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Autore: PrincessintheNorth    05/12/2017    1 recensioni
Prequel di "Family"!
Nel regno del Nord, una principessa e Cavaliere dei Draghi, Katherine, farà conoscenza di Murtagh, il Cavaliere Rosso che si è autoimposto l'esilio ...
In Family abbiamo visto il compimento della loro storia e il loro lieto fine: ma cos'è successo prima?
"-Principessa, per l’amor del cielo … - prese a implorarmi Grasvard. – Spostatevi da lì … non vi rendete conto di chi è?
-È Murtagh figlio di Morzan, ex Cavaliere del Re Nero, erede del ducato di Dras-Leona. – ringhiai. – So benissimo chi è. So anche che è un essere umano come me e come te, a meno che tu non sia un elfo sotto mentite spoglie. È un essere umano ed è vivo per miracolo. Quindi, dato che come me e come te è carne e sangue, gli presteremo le cure che necessita. Sono stata chiara abbastanza?"
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Castigo, Eragon, Murtagh, Nuovo Personaggio, Un po' tutti | Coppie: Selena/Morzan
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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MURTAGH
 
 
Quando mi svegliai, trovai un grande paio di occhi verde pino a fissarmi a distanza ravvicinata.
- Annabeth?!
- Giochiamo? – chiese tutta allegra.
Fino a quel momento, pensavo che fosse April quella un po’ pazza.
Adesso mi ricredevo.
Di fianco a me, Katherine, stranamente con il sonno pesante, si voltò dall’altra parte.
- Senti, Annie, adesso c’è la tata che fa la nanna. – le sussurrai. – E poi io devo andare via un attimo oggi.
- Oooh … posso venire?
Mi fece quel suo gran sorrisone, e nonostante tutto non me la sentii di dirle di no.
Ma sapevo che se fossi andato via solo io Katie non si sarebbe minimamente preoccupata, ma se fosse anche sparita sua nipote, al mio ritorno mi avrebbe spellato vivo.
Quindi, cercai di svegliarla.
- Katie …
- Mmmmh … - brontolò alzando un po’ la testa.
-  Senti, oggi devo andare alla capitale, per alcuni affari. Annabeth vorrebbe venire. Ti va bene?
Subito, si riscosse.
-  Allora. – disse. – Va bene, ma niente strade strane, solamente quartieri residenziali ed estremamente sicuri, non dire in giro chi sia, e soprattutto, non comprarle troppe caramelle.
- Va bene, amore … allora noi andiamo all’avventura, nanetta. Saluta la tata.
Anche perché, se avessi aspettato ancora un po’, non sarei mai arrivato.
- Ciao tata. – la piccola si aggrappò a lei per darle un bacino sulla guancia.
- Ciao, cucciola … - Katherine la strinse a sè, coccolandola. – Stai attenta, va bene? E non pensare di andare in giro da sola. Devi sempre stare con Murtagh. E se cerca di viziarti, digli di no.
-Sì, sì, va bene, noi ce ne andiamo. – le rubai la piccola, prima che le mettesse in testa altre malsane idee sul rifiutare le caramelle che le avrei comprato, e poi le rubai un bacio. – Ci vediamo stasera. Goditi la giornata solo sorelle.
- Mmh … andate, voi, e state attenti. – sbuffò.
A quel punto, lei tenne un attimo la piccola, il tempo di vestirmi, e poi andammo davvero, raggiungendo Castigo nel piazzale del castello.
Subito, abbassò la testa fino al livello di Annabeth, che era rimasta in braccio a me.
Buongiorno, piccola Principessa del Nord, la salutò.
Annabeth si mise a piangere.
- No, va tutto bene, non ti fa male. – la rassicurai. – Vedi? Lo puoi anche accarezzare.
Non parlare come se fossi un animale da circo.
Sta zitto per un momento.
- Davvelo?
-  Certo. Guarda …
Le feci vedere come accarezzarlo, e dopo cinque minuti allungò una manina. Castigo la aiutò appoggiando il muso contro il suo minuscolo palmo, e la piccola fece un gran sorriso.
- Dlaghetto! – esclamò abbracciandogli il muso. – è ploplio calino Multy!
Stranamente, Castigo non si alterò troppo.
Ti sei fatto intenerire da Annie?, lo presi in giro.
E tu no, eh? Adesso parliamo di cose serie. Direzione?
Ilirea.
Fremette le ali.
E perché?
Perché sì. Devo fare una … commissione.
E cosa?
Castigo …
Andiamo …
Devo comprare una cosa.
Fin lì c’ero arrivato. Come intendi sperperare i tuoi soldi questa volta?
Non sperpero proprio niente stavolta.
Ed era vero.
Misi Annabeth sulla sella e la legai per bene, per poi salire.
- Adesso non ti spaventare, perché voliamo in altissimo. – le spiegai. – Andiamo sulle nuvole e poi in una città piena di caramelle.
- Ma la tata dice di no …
- Tu quella tata non la devi ascoltare. Devi stare a sentire me, Annabeth. Non le vuoi le mele caramellate?
Un gran sorriso le affiorò in volto.
 
