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Autore: jaj984    24/06/2009    2 recensioni
Prima Au! Forse un po' OCC! La mia mente lavora e io scrivo! Se devo dire la verità questa storia mi piace molto e sto abbastanza avanti ma ho deciso di pubblicarla per avere un idea di quello che ne pensavate.
Dal X capitolo:
Nessuno dei due in quel momento ha avuto il coraggio di dire altro. Siamo rimasti sconvolti perché il padre di Ryo ci ha parlato con una luce particolare negli occhi che non ti dà il coraggio di distruggere i suoi sogni.
Credo che lui sappia che non stiamo realmente insieme ma spera che un giorno ….
Guardo l’orologio e cavolo è tardissimo.
Genere: Sportivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Sono ancora nel letto, con gli occhi chiusi e la sveglia suona imperterrita ma non ho voglia di alzarmi, anzi mi rigiro e tento di riaddormentarmi, ignorando quella tortura.  Oggi è il mio giorno libero e voglio dormire.
Come non detto, ora ci si mette anche il cell. Perché non lo chiudo mai la notte? Ah già perché se quei deficienti dei miei amici si ubriacano troppo, parlo soprattutto di Ryo,e puntualmente li devo andare a prendere al locale e portarli da me a sbollire la sbornia.
Con gli occhi ancora chiusi, tento di spegnere quella tortura che la gente si ostina a chiamare sveglia, soppesando l’idea di lanciare anche questa per l’aria e così distruggendo la quarta in questo mese.
Scampato pericolo! Riesco a rintracciare la sveglia e a spegnerla. Riesco anche a trovare il cellulare, che nel frattempo ha smesso di suonare ma solo per pochi secondi, purtroppo.
Ho il cuscino sulla testa per non ascoltare quell’orribile suoneria, che mi hanno messo i miei amici.
Ho capito! Rispondo! Basta che la smettete di rompere, perché VOGLIO DORMIRE.
Sempre tastando riesco a prendere il cell e rispondo rimanendo con la testa sotto il cuscino.

- Pronto, chi è che rompe?
- Buongiorno! Siamo di ottimo umore questa mattina!?
- Ryo, che cazzo vuoi a quest’ora?!
- Sono qui fuori, mi vieni ad aprire!
- Bussa che ci pensa Miki, io non ho intenzione di alzarmi. VOGLIO DORMIRE!
- Miki, non c’è, è a lavoro.
- Allora fottiti! Io non mi alzo manco morta.
- A mali estremi, estremi rimedi! Poi non ti lamentare che entro in casa senza il tuo permesso.
- Tanto non sai, dove sta la chiave di riserva. Quindi, io ora torno a dormire.
- Non mi serve! Ho le mie chiavi personali.  Miki mi ha fatto una copia per casi di emergenza come questi.


Quando sento quella parola, butto il tel per l’aria e corro alla porta a mettere una sedia vicino alla maniglia, senza far rumore. Poi corro in camera mia, chiudendomi a chiave, mi butto sul letto sotto le coperte e riprendo a dormire. Purtroppo per me, però, Ryo riesce ad aprire lo stesso la porta, sento la sedia che cade per terra, ma sono sicura che non verrà a rompere in camera mia, l’ho chiusa a chiave e così finalmente potrò dormire.
Lo sento armeggiare e imprecare vicino alla porta, poi desiste e se ne va e inizio a sprofondare nel mondo dei sogni.
All’improvviso sento freddo apro un occhio e vedo Ryo che sorride soddisfatto, con le mie coperte in mano.
Merda! Mi sono scordata di chiudere la porta di comunicazione tra la stanza mia e di Miki, ma non gliela do vinta. Gli strappo le coperte da mano, mi ricopro ritornando a sognare e lui mi scopre un’altra volta.


- Mi lasci in pace? VOGLIO DORMIRE!
- Se ti alzi, ti lascio in pace.
- NO, VOGLIO DORMIRE.
- Va bene! Come vuoi tu, poi non ti lamentare.

All’improvviso sento Ryo prendermi in braccio ed io inizio a dimenarmi.

