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Autore: Alhena Devon    08/12/2017    0 recensioni
Era il dicembre del 2007 e correndo tra gli scaffali cercavo frebile una nuova avventura in cui imbattermi. Gli scaffali, però, erano troppo alti e io così bassa per poterli vedere tutti. Sbadata anche all'età di cinque anni andai irrimediabilmente a sbattere contro lo scaffale alle mie spalle facendo così cadere diversi libri. Beh, uno mi fece pure un bel bernoccolo e ancora oggi quando lo riapro mi tocco la testa come se fosse ancora lì, bell'evidente sulla mia povera testolina.
Chiamatelo destino, quel libro oltre che un bernoccolo mi rapì il cuore. Ora che ci ripenso, fu proprio quel libro a scegliermi.
Ricordo che aveva una strana raffigurazione e con quella poca conoscenza della lingua italiana riuscì a malapena a leggere il titolo.
-Ha...Harri....Potter...e...la...pie...pietra...filo...filoso....filosofale-
-Harry Potter e la pietra filosofale- ripeté mia madre nel mentre che si sedeva per terra accanto a me.
-Ti piace?- chiese prendendomi il libro dalle mani leggendone la trama.
-Mi piace la figura- risposi io cercando di prenderglielo dalle mani.
-Non giudicare mai un libro dalla copertina. E' una delle regole del bravo lettore!-
Genere: Generale, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto, Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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Il signore e la signora Dursley, di Privet Drive numero 4, erano orgogliosi di poter affermare che erano perfettamente normali




Ricordo quel giorno, il giorno in cui tutto ebbe inizio.

Mia madre un pomeriggio mi portò in una libreria. Lei adorava i libri, casa nostra era tappezzata di librerie e un dolce profumo di pagine stampate impregnava quelle mura che da sempre ho amato.

Era piccola casa nostra ma era comunque bella.

Suddivisa in due piani e con una piccola cucina-soggiorno dove l'odore di torta al cioccolato era pressoché d'obbligo.

Mia madre adorava cucinare, cucinare e leggere.

 

Avevo quattro anni quando entrai per la prima volta in una libreria.

Aveva lo stesso odore confortante di casa mia ed era piccola e accogliente come il piccolo salottino di mia madre.

Era una piccola e sconosciuta libreria del paese in cui vivevamo ma mia madre c'era evidentemente affezionata.

Non ricordo perfettamente perché mi portò proprio quel giorno in quel posto magico, ma di una cosa ne sono sicura: lo stesso incantesimo di cui da anni era vittima mia madre si ripercosse su di me.

Non allarmatevi, è un bell'incantesimo in fin dei conti, è l'incantesimo che ti fanno i libri.
 

 

Un uomo apparve all'angolo della strada che il gatto aveva tenuto d'occhio; ma apparve così all'improvviso e silenziosamente che si sarebbe detto fosse spuntato da sotto terra. La coda del gatto ebbe un guizzo e gli occhi divennero due fessure.




Addentrarsi tra quegli scaffali in seguito fu sempre la mia attività preferita.

Mia madre si disperava ogni volta perché non riusciva mai a trovarmi ma alla fine rideva trovandomi sepolta tra decine di libri colorati.

Come ogni bambino ho conosciuto le fiabe, le favole e le storie.

Non mi piacevano molto le principesse, devo ammetterlo, le trovavo stupide e abbastanza deboli.

C'era bisogno per forza del principe azzurro per salvarle, non riuscivano mai a cavarsela da sole. Credo che le bambine lo trovassero romantico, io lo trovavo solo patetico.

Ero molto orgogliosa anche a quell'età ahimè.

 

Vedete, la mia memoria non è mai stata una delle migliori, anzi diciamo pure che ho una memoria che fa buchi da per tutto, ma quelle poche cose che ricordo sono impresse a fuoco nella mia mente.
Era il dicembre del 2007 e correndo tra gli scaffali cercavo frebile una nuova avventura in cui imbattermi. Gli scaffali, però, erano troppo alti e io così bassa per poterli vedere tutti. Sbadata anche all'età di cinque anni andai irrimediabilmente a sbattere contro lo scaffale alle mie spalle facendo così cadere diversi libri. Beh, uno mi fece pure un bel bernoccolo e ancora oggi quando lo riapro mi tocco la testa come se fosse ancora lì, bell'evidente sulla mia povera testolina.

Chiamatelo destino, quel libro oltre che un bernoccolo mi rapì il cuore. Ora che ci ripenso, fu proprio quel libro a scegliermi.

 

Ricordo che aveva una strana raffigurazione e con quella poca conoscenza della lingua italiana riuscì a malapena a leggere il titolo.

Ha...Harri....Potter...e...la...pie...pietra...filo...filoso....filosofale

Harry Potter e la pietra filosofale ripeté mia madre nel mentre che si sedeva per terra accanto a me.

Ti piace?chiese prendendomi il libro dalle mani leggendone la trama.

