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Autore: ScoSt1124    15/12/2017    8 recensioni
[Sterek|Omegaverse|OS divisa in due parti|14390 parole]
Stiles è un ragazzo padre.
Lui e JJ sono sempre stati bene da soli, almeno fino a che non è arrivato Derek a destabilizzare la loro tranquillità.
Dal testo: "Sei legato a qualcuno?" Era rimasto perplesso a quella domanda. Insomma, cosa glielo faceva credere? "No, perché?"
"Hai addosso l'odore di un altro alpha." Ok, Stiles non si aspettava una riflessione del genere e si era ritrovato in contropiede su cosa rispondere, gli era uscito spontaneo. "Oh, no. È di mio fi... figlio."
Genere: Angst, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek Hale, Nuovo personaggio, Stiles Stilinski
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Note iniziali: Questa parte risulta molto più lunga della prima. Conta sei mila parole in più, in quanto avevo deciso di dividerla in pre e post scoperta. Buona lettura!

 

Le cose dolorose avvenute in passato
hanno un’enorme influenza su quello che siamo oggi.
(William Glasser)


 
Non l'aveva più sentito. Non sapeva se era un bene, un male o cosa significasse, ma era passata una settimana e JJ sembrava essersi calmato del tutto. Non aveva più toccato il pianoforte, ma era comprensibile.  
Il giorno dopo la scoperta, Stiles, lo aveva portato al mare. Avevano passato un po' di tempo a passeggiare e gli aveva spiegato ogni cosa. Gli aveva chiesto anche di perdonarlo per non avergliene parlato prima, ma JJ aveva capito e aveva detto che sapeva perché l'aveva fatto e che era comunque il suo papà. Stiles era orgoglioso di come stava crescendo. Ed era stato un colpo al cuore quando gli aveva chiesto "Posso cambiare la mia natura? Voglio essere un'omega come te. Sei molto più forte di quello che doveva essere l'alpha della nostra famiglia e io non voglio diventare come lui. Voglio essere come te." E Stiles l'aveva abbracciato ancora prima di rispondergli. "J, ascoltami bene, tu non sarai mai come lui. Tu sei una persona diversa, molto diversa da lui. Essere alpha significa molto altro. E poi non doveva essere nessuno l'alpha, perché sei tu l'Alpha di questa famiglia. Stiamo bene anche io e te." 

"Ti voglio bene, papà." 

"Anche io, peste." Gli aveva fatto più male di quanto credesse. L'aveva capito ancora di più quando, una volta ripreso a camminare, aveva detto "Perché ci ha fatto questo?" Stiles non sapeva rispondergli. Cosa doveva dirgli? Qualche insulto rivolto a Derek? Anche no. Era un bambino ed era già cresciuto troppo in fretta per questa storia, non avrebbe peggiorato le cose. "Non lo so. A volte, le persone, fanno cose senza senso e fanno male agli altri senza rendersene conto. Ma noi siamo stati bene ugualmente fino ad ora. Non ci siamo fatti buttare giù." La fine del discorso era stato un semplice "Prendiamo un gelato?" 

 

Due settimane dopo qualcuno aveva bussato alla loro porta. Stiles era convinto fosse Derek e non aveva proprio idea da dove cominciare, ma si era dovuto ricredere. Era una ragazza non molto più piccola di lui. Capelli lunghi, castani e aveva qualcosa di familiare ma Stiles non l'aveva mai vista. "Sì? Cerca qualcuno?" La ragazza non aveva esitato. "Sì, ciao. Cercavo Stiles, lo conosci?" 

"Sono io, tu saresti?"  

"Cora. Cora Hale, la sorella di D-" 

"Derek." L'aveva completata lui la frase. Non ci poteva credere, era sceso così in basso da mandare la sorella a mediare. Andava sempre peggio. Prima o poi qualche responsabilità doveva prendersela. "Se ti ha mandata tuo fratello puoi anche non entrare." Forse era sembrato anche più duro di quello che voleva essere, ma la risposta di Cora non era stata molto meglio. "No, mio fratello è un deficiente. Sono qui per conoscere te e mio nipote." 

Stiles non se l'aspettava proprio, credeva davvero fosse lì per mettere una buona parola per il fratello. "Entra, ti offro qualcosa? JJ è in gita con la scuola, torna tra un'oretta, se vuoi aspettare." 

"Grazie. È una bella sistemazione." 

"Sì, per noi due basta." L'aveva fatta accomodare in sala e le aveva portato del succo, aveva a che fare quasi sempre con bambini, il succo andava alla grande tra di loro, di conseguenza ne aveva a litri. "JJ per cosa sta?" Aveva rotto così il ghiaccio.  

"John Joachim. John è il nome di mio padre, l'unico che non mi ha abbandonato. Joachim è un nome polacco, volevo mantenere la tradizione della famiglia di mia madre, anche io ho un nome polacco." Non sapeva esattamente perché le stava spiegando tutto, però le ispirava fiducia. 

"Davvero bello. Senti, Stiles, mio fratello ha fatto una cosa imperdonabile. Si è comportato davvero da deficiente e quando mi ha raccontato il tutto mi sono trattenuta tanto, solo perché stava già male. Però vorrei che mi raccontassi questi otto anni." 

Si era lasciato scappare un sorriso a ripensare a tutti quei ricordi, perché c'erano stati dei momenti davvero belli in quegli otto anni. Così le aveva raccontato dei tre rifiuti di Derek, della gravidanza, di come aveva rischiato la vita, dei primi tempi con l'organizzazione, del fatto che JJ avesse scoperto la sua natura molto prima del normale. Ed era venuto fuori anche il discorso dei soppressori. "Otto anni? Sei pazzo? Sai che corri dei rischi?" Sì, Stiles lo sapeva benissimo. Il medico glielo diceva sempre, ma lui non aveva altra scelta. "So quali rischi corro. Ma non posso fare altrimenti." La faccia di Cora era sempre più perplessa "Perché?" 

"Non mi interessa quale siano i rischi. Questo ha sempre protetto JJ e io non ho intenzione di legarmi a qualcuno sapendo che, questo qualcuno, non accetterà mio figlio perché di un altro Alpha. Di conseguenza, anche se i danni saranno troppo gravi, non mi interessa." A Stiles non interessava. Lui stava bene così. Era abituato alla sua vita così, non credeva di riuscire a dividerla con qualcun altro che non fosse JJ. Ok, per un momento ci aveva pensato quando aveva conosciuto Derek ma poi era andata come era andata. "Non se quel qualcuno è il padre di tuo figlio. Derek non è più la persona di prima. Quello è la brutta copia di mio fratello. Non ti dico di perdonarlo, perché ha fatto qualcosa di imperdonabile, ti dico solo di provare a pensare di dargli un'altra possibilità almeno con JJ." Stiles per un attimo non aveva ribattuto, aveva semplicemente respirato per poi iniziare. "Io so com'era tuo fratello. So com'era il ragazzo per cui mi ero preso una cotta e so com'è quello di ora. Ho sempre saputo che quello con cui sono andato a letto e che ci ha rifiutati non era il vero lui, so che era accecato dal dolore. Ma non lo giustifica nell'aver fatto ciò che ha fatto e nel non voler capire."  

"Lo so. È la stessa cosa che penso io e, credimi, dopo che è arrivato a casa sconvolto l'altro giorno, non gli ho detto nulla solo per non infierire, ma il giorno dopo di certo non gliele ho mandate a dire. Mi dispiace per tutto quello che hai e che avete passato a causa sua. Non lo meritavi e lui dovrà iniziare a prendersi le sue responsabilità se vuole che qualcosa cambi." Fortuna che lei ragionava meglio di suo fratello. A dirla tutta gli stava piuttosto simpatica.  
Aveva alzato gli occhi e si era reso conto, solo in quel momento, che era in ritardo. "Ascolta, io devo andare a prendere JJ. Ti va di venire?" Stiles aveva visto un sorriso che trasmetteva felicità sul volto di Cora, come se non aspettasse altro. "Sì, mi farebbe davvero piacere. Aspetta... non credi ci siano problemi con JJ se vengo, vero?" 

"No, parlerebbe anche con i muri. Oddio, forse qualsiasi muro che non sia tuo fratello." 

"L'ha presa tanto male?" 