- TI PREGO RYO, LASCIAMI STARE, VOGLIO DORMIRE.
- Non puoi dormire! Ti sei scordata che oggi hai l’audizione?
- NON VOGLIO ANDARCI, tanto non mi prenderanno mai.
- E che vuoi fare, arrenderti? Vuoi tornare a casa e sposarti con quel pappamolla?
- Anche se fosse così?
- Io non te lo permetterò!
- Chi sei tu, per decidere cosa permettermi o cosa no?
- Sono una persona che ti conosce da tre anni quasi, che ti ha visto ballare nonostante tu fossi distrutta, con i piedi rotti a sangue, alle quattro di mattina e il giorno dopo ti saresti dovuta alzare alle sette, per andare a lavorare.
- E lo rifarei ancora, solo che non vi va di fare un’altra figura di merda. Tanto già lo so che non mi prenderanno neanche questa volta.
- Dì, la verità è perché muori dalla voglia di diventare la signora Saeba?
- Scemo! Non dire scemenze!
- Guarda, che la mia proposta è sempre valida! Però, non sapevo che avessi tutta questa voglia di diventare mia moglie!
- Idiota! Io non voglio diventare tua moglie! Che ti sei messo in testa? Lasciami andare!
- Se non vuoi diventare mia moglie, allora vai a fare quell’audizione.
- Va bene! Però, lasciami andare!
- Eccola accontentata, signorina.

Mi fa scendere nella doccia, non ho neanche il tempo di realizzare dove sono che apre l’acqua gelata.

- Stronzo! È gelata!
- Sai che sei proprio carina così combinata!
- Idiota, non guardarmi almeno.
- E perché poi? Non ho visto niente che già non conosco. E poi non c’è niente da vedere, sei piatta come una tavola da surf.
- Ti odio! Non ti sopporto! Sei un cafone!
- Non è vero, lo dici solo perché non vuoi ammettere che segretamente mi ami.
- Stronzo, esci subito da qui.


Sono arrabbiata nera, gli lancio il sapone dietro e lui finalmente esce dal bagno.
Quando esco dalla doccia, in accappatoio, trovo Ryo ad aspettarmi con un bicchiere di caffè del bar di Miki.
Il mio preferito, il caffè di Miki è il più buono del mondo, lo bevo e mi sento già meglio.


- Scusa per prima, è solo …
- È solo che la mattina prima di un buon caffè, sei intrattabile. Lo so! Ti ripeto che ti conosco da tre anni ormai, quindi, so come sei fatta!
- Mmm che buon odore.  Hai deciso di cucinarmi la colazione oggi?
- Sì, oggi devi mangiare bene, devi far vedere a loro che sei bravissima.
-Esagerato! Hai cucinato per un reggimento e poi ti ricordo che non mi hanno preso per due volte consecutive, come pretendi che mi prendano questa volta?  E poi se mangio tutto quello che mi hai preparato, al provino avrò almeno 10 kg in più. Io per oggi passo non ho fame.
- No, tu per oggi non passi, ti siedi e mangi.
- No, non ce la faccio. Mi basta il caffè, ho lo stomaco chiuso, se mangio solo un boccone, vomito.
- Va bene, allora dopo il provino passiamo da Miki e mangi. Non voglio storie. Ora sei nervosa e tesa, ma dopo vedrai che la fame ti verrà. Dai vatti a preparare, non costringermi a vestirti, che non so se nel caso riusciresti ad arrivare in orario all’audizione.
-Si è meglio che vada o tu mi farai indossare qualche completino che metto la sera per ballare, di quelli che ti piacciono tanto indosso alle mie amiche. Oggi si ritorna alla sobrietà, body nero, calzamaglia rosa e gonnellino nero.
- Vai a un funerale per caso?
- Scemo! È la divisa che indossano le ballerine in classe.
- E i ballerini?
- Calzamaglia e maglietta.
- Oddio no! È da froci un abbigliamento così!
- È da ballerini ed è molto eccitante, visto che non lascia nulla all’immaginazione.
- Poi dici che sono io il pervertito, vero?
- Che devo dire? Mi avete contagiato tu e Mick! Chi va con lo zoppo, impara a zoppicare.
- Già … cavolo è tardissimo, datti una mossa o saremo in ritardo sul serio.
- Vado, ma non entrare in camera o te ne pentirai.
- Non ci pensavo fino ad ora, ma se la metti così …
- Scemo!


