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Autore: lmpaoli94    06/12/2017    1 recensioni
La città di New York era in fermento per l’inaugurazione della Tower Crystal nella zona del Bridge Central.
Centinaia e centinaia di persone parteciperanno a quell'evento.
Questa inaugurazione verrà seguita in diretta mondiale.
Cinque ragazze di Tokyo faranno parte degli invitati.
Ma non sanno che un tragico destino si sta per abbattere sulle loro vite...
P. S.: Ogni fatto e luogo presente in questa ff è puro frutto della mia immaginazione.
Buona lettura!
Genere: Avventura, Drammatico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mamoru/Marzio, Un po' tutti, Usagi/Bunny | Coppie: Mamoru/Usagi
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna serie
Capitoli:
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L’ascensore con a bordo Bunny, le sue amiche e il presidente si apprestava per passare nel punto critico del palazzo.
Le fiamme avevano raggiunto momentaneamente il 42° piano.
La situazione si faceva più grave.
Se i vigili del fuoco non sarebbero scesi in azione, l’intero grattacielo sarebbe bruciato.
«Ormai ci siamo…» fece Ami visibilmente preoccupata.
«Passeremo in mezzo alle fiamme!»
«Tranquille, non succederà niente. Siamo protetti, ricordate?»
Ma purtroppo, il signor Thompson non ebbe ragione.
L’ascensore si fermò di colpo, rimanendo intrappolato tra i piani che stavano prendendo fuoco.
«Accidenti! Perché ci siamo fermati?»
«Non lo so… Che sta succedendo?!»
Il panico si era dilagato completamente.
Se non avessero fatto qualcosa al più presto, le venti persone in ascensore sarebbero morte carbonizzate.
«Dobbiamo uscire di qui! Immediatamente!» fece Marzio cercando di trattenere il suo dolore lancinante. «Qualcuno deve aprire le porte dell’ascensore. Solo così riusciremo a trarci in salvo.»
«Se solo ci fosse Morea… Era lei che aveva la forza necessaria» fece Bunny con le lacrime agli occhi.
«Tranquilla Bunny, ci sono anch’io» ribadì Ami prenotandosi.
«Come?...»
«Sta a vedere.»
Ami, con tutta la forza che disponeva, riuscì ad aprire le porte, lasciando tutti completamente di sasso.
«Questa poi! Sei stata grandiosa, Ami.»
«Da un po’ di tempo cerco di farmi un po’ di muscoli. E credo che in questo momento sia servito» replicò la ragazza sorridente.
«Dobbiamo risalire il palazzo per allontanarci dalle fiamme. Non c’è tempo da perdere.»
«Signor Thompson, ma il presidente… Non può camminare più di tanto.»
«Ha ragione. Questo è un grosso problema…»
«State tranquilli, lo porteremo un po’ alla volta. Così almeno non faticherà più di tanto» fece Bunny che non voleva scrollarsi da Marzio.
«Se no, mi potete lasciare anche qui… Ormai sono un peso inutile…»
«Non lo dica nemmeno per scherzo!» replicò furibondo il signor Thompson.
«Ha ragione. Ma come ti possono venire in mente queste strane idee?»
«Lascia stare, testolina buffa…»
«Come mi hai chiamata?...»
«Avanti andiamo. Abbiamo perso fin troppo tempo» fece il signor Thompson scortando le venti persone tra il buio e l’oscurità del palazzo.
Intanto, Marta e Morea continuavano a non perdere di vista l’attentatrice.
«Chissà se le ragazze saranno arrivate a destinazione…» fece la bionda preoccupata.
«Speriamo… A quest’ora dovrebbero essere tutte in salvo.»
«Ma, a quale piano siamo?»
«Non ne ho la minima idea… L’unico modo per uscire di qui, oltre all’ascensore, è aspettare i soccorsi.»
«Già…»
«È inutile che vi illudiate, ragazze… Non avete via di scampo.»
«Davvero? Sei tu quella che non hai più via di scampo, ormai. Ti abbiamo in pugno.»
«Ne siete davvero sicure?»
