto troppo per me” disse l’arciere. Belle si avvicinò a lui e, dopo avergli messo la fialetta nella mano, disse: “Non siate sciocco e prendetela. Vi sarà molto utile.”
“Come dovrei usarla?” domandò l’uomo.
“Spargete un po’ di polvere sul ventre di vostra moglie. L’effetto dovrebbe essere quasi immediato” rispose Belle. L’arciere guardò la fialetta nella sua mano per poi stringerla a pugno e mettere l’oggetto nella tasca della giacca. Guardò Belle dicendole: “Non dovreste rischiare così tanto per me.”
“Il signore oscuro non si accorgerà della mancanza di una fialetta e un po’ di polvere dorata. Excalibur gliene può dare fin che vuole” disse Belle. L’arciere fece un piccolo sorriso per poi chiedere: “Come vi chiamate?”.
“Belle, e voi?” domandò Belle.
“Robin Hood” rispose l’uomo. Excalibur era sempre più in allerta. Aveva già sentito quel nome e non prometteva nulla di buono.
“Belle, sono in debito con voi. Se mai le nostre strade dovessero ancora incontrarsi, ma spero in circostanze diverse da queste, voi potrete chiedermi qualsiasi cosa. Vi devo la mia vita e quella di mia moglie e del mio futuro figlio” disse Robin Hood e, dopo essersi avvicinato a lei, le baciò il dorso della mano.
Belle sorrise. Poi l’arciere andò verso la porta. Ma si voltò non appena Belle lo fermò, dicendogli: “Prendete la porta sul retro. Lì proseguite nel giardino e arrivate al muro. Spostate alcuni arbusti e troverete un buco. È piccolo ma grande abbastanza per poterci passare, anche se con un po’ di fatica.”
“Come sapete di quel buco?” chiese Robin Hood.
“Ho visto la volpe entrarci e uscire da lì un po’ di volte” rispose Belle. Excalibur era rimasta sorpresa. Belle aveva scoperto il suo passaggio segreto. Ma era solo uno. Con gli altri sarebbe dovuta essere più cauta.
Robin Hood sorrise alla donna e, voltandosi, uscì velocemente dalla cella. Belle rimase lì. Sapeva che stava rischiando, ma aveva fatto una buona azione. Almeno secondo lei, perché Tremotino non ne sarebbe stato affatto contento. Ma glielo avrebbe tenuto nascosto il più possibile, dando così tempo a Robin Hood di ritornare dalla sua famiglia. Ma purtroppo non aveva fatto i conti con Excalibur. La volpe era andata lì per adempiere alla sua punizione di tre giorni. Il suo stomaco brontolava per la mancanza di una bella e succulenta bistecca fumante e, se avesse fatto capire al suo padrone che Belle aveva fatto scappare il ladro, forse quella bistecca sarebbe arrivata lo stesso giorno.
Si voltò e corse verso la scala a chiocciola. Ma si fermò. Non voleva tradire l’amicizia con Belle. Era sempre stata gentile con lei. Le faceva amare il bagno anche quando lei lo odiava. Le dava di nascosto, ogni tanto, il cibo sotto il tavolo, quando invece Tremotino non voleva. Le aveva ricamato una copertina dorata con su una spada, messa nella cesta. Non le dava mai punizioni. Insomma, era tutta il contrario di Tremotino. Non che lui non le volesse bene. Anzi, se fosse stato per lui, le avrebbe regalato persino la luna, ma Tremotino era più severo con le punizioni ed essendo la sua più fedele e fidata amica dalle doti magiche, voleva l’efficienza da lei. Cosa che ovviamente non era mai riuscito ad ottenere.
Se avesse tradito Belle, quest’ultima non avrebbe più voluto essere amica con lei. Qualcuno doveva darle un segno. Uno qualunque per farle prendere quella difficile decisione. Lo stomaco le brontolò e quello fu sufficiente per farle salire la scala a chiocciola ed andare ad avvertire il suo padrone.
Tremotino stava filando al suo arcolaio nella sala grande. Accanto a sé e nella culla, c’era Rose. Ogni tanto Tremotino la guardava e Rose rideva.