 
 
Atterrammo, dopo quasi sei ore di volo, nel cortile del palazzo reale, non che dovessi andare a trovare qualcuno.
Semplicemente, Castigo non sarebbe mai riuscito ad attraversare le vie della città.
Annabeth, contrariamente a quanto pensavo, non aveva avuto la minima paura, ma si era divertita tantissimo. Anche per lei ci avevo messo il doppio del tempo ad arrivare, per darle il tempo di fare merenda e camminare un po’, per evitare che le venissero le piaghe.
 
 
 
Ovviamente.
Perché mai sarei dovuto, in fondo, riuscire a fare solamente ciò che volevo?
Prima, era arrivata Nasuada.
Poi, Barst.
Dopo, quando ero riuscito a liberarmi di loro, la folla che doveva mettersi ad acclamarmi.
Ovviamente, tutti assolutamente convinti che Annabeth Shepherd fosse mia figlia.
Ma ci aveva pensato lei a metterli a posto.
- Papi si chiama Alec e mami Audley e Multy è l’amico che fa muamua con la mia tata, che è la mia tia che si chiama Katie, ploplio Katie. – aveva risposto.
Constatai, di nuovo, come una bambina potesse rovinarti la reputazione.
Prima, Murtagh era diventato Multy.
E poi, Multy, l’amico che fa muamua con la tata.
Non c’era limite al peggio.
- Vieni qua …
La presi in braccio, per poi mettermela in spalla.
Poi, ci ripensai, tenendola in braccio normalmente.
Così in alto, si sarebbe sicuramente divertita, ma sarebbe anche stata un bersaglio facile per le frecce.
E non avevo alcuna intenzione di tradire la fiducia che Katie aveva, di nuovo, riposto in me. Sapevo che era a casa, intenta sia a badare a April che a preoccuparsi per me e Annabeth.
Forse, soprattutto quello.
Magari sarebbe stato il caso di contattarla con lo specchio magico, che mi ero portato dietro per ogni evenienza.
Pensai di farlo subito, ma Annabeth mi strattonò la mano.
- Ho fame. – protestò, e in effetti era ora di pranzo.
- Va bene, piccola, adesso troviamo un posto dove mangiare.
Ricordai l’ammonimento di Katherine, corredato da quella sua occhiataccia.
Perciò mi misi a cercare non una semplice locanda, ma un buon ristorante. 
 