Stiles non sapeva come spiegarle tutto ciò che passava per la testa a JJ. "Abbastanza. Più che altro non capisce il motivo per cui l'ha fatto e odia non capire. È andato in crisi e mi ha chiesto se può cambiare la sua natura perché non vuole essere un alpha come Derek, ma ci stiamo lavorando." Erano usciti di casa, ci voleva davvero poco per arrivare alla scuola di JJ. Cora aveva risposto solo con un cenno a quella frase, non sapeva cosa dire. 

"È quello lì, con lo zaino azzurro." Stiles aveva tirato su una mano per salutare. 

"Mio fratello è proprio un idiota. È la sua fotocopia da piccolo." Stiles si trovava assolutamente d'accordo sulla parte dell'idiota ma non aveva detto nulla. Aveva guardato Cora, mentre JJ stava arrivando, sembrava tremendamente agitata ed emozionata. Gli farà bene avere una zia che sta dalla sua parte. Era tutto ciò a cui era riuscito a pensare.  

Si era perso nei pensieri e si era accorto che JJ era arrivato solo quando aveva sentito l'abbraccio che aveva prontamente ricambiato. "Ehi, J. Com'è andata?" JJ non si era ancora staccato dall'abbraccio fino a che non aveva risposto "Andiamo a casa?" E Stiles aveva capito che non era andata bene. Sapeva che non era semplice per lui fare amicizia essendo più maturo dei suoi coetanei e avendo già scoperto la sua natura. In più cambiare paese non gli era stato affatto d'aiuto. "Sì, andiamo." L'aveva preso per mano e, prima di incamminarsi, JJ aveva chiesto chi fosse Cora. "Io... beh, io, sono un'amica del papà." E non aveva capito, perché se era un'amica come lo era stato Derek, lui non la voleva. "Che amica?" Stiles aveva deciso che era meglio dirglielo subito. "Lei è Cora, tua zia." JJ l'aveva un attimo fissata, era un po' confuso "Papà, tu non hai un- Ah... tuo fratello non mi piace più." Aveva continuato girato verso Cora. "Credimi, non piace nemmeno a me la maggior parte delle volte." JJ aveva sorriso e le aveva teso la mano aspettando che gliela prendesse. Stiles aveva assistito alla scena senza dire nulla e senza mai lasciare l'altra mano di JJ.   

Cora aveva trascorso tutto il pomeriggio con loro. Era andata via verso sera promettendo che sarebbe tornata un'altra volta. 

"Indovina cosa mangiamo stasera?" A volte Stiles sembrava più bambino di JJ. 

"Le tue solite verdure salutari?" Troppo poca considerazione. "Piccoletto, per chi mi hai preso?" 

"Per papà. Broccoli, zucchine, carote. Sempre verdure." Stiles aveva fatto il finto offeso piegando le braccia lungo sui fianchi. "Ehi, lo faccio per il tuo bene. E il contorno ci vuole sempre. Comunque, lo vuoi sapere o no cosa mangiamo?" 

"Cosa?" 

"Chi ha ordinato la pizza?" L'aveva detto indicandosi come se non fosse già semplice la risposta. "Patatine e wurstel?" Sapeva come colpire, come farlo felice. "Patatine e wurstel."  

Pizza, patatine, wurstel e l'ultimo film della Marvel. Era così che passavano le serate dopo una giornata no. JJ gli aveva detto che l'unico amico che si era fatto non era andato in gita e gli altri... gli altri non erano simpatici. Lui non riusciva ad andarci d'accordo e aveva passato la maggior parte della giornata vicino alla maestra.  

"Zia Cora mi sta simpatica. È forte. Dici che posso rivederla?"  

"Certo che puoi, sta simpatica anche a me." Poteva essere già qualcosa il fatto che gli piacesse. Soprattutto era stato un bene che aveva accettato di conoscerla visto che era comunque la sorella di Derek e, in quel momento, odiava Derek. "Ok, però Derek non mi sta comunque simpatico." 

"Lo so." Sì, lo sapeva. Lo sapeva piuttosto bene. 

 

Era passata un'altra settimana, da quel giorno, quando Derek si era presentato all'uscio della porta. Stiles era rimasto sorpreso, perplesso, agitato, non sapeva nemmeno lui come era rimasto quando aveva aperto la porta e se l'era trovato davanti. JJ non era in casa e Stiles ne era grato.  

"Cosa ci fai qui?" Era ancora molto freddo. 

"Voglio parlare, Stiles."  

E Stiles voleva davvero dirgli che poteva tornarsene da dove era venuto, ma non ce l'aveva fatta. Una parte di lui voleva starlo a sentire, una parte di lui voleva dargli un'altra possibilità perché sapeva che JJ aveva bisogno di stabilità, quindi non avrebbe fatto le cose senza pensarci. Voleva stare a sentire ciò che voleva dirgli. Voleva davvero sentire se aveva intenzione di rimediare. "Ok, entra." 

Derek era titubante, non sapeva da dove iniziare. "Stiles... io... ascolta, so di aver sbagliato. Forse troppo." Stiles non era riuscito a trattenersi. "Forse troppo? Hai sbagliato su tutti i fronti." 

"Sì, hai ragione. Per questo non voglio chiederti di perdonarmi, voglio chiederti un'altra possibilità. Voglio fare da padre a JJ. So di aver perso troppo tempo, so di essere stato un cazzone, di non esserci stato, di non averti creduto, ma voglio provare a rimediare. Ti prego, ti scongiuro, voglio rimediare. So di non meritarmelo, però pensaci." 

"Cora ti ha fatto il lavaggio del cervello?" Derek era sembrato sorpreso e ben presto Stiles aveva capito il perché. "Come conosci Cora?" Non gli aveva mai detto nulla di tutte le volte che era andata lì. 

"Viene qui quasi ogni giorno. Ha voluto conoscere me e JJ qualche giorno dopo che è successo il casino. E a JJ sta simpatica." 

"Non me l'ha detto, in realtà non parliamo molto da quando le ho raccontato tutto." Stiles non era affatto sorpreso, Cora non era sembrata molto gentile nei confronti di Derek. 

"Intuivo. Senti, hai ragione, non ti perdonerò mai per ciò hai fatto né per tutto quello che mi hai detto, perché ricordo esattamente ogni parola e non può essere giustificata. Ma ti voglio dare un'opportunità perché so che, nonostante stiamo benissimo da soli, JJ ha bisogno del suo altro genitore. Non ha bisogno di uno che non sa se resterà. Quindi, se prendi questa decisione, se decidi di volerci essere, allora devi restare per sempre. Devi guadagnarti la fiducia di JJ, altrimenti non avrai la mia. Ti do una possibilità, una, non devi fare errori e non devi far male a JJ. Ha bisogno di fiducia. Ha bisogno di stabilità. Io ti do una possibilità se JJ ti accetterà, vedi di non fare cazzate."  

Derek sembrava essere stato attento ad ogni singola parola, non aveva fiatato. Aveva aspettato che dicesse tutto, aveva metabolizzato e aveva risposto. “Grazie, ti giuro che non farò cazzate.” 

“Non giurare cose che non sai se manterrai, Derek.” 

“Voglio prendermi le mie responsabilità, Stiles.” 

“Ok, sappi solo che le parole non bastano.” 

Stiles doveva per forza mettere le cose in chiaro fin da subito. Non poteva fare errori. Avrebbe parlato con JJ e sarebbe stato lui a dirgli quando poter venire e, soprattutto, se voleva vederlo.  
Se ne stava andando quando aveva chiesto un’ultima cosa. “Stiles… so che non è niente in confronto ma, un giorno di questi, mi racconterai questi otto anni?” Non poteva dire di no, sapeva che avrebbe dovuto farlo prima o poi. “Sì, lo farò.” Detto questo, l'aveva lasciato andare.  

Il giorno stesso Stiles aveva parlato con JJ. Il piccolo non era stato molto d'accordo, più che altro cercava di capire cosa voleva Stiles. Sapeva che il suo essere alpha l'avrebbe sempre protetto, ma non pensava fino a quel punto. "Papà, Derek ti ha fatto del male?" 

"Un po'." Forse anche più di un po' se ripensava a tutto quello che aveva provato in quei momenti e a quanta fatica aveva fatto. Però di certo non poteva dirlo a JJ e peggiorare le cose. 

"Lo vuoi perdonare?" 

Ecco, non sapeva rispondere nemmeno a questa domanda. Insomma, se ripensava al Derek di otto anni fa l'unica cosa che voleva fare era prenderlo a schiaffi, non perdonarlo. Tuttavia si era limitato al semplice "Non lo so." JJ l'aveva guardato negli occhi e gli aveva risposto "Io non so se lo farò. Tu hai sofferto e io e te siamo rimasti soli, come faccio a perdonarlo?" Stiles gli aveva accarezzato la testa perché, quando diceva queste cose, l'unica cosa che voleva fare era cancellare qualsiasi cosa lo facesse stare male. "Non devi perdonarlo ora, tesoro. Prova a passarci un po' di tempo assieme e vedi come va, se poi non ti piace stare con lui, puoi non starci." 

