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Autore: Emmastory    05/12/2017    4 recensioni
La vita di Rain e del suo gruppo continua, ma purtroppo senza uno dei compagni di viaggio. Sono passati ben quattro anni da quando la povera Samira è morta da eroina sul campo di battaglia, tentando assieme agli amici di eliminare una minaccia ormai conosciuta, ovvero i Ladri. Ora come ora, con la calma che regna sovrana ad Ascantha, nessuno sa cosa sia successo davvero, se la guerra sia finita, o sei ai nostri eroi sia stata concessa una tregua. Sempre uniti e fiduciosi, sono decisi a combattere le loro battaglie, e sperare, con tutte le loro forze, in un nuovo e sereno domani. Come andrà a finire? Scopritelo unendovi di nuovo a loro, nell'ultimo capitolo della saga di Aveiron.
Genere: Avventura, Azione, Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Le cronache di Aveiron'
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Le-cronache-di-Aveiron-VII-mod
 
 
Capitolo XXXVIII
 
Aria di rivalsa
 
Proprio come sospettavo, avevo finito per svegliarmi, sedendomi alla mia piccola scrivania e riempiendo di parole, frasi e inchiostro il mio diario. L'avevo tenuto sotto il cuscino solo per precauzione, proprio come facevo con la mia daga, e rimanendo ferma, con la mia fida biro nera fra le mani, le sentivo e vedevo tremare. Avevo dormito solo per poco tempo, e senza avere modo di evitarlo, mi ero lasciata influenzare dalle parole di Ava. Considerandola parte della famiglia, le credevo e volevo bene, e mentre il tempo passava, scrivevo. Colta dal freddo, tremavo come una foglia, ma stringendo i denti, mi assicuravo di non lamentarmi nè destare sospetti. Potevo vedere Stefan che dormiva appena dietro di me, e con qualche piccola e solitaria lacrima intenta a scivolarmi sul viso, non dicevo nulla. Essendo innamorato di me da anni, mi conosceva forse meglio di sè stesso, ed era al corrente dei miei ormai conosciuti problemi di ansia. In quel momento, una parte di me avrebbe davvero voluto tornare indietro e rintanarsi fra le coperte in posizione fetale come una bambina, ma no, non potevo. Sapevo bene di dover reagire, o quantomeno provarci, poichè come avevo imparato dai miei trascorsi, chi si arrendeva era sempre perduto, destinato a morire come un insetto o una fastidiosa mosca. Era successo a Samira, a molte donne nella mia stessa condizione, e per un soffio anche a me. Ora come ora, il buio mi avvolge, e se riesco a scrivere, è solo grazie alla luce di una piccola lampada sul mio comodino, potente quanto bastava per illuminare anche il mio scrittoio. Nel riempire le nuove pagine, rileggevo quelle vecchie al solo scopo di rincuorarmi e tornare a sorridere, ma sorprendentemente, scoprivo di non riuscirci. Era strano a vedersi, eppure neanche il ricordo dello sbocciare del mio amore per Stefan mi rendeva felice. Lo amavo ancora, e i miei sentimenti per lui esistevano come nel nostro primo giorno insieme, ma più andavo avanti nella lettura, più capivo per quanto tempo avessi davvero sofferto. C'erano anche stati momenti felici, e non potevo certo negarlo, ma mentre i miei occhi scorrevano lentamente sulle pagine del mio stesso diario, non controllavo la voglia che avevo di piangere. Stringendo il pugno, lasciai andare la penna, e abbandonando il mio diario sulla scrivania, mi arresi, tornando subito a dormire. Lentamente, mi sdraiai, ma sentendo mille pensieri vorticarmi in testa come il peggiore dei tornadi, non riuscii ad addormentarmi. Così, nascosi il viso nel cuscino, e ritrovandomi a imitare quella così giovane ragazza, piansi a mia volta. Fino a quel momento, avevo sempre fatto del mio meglio per mostrarmi forte, come se fossi fatta d'acciaio puro e inossidabile, ma ora, dopo anni di tentativi, sentivo di non farcela. Mi costava ammetterlo, ma era come se le mie forze mi avessero abbandonato. Per mia fortuna, Stefan mi era accato, e svegliandosi, si fece più vicino solo per abbracciarmi e tenermi stretta, donandomi l'iniezione di fiducia di cui avevo bisogno. Non ero più una ragazza, bensì una donna, ma nonostante questo, non potevo negare di continuare a desisderare momenti del genere, che speravo ardentemente non mi venissero strappati via assieme alla vita per colpa di questa oscura, tetra e ora esistente aria di rivalsa impegnata a spirare appena fuori dalle finestre e dalle case cittadine.
   
 
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