“Sai, mio piccolo fiore, quando sarai un po’ più grande, ti insegnerò a filare e trasformare la paglia in oro” disse Tremotino e, dopo aver nuovamente guardato Rose, che lo ascoltava con attenzione, proseguì: “Ma non ne avrai bisogno, perché sono sicuro che ti verrà naturale. Dopotutto sei la mia dolce piccolina” e Rose rise. Tremotino sorrise e allungò un dito. Rose glielo prese, mentre continuava a ridere.
In quel momento entrò Excalibur. Titubante, si avvicinò al padrone. Tremotino stava continuando a giocare con Rose, che non voleva mollargli il dito. “Chi è la bella del papà? Chi diventerà più potente di quella regina cattiva? Chi ruberà tanti cuori di ragazzi che il suo caro papà trasformerà in lumache che schiaccerà?” le diceva. Rose rideva. Excalibur, arrivando accanto a lui, emise dei versetti.
Tremotino abbassò lo sguardo verso di lei domandandole: “Mia fedele amica, cosa ti turba? Di solito scodinzoli allegramente e te ne gironzoli in giardino a sotterrare il tuo cibo. Dimmi di cosa dovrei preoccuparmi.”
Excalibur emise versetti veloci uno dopo l’altro. Quindi Tremotino la bloccò: “Con calma, mio piccolo sacco di pelo. Non riesco a seguirti. Ma forse ho la soluzione al nostro problema” e, in una mano, fece comparire un oggetto. Excalibur spostò di lato lo sguardo non riconoscendolo.
“Sai di cosa si tratta? È un acchiappasogni. Mi basta solo fare così” e, passandogli una mano sopra, lo fece illuminare “e, dopo averlo passato sopra di te, mi mostrerà cosa ti turba.” E riguardò sorridendo maliziosamente Excalibur. Questa abbassò le orecchie. Deglutì e fece qualche passo indietro. Ma Tremotino, dopo essersi abbassato, passò sopra di lei l’acchiappasogni. L’oggetto gli mostrò ciò che Excalibur aveva pensato: ovvero lei che si trovava di fronte a una grossa bistecca fumante. O sempre lei sulle ginocchia di Tremotino, mentre questi le accarezzava la schiena, sussurrandole dolci parole. Ma poi mostrò di lei mentre guardava Belle parlare con Robin Hood e, successivamente, liberarlo dalle manette. Lo sguardo di Tremotino divenne furente e lo divenne ancora di più quando Belle gli consegnò la fialetta con dentro la polvere dorata.
L’immagine nell’acchiappasogni svanì, proprio nel momento in cui Belle arrivò nella sala grande. Tremotino, con sguardo arrabbiato, la guardò e si rialzò.
“Cosa succede?” chiese Belle raggiungendolo.
“Mi hai tradito! Hai liberato quel ladro! E gli hai anche dato un oggetto magico!” replicò Tremotino ormai privo del tutto della sua già poca pazienza. Belle era rimasta senza parole. Come aveva fatto a scoprire tutto ciò? La risposta la ebbe non appena sentì mugugnare e, abbassando lo sguardo, vide Excalibur che la guardava a sua volta, come se fosse stata pentita del gesto che aveva compiuto. Rialzò lo sguardo quando Tremotino semplicemente le domandava: “Perché?”.
“Perché era la cosa giusta da fare” rispose lei.
“Non era la cosa giusta da fare! Dovevo decidere io cosa fare di lui! Invece hai pensato bene di passare dalla sua parte e aiutarlo a ritornare dalla sua famigliola. E hai pure rubato dalle mie scorte!” replicò Tremotino.
Rose abbassò il labbro inferiore. Non voleva che i genitori litigassero e odiava tutta quella tensione. Era come se percepisse tutta la magia oscura del padre.
“Excalibur potrà darti tutta la polvere dorata che vorrai” disse Belle.
“Non è questo il punto! Mi fidavo di te e mi hai voltato le spalle. Dovrei punirti per questo tuo oltraggio!” replicò Tremotino.