"Prima mi stava simpatico." Era tutto quello che JJ aveva risposto. 

"Lo so." Sì, lo sapeva e si malediceva ogni volta per non essersi accorto prima chi fosse. Si era maledetto perché JJ l'aveva conosciuto e non era pianificato. Aveva maledetto anche il fatto che, nel bene o nel male, andavano d'accordo e si erano legati.  
JJ aveva accettato sul fatto di provare a passare del tempo con Derek mettendo comunque in chiaro, per la millesima volta, che non gli stava più simpatico. E sì, gliel'aveva detto anche in faccia al primo incontro. Derek non aveva ribattuto e Stiles era rimasto a fissare la scena. 

Non era andata male, se non per come era finita. Avevano trascorso il pomeriggio al parco e a prendere una cioccolata calda. Nessuno dei tre aveva parlato molto. Tutti e tre non sapevano cosa dire, specialmente quando JJ aveva detto a Derek che non gli stava simpatico. Derek li aveva poi accompagnati a casa, erano stati in camera di JJ per un po' perché il più piccolo gli aveva fatto vedere un sacco di cose di quegli anni. Stiles li aveva visti abbastanza tranquilli, così si era allontanato qualche minuto per andare a prendere dell'acqua.  

Acqua che non era riuscito a prendere perché era dovuto tornare in camera, di corsa, quando aveva sentito JJ urlare "Ti odio, ti odio, ti odio. Tu non sei mio padre." Quello che Stiles aveva trovato in camera l'aveva lasciato in trance per un momento. JJ stava tirando pugni a Derek, il quale si era accovacciato alla sua altezza e lo stava lasciando fare. Non aveva provato in nessun modo a fermare i piccoli pugni di JJ che continuavano a colpirlo sul petto, per quello era intervenuto Stiles. "Ehi, ehi, cucciolo, fermati. Shhh, calmati." Stiles l'aveva staccato da Derek e l'aveva preso in braccio. "Piangi, è tutto ok, non è successo nulla. Ti farà bene." JJ non voleva saperne di smettere di piangere e Stiles continuava a fargli massaggi circolari lungo la schiena nel tentativo di farlo calmare. Non sapeva cos'era successo, ma aveva mandato Derek in sala mentre lui si era seduto sul letto, con JJ ancora in braccio che piangeva, senza smettere di coccolarlo. Aveva continuato così per un po', fino a che non l'aveva più sentito piangere. Si era addormentato sulla sua spalla, l'aveva appoggiato sul letto, gli aveva rimboccato le coperte e gli aveva lasciato un bacio sulla fronte prima di uscire dalla camera. 

Era andato tutto bene fino a quel momento e Stiles non capiva proprio cosa fosse successo. Non doveva lasciarli soli, ma erano stati solo due secondi non poteva immaginare. Era arrivato in sala con tutta l'intenzione di parlare con Derek per capire cosa fosse successo, ma le sue intenzioni erano svanite quando aveva visto Derek, in piedi, con gli occhi pieni di lacrime e che si torturava le mani. 

"I-io... mi... mi dispiace. C-come sta? Si è... si è calmato?" La voce era già incrinata dalle lacrime mal trattenute. Stiles non aveva insistito subito per sapere cos'era successo, così aveva risposto. "Si è calmato e si è anche addormentato, credo abbia pianto troppo." Stiles non crede di aver mai visto Derek così e, ancora prima che potesse chiedergli qualcosa, era già scappato di casa. Non era riuscito a fermarlo, né tantomeno a seguirlo. Aveva provato a chiamarlo ma non gli aveva mai risposto, aveva provato anche a chiamare Cora ma nemmeno lei aveva risposto. La sua macchina era ancora lì, segno che non era andato lontano o almeno non aveva deciso di prendere la macchina. 

(18:12) Derek... Quando vedi il telefono mi richiami? SS 

Non aveva ricevuto risposta quella sera. 
Il giorno dopo aveva portato JJ a scuola e aveva trovato Derek al solito posto. Aveva tirato un sospiro di sollievo quando l'aveva visto. Nonostante tutto non poteva negare che si era preoccupato, non l'aveva mai visto così. "Der-" Non l'aveva fatto parlare. "Io, ti giuro, non so cosa sia successo. Mi stava facendo vedere le sue cose, non gli ho detto nulla, anzi ho cercato di-" Era stato il turno di Stiles fermalo. "Frena, frena. Non ti sto dicendo nulla." 

"Ho fatto un passo falso, non mi toglierai la possibilità di vederlo?" 

Stiles era sconvolto.  
Lui non era una persona così orribile ma soprattutto, quello davanti a lui, non era il pallone gonfiato che si ricordava. Se ne era accorto anche la sera precedente, quando l'aveva visto lasciarsi picchiare da JJ. Il vecchio Derek non l'avrebbe mai fatto. 
Non l'aveva mai visto così agitato. Insomma, non era Derek, non credeva nemmeno potesse essere così preoccupato.  

"Non so cosa sia successo. JJ non ha voluto parlarne e sto facendo di tutto per fidarmi di te. Non ti toglierò la possibilità di vederlo per questo, ma aspetteremo che sia JJ a volerti vedere. Okay?" 

Derek aveva annuito e Stiles non aveva detto nient'altro. "Hai... hai un attimo libero?" 

"Sì, non vado a lavoro oggi." 

"Potremmo prendere un caffè?" Stiles sapeva che quel momento sarebbe arrivato, ma non sapeva se sarebbe riuscito a parlargli di tutti quegli otto anni. Specialmente di tutti i momenti brutti, come il motivo per cui aveva iniziato a prendere soppressori. Tuttavia sapeva di non avere molto altro tempo. "Sì, magari vieni a casa da noi. Così ti faccio vedere qualcosa di questi otto anni." 

Derek non aveva fiatato, non credeva di essere già a quel punto e non voleva forzarlo.  
Quando erano arrivati aveva lasciato Derek in sala ed era andato a prendere una scatola. L'aveva appoggiata sul tavolo, insieme alla sua scatola di soppressori. 
Dentro c'era tutto quello che serviva per quegli otto anni. I braccialetti dell'ospedale, il ciuccio, le prime scarpe, le foto da appena nato, una cassetta con su i primi passi, tutte cose che Stiles aveva conservato senza nemmeno sapere perché. 
La prima cosa che Stiles aveva preso in mano, e gli aveva passato, erano i braccialetti. "Ho pensato di abortire, credo sia stato il pensiero più brutto che abbia mai avuto. Peggio di tutti quelli in cui ti facevo soffrire in modi atroci. C'è stato un periodo della gravidanza in cui vedevo tutto nero e ci ho pensato. Fortunatamente mi hanno fatto rinsavire. Sono stato in ospedale due settimane in più di JJ, perché ci sono state delle complicazioni e sono quasi morto. Settimane in cui JJ doveva stare con il mio compagno, che non avevo, e quindi è stato affidato a mio padre." Stiles aveva marcato volutamente su quella cosa. Derek doveva sapere che non si dimenticava le cose così facilmente e Stiles non poteva nemmeno guardarlo negli occhi perché stava fissando la scatola come se fosse in trance. Come seconda cosa aveva tirato su il ciuccio. "È stata la prima cosa che ho comprato. Non so perché proprio il ciuccio, ma stavo passeggiando per il nuovo paese in cui mi ero trasferito e l'ho visto in una vetrina. È stato subito dopo aver deciso di non abortire. Ho preso quel ciuccio e ho promesso che non avrei mollato." Si sentiva gli occhi pizzicare, ma aveva comunque tirato fuori le foto. Derek le aveva guardate attentamente e Stiles aveva ripreso a parlare. "Mangiava in continuazione, per quello non ho mai capito quale sia stata la sua prima parola. Ho un atroce dubbio sul papà o pappa, ma mi piace pensare che sia stata papà." In quel momento aveva sorriso, ricordava persino come era vestito quel giorno. Avevano anche visto il filmino e Derek si era alzato ed era andato in bagno. Non aveva resistito. Non si era mai sentito così in colpa in vita sua e Stiles non aveva intenzione di alleggerire la dose, anzi, nemmeno gli occhi rossi - per le lacrime - di Derek l'avevano fermato. Quando era tornato Stiles gli aveva passato la scatola di soppressori. "Mi hai accusato di non averlo cresciuto bene per via dei calori, perché sono un omega... non so cosa sia un calore da otto anni. JJ aveva due mesi quando ho iniziato a prenderli. È successo all'improvviso, in un parcheggio del supermercato, avevo già messo JJ in macchina, quando un alpha ha cercato di violentarmi perché ero vicino al calore. Da quel momento ho deciso che la mia natura non avrebbe preso il sopravvento, perché se mi fosse successo qualcosa, mio figlio sarebbe rimasto orfano." Derek aveva cercato di prendergli la mano. "Io..." 
Stiles non l'aveva fatto finire. "Basta Derek, niente io. Sappiamo entrambi quanto sei stato un pezzo di merda e mi hai già detto un sacco di volte che ti dispiace, quindi proveremo a passarci sopra. Specialmente per il tuo rapporto con JJ, ma non ti permetterò mai più di dirmi che non ho saputo crescere mio figlio solo perché sono un omega." Sapeva di aver colpito a fondo ma non se ne pentiva. Aveva usato un tono freddo che nemmeno sapeva di avere. Se c'era una cosa che non tollerava era quella di essere giudicato per la sua natura. "Ero solamente arrabbiato anche se non ne avevo il diritto. Se è cresciuto così è merito tuo e se hai fatto delle scelte allora erano quelle giuste." 

