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Autore: ladyT    24/06/2009    3 recensioni
In un paesino circondato di campi e da piccole casette un pò trascurate vivevano due giovani promessi sposi. Dovranno superare molte difficoltà a causa di una nuova presenza che ostacolerà il loro rapporto. Sta a voi vivere questa avventura e... Presenza anche di un'immagine che rappresenta questa fanfiction.
Genere: Malinconico, Avventura, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Greg House, Lisa Cuddy
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Eccomi, sono tornata!
Scusatemi del ritardo.
Ecco a voi il quinto capitolo, forse sarà un pò noioso e nero, ma giudicate voi!!!
Mi raccomando recensite in tante!!!

Voglio anche commenti negativi così potrò migliorare in qualcosa!!!



CAPITOLO QUINTO



< NON LASCIARMI!!! NOOOOOOOOO!!!! >
Don House stava salendo le migliaia gradini con passi molto veloci per raggiungere quella fanciulla. Continuava a correre, a correre e più correva più la loro distanza triplicava.
Poi ad un tratto il signorotto, a furia di correre, inciampò su uno dei gradini. Non riusciva più ad alzarsi e con le ginocchia a terra, la schiena dritta, le mani che cercavano di afferrare quella fanciulla, continuò a gridare:
< NOOOOOOO!!!! TI PREGO, RESTA CON ME!!!!! I NEED YOU!!! >
Quella figura si smaterializzò lentamente e sparì in un buio pesto e cupo.
< NOOOOOOOOOO!!!! >