Rose iniziò a piangere. Entrambi i genitori la guardarono. Poi Tremotino disse, guardando Belle: “Prendi Rose. Andiamo a fare un giretto nella foresta” e, in una mano, fece comparire arco e una faretra piena di frecce. Belle lo guardò mentre Tremotino sorrideva maliziosamente. Un sorriso che non preannunciava nulla di buono

 
Storybrooke

 
Rose ed Excalibur arrivarono di corsa all’ospedale. Percorsero velocemente i corridoi e, quando giunsero alla stanza dove era stato ricoverato Henry, videro il loro amico sveglio, già in piedi e vestito. Lentamente Rose si avvicinò a Paige e Victor. I due la guardarono, ma la giovane Gold aveva occhi solo per il suo migliore amico. Henry stava sorridendo a Emma, che gli scompigliò i capelli. Ma poi il bambino voltò lo sguardo e vide Rose, che lo salutò con un cenno della mano. Henry le sorrise e Rose contraccambiò. Il suo amico era vivo e questo tutto grazie a Emma. La bambina guardò la donna, che la guardò a sua volta facendo un piccolo sorriso. Rose si limitò ad annuire positivamente con la testa.
Rose si voltò verso Paige e Victor, dicendo loro: “Scusatemi per prima se sono corsa via così, ma avevo bisogno di risposte.”
“Be', tuo padre sa tutto di tutti, no? Era così anche nella foresta incantata” disse Paige.
“È il proprietario di tutta la città. È normale che…” iniziò col dire Rose. Ma si fermò non appena si accorse di ciò che aveva detto l’amica. Quindi aggiunse: “Hai parlato della foresta incantata. Questo significa che ti è ritornata la memoria.”
“L’ultima cosa che ricordo è che una nube viola aveva avvolto tutto e poi mi sono ritrovata qua a Storybrooke” disse Paige.
“Non è sufficiente. Qual è il tuo vero nome? E chi è tuo padre?” chiese Rose.
“Mi chiamo Grace e mio padre si chiama Jefferson… aspetta… Jefferson… quel Jefferson dal quale abito proprio ora e dove mi aveva portato tuo padre. Tuo padre, Tremotino. Il signore Oscuro. Mio padre lo aiutava con gli accordi. Gli portava sempre un sacco di oggetti presi in terre lontane. Utilizzava…” spiegò Paige.
“…un cappello. Tuo padre era il cappellaio matto. Torna tutto” finì Rose. Poi guardò Victor e aggiunse: “E tu… ricordo vagamente chi sei. Veramente ho ricordi vaghi di un po’ di tutto.”
“I… i tuoi genitori mi… mi salvarono dal circo nel quale vivevo come prigioniero. Mi ospitarono al castello oscuro. Tua madre era molto gentile. Mentre tuo padre voleva cacciarmi. Poi… però qualcosa gli fece cambiare idea e così restai, soprattutto dopo che il mio vecchio padrone e gli altri che lavoravano al circo, ti volevano portare via. Mi ferirono con del potente veleno. Tuo padre si infuriò e li tramutò in asini, che poi fece vendere al villaggio vicino. Da quel momento in poi tuo padre mi trattò in modo diverso” spiegò Victor.
“Ma certo. Quasimodo. Ora mi ricordo di te. Mi facevi sempre divertire con i tuoi animaletti in legno” disse sorridendo Rose.
In quel momento Henry li raggiunse. Rose e Paige lo guardarono. Dapprima non accade nulla. Poi però i tre amici si abbracciarono.
“È bello riaverti con noi. Ci sei mancato” disse Rose.
“Sapete che non vi avrei mai lasciate” disse Henry. I tre si staccarono e Rose gli disse: “Ti serve molto per sbarazzarti di noi. Non è così facile” e Paige rise.
“Siete state fantastiche. Avete risolto tutto” disse Henry.
“Noi?! Vorrai dire Emma” lo corresse Rose.
“Lo sai che abbiamo contribuito tutti. Faceva parte delle Operazioni Cobra e Coccodrillo” disse Henry e Rose alzò un sopracciglio.
“Non vedo l’ora di rivedere mio padre. Mi è mancato molto in tutti questi anni” disse Paige.
“Volete sapere la novità? Mia mamma è viva e ora si trova nella foresta con mio padre” disse Rose. Gli altri tre la guardarono in modo stupito.
“Hai detto che tuo padre si trova nella foresta?” domandò Henry.
“E anche che c’è mia madre. Non sei stupito che mia madre sia viva dopo che tutti avevano detto che era morta? Invece pensi a mio padre nella foresta” rispose Rose, guardandolo in modo stupito.