"Già." Wow, non si aspettava fosse così ragionevole. Da giovane non lo era per niente. Erano rimasti un altro po' a parlare e Stiles gli aveva raccontato tutto quello che JJ aveva combinato. Derek era andato via prima di pranzo e Stiles gli aveva detto che l'avrebbe chiamato non appena JJ avesse voluto vederlo.  

*** 

Era successo una settimana più tardi. JJ aveva detto a Stiles che doveva chiedere scusa a Derek e Stiles era rimasto sconvolto, perché l'aveva deciso di sua spontanea volontà, senza che lui gli dicesse nulla. Così erano usciti assieme a cena. Derek non sapeva cosa dire ma il primo a parlare era stato JJ. "Scusa Derek. Ho reagito male e non avevi fatto nulla." Derek, qualcosa, l'aveva fatto ed era pronto ad ammetterlo. "No. Avevi ragione. Sono stato cattivo e ho fatto soffrire il tuo papà. L'ho fatto soffrire tanto e mi sono meritato la tua reazione." Stiles non credeva a ciò che aveva appena sentito. Durante la prima discussione che avevano avuto non credeva l'avrebbe mai ammesso e, invece, ora lo stava facendo con JJ. "Ma non sono lo stesso di prima e voglio essere migliore e fare parte della tua vita se vorrai." Aveva finito così la frase mentre si accovacciava per essere alla sua altezza. "Va bene, puoi provarci. L'altra volta eri stato buono con me e con il mio papà."  

Stiles si meravigliava ogni volta dei pensieri di JJ, era così orgoglioso di lui.  
La serata era andata bene, JJ aveva persino convinto Derek a salire e stare un po' con loro dopo cena. Stiles non ne era molto convinto, ma JJ era tranquillo e a lui bastava quello. 
JJ non era stato sveglio ancora per molto e come stava per chiudere gli occhi, Stiles l'aveva svegliato. "J vai a mettere il pigiama e a lavarti i denti, forza. Poi vengo a rimboccarti le coperte." JJ si era alzato dal divano e si era avvicinato a Derek. "Non ci abbandoni se vado a letto, vero?" 

"No, verrò a trovarti di nuovo."  
Stiles aveva convinto Derek ad andare con lui a rimboccargli le coperte. Era rimasto sull'uscio della porta a guardare come Stiles gli infilava le coperte sotto al materasso, come gli accarezzava la testa prima di dargli la buonanotte e, ogni volta che assisteva a scene come quella, si sentiva terribilmente di troppo. 

Si era spostato dal letto ed era tornato in sala seguito da Derek che non aveva fiatato finché non aveva visto cosa stava per fare Stiles. "Fermo." Aveva detto con tranquillità mentre gli prendeva la mano con la scatola di soppressori. Stiles non aveva risposto, l'aveva semplicemente guardato e Derek aveva ripreso. "Non farlo, non prenderli. Più continui e più avrai problemi, lo sai." 

"Non posso." No, non poteva. Era un casino. 

"Sì che puoi. Non sei più da solo e posso tenerti io JJ durante i calori." 

"No." 

"Stiles, almeno pensaci." 

Non se ne parlava. Non poteva smettere. JJ non era abbastanza grande e di sicuro non l'avrebbe lasciato da solo con Derek. 

"Ci ho già pensato un milione di volte ed è troppo tardi. La probabilità di avere effetti collaterali è troppo alta." Derek sembrava non capire le sue scelte, così aveva insistito. "Non sei seguito da un medico?" 

Tasto dolente. No, non lo era. 

"Con le complicazioni che ho avuto durante il parto non potrei nemmeno prenderli. Quindi no, non sono seguito da nessuno." Derek aveva spalancato gli occhi, ma a Stiles non importava. Lui era l'ultimo che poteva giudicarlo. "Cosa ti dice il cervello?!"  

"Nulla, ecco cosa. Non avevo altra scelta. Sei l'ultimo che può farmi la predica. Ora ti sarei grato te ne andassi a casa." Si era avvicinato alla porta e l'aveva aperta in un segno muto. "Non vado da nessuna parte." 

"Si può sapere cosa vuoi da me?" 

"Sarò anche l'ultimo che può farti la predica ma, per favore, chiedi un parere medico." 

"Certo... compari dopo otto anni e credi di poter risolvere tutto così." 

"Fa come credi." Detto questo era uscito senza voltarsi indietro. 
Non poteva essere possibile. Ogni volta che c'era un passo avanti, ne facevano cinque indietro. Ma cosa pretendeva? Di schioccare le dita e risolvere tutto come se niente fosse?  

Stiles sapeva che in fondo aveva ragione ed era per quello che non aveva dormito per nulla quella notte. Aveva continuato a pensare alle parole di Derek e aveva deciso che forse era meglio dargli retta.  
Per quello, la mattina seguente, gli aveva mandato un messaggio. 

(10:24) Ci ho pensato. Ho preso un appuntamento con un medico. Mi costa chiedertelo e vedi di comportarti bene, ma puoi tenere JJ per un'oretta? SS 

Non sapeva se era la cosa giusta, ma suo padre lavorava e non poteva fare altrimenti. 

(10:32) Sì, certo. Hai qualcuno con cui andare? DH 

E a lui cosa interessava? 

(10:33) No. SS 

(10:36) Ti posso accompagnare io e lasciamo JJ con Cora. Le farebbe piacere. DH 

Assolutamente no. Nemmeno erano una coppia e voleva sapere dei suoi calori? Se lo scordava proprio. 

(10:39) No. So cavarmela da solo. SS 

L'aveva sempre fatto e l'avrebbe fatto anche in quel momento. 
Se non fosse stato che, alla fine, se l'era ritrovato fuori dalla clinica. Aveva cercato di non essere impulsivo, ma come poteva non esserlo se gli aveva chiesto una sola cosa e non l'aveva fatta? 
Chissà dove aveva lasciato JJ "Si può sapere dove hai lasciato nost- mio figlio? Una cosa ti avevo chiesto. Una." Stiles aveva anche alzato un po' troppo la voce, ma non se ne pentiva, stavano parlando di JJ. "L'ho lasciato a Cora." 

"Ascoltami bene. Non è un pacco postale. Questo lo sai, vero?" L'aveva detto puntandogli l'indice contro il petto. Sapeva che non doveva fidarsi, non era nemmeno vicino all'essere responsabile. "Certo che lo so. Non sono deficiente. Ha deciso lui che voleva stare con Cora. Non l'ho obbligato." Di certo non poteva dirgli che era stato JJ a chiedergli di andare lì perché sapeva che suo padre era agitato, anche se non ne conosceva il motivo, aveva fatto una promessa e l'avrebbe mantenuta. "Fai sempre di testa tua, vero? Questo non è cambiato negli anni." 

"Non l'ho costretto. Prova a fidarti per una volta. Ha anche detto che i biscotti che fa lei sono più buoni." 

"Ehi! Comunque mi sono fidato. Te l'avevo lasciato per un'ora. Invece tu sei qui." 