Un’ora dopo, Annabeth si gustava una buona zuppa di cereali, divorandola a cucchiaiate.
- È ploplio buona! – esclamò, prima di mettersi in bocca un altro cucchiaio pieno di cibo.
- E pagherò fior di soldi per quella zuppa. – sospirai. Già, i ristoranti della capitale erano costosi. E tra i tre adatti anche ad Annabeth, in cui potevano entrare solamente persone di alto rango, in un quartiere di nobili, dove quindi lei era piuttosto al sicuro, avevo scelto quello più costoso, per assicurarmi che avesse la migliore esperienza possibile.
In fondo, non capitava tutti i giorni che una Principessa del Nord vedesse Ilirea. Nonostante avesse solo un anno e probabilmente non se lo sarebbe ricordato, volevo farle avere una giornata da vera principessa.
Alla fine, dopotutto, non avrei dilapidato poi così tanto il patrimonio. La perdita si sarebbe subito colmata, con interessi, dal commercio e dal raccolto della primavera.
- Sai, Annie. – le spiegai. – Dopo mi devi aiutare a fare una cosa.
- Cosa?
- Devo scegliere un regalo per la tata.
- E pecché? Non è il suo compelanno, lo ha già fatto, la mami me lo ha detto! – fece.
- Non è che si fanno i regali solo al compleanno. Li si può fare quando si vuole.
- Allola mi fai un legalo anche a me e Aplil?
- Sicuro …
- E che legalo fai alla tata?
- Dobbiamo prenderle un anello. – ammisi. Sapendo che, dicendolo a lei, non avrebbe fatto scandalo.
- E pecchè?
- Perché voglio chiederle una cosa importante.
- E cosa?
Ottimo.
Come spiegare a una bambina il significato del matrimonio, dell’unione di due vite, di tutto?
- Voglio chiederle se … se vuole venire a mangiare le cozze e le vongole anche lei. – dissi.
- Oh, va bene. – fece tranquillamente, e tornammo a divorare lei la sua zuppa, e io le mie costine di maiale.
 
 
- Io pelò ho fleddo … - si lamentò quando uscimmo.
- Ecco qua, piccola. – mi tolsi il mantello e lo diedi a lei, per poi sistemarle i guanti e il cappello. Di sicuro l’inverno a Ilirea era molto meno rigido che a Lionsgate o a Winterhaal …
O sul ghiacciaio, mi ricordò Castigo.
… ma era comunque freddo. Ed era meglio che la piccola restasse al caldo.
Ci indirizzammo verso la strada per la gioielleria, ovvero la strada principale della parte residenziale della città, piena di gioia, feste e vita.
E, ovviamente, di bancarelle di dolciumi.
Ad Annabeth si illuminarono gli occhi.
E non solo a lei.
In meno di mezz’ora, avevamo tasche e sacchetti pieni di ogni genere possibile di dolcetti e caramelle.
- Però sono anche un po’ per April e la tata. – feci presente, con quel poco di buonsenso che mi era rimasto.
- Non è velo! Quetti pel noi. E adesso plendiamo quelli pel la tata e Aplil!
Non resistetti di fronte ai suoi occhioni.
Perciò, altri due sacchetti di caramelle per Katherine ed April.
- Posso andale a giocale con i bimbi là? – mi chiese indicando una sorta di recinto, dove alcuni bambini e i loro genitori disegnavano su delle pergamene.
- Andiamo anche noi papi? Peffavole!!! – sentimmo la voce di una bambina.
-  Certo, tesoro. – rispose la voce di un uomo.
Una voce familiare.
Stranito, mi voltai.
Era Roran, con in braccio una bambina di due anni al massimo. Ismira.
Pensai di andare a salutare, ma Annabeth continuava a strattonarmi, e dopotutto dovevo andare a prendere l’anello.
Sarà per un’altra volta, decisi.
- Annabeth, è tardi, e ci vuole parecchio a tornare a casa. Dovremmo iniziare ad andare a prendere il regalo della tata …
- Murtagh?!
Roran, con la bambina in braccio, mi si piazzò davanti.
Novantanove su cento mi considera anche lui un criminale di guerra da uccidere, pensai.
Ma sorrise.
- Non ti si vedeva in giro da parecchio! Da quando sei tornato?
Non l’avevo mai visto bene in faccia, solamente da lontano, in battaglia, e di sfuggita.
Ma somigliava un po’ alla mamma, e anche a Eragon, sebbene fosse più massiccio di lui, anche di me.
Era persino più alto. Un mezzo gigante, mi venne da pensare.
- Roran? – pensai di chiedere, in fondo lui non sapeva che io lo riconoscessi.
- Sì! Sono in città per alcuni affari, e la mia piccola principessa ha deciso di venire. – stampò un bacio sulla guancia della bimba, che cercò di evitare la barba del padre. – Tu, invece? Hai già una bambina?
- No, lei non è mia figlia …
- Io sono Annabeth e il mio papi è Alec e la mia mami Audley, e Multy è l’amico della mia tata, la tia Katie. – ripeté, di nuovo, per filo e per segno. – E Multy e tata fanno sempre muamua …
- È la nipote della mia ragazza. – risposi in fretta.
- Piacere di conoscerti, Annabeth. – le sorrise.
- Eppoi c’è la mia amica Aplil che è la solellina della tia Katie …
- Invece di te? Ho saputo che sei al Nord, adesso. – fece. – Fa freddo lassù?
- Non immagini quanto.
Anche perché non serviva andare al Nord per avere freddo.
Bastava andare a dormire con Katherine, ci pensavano i suoi piedi gelati a farti sentire a Winterhaal.
- E la valle Palancar?
- I lavori procedono benissimo. Carvahall è già stata parzialmente ricostruita, meglio di prima. – fece orgoglioso. – Ma è la prima volta che ci incontriamo in vent’anni, mio padre mi aveva detto che avevo un cugino ma che non l’avrei mai visto …
- Dovremmo recuperare. – per un attimo, l’obiettivo dell’anello scomparve.
In fin dei conti, l’avrei potuto comprare in qualsiasi altro momento.
Quando mi sarebbe capitato di rivedere l’unico cugino che avevo?
Intanto, Annabeth e Ismira si erano messe a chiacchierare di mele caramellate.
 
