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Autore: PrincessintheNorth    14/12/2017    1 recensioni
Prequel di "Family"!
Nel regno del Nord, una principessa e Cavaliere dei Draghi, Katherine, farà conoscenza di Murtagh, il Cavaliere Rosso che si è autoimposto l'esilio ...
In Family abbiamo visto il compimento della loro storia e il loro lieto fine: ma cos'è successo prima?
"-Principessa, per l’amor del cielo … - prese a implorarmi Grasvard. – Spostatevi da lì … non vi rendete conto di chi è?
-È Murtagh figlio di Morzan, ex Cavaliere del Re Nero, erede del ducato di Dras-Leona. – ringhiai. – So benissimo chi è. So anche che è un essere umano come me e come te, a meno che tu non sia un elfo sotto mentite spoglie. È un essere umano ed è vivo per miracolo. Quindi, dato che come me e come te è carne e sangue, gli presteremo le cure che necessita. Sono stata chiara abbastanza?"
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Castigo, Eragon, Murtagh, Nuovo Personaggio, Un po' tutti | Coppie: Selena/Morzan
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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KATHERINE
 
 
Una settimana dopo, arrivò il giorno della partenza.
Finii di aiutare Murtagh con lo zaino, non che intendesse portarsi dietro chissà cosa, ma avevo bisogno di fare qualcosa per non pensare al fatto che stesse andando in guerra.
- Rilassati. – ridacchiò. – Non è niente.
-  Scusa se non riesco a pensarla così. – sbuffai.
Sospirò, e mi strinse.
- So quello che faccio.
- Non è vero, tu non sai proprio niente. Guarda che lo so benissimo com’è che combatti tu in battaglia, prendi e vai a caso, senza pensare, il tutto per l’adrenalina.
Alzò gli occhi al cielo.
- Sono ancora qui, però. Quindi funziona.
- Se lo fai, ti lascio. – lo misi alle strette.
Scoppiò a ridere. – Bella questa. – rise.
-  Guarda che non sto scherzando.
Sollevò un sopracciglio, incuriosito.
- Ah …
- Tu devi stare attento. Non sei più Murtagh e basta, hai un bambino in arrivo, senza essere sposato, e si da il caso che la madre del bambino e il bambino stesso rischiano parecchie cose brutte qualora il padre muoia. Murtagh … per favore …
Cercai di trattenere le lacrime, ma me ne sfuggì qualcuna.
- Ehi. – mi consolò. – Guarda che sono perfettamente a conoscenza delle mie responsabilità. Non ho intenzione di rischiare che tu e il piccolo rimaniate senza protezione solo per fare lo scemo in battaglia. Ti amo. Vedrai che andrà tutto bene. Ti fidi di me?
-  Non così tanto quando si parla di battaglie. – brontolai.
-  Allora ti toccherà fidarti di me anche su questo punto, amore. Tornerò prestissimo, non temere.
- Solo due mesi. – sbuffai. – Proprio prestissimo.
- Il tempo di andare e tornare, piccola. – sorrise baciandomi. – Prenditi cura delle piccole … e del piccolo.
- Puoi contarci.
- Lo faccio. – adesso fu lui a prendere un tono serio. – Non sto scherzando, Kate. Io non farò l’idiota in guerra, ma tu non provare nemmeno a fare cazzate qui. Sai cosa devi mangiare e cosa no. Cosa puoi fare e cosa no. Almeno una volta ogni tre giorni va dal medico. Puoi far venire Aslaud, se vuoi, così che ti aiuti con le bambine. Non sforzarti troppo e cerca di stare tranquilla il più possibile. L’unica attività fisica che puoi fare è una passeggiata ogni tanto. Chiaro?
- Mmh … ma non sono malata …
-  No, ma ti ho già detto che non ti sei ancora ripresa completamente. Devi far crescere questo bambino, Katie, è una cosa che puoi fare solo tu. Quindi assicurati di mettere te stessa e lui nelle condizioni ideali per farlo.
- Va bene.
Sospirò, e mi strinse ancora a sé.
- Quanto tempo abbiamo ancora?
- Credo un po’, amore …
Come non detto.
Bussarono alla porta.
Murtagh sospirò. – Cosa c’è?
-  Signore, è tutto pronto. – disse il maggiordomo.
Deglutì, e annuì in fretta. – Cinque minuti e partiamo.
- Cinque minuti? – sussurrai sconvolta. Avevo solamente cinque minuti con lui?
Prese un respiro, e mi strinse la mano.
- Prima vado e prima torno, no?
- Ma …
- Sssh. Andrà tutto bene. Stai tranquilla.
Mi accarezzò la pancia, cosa che non avremmo potuto fare in pubblico.
- E tu vedi di non far impazzire la tua mamma. – mormorò, cacciando indietro le lacrime. – E tu vedi di star tranquilla. – disse a me. – Hai capito?
Riuscii solo ad annuire, mentre ci avviavamo verso il piazzale di Lionsgate, dove sarebbe partito insieme agli ufficiali.
I soldati semplici li aspettavano in una valle poco distante, con alcuni sottufficiali.
All’ingresso del castello c’erano tutti i domestici e i militari che sarebbero rimasti. C’era anche John: nonostante Murtagh avesse detto che l’avrebbe ammazzato se l’avesse rivisto, non lo fece.
Gli chiese solo di cercare di metter da parte i rancori e proteggere me e le piccole.
John accettò, ma prima gli chiese scusa per la lite che ci aveva coinvolti tutti e tre.
Murtagh lo perdonò.
Con Black scambiò solamente uno sguardo e una stretta di mano, come ad assicurarsi che gli fosse rimasto fedele. Il generale annuì.
Poi fu la volta di April e Annabeth.
-  Voi due. – sussurrò. – Me lo fate un favore?
Le piccole annuirono.
- Bene. La tata ha un bimbo nella pancia. – gli disse all’orecchio. – Quindi dovrete essere molto, molto brave. Dato che è un po’ stupida, controllatela, e ditele che non deve stancarsi o quando torno le faccio il solletico.
- Va bene. – fece April. – Pelò la tata non è velo che è stupida.
-  Lo so, piccola. E se vengo a sapere dalla tata che non avete fatto le brave, il solletico lo faccio a voi. – le minacciò con un sorriso, abbracciandole.
Fu con loro che gli sfuggì una lacrima, sapevo che a quelle due ci era affezionato. Le conosceva praticamente da che erano nate …
Alla fine, fu il mio turno.
A nessuno dei due venne in mente niente da dire.
-  Allora … a tra poco. – riuscii solo a dire, porgendogli lo zaino.
Riuscì a fare un piccolo sorriso, stringendomi a sé.
- Pochissimo. – sussurrò. – Non appena avrò liberato Winterhaal e la tua famiglia, ti chiamerò con lo specchio, e tornerete.
- No, tu ogni sera mi devi chiamare. – precisai.
Sospirò una risata, e mi baciò. – Non appena ti riavrò tra le mie braccia ti sposerò. – disse a bassa voce. – Sarai mia moglie e avremo un bellissimo bambino.
-  Non vedo l’ora ...
- Senti, Castigo resterà qui. Andrò con Antares, va bene?
- Ma … perché?
- Perché voglio lasciare una persona … o drago, in questo caso … con te, così che ad eventuali soldati nemici accampati qui fuori non venga l’idea di invadere il castello. E lascio Castigo perché è più forte di Antares. Ti amo. – sussurrò, per poi baciarmi ancora.
- Ti amo anch’io … ti prego, sta attento …
Un sorriso. – Sempre.
Salì a cavallo, e raggiunse l’inizio della fila.
Guarda che se non stai attenta ti lascio io, mi minacciò, con affetto.
Va bene … non sia mai che poi rimango senza sesso, lo presi in giro usando ciò che aveva detto qualche mattino prima, quando l’avevo pregato di portarmi con sé. Ottenendo, di nuovo, il suo rifiuto.
Non sia mai.
Al suono del corno di uno dei suoi sottoposti, partì per il Nord.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
ATHARD BLACK
 