Non aveva fatto in tempo a continuare perché era stato chiamato dal medico. Aveva preso un profondo respiro e poi si era avviato verso lo studio lasciandosi Derek alle spalle. 

Dopo mezz'ora era finalmente uscito. Derek era scattato in piedi, le sedie delle sale d'aspetto erano sempre troppo scomode. In più Derek la sentiva la preoccupazione emanata da Stiles. "Che ti ha detto?" 

"Sei ancora qui." Stiles era piuttosto sorpreso. 

"Sì. Com'è andata?" 

"Mi ha fatto la predica, mi ha dato degli esami del sangue e mi ha detto di sospenderli una volta finita questa scatola. Non sa come reagirà il mio corpo al primo calore e non essendo legato mi ha detto di stare lontano da tutti appena sento di esserci entrato. Ah, e se ci sono delle complicazioni di venire qui." Aveva detto tutto d'un fiato. Non era riuscito a dirlo in altro modo. 

"Sei preoccupato." Derek e l'ovvio. 

"Non so cosa significhi essere in calore. Ho un figlio in casa che sa già il significato di tutte queste cose. Se non dovessi accorgermene? Se non fossi solo? Se gli creassi problemi? Se si spaventasse? Se, essendo solo, mi facessi del male senza che nessuno se ne accorga? Direi che ne ho di cose per cui essere preoccupato. Tu che dici?!"  

"Scusa."  

Stiles si era seduto e si era passato le mani davanti agli occhi. "No, scusa tu. Sono nervoso." Era rimasto con le mani sul viso un altro po' cercando di prendere fiato e di calmarsi. Almeno fino a che non aveva sentito Derek parlare. "So che mi hai dato fiducia solo sul rapporto con JJ e non sul nostro, però se me lo permetterai posso aiutarti io. Ti ho già detto che posso tenerlo io JJ durante il calore, così sarai sicuro che non gli succederà nulla."  

"Mh, magari ci penserò. Questo non significa nulla però." Aveva dato una possibilità nel rapporto con JJ, perché il bimbo aveva accettato. Ma era stato tassativo sul loro tipo di relazione. Non era pronto a perdonarlo e non lo sarebbe mai stato.  

Erano usciti dalla clinica e Stiles non aveva proferito parola. Aveva fatto un conto e, sì e no, gli mancava una settimana prima di finire i soppressori e questo rendeva le sue paure ancora più vicine. "Finisco i soppressori giovedì, vieni a prenderlo venerdì e sta con te tutto il weekend. Puoi farcela?" 

"Puoi fidarti e ci proveremo." 

"Se ha bisogno di qualcosa mi chiamerai, cercherò di aiutarti tramite telefono." Derek aveva annuito. Stiles aveva pensato a tutto ma nulla era andato secondo i suoi piani. Più passavano i giorni e più si agitava, anche JJ se ne era accorto. Erano arrivati a mercoledì quando Derek gli aveva proposto un cambio di programma. 

"Stiles, so che sei agitato. Anche se non ci vediamo da quel giorno, ma se ne è accorto anche JJ. È stato lui a dirmelo." 

"Non ce la farò. Andrà male, li ricomincio e basta, così sono tranquillo. Non devi più tenere JJ questo weekend." 

"No, ragiona. Pensa a JJ. Se smetti di prenderli niente metterà più a rischio la tua vita." 

"Potrebbe andare male." 

"Non succederà." 

Stiles nemmeno sapeva perché si era lasciato convincere. Sapeva solo che, in quel momento, si ritrovava davanti alla porta di Derek insieme a JJ. Era spaventato, non sapeva nemmeno cosa sarebbe successo e sarebbe stato da solo. Non aveva nemmeno detto nulla a suo padre per non farlo preoccupare. 
In più non si era mai diviso da JJ per così tanto tempo. Non era spaventato, era terrorizzato. "Ehi, cucciolo, allora... hai preso tutto?" Si era inginocchiato davanti a lui per sistemargli il giubbotto. "Sì, ho tutto. Anche il pigiama." 

"Bravo. Ascolta, ci sentiamo ogni volta che vuoi, va bene? Basta che lo dici a Derek. Ti prometto che passerà in fretta." 

"Stai solo andando fuori per lavoro. Non succederà nulla e se Derek fa il cattivo ci pensa zia Cora. Non preoccuparti." 

"Lo so. Derek non farà il cattivo, altrimenti se la dovrà vedere con me e non gli conviene." 

"Ci vediamo lunedì?" 

"Sì." Aveva detto prima di abbracciarlo e continuare "Ti voglio un sacco di bene, ricordatelo sempre." JJ aveva stretto di più l'abbraccio "Anche io, papà." 
Stiles nemmeno si era accorto di essersi lasciato scappare qualche lacrima. Non sapeva perché faceva così male. Non era ancora entrato in calore, ma già l'odiava.  

Aveva scelto di portarlo lì la sera prima di quanto concordato. Voleva essere sicuro e più passava il tempo più non lo era. Da quando l'aveva lasciato andava sempre peggio. Sentiva una stretta allo stomaco e si sentiva irrequieto. Non sapeva nemmeno cosa era dovuto all'avvicinarsi del calore e cosa no. La casa era vuota e lui stava per scoppiare in lacrime senza saperne il motivo. Aveva sopportato troppo e ora, che era solo, si stava lasciando andare per tutte le volte che non aveva potuto farlo. 

Era crollato definitivamente quando alle dieci e mezza aveva ricevuto una chiamata.  
Derek. 
No, non poteva essere resistito così poco. In quel nano secondo in cui non aveva risposto, si era pentito di tutte le decisioni che aveva preso in quell'ultimo periodo. Aveva sbagliato tutto. Non doveva permettergli di entrare nella vita di suo figlio. Non doveva permettere che arrivassero fino a quel punto, eppure gli sembrava la soluzione giusta per JJ. 
Forse doveva rispondere senza farsi paranoie prima, perché alla fine non era successo nulla di tutto quello che aveva pensato. 

"Stiles... JJ non riesce a dormire, c'è qualcosa che posso fare?" 

Stiles sapeva bene cosa lo faceva rilassare talmente tanto da dormire. "Passamelo."  Non aveva detto nient'altro. "Ehi, cucciolo, che succede?" 

"Il letto è comodo, ma c'è un odore diverso. Questa non è casa e l'odore non è buono quanto il nostro." Se prima era sul punto di piangere, ora lo stava facendo senza nemmeno rendersene conto. "Lo so, mi dispiace tantissimo. Non volevo." 

"Non fa niente, non è colpa tua." 

Stiles aveva tirato su con il naso e aveva preso una pausa fino a che non gli era venuta un'idea. "Ehi, ti ricordi la canzone che ti cantavo sempre da piccolo quando eri triste? Che ne dici se la cantassimo assieme?" 

JJ aveva accettato e dopo poco avevano iniziato a cantare. Stiles si sentiva sempre peggio ad ogni parola. Come se qualcosa lo pugnalasse da dentro, come se gli mancasse un pezzo. Quello era sicuro che non fosse il calore. 

Where you can live in the love of the not common people 
Smiles from the heart of a family man 
Daddy's gonna buy you a dream to cling to 
Dad's gonna love you just as much as he can, as he can.** 

La voce di JJ aveva iniziato a diminuire all'inizio della terza strofa e Stiles sapeva che si stava addormentando. Ormai non stava nemmeno cercando di trattenere le lacrime. Derek aveva sfilato il telefono dalle mani di JJ senza fare rumore e aveva preso a parlare. "Si è addormentato." 

"Intuivo." Derek aveva capito che c'era già qualcosa che non andava, così aveva chiesto. "Stai bene?" Stiles non si aspettava quella domanda. "Devo andare." Aveva chiuso il telefono ed era scoppiato in lacrime. Era rimasto rannicchiato a singhiozzare per buona parte della notte, abbracciato al cuscino. La mattina dopo si era svegliato ancora peggio. Sembrava gli fosse passato un tir addosso, gli faceva male tutto e si sentiva terribilmente strano. Aveva provato ad alzarsi dal letto ma al primo capogiro aveva rimandato. In più faceva terribilmente caldo. Era quasi inverno, perché faceva così caldo? Doveva alzarsi e aprire le finestre. 