Gli lancio dietro il canovaccio e corro in camera a prepararmi.
Preparo la borsa con le cose di danza e mi vesto velocemente, in tenuta sportiva.
Si può dire che è la prima volta che mi vede così.
Normalmente anche dopo e durante la lezione con i ragazzi del centro sociale, sono vestita semi sportiva.
Di solito indosso dei jeans o un vecchio pantalone, che mi va largo, e una magliettina.
Ma è la prima volta che, Ryo mi vede con il pantajazz, magliettina e maglia con cappuccio.
Di sicuro comincerà a prendermi in giro, dirà che sono un maschiaccio e litigheremo.  Spero che accada tutto ciò, ho bisogno di distrarmi, ho una morsa allo stomaco che non mi fa respirare, sono agitatissima e mi cadano tremila volte le forcine da mano e non riesco a fare uno chignon decente.
Avrò imprecato tremila volte, da quando sono davanti a questo specchio, però, finalmente ci sono riuscita.
Esco e mi affaccio in cucina e trovo Ryo che ha lavato i piatti, le pentole e li sta mettendo a scolare.
Lo chiamo e si volta, per un attimo stenta a riconoscermi e mi chiede che fine abbia fatto Kaori, io rido e gli sono grata, per aver fatto come sempre lo scemo.
Mi si avvicina, prende la borsa dalle mie mani e andiamo.
Ci avviamo all’American Ballet School a bordo della sua mini rossa.
Adoro questa macchina, è la nostra compagna di avventure, di serate con gli amici a bere o serate in cui ero triste. In quelle particolari sere, lui, mollava tutti e tutte e mi portava in una zona lontano da occhi indiscreti, il tutto per farmi parlare, sfogare e se era il caso … piangere. 
Nessuna delle sue tante “fidanzate” ha mai avuto l’onore di salire su questa macchina. Le uniche donne  che hanno potuto mettere un piede a bordo siamo state: io, Miki e Kazue.
Lui non ha mai voluto che una “pupa”, toccasse il suo gioellino.
Questo solo a parole, però, perché io su questa macchina, ci ho passato le più belle serate in questa città.
Anche quando non c’era posto, lui mi faceva salire e mettermi sul sedile anteriore accanto a lui.
Sa che soffro l’auto e che dietro, se stiamo stretti, soffro.
È adorabile quando fa così, sembra quasi una persona perbene.
No, dai scherzo, però, non riesco a spiegarmi ancora il motivo, per cui non vuole far salire le altre.
Secondo lui le donne con i loro trucchi, le unghie troppo lunghe e il loro profumo, rovinano l’ambiente interno, però con me non dice nulla.
A Miki la fa salire poche volte e quelle volte le fa tre mila raccomandazioni. Per quanto riguarda Kazue, invece, non vorrebbe proprio farla salire in macchina, dice che si mette quintali di profumo che impuzzolentiscono l’auto, eppure ha il mio stesso profumo.
Nonostante le sue lamentele, però, da quando lei sta con Mick, Ryo è costretto a farla salire.
Povera Kazue, è costretta a stare ferma, immobile e a non sfiorare nemmeno la tappezzeria dell’auto o Ryo comincia a sbraitare, invece a me permette tutto.
Mi sono addormentata molte volte sul sedile posteriore, di questa splendida auto, e lui non ha mai detto nulla.
Poi mi ricordo una volta, all’uscita di un locale, una sera come tante passate con gli amici, l’ennesima sera dove, i ragazzi, ci avevano provato un po’ troppo e gli avevo dato buca.
Mi ricordo come se fosse ieri, quella sera è rimasta vivida nei miei ricordi.
C’era un tipo un po’ troppo ubriaco, che aveva tentato un brutto approccio. Si era avvicinato a me e aveva tentato di rimorchiarmi, vedendo che non aveva successo, passo alle maniere forti. Mi spinse contro il muro e tentò di baciarmi, io lo spinsi via e scappai. Scappando, inciampai in una bottiglia rotta e mi feci male.
Niente di grave! Era solo un piccolo taglietto, vicino alla gamba, che però perdeva sangue.
Beh! Quella sera lui volle accompagnarmi dal suo vecchio: Yoichi Saeba, primario del policlinico, per questo detto da noi “DOC”.  Il signor Saeba è un vecchietto simpatico, che ha amato molto la madre di Ryo e alla sua morte l’ha cresciuto come se fosse suo figlio naturale. Mi adora e ogni volta che vado da lui, mi tratta come una figlia e mi fa stare a mio agio.
Comunque dicevo? Ah! Sì! Quella volta che mi feci male, nonostante perdessi sangue e Mick si fosse offerto di accompagnarmi all’ospedale con la sua auto, Ryo decise di accompagnarmi con la mini, a casa del padre.
Visibilmente preoccupato e in ansia, mollò i nostri amici e mi fece salire a forza in auto. Anzi per essere precisi, mi sollevò in braccio, mi fece entrare in auto e mentre io tamponavo la ferita con un fazzolettino di carta, mi mise la cintura di sicurezza. Non riuscendo, però, a fermare il sangue, il sediolino e la moquette, per mia sfortuna, si sporcarono di sangue. Erano macchioline quasi invisibili, ma io sapevo bene che se Ryo le avesse scoperte, sarebbe arrivata la mia fine. Invece, lui si accorse che perdevo sangue e si strappò un lembo della sua camicia preferita per medicarmi. Vedendo che il sangue non si fermava, sbianco, e si mise a guidare più veloce che poteva, verso casa del padre, poiché non si fidava di nessun medico che non fosse il padre. Anzi se fosse stato per lui, non dovrei neanche andare al ginecologo del consultorio, dovrei farmi visitare dal primario di ginecologia, amico del padre.