 
Era sera quando fui convocato dalla ragazzina Shepherd, dopo cena.
-  Sua Maestà la Regina Reggente vi attende nella sala principale, Generale Black. – disse una delle sue ancelle, Reese.
- Va bene, il tempo di arrivare.
Mi misi gli stivali, presi il mantello e la spada, e mi avviai verso la sala dove di solito lei e Murtagh ricevevano le persone, ovvero la sala da pranzo.
Alla fine, facevano tutto lì, mangiare, discutere piani di guerra, salutare gli ospiti. Nonostante ci fossero sale apposite.
Infatti, mi aspettava lì, con Annabeth tra le braccia che frignava un po’. Probabilmente non riusciva a farla addormentare.
- Avete chiesto di me, Principessa?
- Oh, sì, buonasera. – mi salutò con un sorriso cordiale. – è che … avevo una curiosità.
- Prego, Altezza.
- Ecco … noi per caso ci siamo già incontrati?
Sì. Una volta. Quando sono venuto in casa tua per avere giustizia per la morte di Alice e da tuo padre non ho ricevuto nient’altro che un “ci stiamo impegnando per sconfiggere il nemico, ma per ora non posso fare nient’altro per te”.
Lei era passata di sfuggita, per salutare il padre con un bacio sulla guancia prima di uscire per una passeggiata, probabilmente era per questo che le sembrava di avermi già visto.
- Perché avete un viso molto familiare … - concluse.
- Probabilmente, Principessa, è per le mie origini del Nord. – omisi una parte di verità.
Le si illuminarono gli occhi.
- Siete del Nord?
- Sì, Principessa.
- Di dove?
- Un piccolo villaggio vicino a … - a Cape Snow, mi venne da dire. La verità. – A Northern Harbor.
La sua espressione, se possibile, mutò ancora di più nella felicità.
- Anche io sono di lì!
- Ne sono a conoscenza, Principessa, vivete nel castello del Tridente. – mi fu impossibile non rivolgerle un sorriso.
- Allora vi avrò sicuramente visto in città, dev’essere così per forza!
Quella sua espressione di innocente felicità per aver trovato un connazionale era pura, senza inflessioni calcolatrici.
Un sorriso al quale lei rispose con uno ancora più caldo del precedente.
- E da quanto siete qui?
- Circa un anno e mezzo, Altezza. Ho raggiunto mia moglie, che è di queste zone.
- Oh … beh, devo dirle che trovare un connazionale qui, a parte mia sorella e mia nipote, era l’ultima cosa che mi aspettavo …
- Se posso, anche Lord Murtagh è di origini nordiche …
Inarcò un sopracciglio, confusa. – Io sapevo che Morzan è nato a Dras-Leona, cresciuto a Vroengard …
- Beh, la madre di Morzan, Blue, era di White Peaks. Inoltre, la madre di Murtagh, Selena, era di Carvahall, un villaggio conteso tra Nord e Impero.
- E voi come lo sapete?
- Quando non ho niente da fare, passo il mio tempo in biblioteca. C’è una meticolosa raccolta araldica delle famiglie nobili di Alagaesia, incluse quelle del Nord e la vostra.
-  Incredibile. – commentò stupefatta, ridacchiando. – Davvero, non riesco a crederci … non si preoccupi di star qui a sentire le mie farneticazioni, signor Black, sono sicura che avrà cose più importanti da fare …
In effetti sì. Contattare Grasvard per dirgli del piano.
Alla fine, la notte in cui lei aveva rivelato a Murtagh della gravidanza non ero riuscito a raggiungere la sala dello specchio, e con i mille impegni che mi avevano occupato giorno e notte le giornate seguenti me n’ero dimenticato.
- Se non c’è altro, Maestà, io le do la buonanotte.
- Buonanotte, signor Black. – sorrise, e mi congedai da lei.
 