*** 

Si era assopito un attimo. Ne era sicuro, non di più. O almeno era quello che credeva. Invece era già buio. C'era qualcosa che non quadrava. Che giorno era? Doveva chiamare JJ non lo sentiva da quanto? Era un padre pessimo, nemmeno si ricordava quando l'aveva chiamato l'ultima volta. In più continuava a fare troppo caldo. Era sudato ovunque, per non parlare di quel senso di insoddisfazione perenne. Il problema era che non riusciva a fare nulla, si sentiva troppo debole. Aveva preso il telefono e aveva trovato una decina di messaggi di Derek. Non li aveva letti. Aveva direttamente chiamato. 

"Der..." 

"Papà! Dov'eri finito?" JJ. Perché aveva risposto lui? Stiles nemmeno riusciva a parlare, avrebbe scoperto tutto. 

"J... ero... ero in-in riunione." Aveva cercato di parlare il più piano possibile per non  dover prendere più fiato del previsto, ma non era servito. 

"Papà..." Aveva capito. L'aveva fatto troppo intelligente. 

E questo non gli aveva fatto terminare la chiamata.  
JJ era corso da Derek per ridargli il telefono e per aggiungere: "Papà sta male. Devi andare da lui, ti prego." La sua voce era agitata, sull'orlo delle lacrime. Derek l'aveva lasciato con Cora ed era uscito di corsa. 

*** 

Bussavano.  
Per le sue orecchie anche troppo forte, perché non smettevano? Uno non poteva essere libero di non essere in casa? Poi aveva capito, dopo aver sentito la voce di Derek chiamarlo. Perché era lì? JJ... 

"Stiles, apri!" 

"N-no..." Un colpo di tosse "V-vattene." 

"Non vado da nessuna parte. JJ ha detto che stai male." 

"N-non ti farò entrare. Sono in calore." 

"Si sente, Stiles. C'è un odore fortissimo." 

"Fa troppo caldo, n-non... respiro. Cosa devo fare?" 

"Ascolta, fatti un bagno non caldo e rilassati. Devi lasciarti andare e devi... devi toccarti." 

"Non... riesco. Sono troppo debole. Aiutami." Sapeva di supplica e non era lui a parlare. Non era lucido. Sperava solo che Derek non lo assecondasse. 

La natura di Derek stava lottando contro quella porta ed era grato che fosse chiusa. "Fidati di... di me. Deve provarci. Io non posso fare nulla. Fallo per JJ. Ha bisogno di te." 

"Vado." 

Derek aveva ampliato i sensi per capire se stava bene. Il battito di Stiles era accelerato e il suo respiro affannoso. Aveva sentito aprire l'acqua e il battito rallentare.  
Troppo.  
Tutto in un colpo. 
Non aveva aspettato ancora, aveva buttato giù la porta. L'aveva trovato svenuto vicino alla vasca.  
Non gli rispondeva.  
Non poteva lasciarlo. 
L'ultima cosa che Stiles aveva sentito era stata la voce di Derek. 

*** 

Bianco. 
Era tutto bianco intorno a lui. Era certo di non essere a casa sua e l'ago nel braccio ne era la conferma. Era molto confuso su ciò che era successo, non ricorda nemmeno cosa fosse successo davvero e cosa no. Ricordava alcune parole di Derek e per lui non avevano senso. Soprattutto perché ricordava un "Non puoi farmi questo di nuovo. Non lasciarmi, Paige." Un attimo, allora lo aveva portato Derek. 

Sì, ed era ancora seduto lì accanto addormentato. 

Voleva dire che l'aveva visto in quel modo. Che poteva benissimo essere stato usato mentre non era cosciente. No, non poteva essere possibile. Gli occhi avevano iniziato a riempirsi di lacrime ed era in quel momento che Derek si era svegliato. "Stiles..." Aveva detto prima di avanzare verso di lui. "Non ti avvicinare. Faccio pena."  

"Che stai dicendo?" 

"Mi hai... mi... in-" e Derek non gli aveva fatto finire la frase. "No, assolutamente no. non ti ho toccato. Non l'avrei mai fatto. Ti ho portato solo qui." 

Era definitivamente scoppiato in lacrime. Tutti quegli ormoni... li odiava. Derek si era avvicinato con cautela e l'aveva abbracciato. Stiles si era lasciato andare ancora di più in quell'abbraccio. In qualche modo si sentiva al sicuro e non sapeva nemmeno perché. Si sentiva protetto tra quelle braccia. 
Erano rimasti in quella posizione fino a che non aveva smesso di piangere. Poi era successo tutto in un nano secondo. Nemmeno sapeva cosa lo avesse spinto. Lo aveva baciato e Derek non si era tirato indietro. Per un attimo si era sentito completo. Si era dimenticato quanto fosse bello baciarlo. Erano passati due mesi da quando avevano scoperto tutto e Stiles non aveva più dato una possibilità a loro due né tantomeno gliel'avrebbe ridata in quel momento. Però quel bacio era stato uno delle cose migliori che gli era successa nell'ultimo periodo. 

Era stato dimesso il giorno dopo, quando tutti i valori si erano stabilizzati. Avevano tranquillizzato JJ e Derek lo stava riportando da lui nel momento in cui era arrivata la bastonata. "Derek, quello che è successo ieri, il bacio, non ha significato nulla." Aveva visto l'espressione ferita di Derek, ma non poteva rimetterci un'altra volta. Doveva proteggersi. "O-ok." E Derek non voleva fare passi falsi.  
Stiles sapeva che non c'era nulla di vero in quello che aveva detto, ma l'aveva fatto. Fortuna che rivedere JJ gli aveva fatto dimenticare ogni cattivo pensiero. Gli era mancato terribilmente. Anche se la tranquillità era durata davvero poco visto che, a casa, ad aspettarlo, c'era John.  
John a cui ancora non aveva detto di Derek e a cui non aveva nemmeno parlato dell'idea di sospendere i soppressori. Non voleva farlo preoccupare, ma ora era peggio. 

"Si può sapere cosa ti è venuto in mente?!" 

"Papà..." 

"No, Stiles... niente papà. Sei stato un incosciente. Hai per caso pensato a JJ?" 

"Sì, l'ho fatt-" 

"No. Non ci hai pensato. Sono stato chiamato da Derek che con tutto il rispetto è un estrano, per sentirmi dire che eri in ospedale perché avevi smesso di prendere i soppressori e io non ne sapevo nulla." 

"Non volevo far-" 

"E hai lasciato JJ con degli estranei piuttosto che dirlo a me." 

Stiles non ce l'aveva p fatta. Era stato interrotto tre volte e lui era appena uscito dall'ospedale ed era davvero stanco. Voleva solo stare tranquillo e riposare. 

"Non è un estraneo, è suo padre!" Forse aveva urlato troppo perché, alla fine di quella frase, aveva avuto un capogiro e si era lasciato andare sul divano. Era grato che Derek avesse portato JJ in camera e che non l'avesse lasciato assistere. 

"Che cosa?" 

Stiles di era passato le mani tra i capelli per poi appoggiarsi alla spalliera del divano e ripetere "È suo padre." 

"Io lo ammazzo." 

Ecco perché non avrebbe dovuto dirglielo. "Papà, non ora, c'è JJ." 

"Questo significa che mi dai il via libera per ucciderlo?" 

"No. Non ora che JJ ha ritrovato un padre. Si sta comportando bene e dopo un po' di attrito, JJ sta iniziando ad andarci d'accordo. Nel caso dovesse fargli del male ti do il permesso." 

John non aveva insistito troppo, perché Stiles non era ancora in forze, ma gli aveva detto che ne avrebbero riparlato e Stiles non aveva potuto fare a meno di annuire, sapeva che ne avrebbero dovuto parlare. Gli aveva chiesto se avesse bisogno di qualcosa e se voleva che rimanesse lì. In realtà credeva di potercela fare da solo ma sapeva che John non ne sarebbe stato convinto, così gli aveva chiesto se poteva andare a prendergli delle cose che gli avevano prescritto in ospedale e poi di restare lì la notte. John aveva accettato e gli aveva detto che sarebbe tornato in pochissimo. 

Derek era tornato in sala dicendo che JJ si era addormentato. 

"Quante possibilità ho di rimanere vivo?" Aveva chiesto di getto e Stiles aveva capito che aveva sentito tutto. 

"Abbastanza, se ti comporti bene. i graffi sulla porta mi fanno ben sperare." Stiles li aveva notati come era tornato e sapeva che erano di Derek, del giorno in qui lui era in calore e parlavano attraverso la porta. 

"Sono un alpha. Un omega in calore, specialmente se ho un legame particolare con l'omega, non mi lascia indifferente. Ma riesco ancora a controllarmi." 

"C'è una cosa che non capisco. Quando mi hai tirato fuori dal bagno, hai nominato una certa Paige." 