 
Alla fine, scoprimmo entrambi tantissime cose sulle nostre famiglie. Nessuno dei due aveva avuto quella che si definisce una vita facile: ma entrambi, ora, eravamo soddisfatti da quella che avevamo e, in modi diversi, ci eravamo costruiti.
E, onestamente, prendemmo in giro Eragon alla grande. Roran mi fornì moltissimi aneddoti da rinfacciare a mio fratello, e io gli raccontai delle scenate fatte mentre eravamo in viaggio verso i Varden, in particolare del deserto.
Non che io, sotto il sole cocente dell’Hadarac, fossi rimasto proprio sano.
Ma di sicuro meglio di lui.
- Una volta. – fece, con l’espressione soddisfatta di chi ricorda le disgrazie altrui. – Si era invaghito di questa ragazza, Malda. Solo che lei si era innamorata di un altro, e questo lo abbatté. La sera prima del matrimonio, si ubriacò. E andò sotto casa sua a urlarle di non sposarla. “Ti prego, Malda, scegli me! Ti amo!”
Grazie al cielo, avevo un nome mio, e non ero conosciuto come Murtagh fratello di Eragon.
- Ma alla fine, tu che ci fai qui? – aggiunse.
- Devo comprare un anello. – ammisi, di nuovo.
Provocando il suo shock.
- Allora fai sul serio con lei …
- Ho fatto l’idiota troppo a lungo. Mi ha perdonato tre scappatelle, e non posso farmela scappare.
- Fai bene. – commentò. – Si capisce subito, quando una donna è quella giusta. A quel punto, è inutile perder tempo. Così, non si rischia neanche che questi. – prese Ismira in braccio. – Non arrivino.
Okay.
Parliamo già di bambini?!
- Giusto …
E poi volevo godermi il più tempo possibile con Katie.
Volevo che fosse mia, anche legalmente.
- L’hai già scelto, l’anello?
- No, sarei dovuto andare oggi, ma questa peste … - e feci il solletico ad Annabeth. – Ha deciso che doveva fare il tour delle caramelle.
- Se vuoi te la tengo. – si propose.
Un’occasione che non credevo sarebbe arrivata.
- Sei serio?
- Sì, il tempo che tu vada a comprare il necessario. – alzò le spalle. – Figurati se mi faccio problemi per una bambina.
- Va bene, allora … Annie. – la chiamai, e si voltò verso di me. Per tutto il tempo, aveva giocato con Ismira. – Lui è il papà di Ismira, è mio cugino. Ti va di restare un attimo a giocare con lui e Ismira mentre vado a prendere il regalo per la tata?
- Solo se mi plendi anche quello pel me e pel Aplil. – contrattò.
- Certo, cucciola.
- Allola va bene.
- Okay. Arrivo tra pochissimo.
La lasciai nelle mani di una persona di sicuro più esperta di me nella cura dei bambini, e mi diressi in gioielleria, finalmente, dall’altra parte della strada.
- Oh, buon pomeriggio, signor Kirk! – fece il gioielliere, il Mastro Barfield. – Mi faccia indovinare: la misteriosa signorina della collana di diamanti ha detto sì e ora volete compiere il prossimo passo?
- Esattamente.
Non che ci volesse molto ad immaginarlo: uno scapolo, almeno di diritto, non entra in una gioielleria per molti motivi.
- Dunque … che tipo di anello dobbiamo cercare?
- Uno degno di una principessa.
- Diamanti?
- Come minimo.