 
-  Oh, dei … - sospirai, prendendomi la testa fra le mani.
Era stato un errore, un maledetto errore, andare da lei, tre ore prima.
Perché ora aveva creato un tremendo conflitto di lealtà.
Lei era la mia Principessa, essendo io un cittadino del Nord. La sorella del mio lord, Alec Shepherd, Principe Ereditario e signore del castello di Cape Snow.
Tuttavia, a causa sua la mia Alice era morta, e Grasvard mi aveva dato la certezza della vendetta.
Dovevo solamente scegliere.
Regno o ribellione. Sbagliato o giusto, ma anche su questo punto ormai non sapevo più quale fosse uno e quale l’altro.
- Basta. Hai giurato a Grasvard, non puoi cambiar bandiera adesso che sei così vicino a vendicare Alice. – mi dissi, sbattendo la mano sul tavolo e alzandomi, diretto allo specchio magico.
Quando però, dovetti passare per il corridoio principale, dopo essermi reso conto di non conoscere sufficientemente bene i passaggi segreti, camminai di fronte alla sua stanza, trovandone la porta semiaperta.
Dormiva un sonno tormentato, probabilmente temeva per Murtagh. Teneva una mano appoggiata al ventre, a proteggere il figlioletto che aspettava.
Accanto a lei, le bambine. Dovevano aver avuto degli incubi.
Poteva essere mia figlia, mi resi conto in quel momento. Katherine sarebbe potuta essere, per l’età che aveva, mia figlia.
Ma era la figlia del re, a cui avevo giurato fedeltà quando avevo preso servizio nell’esercito a ventidue anni.
Anche lui è un padre …
Nonostante fossero stati i suoi soldati ad uccidere accidentalmente Alice, non potevo rivalermi su sua figlia.
Ricordai il suo sorriso quando la figlia era entrata nella sala del trono, l’orgoglio e l’amore nei suoi occhi.
Amava Katherine come io avevo amato Alice.
E adesso, quella ragazza aspettava un bambino.
Quella ragazza si fidava di me, perché la aiutassi a proteggere la sua famiglia.
Alice era stata uccisa accidentalmente, ma Grasvard aveva fatto verso Katherine, e intendeva fare, cose che nessuno meritava.
Men che meno lei, che non aveva nessuna colpa se non quella di aver rifiutato un uomo che la minacciava.
Sapevo che questo giorno sarebbe arrivato …
No.
No, non era possibile …
Esci dalla mia testa …
Ti sei mai chiesto come molti dei miei ufficiali mi servano? Nello stesso modo in cui anche tu stai per servirmi.
Lentamente, senza che potessi far nulla per contrastarlo, prese possesso della mia mente.
L’ultimo pensiero lucido che ebbi andò a Katherine Shepherd, Principessa del Nord.
Riuscirò a proteggerti, in qualche modo. Non permetterò che tu cada nelle sue luride mani.
 
   
 
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