«Che cosa vuoi dire?»
Marta e Morea erano profondamente preoccupate.
Girarono lo sguardo verso il corridoio di fronte a loro, riuscendo a intravedere una figura sospetta.
«Chi è là?»
Una figura femminile con i capelli biondi corti e dagli occhi azzurri uscì allo scoperto impugnando minacciosamente una pistola.
«Heles, finalmente. Ma dov’eri finita?»
«Ho dovuto occuparmi dell’ascensore del palazzo…»
«È andato tutto per il meglio?»
«Certo Milena. Non ti preoccupare.»
«Benissimo» replicò la ragazza dai capelli turchese con tono malefico.
«Che cosa state blaterando voi due?»
«Tra poco lo scoprirai, Morea…»
«Chiunque tu sia, metti giù quella pistola» gli intimò Morea.
«Ragazzina, credi di essere nelle condizioni giuste per minacciarmi? Io credo di no…»
Heles continuava a puntare la pistola alle due ragazze.
«Ditemi cosa è successo all’ascensore della Tower Crystal…»
«Diciamo che si è fermato in un punto… critico.»
«Che significa?! Parla chiaramente maledetta!»
«Non osarmi chiamarmi in questo modo, ragazzina!» urlò furente di rabbia la donna bionda.
«Morea, cosa stai facendo? Vuoi farla arrabbiare ancora di più?» gli mormorò sottovoce Marta.
«Sono stanca di questi sotterfugi!»
«Non ti devi preoccupare, mia cara Morea. Quando le venti persone che si erano avventurati in ascensore raggiungeranno il 50° piano, la loro vista si fermerà… per sempre.»
Marta e Morea fissavano la donna con sguardo terrorizzato.
«Hai… hai intenzione di scatenare altre esplosioni?»
«Esattamente» fece Heles con sguardo maligno.
«Ma perché… perché fate tutto questo? Solo per colpa del presidente Stepperd?»
«Milena, hai raccontato che tu e Stepperd…»
«Gli ho solo detto che era il mio ex fidanzato. Tutto qui.»
«Non hai specificato del perché facciamo davvero tutto questo?»
«Heles, non credi che non siano affari loro?» gli domandò Milena scrutandola con sguardo serio.
«Ormai non ha più importanza… Nemmeno loro due usciranno vive da qui.»
«Volete ucciderci tutti… è questo il vostro folle piano!» gridò Marta sconvolta.
«Se siete in questa situazione, dovete ringraziare solo Marzio Stepperd… Grazie al suo egoismo e alla sua sete di potere, ha fatto in modo di rubarci il progetto di costruzione della torre.»
«Heles ha ragione… Noi due eravamo dei suoi fidati collaboratori. Dovevamo entrare insieme in società. Ma lui non era d’accordo… Voleva il controllo della torre tutto per sé. Qualche mese fa’, quando si stavano ultimando gli ultimi lavori, ci ha cacciato malamente senza una spiegazione logica…» fece Milena fissando le ragazze con sguardo riprovevole.
«E da quel giorno, abbiamo attuato un piano per togliere di mezzo lui e questa maledettissima torre.»
«Non ha fatto altro che portarci problemi…»
«… Problemi e disgrazie, oserei dire. Il nostro lavoro era tutto per noi. E lui, malignamente, ce lo ha tolto senza una ragione» mormorò Heles che stava cominciando a piangere.
«Ma adesso ci stiamo vendicando come si deve… e pagherà… pagherà tutto il male che ci ha causato…»
«Posso capire la vostra rabbia e frustrazione… Ma cosa centriamo noi? Insomma, noi non abbiamo fatto niente.»
«Purtroppo bisogna morire per qualcosa, no?»
«Già… Dovete morire tutti. Il vostro peccato è avere messo piede qui.»
«Voi due siete pazze! Come potete dire una cosa del genere?!»
«Ragazzina, hai finito di offenderci!»
Heles era pronta a sparare e ad uccidere le due ragazze.
Ma qualcuno riuscì a fermarla in tempo, salvandole per un pelo.