Stiles non aveva fatto nemmeno in tempo a fargli la domanda che Derek aveva cambiato espressione. Come se provasse solo dolore. "Devo andare." Ed era uscito di casa senza dare il tempo a Stiles di parlare. 

Ci doveva essere qualcosa che non andava e,  per lì, non ci aveva dato peso. Si era alzato dal divano ed era andato a sdraiarsi vicino a JJ. Era così che li aveva ritrovati John. 

*** 

Stiles era contento del fatto che John ci fosse passato, più o meno, sopra a quella notizia. Non gli avrebbe chiesto tanto, ma JJ sembrava riaver trovato una tranquillità e fargli uccidere il padre ritrovato, dal nonno, non era una buona idea. 
Erano passati tre mesi dalla scoperta e le cose sembravano star migliorando, specialmente per JJ. Stava con Derek senza problemi la maggior parte delle volte, qualche volta andava ancora in crisi, ma Stiles sapeva sempre cosa fare. 
Lui riiniziava a vivere senza soppressori e nonostante le prime difficoltà sembrava andare molto meglio. Aveva paura del prossimo calore ma finché era lontano preferiva non pensarci. L'unica cosa che ancora non era tornata alla normalità, era JJ che non aveva mai più toccato il piano. Stiles non l'aveva forzato, né ne avevano parlato. Aveva deciso che l'avrebbe lasciato in pace su quel punto, perché sapeva che, quando se la sarebbe sentita, avrebbe ripreso. 

Il fatto era che, tra tutte quelle cose, il natale era alle porte e Stiles ci aveva pensato parecchio. Erano sempre stati con suo padre a natale, ma ora Derek e Cora erano nella vita di JJ e non gli sembrava il caso di dividere JJ tra lui e loro proprio nelle festività. Così aveva deciso di chiedere a John per sapere se fosse d'accordo. Dopo l'iniziale "Non se ne parla. Scordatelo." e un "Anzi, meglio, invitali. Gli avveleno il polpettone.*" si era convinto a non fare nulla in presenza di JJ e ad ospitare anche Derek e Cora per natale. 

(15:43) Derek, ho pensato ad una cosa. SS 

(15:45) Cosa? DH 

(15:48) Fate parte della vita di JJ e tra poco è natale, pensavo potreste passarlo con noi e mio padre. SS 

(15:52) Ne sei sicuro? DH 

(15:53) Sì, ci ho pensato e mio padre ha accettato di non ucciderti. Sono sicuro che a JJ farebbe piacere non essere diviso in queste vacanze. SS 

(15:53) Ok, grazie per l'invito. DH 

La vigilia di natale era arrivata in fretta. Stiles nemmeno si ricordava l'ultima volta che si era sentito così agitato per una cena. JJ continuava a correre da una parte all'altra della casa e Stiles sapeva che se continuava così non sarebbe riuscito ad aspettare la mezzanotte. Si era calmato solo quando erano arrivati Derek e Cora. Anche se Derek era più simile a babbo natale con la busta che aveva in mano.  
La cena era stata per lo più un monologo di JJ e un interrogatorio di John a Derek. Stiles lo sapeva che era solo preoccupato e che lo faceva per quello, forse doveva organizzare un cena prima di natale, ma ormai era fatta e dopo il primo momento di tensione, la serata era andata al meglio. JJ era stato bene e si era divertito. Stiles aveva anche pensato che, a vederli da fuori, sembravano una famiglia felice. Avevano svegliato JJ alla mezzanotte, per aprire i regali.  
Sì, alla fine si era addormentato. 
Era ancora un po' frastornato quando aveva visto tutti i regali sotto l'albero. Stiles si era chiesto perché Derek avesse portato tutti quei regali, ma non l'aveva chiesto ad  alta voce. 

Era seduto in braccio a Stiles quando aveva chiesto rivolto a Derek "Perché sono otto i tuoi?" A volte era impressionante come i loro pensieri coincidessero. 

"Uno per ogni anno in cui non ci sono stato." La risposta di Derek era stata precisa e Stiles aveva sentito una stretta allo stomaco che non voleva saperne di andarsene. 

"Non li voglio tutti ora, me li darai uno ogni anno futuro. Così sono sicuro che ci sarai." E quello, per Stiles, era stato il colpo di grazia. Si era commosso. 

"Puoi aprirli tutti ora, non andrò da nessuna parte. Te lo prometto." 

JJ si era fidato e aveva iniziato a scartarli.  
Un vecchio sonaglio, un libro di favole, un carillon e un metronomo, erano cose di sua madre che erano passate a Derek e che lui stava regalando a JJ. Alcune cose, invece, erano nuove come una macchinina, degli spartiti nuovi nella speranza che riprendesse a suonare, un pentagramma per comporre lui la musica e una foto di loro tre assieme.  
L'unica che avevano.  
Ricorda il giorno in cui l'avevano fatta. Era il giorno in cui erano andati allo zoo assieme e in cui, per la prima volta, non sembravano divisi. JJ si era subito messo la foto sul comodino. Aprire tutti i regali, mettere la foto sul comodino, erano tutti segnali del fatto che stava iniziando a fidarsi di Derek e Stiles, quella sera, aveva assistito al loro primo abbraccio. Quando aveva finito di scartare si era avvicinato a lui e dicendo "Grazie p-Derek" l'aveva abbracciato per un secondo. Non era riuscito a chiamarlo papà, per quello, aveva ancora bisogno di tempo. 

*** 

Il nuovo anno era iniziato al meglio. Stiles sentiva che quello sarebbe stato l'anno di svolta e ci sperava davvero. 

Era febbraio e quel giorno toccava a Derek andare a prendere JJ e portarlo a casa. Il loro rapporto era migliorato a vista d'occhio e JJ sembrava anche essere più sicuro del suo essere alpha nonostante la crisi dovuta alla scoperta dell'abbandono. 

Il problema era che alla sua porta, quel giorno, non si era presentato Derek insieme a JJ, ma Cora. 

"Ehi, Derek?" aveva chiesto mentre salutava JJ.  

"Non sta bene." 

"Strano, non mi ha scritto nulla." 

"Perché non te lo direbbe mai. Ha paura che tu pensi che se ne voglia fregare, ma non è così. È davvero una brutta giornata per lui. Quindi, ti prego, non farglielo pesare." 

Stiles, a quelle parole, si stava davvero preoccupando. A lui non faceva differenza se per una volta era andata Cora a prenderlo. Aveva creato più paura di quanto pensasse e forse voleva anche significare che ci teneva davvero. Era una dimostrazione del fatto che qualcosa era cambiato. JJ aveva chiesto a Stiles se potevano chiamarlo e ci avevano provato ma non aveva risposto. Stiles gli aveva detto di non preoccuparsi che li avrebbe richiamati non appena sarebbe stato meglio.  

Alla fine Derek si era presentato a casa, qualche giorno dopo, mentre JJ era a scuola e gli aveva parlato di quello che era successo. Stiles non sapeva cosa dovesse dirgli e quando aveva iniziato aveva capito che non era una cosa semplice.  

"Quando hai scoperto chi ero, hai detto che il mio odore era cambiato e che per quello non mi avevi riconosciuto fin da subito. Ho avuto una trasfusione di sangue. Laura, mia sorella più grande, mi ha donato il suo." Derek aveva preso una pausa e a Stiles iniziavano a tornare le cose. 

"Perché?" 

"C'è stato un incidente. Cinque anni fa. Ero ancora il pallone gonfiato del liceo e ci eravamo ubriacati quella sera. Eravamo solo io e Paige su quella macchina. Sai, pensi sempre di essere invincibile da giovane ma poi ti accorgi che non è così. Quando sono morti i miei, bevevo quasi ogni sera per non sentire il dolore e tra gli sbagli che ho commesso c'è anche quello di avervi allontanati. Sono andato avanti così fino a quella notte. Paige aveva detto che si sentiva bene, che avrebbe guidato lei e l'ho lasciata fare. Ho ancora ricordi confusi dell'incidente. Ricordo che... Che abbiamo sbandato e che ci s-siamo messi a ridere perché... Non so perché. So solo che ho visto un furgone arrivarci nella f-fiancata... Io... L'ho v-vista morire. Ero cosciente, lo sono stato per un po' prima di svenire e... E l'ho vista... c-chiudere gli occhi per sempre."  

