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Autore: PrincessintheNorth    07/12/2017    1 recensioni
Prequel di "Family"!
Nel regno del Nord, una principessa e Cavaliere dei Draghi, Katherine, farà conoscenza di Murtagh, il Cavaliere Rosso che si è autoimposto l'esilio ...
In Family abbiamo visto il compimento della loro storia e il loro lieto fine: ma cos'è successo prima?
"-Principessa, per l’amor del cielo … - prese a implorarmi Grasvard. – Spostatevi da lì … non vi rendete conto di chi è?
-È Murtagh figlio di Morzan, ex Cavaliere del Re Nero, erede del ducato di Dras-Leona. – ringhiai. – So benissimo chi è. So anche che è un essere umano come me e come te, a meno che tu non sia un elfo sotto mentite spoglie. È un essere umano ed è vivo per miracolo. Quindi, dato che come me e come te è carne e sangue, gli presteremo le cure che necessita. Sono stata chiara abbastanza?"
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Castigo, Eragon, Murtagh, Nuovo Personaggio, Un po' tutti | Coppie: Selena/Morzan
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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MURTAGH
 
 
Non appena Katherine si svegliò, si portò una mano alla bocca e una sul bassoventre, leggermente a lato.
- Oooh … - si lamentò.
- Che succede?
- No … stai lontano … devo andare …
- Katie, va tutto bene?
- Sì … non è niente, davvero … solo, devo andare …
Fece per alzarsi, ma la fermai, prendendola per i fianchi e facendola cadere tra le mie braccia.
- Tu non te ne vai finché non mi dici che hai.
- Mollami! – strillò. – Devo andare!
- Katherine, che succede?
Arrossì tantissimo.
- Niente. – sussurrò. 
A quel punto, capii che dovevo pensare.
Allora. Mal di pancia, nausea. Incinta non poteva essere, non l’avevo neanche sfiorata.
Mi toccò pensarci per dieci minuti, finchè non mi venne l’illuminazione.
- Hai il ciclo?
Annuì lentamente, imbarazzata.
- Katie, non … non c’è niente di imbarazzante … - e se ero io, un uomo, a dirlo … - è normale.
- Non ho detto che è imbarazzante. – sospirò. – è che … vorrei evitare di sporcarti il letto …
- Tanto sporcheresti il tuo. Non cambierebbe niente. Resta …
- Murtagh … non è il caso …
-Perché no? È ciò che sei, non c’è nessun problema. Anzi, meno male che ce l’hai, vuol dire che stai bene …
- Lo so … ma …
- Se lo sai, allora tu stai qui.
La tirai su di peso e la misi dalla sua parte di letto. Mi guardava con un misto di divertimento, affetto e “con chi diavolo sono finita”.
- Però tu non lamentarti …
Non fece nemmeno in tempo a finire di parlare, che di nuovo si piegò sul suo ventre, il bel viso contratto in una smorfia di dolore.
- Ehi …
- Non è niente … sta già passando …
- Ma non è molto normale che tu stia così male.
- Fidati, è normale amministrazione. È sempre così. – mi rassicurò.
- Posso farti un incantesimo per ridurre il dolore …
Scosse lentamente la testa. – Non voglio ricorrere alla magia o alle erbe ogni volta. Me lo dovrò tenere ancora per … beh, parecchi anni, quindi devo farci l’abitudine.
Annuii, e lasciai che mi si accoccolasse contro.
- Che sei andato a fare, ieri, alla capitale? – mi chiese.
Merda.
- Te l’ho detto … affari.
- Che genere di affari? – si voltò verso di me con quel suo sguardo incuriosito. Sapevo benissimo che adorava l’economia.
- Ehm … banca?
-Oh! Che genere di azione?
Lei amava l’economia, e io ci capivo poco e niente.
- Una … d … d …
- Un deposito? – tentò.
- Sì!
- Di ammontare?
- Circa centocinquanta corone …
Annuì fra sé e sé, come a dirsi che aveva senso.
Grazie al cielo, era una scusa convincente.
- E con Annabeth com’è andata?
- Lei è stata bravissima. Senonché mi ha dilapidato, letteralmente. E prima il ristorante, poi l’orsetto, poi le caramelle …