Tra poco non mi farà neanche più respirare, però, se ripenso al gesto della camicia, non posso far altro che sorridere.
Sorrido, perché, lui quando indossa quella camicia, significa che quella sera non vuole fare conquiste e che le donne sono pregate di non avvicinarsi. Altrimenti se gli macchiano quella camicia è finita! Apriti cielo,lui diventa una belva e tutti spaventati si dileguano, solo io lo capisco e gli sto vicino, anzi per dirla tutta solo io posso stargli vicino.
Quella camicia è la sua preferita, perché era l’ultimo regalo che gli fece sua madre, prima che morisse. Fu investita, mentre attraversava sulle strisce pedonali, quattro anni fa, da un ubriaco alla guida di un camion.
Mi sono chiesta molte volte il motivo, per cui solo io posso stargli vicino, quando la indossa, senza riuscire a trovare una risposta sensata. Alla fine, però, dopo vari ragionamenti, sono arrivata alla conclusione che io sono l’unica ragazza che frequenta che non si trucca, se non per lavoro. Infatti, quando sono al di fuori del palcoscenico, non porto rossetti, fondotinta nulla di tutto ciò. Mi danno fastidio tutte quelle cose in faccia.
Quando quella sera, strappò un lembo di quella camicia, mi sentii morire, come se avesse strappato un pezzo della mia pelle.
Come se io avessi rotto, quel peluche che mi regalarono i miei per Natale, prima che tutta la nostra serenità, svanisse in una bolla d’aria; mi ricordo che feci storie, dicendo che non ero più una bambina e che ero cresciuta per i peluche. Se potessi tornare indietro, ora, non mi lamenterei più e resterei bambina per tutto tempo che avessero voluto i miei. Il tutto pur di averli un giorno in più con me.
Lui si accorse di questo stato d’animo e mi disse di tirarmi su, che infondo, era solo una camicia e che non era la fine del mondo. Anche se era un regalo di sua madre, quest’ultima sarebbe stata felice, di sapere che era servito per tamponare la ferita di una persona importante per lui.
Purtroppo però, il taglio era più profondo del previsto e la fasciatura non era sufficiente a tamponare il sangue. In quel momento pensai che fosse giunta la mia fine. Non per la ferita ma perché avevo paura che Ryo mi uccidesse, invece, non mi fece nulla e l’indomani, mandò la macchina a pulire.
Quella sera non si staccò un solo secondo da me, finché non mi ripresi appieno.
Mi fece dormire a casa del padre e mi vietò di muovermi fino a contrordine.
Mi portò nella sua camera di quand’era adolescente, e si staccò da me solo, per impellenti necessita.
Il suo cell in quei giorni era spento, non esistevano le altre donne, gli amici, c’ero solo io ed ero coccolata e viziata dai due uomini più importanti che avevo in città. Il mio migliore amico e suo padre, che in questi anni era diventato, un po’anche mio padre.
In quel periodo, la nostra amicizia divenne ancora più profonda, mi parlò della madre, dei suoi studi di medicina, di quanto adorasse il padre e di come gli piacerebbe diventare come lui. Mi parlò della sua passione per la musica che aveva fin da bambino e della passione ereditata dal padre, collezionare armi da fuoco antiche. In oltre, mi disse che ero stata l’unica donna, che lui aveva portato in casa.
Io non ci avevo mai fatto caso, perché per me era normale, molte volte di ritorno dal centro sociale passavo per casa di Ryo e mi fermavo a prendere un the con il padre.
Ryo non mi aveva mai detto nulla e anzi molte volte mi chiamava e mi chiedeva di andare a trovare il padre. Quando arrivavo trovavo il padre che mi aspettava con un buon the al gelsomino, il mio preferito, e mi diceva che Ryo sarebbe passato più tardi a prendermi. Mi ha sempre riempito di complimenti, dicendo che ero una brava ragazza e che Ryo si era scelto una fidanzata proprio carina. Ho provato un centinaio di volte a farlo persuadere da questa idea, ma non c’è stato nulla da fare, per lui sono e rimarrò la fidanzata del mio migliore amico.
Anzi più di una volta aveva fatto delle battutine a Ryo, dicendo che se non si dava una mossa, ci avrebbe provato lui.
Davanti a quell’affermazione Ryo sorrise e disse di stare tranquillo e che un giorno avrebbe incontrato una bella vecchietta che gli avrebbe rubato il cuore, ma io per il momento ero fuori discussione.
E fu in quel momento che sparò la bomba.
Disse al padre, che pur di non farmi andar via, mi avrebbe sposato anche domani, in oltre, aggiunse che se l’audizione fosse andata male mi avrebbe sposata, così sarei rimasta per sempre con loro.
Io la presi come uno scherzo e accettai. In seguito, capii che non era per nulla uno scherzo.
E da quel momento tento di non pensare a quella promessa, anche perché non voglio che debba mantenerla.
Non voglio che mi debba sposare per una promessa.
Desidero che lui si sposi con una ragazza che ami sul serio e non con la sua migliore amica, per una stupida promessa.
Persa come sono nei ricordi, non mi accorgo che Ryo mi sta chiamando, finché non mi ridesto dai miei pensieri.