“Ma certo, perché non ci ho pensato prima?” disse Henry e, dopo aver preso il suo zainetto, se ne corse per il corridoio. Rose e Paige si guardarono stupite, per poi seguirlo, insieme a Excalibur. Victor se ne rimase indietro, indeciso su cosa fare.
Henry continuava a correre, ma venne presto raggiungo dalle amiche ed Excalibur.
“Henry, che cosa ti è preso? Lo so che sei appena tornato dalla morte e che quindi sei super energetico, ma questo non toglie il fatto che non ci debba spiegare cosa hai in mente” disse Rose.
“Ti ricordi del pozzo? Be', non credo che tuo padre abbia portato te e tua madre nella foresta per caso. Ha in mente qualcosa e quel qualcosa cambierà Storybrooke per sempre” disse Henry.
“E di cosa si tratterebbe?” chiese Paige.
“Magia” rispose semplicemente Henry.
 
Foresta Incantata
 
Tremotino e Belle stavano camminando per la foresta. Belle teneva con una mano la cesta con dentro Rose. La bambina era sveglia e guardava la madre ridendo. Tremotino andava a passo veloce, tenendo in mano l'arco e, su una spalla, la faretra con le frecce. Era intenzionato a ritrovare quel ladro e mettere fine alla sua vita.
“Continuo a pensare che quello che stai per fare sia ingiusto” disse Belle.
“Allora pensa a qualcos’altro. Almeno così avrai le idee più chiare” disse Tremotino.
“Quell’uomo voleva solo aiutare sua moglie e suo figlio. Tu non avresti fatto lo stesso per me e Rose?” domandò Belle.
Tremotino si fermò e, guardandola, rispose: “Quel ladro avrebbe dovuto pensarci due volte prima di venire nel mio castello e cercare di rubare un prezioso oggetto magico. La magia è potere e lui non sa il rischio al quale sarebbe andato incontro. Così come te. Che hai avuto pietà per lui e lo hai liberato.”
“Ho fatto ciò che ritenevo più giusto” disse Belle. Tremotino la guardò furente. Sentirono dei rumori. Voltarono lo sguardo e Tremotino fece qualche passo fermandosi accanto a un albero. Più in là vide Robin Hood e, su un carro, distesa, c’era una donna. Mentre appoggiava la faretra a terra, Belle si avvicinò a lui, osservando la scena: Robin Hood stava parlando a sua moglie, mentre questa gli stava accarezzando una guancia.
Tremotino prese una freccia, mettendola nell’arco. Belle lo guardò e, dopo aver depositato la cesta con dentro Rose a terra, gli disse: “Ti prego, ripensaci. Possiamo ancora tornare indietro. Dagli una seconda possibilità.”
“Non c’è nessuna seconda possibilità per i ladri” replicò Tremotino.
Videro Robin Hood aprire una boccetta e versare la polvere dorata sul ventre della moglie. Tremotino si arrabbiò ancora di più. Nessuno doveva usare la sua magia. Specialmente se essa era la polvere dorata della sua preziosa volpe. Quel dono raro di Excalibur non doveva essere condiviso con nessuno al di fuori della cerchia familiare di Tremotino. Se quella polvere dorata fosse finita in mani sbagliate, molto probabilmente sarebbe stata usata per commettere chissà quali cose e Tremotino non lo avrebbe permesso.
Appena Robin Hood smise di spargere la polvere dorata sul ventre della donna, videro lei soffrire e lui agitarsi. Belle fece qualche passo avanti preoccupata. Aveva paura di aver commesso un grave errore. Vide però Tremotino impassibile. O non gliene importava nulla della salute della donna, oppure già sapeva cosa sarebbe accaduto. Infatti, la donna si calmò e sorrise al marito, mettendogli una mano sulla guancia.
Belle tirò un sospiro di sollievo e guardò Tremotino. Ora era molto, molto arrabbiato. Puntò arco e freccia contro i due. Belle gli prese subito un braccio, cercando di fermarlo: “Ti prego, non far loro del male. La polvere dorata di Excalibur ha funzionato. Staranno bene e non c’è più bisogno che quell’uomo ritorni al castello per cercare altri oggetti magici. È già felice.”