Mi ricordai troppo tardi del fatto che lei mi aveva chiesto (ovvero ordinato) di non viziarla troppo. Divieto che avevo bellamente messo nella latrina.
Me ne ricordai quando mi indirizzò quella sua occhiataccia assassina, corredata dalle braccia incrociate sul petto.
- Murtagh. Cosa ti avevo detto? – la sua voce era una lama di acciaioluce.
- Di non viziarla. – stavolta le tenni testa. – E non l’ho viziata esageratamente. Le ho fatto passare una giornata memorabile e si è divertita. È un problema?
Sospirò, ma alla fine lasciò perdere.
- Allora, le mie caramelle? – sorrise.
- Credevo avessi detto che non ti piacciono, così questa notte le ho mangiate. – confessai, prendendola in giro.
Mi costò uno schiaffo in testa.
- Sono lì, sono lì … - sbuffai cercando di calmarla. Mi alzai e presi i due sacchetti di caramelle dalla mensola, dove li avevo appoggiati. Riuscii a non guardare il cassetto dove avevo riposto l’anello, non dovevo commettere il minimo errore che potesse farle sospettare qualcosa.
Quella era una grande sorpresa.
Le diedi le sue caramelle, e incuriosita ne assaggiò una.
- Buone! – sorrise estatica, iniziando a divorarne una dopo l’altra.
Strano, da parte sua, lei che i dolci non li sopportava se non erano quei pochi che le piacevano.
Saranno cose da ciclo, pensai.
A un certo punto, però, dovetti separarla dalle caramelle, perché stava esagerando.
Poi avrebbe vomitato davvero.
Ci rimase un po’ male, ma non ne fece una questione di Stato.
-     Katie? – la chiamai, sapendo quanto l’avrebbe resa felice ciò che stavo per dirle.
Inclinò leggermente la testa di lato.
-     Sai, dopo avremmo una riunione.
Aggrottò le sopracciglia, confusa. – Non sono tua moglie, perché è richiesta la mia presenza? Di questo posto non so niente, non credo di essere la persona più adatta a prender decisioni per Lionsgate …
- Non ancora, ma dovremo parlare di altro.
-  E di cosa? Ma … con chi?
Le sorrisi e la strinsi a me, mentre faceva un sorriso dolce.
-  Con il mio generale, Black.
- Generale? Perché?
- Non lo immagini, amore? Dobbiamo organizzare un assedio a Winterhaal.
Sgranò gli occhi, stupita.
- Così presto?
- Se ti senti abbastanza in forze, ovviamente. – precisai.
- Io sto benissimo! – sorrise estatica, mentre gli occhi le si riempivano di lacrime di felicità. – Davvero? Andiamo davvero?
- Davvero.
- Ma … sapevo che avevi perso tutti i tuoi soldati …
- Diciamo che non mi chiamo Morzansson per niente. Morzan avrà avuto la sua bella dose di difetti, ma di certo era il miglior stratega sulla piazza. Sarei un idiota a non prendere quel poco di buono che aveva e usarlo a mio vantaggio, no? Quella che ho mandato al Nord era una parte dell’esercito. Anche perché, mandarlo tutto significava che potevo anche impiccarmi per il lastrico sul quale sarei finito.
- Grazie … - sussurrò, mentre appoggiava il viso contro il mio petto.
- Di niente, piccola.
- E quando dobbiamo andare?
- Oggi pomeriggio, non preoccuparti. Hai tutto il tempo che vuoi per farti bella. Anche se lo sei comunque.
Arrossì, e solo in quel momento lo notammo.
- Dov’è April? – ansimò terrorizzata.
- Non lo so. Però calmati, sicuramente è qui e sta bene.            
In un attimo, le lacrime di gioia erano diventate di paura.
Allargai la mente, e trovai la coscienza di April, serenamente addormentata, nel suo letto. Doveva essersi svegliata durante la notte, ed essere andata di là.
- È tutto a posto, è in camera sua.
Tirò un sospiro di sollievo.
- Grazie al cielo …
- E sai cos’è meglio? È mattina e non sono ancora sveglie, e nessuno ti ha ancora rubato la colazione … possiamo avere un po’ di tempo per noi …
Un gran sorriso le si dipinse sul viso, mentre la stringevo per baciarla.
 