- Ehi! Ci sei?
- Ah! Sì, scusa, ero sovrappensiero.
- Non pensare al provino! Stai calma andrà benissimo, questa volta ti prenderanno di sicuro.
- Non pensavo a quello, comunque come fai a sapere che mi prenderanno?
- Semplice, perché se non lo fanno sono dei pazzi  e io con i pazzi ci vado a nozze. Vedrai che nel caso, saprò, essere molto convincente ed entrerai nella scuola.
- Che c’è? Hai paura di dover mantenere la tua promessa??  Eh? Ahahaha! Tranquillo se non entro, non mi dovrai sposare, me ne torno da Maki per un po’ e poi con due moine lo convinco a farmi frequentare l’uni qui, almeno così non vi perderò.
- Non credo che Maki ti rimandi qui!
- Bhe! Dovrà farlo, sono maggiorenne ormai e se voglio stare a New York non può dirmi niente. Per il matrimonio con Ronnie, sarà complicato rimandarlo ma ce la farò.
- E perché vuoi rimandarlo? Perché vuoi comunque sposarti con quel bellimbusto?
- Ho fatto una promessa e le mantengo sempre.
- Non devi farlo, se non l’ami, non devi sposarti con lui.
- Ryo io a Ronnie gli voglio bene, stiamo insieme dai tempi della scuola, siamo cresciuti assieme. È naturale pensare al matrimonio con lui.
- Io non voglio che ti sposi con lui.
- E con chi mi dovrei sposare con te? Dai non essere ridicolo, comunque vada io un giorno mi sposerò e quell’uomo sarà … Ryo … ma che cazzo fai?


All’improvviso vedo Ryo perdere il controllo dell’auto e schivare un pedone appena in tempo prima che lo buttasse sotto, è strano non l’hai mai fatto.
   
 
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