Milo e Camus erano di ritorno da una delle tante missioni affidate loro dal Gran Sacerdote, sempre assieme, e come di consueto tornavano con l'armatura dello Scorpione da portare a Mur e il suo proprietario che si ritrovava a petto nudo, qualsiasi fosse il mese.
<< D'estate va bene amore, ma ora, anche se sei una tale piacevole visione, rischi di beccarti un malanno così conciato >> disse l'Acquario, porgendogli la felpa che teneva legata in vita.
<< Ti preoccupi troppo mio amato >> boffonchiò il greco mentre lottava con l'indumento del francese << la metto solo perchè lo vuoi tu >>.
Mentre – a piedi – percorrevano il viale centrale di Rodorio cominciarono a cadere i primi fiocchi di neve << è tanto che non accadeva, qui a Rodorio >> disse stupito Milo << vero, ed è la prima neve di quest'anno, sono felice di vederla con te >> replicò il ventenne acquario abbracciando l'amato.
Il vento che fino ad un istante prima li aveva accarezzati diventò improvvisamente una tormenta, e la neve incominciò ad attaccare, rendendo Rodorio simile ad un paesino di montagna.
I due si rifugiarono nella locanda del paese dove vennero accolti dalla moglie dell'oste che facendoli accomodare portò loro due fumanti tazze di cioccolata calda con fragole e panna.
I due la fissarono stupiti e la signora, sorridendo a entrambi << ragazzi miei, mancate dal Tempio da dieci giorni, e grazie a voi questo posto è sicuro, è il minimo che possa fare, attendete qui che la tormenta si plachi >> spiegò prima di lasciarli soli.
<< Ha ragione la signora e poi tu, amore mio, tremi dal freddo >> disse l'acquario, avvicinandosi allo scorpione e dandogli un dolcissimo bacio.