La persona in questione, colpì la bionda dietro le spalle, tramortendola improvvisamente.
Milena, invece, la vide dritta negli occhi, ma non riuscì a sfuggire alla sua rabbia, facendo la stessa fine di Heles.
Quando le ragazze videro chi le aveva salvate, rimasero alquanto sorprese.
«Rea! Sei tu?» gridò felice Marta.
«E chi sennò?» ribatté sorridente la ragazza.
«Vieni qui. Fatti abbracciare» fece Morea piombandogli addosso.
«Ho sentito la notizia al telegiornale… Non volevo crederci… Non volevo credere a quello che stavo vedendo… A quel punto, mi diressi verso le squadre di soccorsi che si dovevano occupare di salvarvi. Convinsi i soccorritori a prendere un elicottero per venire fin quassù e raggiungervi. Pensavo di non fare in tempo, ma alla fine sono arrivata al momento giusto.»
«Dire di sì» rispose Marta facendo un respiro di sollievo.
«Bunny ed Ami dove sono?»
Marta e Morea assunsero uno sguardo preoccupato.
«Ecco… hanno preso l’ascensore del palazzo per dirigersi al piano terra e mettere in salvo il presidente…»
«Cosa? Ma l’ascensore, dopo l’esplosione al 40° piano, non è mai arrivato a destinazione!»
«Accidenti! Era quello che temevo!» gridò Morea furiosa.
«Il piano di quelle due scellerate sta procedendo anche se sono fuori combattimento» ribatté Marta stringendo i pugni per la rabbia.
«Ma se l’ascensore non è mai arrivato a destinazione, e Bunny, Ami e gli altri non sono usciti dal palazzo, dove si potrebbero trovare?»
«Molto probabilmente stanno risalendo la torre, in attesa che qualcuno li possa salvare.»
«Oh no! Ma se è così… Quando arriveranno al 50° piano…»
«Si stanno dirigendo verso una trappola ben congegnata» mormorò Rea «Dobbiamo salvarle immediatamente!»
«Noi? Cosa mai potremmo fare? Rischieremo di finire in pericolo!»
«Non possiamo lasciarle al loro destino, Marta. E non possiamo nemmeno attendere i soccorsi. Sarebbe troppo tardi.»
«Quindi, secondo te Rea, dovremmo scendere fino al 50° piano?»
«Non abbiamo altra scelta, Morea.»
«E le ottanta persone che stanno attendendo l’ascensore?»
«Li stanno trasportando in elicottero un po’ alla volta. Tra poco saranno tutti in salvo.»
«E cosa ne facciamo di queste due?»
«Me ne occuperò io.»
Una voce alle loro spalle echeggiò nel corridoio.
«Yuri! Sei tu!»
«Sono venuto a portarvi in salvo, ragazze.»
«Consegna alla polizia queste due squilibrate. Noi tre dobbiamo salvare le nostre amiche.»
«Cosa? Ma è pericoloso! La torre potrebbe crollare ed esplodere da un momento all’altro!»
«Lo sappiamo, ma non possiamo lasciarle morire.»
«Lasciate che arrivino i soccorsi. Stanno risalendo la torre. Alla fine arriveranno anche da loro» fece Yuri insistentemente.
«No. Sarebbe troppo tardi.»
«Ma Rea…»
«Non discutere! Ti prego, fai quello che ti ho detto.»
Yuri avrebbe volentieri insistito ancora di più, ma capì che non era il momento.
Non poteva far perdere altro tempo alla sua “amica”.
«Va bene, ti lascerò andare… Ma stai attenta. Se qualcosa dovesse andare storto, mettiti subito in salvo. Mi sono spiegato?»
«Senz’altro capo» ribatté divertita Rea «Ah, una cosa… Grazie.»
Rea diede un bacio affettuoso sulle labbra ruvide di Yuri, facendolo arrossire improvvisamente.
L’uomo, interdetto, rimase folgorato.
Ma non per molto.
Aveva una missione da portare a termine.
Per il bene di Rea e di tutta la sicurezza degli Stati Uniti d’America.
   
 
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