“Ma sono io quello non felice! Ha usato la polvere dorata della mia volpe! La stessa polvere dorata che gli hai dato tu” replicò Tremotino e, la scansò un po’ da sé. Belle cercò di ritornare da lui per fermarlo nel compiere quel folle gesto ma lui, alzando una mano, la intrappolò per metà nel terreno. Belle cercò di liberarsi. Da uscire da quel buco. Ma la terra la bloccava, come se la stesse avvolgendo con delle forti radici.
Tremotino riposizionò l’arco prendendo bene la mira. Non doveva fare altro che scoccare quella freccia e avrebbe messo per sempre fine alla vita di quell’uomo. Ma la piccola Rose incominciò a ridere ed emettere dei versetti. Tremotino cercava di rimanere concentrato, ma sembrava che la figlioletta avesse altri programmi. Di tanto in tanto puntava lo sguardo su di lei e si soffermò ad osservarla. Rose lo guardava a sua volta, ridendo e allungando le manine al di fuori della copertina che la proteggeva dal freddo, verso di lui. Qualcosa si mosse dentro Tremotino. Qualcosa che gli impediva di scoccare quella freccia.
Volse lo sguardo verso Belle. La donna stava cercando ancora di liberarsi dal terreno. Come era potuto arrivare a ciò? Era stato il suo lato oscuro a fargli compiere quell’atto. La sua sete di vendetta contro il ladro. Riguardò l’amata figlia che tendeva le mani verso di lui, in cerca del calore paterno. Ma poi ritornò in sé. Puntò l’arco verso il suo bersaglio e lasciò andare la freccia. Ma essa si andò a conficcare nella corteccia di un albero proprio accanto a Robin Hood. Questi e sua moglie voltarono gli sguardi  preoccupati, in cerca di chi avesse scoccato quella freccia. Non vedendo nessuno, se ne andarono via.
Mentre Tremotino abbassava l’arco, Belle, dopo essere riuscita a liberarsi, si avvicinò a lui, facendo un piccolo sorriso. Poi chiese: “Un giorno non mi avevi detto che quell’arco era infallibile e non sbagliava mai un colpo grazie alla sua potente magia?”
Tremotino guardò una delle frecce, toccandone il piumaggio e, non guardando la ragazza, rispose: “Qualcosa mi ha distratto.”
“Forse è meglio dire qualcuno” lo corresse Belle. Tremotino non aggiunse parola. Poi si avvicinò a lui e aggiunse: “Sapevo che in cuor tuo avresti dato una seconda possibilità a quell’uomo di poter vivere con la sua famiglia. Proprio come il destino l’ha data a te.”
“Il destino è sempre stato crudele con me” disse Tremotino chiudendo gli occhi. Ma li riaprì non appena sentì qualcuno toccarlo, e vide Belle, davanti a lui, che gli sorrideva e gli accarezzava una guancia. Prese la mano di lei nella sua. Poi però Belle lo abbracciò forte. Tremotino non era tipo da abbracci ma Belle, la madre della loro piccolina, lo aveva cambiato. Gli aveva insegnato di nuovo ad amare. Quell’amore che la sua ex moglie Milah non gli aveva mai donato e che non gli avevano nemmeno dato i suoi genitori. Ma Belle era diversa. Lo era sempre stata fin da quando l’aveva presa come prigioniera nel suo castello. Era la donna più coraggiosa che avesse mai conosciuto. Si era sempre battuta per ciò che credeva. Lui aveva cercato di mandarla via, ma lei era ritornata ed ora eccoli ancora lì insieme.
Belle si staccò dall’abbraccio e lo guardò sorridendo. Poi semplicemente gli disse: “Grazie”.
Tremotino si schiarì la voce. Si avvicinò alla cesta di Rose. Si abbassò e prese tra le braccia la figlia. Questa rideva contenta e con le manine cercava di prendergli una ciocca di capelli. Quindi disse: “L’ho fatto per ritornare a casa il prima possibile. Non voglio che Rose si ammali.”
Belle si avvicinò a loro e propose: “Sai, stavo pensando che invece potevamo fare una bella passeggiata per la foresta.”
Tremotino la guardò per poi dire: “Ho lasciato Excalibur da sola per troppo tempo al castello. Chissà cosa potrebbe combinare.”
“Ci sono Grachen, Dove e Quasimodo che badano a lei” disse Belle.
“Di due di loro mi fido. E quell’altra preferisco sparisca per sempre dalla mia vista. Potrei rimpicciolirla e schiacciarla” disse Tremotino, aggiustandosi meglio Rose tra le braccia. La bambina rideva contenta. Dopotutto odiava restare in quella cesta e voleva solamente stare tra le braccia paterne.