< Ah! >
Esclamò don House svegliandosi di scatto.
Il suo respiro era affannoso, il cuore batteva all’impazzata ed era tutto sudato.
Si guardò in giro con aria guardinga... era la sua stanza. Aveva fatto un incubo!
Si alzò dal letto e si avviò verso il salotto, aprì la credenza e ne estrasse una bottiglia di whisky. Se ne versò un po’ in un bicchiere di vetro e bevve avidamente.
Appoggiò il bicchiere su quel tavolo lungo, e si avvicinò alla finestra. La aprì e appoggiò entrambe le braccia sul davanzale.
Davanti a sé vedeva le mura che accerchiava il castello impedendogli qualsiasi visuale, ma questo, per lui, non era un ostacolo, infatti, il suo sguardo si perdeva lontano in interminati spazi.
In quel castello regnava un silenzio assoluto quasi dark, tutto sembrava essere avvolto in un sonno perpetuo, la notte era lunga, scura e tetra. Si udiva il sibilo molto forte del vento e il frusciare delle foglie. Si udivano anche dei lupi che ululavano ad una luna nascosta, a metà, dietro alle enormi nuvole quasi nerastre, gufi che bubbolavano sugli alberi, pipistrelli intenti a cercare il cibo battendo le loro grandi ali. Era davvero una notte molto tetra.
Il signorotto non riusciva a riprendere sonno. La sua mente era ancora agitata da tanti pensieri che lo rendevano nervoso. Non gli era mai piaciuto confrontarsi con qualche cosa che gli risultava essere sconosciuto e indecifrabile.
Quella fanciulla lo aveva colpito, ammaliato, per di più stregato e lo metteva in situazioni che non riusciva a venirne fuori.
Stava ancora meditando su tutte queste cose, rapito in uno stato di trans quasi contemplativo, quando notò qualcosa di strano. Si sporse in avanti per vedere meglio e si accorse che sotto c’era qualcuno, ma non riusciva a distinguerlo bene a causa della scarsa luce; distingueva solo una grossa sagoma scura che camminava a passi lenti. Senza pensarci due volte, si precipitò fuori dal salotto e si avviò verso l’uscita del castello per andare incontro a quella grossa sagoma.
Fece un respiro di sollievo nel vedere chi era in realtà quella sagoma.
Erano i suoi fidati bravotti.
< Allora, avete notizie? >
Chiese il signorotto con espressione seria e assumendo un tono severo.
Si fece avanti uno di loro. Era un uomo con una carnagione scura, capelli neri e cortissimi, occhi nocciola, il suo nome era Eric Foreman. Dal suo modo di camminare, di parlare e di pensare tutti lo scambiavano per il signorotto.
< Le notizie che siamo riusciti a prendere non sembrano granché! E’ molto conosciuta in paese per la sua infinità dolcezza, per la sua voce angelica, per i suoi occhi raggianti, per il suo sorriso smagliante. Allora ho pensato che una fanciulla così doveva per forza essere di un altro e... >
Si fermò un attimo poiché il signorotto che gli stava di fronte, emise uno sbadiglio molto grosso facendogli pure sentire l’alito.
Quando finì di sbadigliare, don House iniziò a dire:
< Avanti! Tu sei me! Cosa avrei fatto? >
Foreman si sentì avvampare dalla rabbia ma si dovette contenere e continuò il discorso:
< E ho chiesto in giro il suo... come si suol dire... ragazzo! Ho scoperto... >
Non completò la frase che gli altri due tossivano.
Foreman li guardò e roteò gli occhi per aria.
< E va bene! Abbiamo scoperto che il giorno di festa entrerà in chiesa con il nome Cuddy e uscirà con un altro nome... >
Non fece in tempo a dire quel nome che lo urlarono tutti e tre in coro:
< TRAMEZZINO! >
Don House stava giocherellando con la spada battendosi con l’aria e quando sentì quel nome pronunciato in coro si sentì sprofondare. Gli sembrò di stare in mezzo all’oceano che senza forze si lasciava trascinare sempre più a fondo nell’abisso più nero e tetro. Era come se il mondo gli fosse piombato addosso e si sentiva amareggiato, tradito, sconfitto e arrabbiato. Non era possibile che lei sarebbe diventata la donna di un altro. Non poteva sopportarlo. Era più forte di lui, doveva fare qualsiasi cosa per impedire questa unione. Qualsiasi cosa.
Mentre il signorotto era indaffarato nei suoi pensieri, i tre bravotti parlavano tra di loro. D’un tratto uno di loro si fermò e puntò lo sguardo verso il padrone.
< Ehm, mio signore! >
Fece l’indiano soprannominato dal capo “Colui-che-si-entusiasma-per-niente”. Ma vedendo che non riusciva ad attirare la sua attenzione, si avvicinò e gli sussurrò all’orecchio:
< Avrei un’idea! Potete sempre sfidarlo a duello! Entusiasmante! >
Don House gli indirizzò un’occhiataccia e lui arretrò i passi velocemente dalla paura di essere incenerito o fatto a pezzi dalla spada.
< IDIOTI!!!! >
I tre bravotti rimasero fermi come una statua e con la fifa che attraversava le loro vene.
< P... p... p... osso? >
Balbettò un uomo più basso di quei tre con il dito alzato in modo da avere il consenso di poter proferire parola.
Il signorotto sbruffò e con tono secco gli disse:
< Hai altre idee migliori di “colui-che-si-entusiasma-per-niente” ? Oppure hai altre notizie, Taub? >
Con la fifa addosso e il sudore nella fronte, si fece coraggio e cominciò a dire:
< Mio signore, l’altra notizia è che stamattina la madre si è sentita male mentre stava lavorando nelle vostre terre. >
Si fermò facendo un sorriso sforzato.
< E sai quanto mi frega! >
Rispose ancora con la rabbia addosso.
< IDEA! >
Don House, Taub e Foreman puntarono gli occhi verso Kutner.
L’indiano si senti troppo osservato e con la tremarella addosso cominciò a formulare la sua idea:
< Ehm, mio signore la madre è in ospedale quindi la figlia sarà sempre con lei. Potete almeno andarla a farle una visita e conquistarla, sempre se vi riuscite! >
Il signorotto, nell’udire le ultime parole, si avvicinò, col volto rabbioso, verso lui.
L’indiano, nel vederlo che si avvicinava con quell’espressione, puntò lo sguardo verso terra.
< Hai ancora coraggio di affermare l’ultima frase? >
Domandò con tono secco e arrabbiato.
< N... n... no, mio signore!!! >
Il signorotto lo guardò ancora con gli occhi pieni di fiamme e, pensando a quella sua idea si calmò.
< Devo dire che certe volte hai delle idee... Ora ragazzi vado a nanna! Continuate a fare la ronda in paese! >
Disse voltando le spalle a loro e dirigendosi verso l’entrata del castello.
< Questo matrimonio non s’ha da fare!!! >

 

 

 

L’angolo di ladyT:

@ Miky91: Agli ordini, continuerò!!! Grazie mille per incoraggiarmi ^_-

 

@ ChrisP: E continuo sia!!! ^_^

  
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