Mi piace la figura risposi io cercando di prenderglielo dalle mani.

Non giudicare mai un libro dalla copertina. E' una delle regole del bravo lettore! mi riprese bonariamente. Ma sinceramente me ne fregavo altamente di quello che diceva lei.

La copertina era carina. Io volevo quel libro!

Beh ringrazio i miei gusti di bambina di cinque anni, mia madre mi comprò il libro e iniziò a leggermelo la sera, prima di andare a dormire.

 

 


Zio Vernon, che si era fatto pallidissimo, biascicò qualcosa che suonò come un pio pio io... Hagrid fissò Harry furibondo.

«Ma di tua madre e tuo padre devi sapere» disse. «Insomma, sono famosi. Tu sei famoso». «Come? Papà e mamma non erano mica famosi! O no?»

*

«BASTA! GLIELO PROIBISCO!» gridò zio Vernon in preda al panico. Zia Petunia emise un rantolo d'orrore. «Oh, andate a quel paese, voi due!» disse Hagrid. 

«Harry... tu sei un mago».

 



Ricordo quanto la sua voce fosse bella quella sera.

Eravamo entrambe distese sul letto nel mentre che con impazienza battevo le mani.

Mia madre mi sorrise e prese il libro dal comodino sfogliando le prime pagine velocemente. Rimasi quasi delusa quando non vidi alcuna figura.

Mamma non ci sono le figure!! urlai io quasi indignata.

Non c'è bisogno delle figure per vedere. Chiudi gli occhi e ascolta. Solo questo.

ma...

Niente ma… chiudi gli occhi e fidati. sembrava quasi divertita ora che ci ripenso.

Non so perché le diedi ascolto, solitamente cocciuta come sono, faccio sempre di testa mia.

 

 

La porta dello scompartimento si aprì ed entrò il più giovane dei ragazzi con i capelli rossi.

«Quel posto è occupato?» chiese indicando il sedile di fronte a Harry. «Il treno è pieno zeppo…»

 



Continuò a leggermi il libro tutte le sere finché un giorno, già grande per leggere da sola, mia madre smise di leggere e incominciò ad ascoltare.

Fu quella la prima volta che lessi un libro, e non un libro qualsiasi, ma il "nostro" libro.

Ero così emozionata che la voce tremava e alcune volte il mio sguardo saettava a mia madre che con un sorriso era distesa a occhi chiusi sul letto.

 

 

Le labbra di Hermione tremarono, e all'improvviso si slanciò verso Harry e gli gettò le braccia al collo.

«Ma Hermione!» «Harry... tu sei un mago bravissimo, lo sai?» «Non quanto te» rispose Harry imbarazzatissimo, mentre lei mollava la presa.

«Io!» disse Hermione. «Ma figurati: soltanto libri... e un po' di furbizia! Ma ci sono cose più importanti di questa: l'amicizia, il coraggio e... Oh, Harry! Ti prego, sta' attento!»

 



Ora che ripenso a quelle sere d'inverno posso solo dire che erano magiche. Quando rileggo il primo libro della saga della Rowling, piango.

Non piango per quello che c'è scritto e nemmeno per tutto quello che zia Jo ci ha insegnato.

Sarà anche brava ma non sono merito suo le mie lacrime.

Ho sempre pianto rileggendo la prima pagina di quel libro. Ho pianto per quello che quel libro rappresentava per me e per mia madre.

Ho pianto per le risate che ci facevamo io e lei accoccolate sotto il piumone nel mentre che il suo odore di vaniglia e libri mi cullava nel mondo dei sogni.

Sbuffavo quando, rileggendo quelle pagine, non ero soddisfatta della mia voce.

Era lei che doveva leggermi quel libro.

Le parole senza lei non hanno più il sapore di un tempo ma mi accontento lo stesso.

Harry mi ha sempre aiutato, anche quando mia madre non c'era.

Forse era questo che voleva fare quando quella sera incominciò a leggere quello che con il tempo diventò il "mio" libro.

Voleva darmi un amico, io che di amici non ne ho mai avuti.

Regalarmi quel suo amore per i libri che da sempre è riuscito a rendermi la vita più bella.


 

Voi dovete essere i parenti di Harry!» fece la signora Weasley.

«In un certo senso» rispose zio Vernon. «Spicciati, ragazzo, non abbiamo mica tempo da perdere». E si avviò.

Harry rimase indietro per scambiare un ultimo saluto con Ron e Hermione.

«Allora ci vediamo quest'estate».

«Spero che tu... ehm... faccia buone vacanze» disse Hermione lanciando un'occhiata dubbiosa a zio Vernon, ancora incredula che qualcuno potesse essere tanto antipatico.

«Ma sicuro» rispose Harry, e i due compagni rimasero meravigliati di vedergli spuntare in volto un largo sorriso. «Loro mica lo sanno, che non abbiamo il permesso di usare la magia a casa. Mi divertirò un mondo con Dudley, quest'estate...

 
   
 
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