“Lo so che non la odi del tutto, se no l’avresti già cacciata tempo fa” disse Belle.
“Se non l’ho ancora fatto è perché ci serve qualcuno che si occupi degli strilli notturni di Rose, mentre noi ci concediamo del tempo in camera nostra” disse Tremotino, facendole l’occhiolino. Belle sorrise. Poi Tremotino aggiunse: “E direi che una bella passeggiata mi farà stare lontano per un po’ da quell’odiosa ex fata. Dopotutto, Rose non esce mai” e baciò la figlia sulla testa. Rose rise, mentre i genitori, uno accanto all’altra, presero a passeggiare per la foresta.

 
Storybrooke


“Non puoi farlo. Lo sai cosa potrebbe accadere?” disse Rose, mentre insieme a Henry e Paige fronteggiava suo padre. I bambini ed Excalibur erano arrivati poco prima nella foresta, raggiungendo Gold e Belle al pozzo.
“La magia è potere e mi aiuterà a ritrovare tuo fratello” rispose Gold.
“È stata proprio la magia ad allontanarti da Baelfire. Me lo hai raccontato tu quella sera al tuo cottage vicino al lago. Ripensaci, papà. Ci sarà sicuramente un altro modo per ritrovarlo” disse Rose.
“No, non c’è e lo sai anche tu! La magia è l’unico modo per uscire da Storybrooke e ritrovare Bae” replicò Gold.
Belle gli mise le mani su un braccio per poi dirgli: “Tremotino, Rose ha ragione: troveremo un altro modo per ritrovare Baelfire. Insieme ce la possiamo fare, perché siamo una famiglia che, dopo tanti anni, si è ritrovata. Noi abbiamo fiducia in te e anche tu devi averla in te stesso.”
Tremotino la guardò in silenzio. Poi spostò lo sguardo su Rose, Henry, Paige ed Excalibur. Quest’ultima spostò la testa di lato ed emise dei versetti. Tremotino fece un piccolo sorriso e, dopo aver preso una boccetta con dentro del liquido viola dalla tasca della giacca, disse: “Avete ragione… ma non ora” e prima che lo potessero fermare, gettò la boccetta dentro al pozzo.
Dapprima non accadde nulla. Poi però tanto fumo viola uscì dal pozzo, spargendosi per la foresta e fin su in cielo, raggiungendo il centro città. Tutti vennero avvolti da quel fumo. Tremotino chiuse gli occhi, mentre sentiva la magia tornare dentro di sé. Rose, invece, si sentiva strana. Si guardò le mani come se qualcosa di molto potente volesse uscire da lei. Ma, improvvisamente, sentì un forte dolore. Le girò la testa. Ansimava. Sentì caldo e freddo allo stesso tempo. Il fumo viola si dissolse e proprio in quel momento, Rose svenne a terra e tutto divenne nero.
“Rose!” gridò Belle e corse al suo fianco. Tremotino riaprì gli occhi e, non appena vide Belle e la figlia svenuta a terra, fu come se il tempo si fosse fermato.



Note dell'autrice:  Ed eccomi qua  finalmente con la fine del primo capitolo della seconda stagione. Scusatemi per l'assenza ma se siete riusciti ad arrivare fin qua in fondo senza annoiarvi, avrete visto la lunghezza del capitolo. Capitolo nel quale ho dovuto spiegare un pò di cose e...con un finale a suspense. Come molti di voi hanno indovinato (e si sospettava fortemente) Gold non è rimasto senza magia a lungo. Non ha nemmeno dato ascolto alla sua adorata Belle e alla figlioletta Rose. Ma gli è bastato un versetto di Excalibur (chissà cosa gli avrà detto?) per fargli gettare quella boccetta nel pozzo e far spargere così la magia. Excalibur che peste che sei.
Con ciò ringrazio tutti/ e coloro che sono arrivati fin qua. Che seguono la storia o l'hanno messo tra le preferite e recensita. Grazie
Ringrazio come sempre le mie dolcissime amiche Lucia e Laura per la loro santa pazienza
Vi aspetto al prossimo capitolo e fate sogni "gold" miei cari Oncers
  
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