Note: Nell'opera sono presenti personaggi che prendono spunto dai miti di Lovecraft ma sono contestualizzati in modo completamente diverso.
Questa è la mia prima storia da cui vorrei trarre un romanzo, per cui sono aperto a critiche costruttive di ogni genere.
Prefazione:
Verso L’ignoto
Hastur e Cthuhlu brindavano soddisfatti per l'avvenuto accordo, Azazel e Cthylla erano finalmente promessi sposi. << Tua figlia è meravigliosamente abominevole fratello mio! Il mio Azazel sarà deliziato alla sua vista >>. Hastur versò dell'altro vino nell'enorme calice del mostro alato che con la sua enorme mano viscida alzò la coppa traboccante di liquido rosso e lo fece rovesciare direttamente nelle sue fauci, proprio sotto i suoi disgustosi tentacoli da polpo. << Al contrario suo, tuo figlio è ... >> Cthulhu si interruppe prima di commettere una gaffe; Il piccolo e gracile Azazel non era mai stato visto di buon occhio dalla famiglia ma in questo caso si trattava di affari, poteva sorvolare la delicatezza del nipote che infondo si era dimostrato un ottimo praticante delle arti oscure; Hastur che aveva fattezze umanoidi a scapito dei tentacoli al posto delle gambe e pur essendo di dimensioni nettamente superiori di un semplice umano , diede una pacca all'altro sulla spalla in segno di perdono; << Lo so vecchio mio, per colpa della mia scellerataggine in gioventù è venuto fuori un semi-umano, una razza inferiore a noi. Ma proprio per questo noi dobbiamo comportarci da gli Dei che siamo e accettarlo nella nostra comunità, infondo lo amo come tutti i miei altri figli. >>. L'altro ricambiò la pacca quasi commosso dalla magnanimità d'animo del fratello nei confronti dello sfortunato figlio. Ai tempi la cosa aveva fatto molto scalpore, il bambino venne silenziosamente accettato nel Regno Oscuro solo per il rispetto che tutti nutrivano verso Hastur, ma nei fatti il bimbo era trattato come un menomato che non era capace di fare ciò che tutti i suoi fratelli e cugini facevano con naturalezza, che addirittura si era macchiato di reati disgustosi come la pietà e la bontà d'animo. "Mai risparmiare un nemico o un amico!" ripeteva Hastur al suo figlio sfortunato, e queste parole risuonavano continuamente nella testa di Azazel che ormai era un giovane adulto, nascosto lì ad ascoltare i discorsi del padre con il cuore che si riempiva di rabbia e odio per la famiglia e per se stesso.
Il ragazzo corse in camera sua, un' enorme stanza fatta completamente in marmo nero, buttandosi sul letto il cui materasso lo fece rimbalzare leggermente. << Fanculo!Fanculo!FANCULO! >> erano le uniche parole che riuscivano ad uscire dalla bocca di Azazel mentre stringeva avidamente il cuscino tra le sue braccia anche se in quel momento nella sua testa il tormento continuava "Perché mi trattano come se non fossi normale e non capissi!? Solo perché non sono un gigante o non ho un corpo ricoperto di squame e tentacoli." Si rigirò a pancia all'aria sul letto concentrandosi sulle ultime due parole, "Squame" e "Tentacoli" pensò ancora mentre si accarezzava da solo il braccio che al posto delle ultime aveva una candida pelle setosa. Prese posto davanti ad un vecchio e logoro specchio presente in camera sua. Era in tutto e per tutto un umano. Niente squame,niente tentacoli,solo due occhi del colore del sangue. Negli anni aveva imparato ad evocare due grandi ali nere da pipistrello grazie alla magia nera. Quelle due grandi ali gli davano conforto facendolo sentire meno diverso, anche la magia gli donava la stessa sensazione; era una delle poche cose in cui eccelleva, se non l'unica. Il pensiero si interruppe al suono secco di qualcuno che bussava alla porta, si alzò di scatto per andare ad aprire per poi sbatterla subito dopo aver scoperto l'identità che si celava dietro. << Voglio solo parlare >> pronunciò una voce profonda e inquietante ma che aveva con sé anche un tono caloroso. Sospirando decise di aprire la porta al possente padre, che per entrare dovette usare qualche magia per divenire delle dimensioni umane del figlio, poco più alto. << Sai che non devi dare retta alle parole di tuo zio... >>. Hustur aprì le braccia in segno di affetto cercando di abbracciare il figlioletto. << Le parole di Cthuhlu sono anche le parole del popolo e tu lo sai bene! >> sbottò il giovane sottraendosi all'abbraccio. << Ne sono consapevole figlio mio, ma se ascoltassi bene sapresti che abbiamo raggiunto un accordo, in questo modo un giorno potresti entrare a far parte dei Grandi Antichi ed essere rispettato! >>. Azazel si guardò ancora allo specchio, due braccia,due gambe, due maledetti occhi, ed era l'unico a possedere quelli che dovevano essere capelli, bianchi come la sua pelle,segnata dalla cicatrici che al contrario degli altri abitanti del Regno Oscuro, non si rimarginavano mai; una in particolare sull'occhio destro dovuta ad un combattimento con uno dei suoi cugini. << Non mi accetteranno mai! E anche se fosse io non voglio, sarebbe solo una grande menzogna! Un contentino per far vedere che siete aperti di mente verso i menomati! >>. Hustur aveva il volto sempre nell'ombra,coperto dal cappuccio della sua vestaglia gialla che gli scendeva giù fino ai tentacoli, non mostrava, forse non poteva provare emozioni ma in quel momento Azazel era sicuro di avergli spezzato il cuore. << Padre io non volevo... >> ma entrambi sapevano che era la verità. Ci fu qualche istante di silenzio per essere poi nuovamente interrotto dal più vecchio << Ormai la decisione è presa,che tu voglia o meno! Tra una settimana ci sarà la cerimonia di matrimonio, Cthylla diverrà tua moglie! E se oserai ribellarti a questo... >> prese un respiro per poi riprendere con più calma << Verrai esiliato!>> l'ultima frase più che una minaccia sembrava quasi un consiglio, un modo per fuggire dal quel luogo dannato e scoprire le sue origini. <Questa è la mia prima storia da cui vorrei trarre un romanzo, per cui sono aperto a critiche costruttive di ogni genere.
Prefazione:
Verso L’ignoto