Derek non era più riuscito a trattenere le lacrime. I ricordi erano ancora fissi nella sua mente. Andava ancora in terapia e l'anniversario era ancora troppo vicino. Stiles gli aveva stretto una mano facendogli delle piccole carezze con il pollice. Non aveva detto nulla, aveva aspettato che fosse Derek a riprendere quando fosse stato pronto.  

"Non ho più bevuto un goccio. Ho iniziato a dare peso alle cose, sono cambiato o almeno ciò ho provato. Non siamo invincibili e bisogna dare peso a ciò che facciamo. La vita è questa e bisogna godersela. Io ho promesso che l'avrei fatto, per tutto quello che Paige non potrà fare. Bisogna godersi i momenti belli perché non sempre ci sono, perché ci sono cose che fanno soffrire, soffrire parecchio ma ci si può rialzare. Più forti di prima o con più cervello. Quando cresci e capisci di non essere invincibile è già troppo tardi." 

Non ricorda di averlo mai visto così. Otto anni prima era davvero uno stronzo egocentrico eppure, quello che aveva ora davanti, non sembrava affatto la stessa persona. Si dice che con gli anni si cresca, si cambi, ma alcuni non cambiano mai, alcuni non maturano mai, eppure il Derek che Stiles aveva davanti era cambiato. Forse più profondamente di quanto si aspettasse e gli dispiaceva che era successo con un evento così brutto. Preferiva fosse cambiato per altri motivi, preferiva che si fosse preso le sue responsabilità otto anni prima e che avesse dato più peso a quello che diceva o quello che faceva, ma ci si può avvicinare al perdono se qualcuno fa di tutto per cambiare. E Stiles ne aveva le prove ogni giorno da cinque mesi a quella parte. Lo vedeva nei gesti di Derek, nella premura che aveva nei confronti di JJ, nel non tirarsi indietro mai, anche quando Stiles gli gridava contro per rinfacciargli cose che non sapeva, perché lui, in quegli anni, non c'era stato. Lo aveva visto nella sua agitazione quando JJ aveva avuto la febbre a casa sua e lui non aveva la minima idea sul da farsi. Ma nell'ultimo mese le cose erano decisamente andate meglio. Derek stava imparando cosa significasse essere padre e JJ aveva imparato a non odiarlo, per lo meno il Derek di adesso. E questo li aveva portati, sempre più spesso, a passare del tempo tutti e tre assieme.  

"Lo so che sei cambiato. L'avevo capito dal primo giorno che ci siamo incontrati. Forse è anche per quello che non ho capito fossi tu. Sei troppo diverso dal Derek di prima, sei più vicino al Derek bambino. La prima volta che Cora ha visto JJ, mi ha detto che eri un idiota perché era identico a te da piccolo. A volte ha anche atteggiamenti che sono i tuoi e li aveva anche prima di conoscerti. Tipo lo stesso giochetto di sopracciglia. Sono contento che tu sia cambiato, ma mi dispiace per il motivo per cui l'hai fatto. Nessuno si merita una cosa del genere.Stiles non sapeva cosa dirgli non voleva dire qualcosa che lo ferisse su quella storia. Era stato Derek a parlare poco dopo. "Stiles, c'è una cosa a cui ho pensato e volevo parlartene. Vorrei riconoscere JJ." 

Quello, Stiles, non se lo aspettava proprio. Non voleva mettere in discussione le sue scelte ma di quello doveva esserne più che certo, non poteva tornare indietro. "Facciamo che ci pensi bene e quando ne sei sicuro, al cento per cento, ne riparliamo."  

"Ne sono sicuro." 

"No, Derek. Ora non sei lucido. Il riconoscerlo, comporta un sacco di cose e voglio che tu ne sia convinto." 

Non ne avevano più parlato e Derek aveva promesso che ci avrebbe pensato attentamente.  

 

Era passato un altro mese da quel giorno, quando Derek aveva bussato alla porta. Né Stiles né JJ lo aspettavano. "Der, che ci fai qui?"  

"Io... Vi ho portato una cosa." Aveva in mano due regali. 

Stiles era perplesso. Non c'era nessuna ricorrenza, perché i regali? "Uno è per te" Aveva detto passando una scatola a JJ "e uno è per te." Quella di Stiles era una busta con su un fiocchetto rosso 

"Ci siamo dimenticati qualcosa?" aveva chiesto Stiles 

"Voi no, ma io sì. Per troppo tempo e voglio rimediare a tutti gli effetti. Fino in fondo." Stiles, dopo quelle parole, non aveva resistito. Aveva aperto la busta e quello che c'era dentro l'aveva spiazzato. Significava che Derek aveva preso una decisione. Erano i documenti per riconoscere JJ già firmati da Derek, mancava solo il consenso di Stiles e di JJ per mandarli avanti. 

Derek si era abbassato all'altezza di JJ prima di iniziare a parlare.  

"Vorrei riconoscerti legalmente come mio figlio, se tu lo vorrai." 

JJ l'aveva guardato confuso. "Che significa?" 

"Significa che voglio renderlo ufficiale. Che potrai portare il mio cognome e che, così, nessuno potrà dividerci. Perché sei mio figlio e non ti abbandonerò mai più." JJ non aveva parlato ma aveva aperto la scatola guardando cosa c'era dentro. 

Un braccialetto con tutte le loro iniziali. 

SS. JJ. DH. 

L'aveva indossato continuando a non dire nulla. Derek l'aveva guardato attentamente per poi dire "Che ne pensi?" 

"Penso che mi piace. E se mi garantisce che resterai allora va bene." 

"Resterei anche senza riconoscerti. Resterei comunque." 

Stiles, che era rimasto in silenzio per tutto il tempo, ora si ritrovava con gli occhi lucidi senza saper cosa dire. 

Solo nel momento in cui erano rimasti soli aveva detto qualcosa. 

"Penso che tu stia facendo un ottimo lavoro con lui. Se sei convinto, a me fa piacere che tu lo riconosca." 

"Ci sto provando. Ho sbattuto la testa parecchie volte in questi sei mesi, ma ogni volta ci ho riprovato e voglio essere parte della sua vita." 

Stiles non sapeva cosa lo avesse spinto a fare quello che aveva fatto. L'aveva fatto d'istinto per tutte le volte in cui si era trattenuto. Era come se ogni volta che erano vicini si sentisse completo e non capiva come fosse possibile visto quanto l'aveva fatto soffrire. Sentiva un senso di protezione che non aveva mai sentito con nessun altro.  

L'aveva baciato.  
Senza pensarci.  
Odiava quelle cose da Alpha e Omega. Quelle sensazioni che ti spingevano verso l'altro senza riuscire ad opporti. 

"Anche... n-nella tua, se vorrai." L'aveva detto sotto voce e Stiles lo aveva baciato di nuovo in segno di risposta. 
La cosa migliore era arrivata quado JJ li aveva chiamati. "Papà, venite?" 
Stiles sapeva che quel papà era rivolto ad entrambi e che era stato il primo rivolto a Derek.  
Quando l'avevano raggiunto, l'avevano trovato seduto al piano con lo spartito già aperto su una canzone. La loro. Quella che cantavano sempre. 

Si erano seduti tutti e due accanto a JJ mentre lo ascoltavano suonare. Quello, quasi sicuramente, sarebbe stato un nuovo inizio. 

 

 

Alcune delle lezioni migliori si imparano dagli errori passati.
L’errore del passato è la saggezza del futuro.
(Dale Turner)











*reincarnazione di Cinzia N Spurce nello sceriffo. Era doveroso, il polpettone è suo.
** Rivisitazione della canzone Love of the common people. Canzone che da spunto al titolo.


Note: Non so esattamente da dove iniziare. So che la parte del calore potrebbe sembrare un po' confusionaria ma, in realtà, spero di esserlo stata perché era l'idea che volevo dare. Ho riletto e spero di non aver perso troppi errori.
Devo ringraziarvi tutti tantissimo perchè siete tantissimi ad aver letto, recensito e messo in una categoria di efp. Non pensavo. Quindi vi ringrazio davvero di cuore e ora mi metterò a rispondere a tutte le vostre fantastiche recensioni, perché sono ritardataria.
Un grazie particolare a Cinzia e Pampu per aver supportato la stesura di questa cosuccia e per essere rimaste fedelmente a capo del team Stiles e JJ e del team Derek e che, nonostante le guerre che si sono fatte, in qualcosa le ho messe d'accordo. Che poi era patta. Io e Cinzia da una parte e Pampu e Nathara dall'altra.
Ringrazio ancora tutti e spero di non aver deluso le vostre aspettative.
Alla prossima!

   
 
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