 
 
- Quindi, questo è il piano? – commentò. – Entriamo e ammazziamo tutti?
- No. – sospirai. – è un’incursione armata, con effetto a sorpresa.
- Entriamo e ammazziamo tutti. – concluse.
- Ma …
- Lady Kirk ha ragione. – fece Black divertito.
-  Però c’è un altro problema. – intervenne. – Le bambine. April e Annabeth non possono stare da sole, e non ho intenzione di portarle in un campo bellico.
- Potresti restare qui con loro … - osai dire.
Mi aspettavo che mi avrebbe mollato una di quelle sue sberle.
Invece abbassò lo sguardo. Era combattuta, capii, tra il desiderio di combattere e quello di proteggerle.
Perciò, colsi la palla al balzo.
- Dopotutto, se andassi solo io sarebbe più comodo e con una riduzione dei costi. – cercai di convincerla. – E sarei molto più tranquillo nel saperti al sicuro.
Un sorrisetto le affiorò in viso. – Non ti sentiresti più tranquillo nel sapermi con te, invece?
Perché doveva avere un cervello del genere?
Sospirai, e mi sedetti.
Notai solo in quel momento che Black era uscito, probabilmente per lasciarci un po’ di intimità, dato che doveva aver capito che era un discorso ormai diverso dalla pura strategia.
Infatti, Katie perse il sorriso sarcastico.
- Perché non vuoi che venga? – mormorò, intrecciando le dita alla base della mia nuca.
- Non voglio metterti in pericolo.
Sospirò, e alla fine mi si sedette accanto.
- Non mi metteresti in pericolo …
- Questo lo dici perché non hai mai visto una battaglia vera, e ho intenzione di risparmiartelo. – mi accorsi troppo tardi di averle parlato male, forse troppo duramente, e me ne resi conto quando vidi la sua espressione ferita.
- Lo posso capire … - mormorò. – Ma è la mia battaglia, ed è il mio di paese ad essere stato usurpato, oltre al mio diritto di nascita. So che vuoi proteggermi, ma …
- E allora non fare la testarda e rendimi la vita più semplice, no?
Ormai andavo a ruota libera, disposto a tutto pur di non farla venire.
Pur di celarle il Cavaliere Rosso.
Pur di proteggerla.
Deglutì, preoccupata. – Non credo ci sia motivo di arrabbiarsi …
- No, infatti. Perché tu resterai qua.
- È fuori discussione.
Aveva smesso i toni gentili e, come me, si era alzata in piedi.
Quando mi voltai verso di lei, trovai ad accogliermi la sua espressione determinata.
- Oltretutto, io avrei anche un piano migliore. – disse. – E per realizzarlo avresti bisogno di me.
- Bene, andremo con il mio.
- Anche se il mio avrebbe molte più probabilità di riuscita?
- Ma perché non puoi solamente restartene qui, al sicuro, con le bambine?!
-  Ti voglio aiutare! – protestò.
- Amore, mi aiuterebbe di più sapere che sei in un posto sicuro. Non è detto che vinca. Preferirei che tu fossi al sicuro da ogni problema … potresti anche aiutarmi da qui, riesco a contattarti con la mente … o con lo specchio … Katie, per favore …
-  Una spada in più va sempre bene, no?
- Sì, ma non sei abbastanza brava per combattere. Ti riesci a difendere piuttosto bene da me, ma ti attaccherebbero anche da dietro … sei la mia vita, e non voglio perderti. Senti. – a quel punto mi giocai l’ultima carta. – In questo momento, tu sei sotto la mia responsabilità. Perciò, ho diritto di decidere per te. Potrei anche farti sposare qualcuno, adesso. Preferirei non usare questo potere, ma se dovrò, anche se con parecchi rimorsi, lo farò.
Ma nemmeno questo la scalfì.
Sospirò, e appoggiò la testa alla mia spalla. – Se venissi? Lascerei le bambine a Marlene, di lei mi fido. E potrei far giungere mia cugina Aslaug dal Tridente … così loro due baderebbero alle piccole …
- Katherine, tu non sai chi posso diventare in battaglia. – ammisi alla fine. – E tra le altre cose, non vorrei che cambiassi opinione su di me nel vedere … beh, quello …
- Non cambierei opinione. Perché so che non saresti tu. – sussurrò, sfiorandomi una guancia. – Solo un soldato che fa quel che deve, perché deve. Il vero Murtagh è una persona diversa. E dovrebbe radersi. – sorrise.
- Mi sono già rasato …
- Non bene, allora.
A quel punto, cedetti. – Dovrai restare nella tenda, tutto il giorno, se scenderai in battaglia sarà solo con Antares, a dovuta distanza da terra, con incantesimi di protezione che farò io, e non dovrai fare stupidaggini. 
Il sorriso che fece, non ebbe paragoni.
Sorriso che crollò subito.




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​Mi sono tipo accorta adesso che siamo al 51 capitolo e, probabilmente, a metà della storia! Sta venendo molto più lunga delle altre, ditemi se vi piace che sia più lunga e dettagliata o che stringa di più e vada al sodo!
   
 
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