Katherine adorava i diamanti, e le cose luccicanti in generale.
Per questo ero sicuro come l’oro che un giorno si sarebbe messa nei guai, per quel suo sconfinato amore per gioielli e luccichii in generale.
- Allora le consiglio quella vetrina.
Ci misi più di mezz’ora per trovare l’anello perfetto.
Ma alla fine, lo trovai.
Evidentemente, l’idea del gioielliere di gioielli degni di una donna di sangue reale erano anelli grossi e pacchiani, probabilmente messi lì per i prezzi stratosferici.
Ma quello perfetto era comunque in quella vetrina, più nascosto degli altri.
Un anello di platino, lavorato splendidamente, con minuscoli diamanti incastonati e uno, leggermente più grande, ad ornarlo.
Perfetto.
Solo nel vederlo, mi veniva in mente Katherine.
Era l’unico anello, capii, con il quale avrei potuto presentarmi a lei e chiederle di diventare mia moglie.
- Quello.
L’orafo si avvicinò, e aggrottò le sopracciglia.
- Ne è sicuro, signore?
- Sicurissimo.
- Va bene …
Lo prese dalla teca, per poi metterlo in una scatolina ricoperta di velluto.
Uscii dalla gioielleria con la borsa del denaro pesantemente alleggerita.
- MULTY!!! – Annabeth mi corse incontro, stringendosi a me.
- Ehi … che succede?
- Mi sei mancato. – protestò. – E mi plendi quello come legalo?
Indicò un orsacchiotto di peluche, e non potei negarglielo.
Roran l’accompagnava.
- Hai trovato?
Annuii in fretta.
- Grazie per averla curata.
- Di niente. Anzi, sei uscito appena in tempo, Ismira a momenti si addormenta e devo andare alla locanda.
Quello fece strano.
- Locanda? Sei un conte, non dovresti essere a palazzo?
Scrollò le spalle. – Non lo so. Nasuada si comporta in modo strano ultimamente. In ogni caso, è stato un vero piacere incontrarti.
- Anche per me. Magari un giorno ricapiterà, no?
- Ovviamente.
A quel punto, sia Annabeth che Ismira iniziarono a fare i capricci.
Era ora di andare.
 
 
 
Quando entrai in camera, Katie era già addormentata, con April abbracciata.
E io, che volevo proporglielo, mi vidi costretto a rimandare.
Perciò, nascosi l’anello in un cassetto, e la raggiunsi a letto.
- Sei sveglia? – sussurrai.
- Come ti è venuto in mente di tenere in giro una bambina di un anno così tanto? – sibilò.
- Mi ci è voluto un po’ per seguire tutte le tue istruzioni. Comunque, ti abbiamo preso un regalo.
Un piccolo sorriso le affiorò in volto.
- Due sacchetti di caramelle.
Il sorriso le si attenuò.
- Non preoccuparti. Sono sicuro che queste ti piaceranno da matti.
- Se lo dici tu …
- E April?
- Incubi. – mormorò, accarezzandole i capelli. – Non ti da fastidio se …
- No, figurati … dai, venite qua. – le abbracciai entrambe, e vidi che sul visino di April il sorriso che aveva si incurvò di più.
Quello allargò anche di più i nostri, di sorrisi.





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​Anello di Katherine: http://www.cartier.com/en-us/collections/engagement/engagement-rings/ballerine/n4196900-ballerine-solitaire.html
   
 
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