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Autore: PrincessintheNorth    17/12/2017    1 recensioni
Prequel di "Family"!
Nel regno del Nord, una principessa e Cavaliere dei Draghi, Katherine, farà conoscenza di Murtagh, il Cavaliere Rosso che si è autoimposto l'esilio ...
In Family abbiamo visto il compimento della loro storia e il loro lieto fine: ma cos'è successo prima?
"-Principessa, per l’amor del cielo … - prese a implorarmi Grasvard. – Spostatevi da lì … non vi rendete conto di chi è?
-È Murtagh figlio di Morzan, ex Cavaliere del Re Nero, erede del ducato di Dras-Leona. – ringhiai. – So benissimo chi è. So anche che è un essere umano come me e come te, a meno che tu non sia un elfo sotto mentite spoglie. È un essere umano ed è vivo per miracolo. Quindi, dato che come me e come te è carne e sangue, gli presteremo le cure che necessita. Sono stata chiara abbastanza?"
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Castigo, Eragon, Murtagh, Nuovo Personaggio, Un po' tutti | Coppie: Selena/Morzan
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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KATHERINE
 
 
 
Quando mi svegliai, il giorno dopo, non ero nel mio letto.
Inizialmente, pensai di non essermi davvero svegliata, ma dovetti realizzare che era tutto reale.
Che diavolo ci facevo nelle prigioni?!
- Tata …
- April … va tutto bene, tesoro, non ti preoccupare … dov’è Annie?
- Non lo so …
Presi la mia piccola tra le braccia, cercando di riscaldarla quanto potevo.
Inutili furono le mie proteste per uscire. Le guardie risero e basta, per poi ricoprirmi d’insulti.
Come non valsero le proteste, non sortirono effetto alcuno nemmeno le minacce.
- Dov’è mia nipote?! – urlai dopo tre ore di sfinimento.
- Sta zitta, troia!
- DOV’E’ ANNABETH?!
- Guardala, Jeff, è isterica …
Invece di rispondermi, si facevano beffe di me.
In un modo persino peggiore di Grasvard e Murtagh, prima del ghiacciaio.
- Dovete dirmi dov’è Annabeth, è solo una bambina, lasciatela stare … vi pagherò, tutto quello che volete, la mia famiglia è molto abbiente …
- Non ci interessano i soldi del tuo paparino, troietta. – fece uno, avvicinandosi alle sbarre con fare ironico.
- È sufficiente, signori.
Sentire quella voce, se possibile, mi distrusse ancora di più. Nemmeno degli amici ci si poteva fidare, dunque. 
- Liberatela, dopotutto è una Principessa.
- Signor Black … mi dica dov’è Annabeth …
- Sua Altezza riposa nella sua stanza.
Prese le chiavi dal soldato e aprì la porta della cella, così presi April in braccio e lo seguii.
Mi ricondusse nelle mie stanze, dove c’era anche Annie.
Nel vederla, non riuscii a trattenere le lacrime.
- Annabeth!
- Tata …
- Va tutto bene, tesoro mio. Come stai?
- Bene, tia Katie …
- Perfetto, cucciola mia … hai avuto paura?
- Tanta …
- Adesso è tutto finito, amore …
- Vi interesserà sapere, Altezza, che non siete più al comando di questa tenuta. – fece Black con un sorrisino cattivo. – Siete stata rinchiusa e abbiamo ristabilito l’ordine.
- Come avete osato, vi farò bruciare vivi!
- Io non credo. Vedete, Altezza, c’è un motivo se Annabeth non era con voi. Uno dei nostri maghi migliori ha praticato su di lei un incantesimo: se parlerete, o cercherete di ribellarvi, il suo piccolo cuoricino smetterà di battere.
Guardai la piccolina tra le mie braccia, con i grandi occhi verdi spalancati e un sorriso felice sulle labbra, completamente ignara che la sua vita fosse appesa a un filo.
- Tata … - sorrise tutta contenta, raggomitolandosi tra le mie braccia e iniziando a dormire.
- Per favore … è solo una bambina …
- E ci da un potere immenso su di voi. – ridacchiò, sfiorandomi la guancia con un dito in gesto di derisione. – Ecco qui, la fiera Principessa, Comandante della Marina, incinta di un uomo che non è suo marito e sottomessa al mio volere.
Posso davvero fare quello che voglio … anche strapparti il piccolo bastardo dal ventre.
- Per favore …
- Non ho intenzione di farti usare dai soldati, o trattarti come schiava. Potrai continuare ad occuparti delle bambine, e condurre la tua vita. Ma vedi, dovrai stare ai miei ordini, o la piccola Annabeth non avrà nemmeno tempo di dirti addio. Oh, e ovviamente non dovrai farne parola con nessuno. Nemmeno con il tuo caro Cavaliere, e bada che non capisca niente. Oppure …
Riuscii solo ad annuire.
- Molto bene. Hai capito chi comanda. – ridacchiò. – Allora bevi questo.
Mi porse un bicchiere pieno di un liquido trasparente, sembrava acqua.
Ma per qualche ragione, mi metteva una paura tremenda.
- Cos’è?
- Ti ho detto che puoi fare domande? – inarcò un sopracciglio.
- Io non bevo se non so cos’è.
Non appena finii di parlare, Annabeth iniziò a piangere, portandosi una manina al petto.
- Ti avevo avvisata. – fece Black. – Disobbedisci, e lei paga.
- Annie …
- Se bevi, le sue sofferenze finiranno.
Nel vederla piangere e soffrire, non potei rifiutarmi.
E bevvi.
Subito, la piccola smise di piangere.
Ma a provare dolore fui io.
Al ventre.
- Black … cosa diavolo era … - mormorai mentre il dolore diventava sempre più forte, facendomi cadere sulle ginocchia.
Un ghigno gli deformò il volto. – Non lo immagini? Perché dovrei lasciare che dentro di te cresca un bambino?
Un abortivo, capii inorridita.
Stava uccidendo il mio piccolo …
- No … non lui … Black, ti prego … - riuscii solo a singhiozzare, mentre sentivo che dalle mie gambe iniziava a colare del sangue.
- Non Black, tesoro. Grasvard.
 
 
 
 
 
APRIL
 
 
Era da tanto che la tata dormiva nel lettone, e io e Annabeth eravamo lì ad aspettare che si svegliasse per giocare con noi, perché era più divertente giocare con la tata, lei faceva volare le cose e parlare le bambole.
Però era lì, nel lettone, che faceva la nanna, e continuava a piangere mentre dormiva.
- Bambine, andate di là. – fece la signora Marlene, ma io le dissi di no.
- Posso svegliale la tata? – le chiesi.
- No, tesoro, lascia dormire tua sorella.
- Ma dolme da tanto. Pecché piange?
La signora sospirò, poi prese in braccio me e Annabeth.
- Bambine, Katherine non sta affatto bene, ha una brutta febbre. Non potete starle accanto o vi ammalereste.
- Dov’è Multy? – chiese Annabeth.
- È andato in viaggio. Ma è tardi, piccole, dovete andare a dormire.
Sempre.
Dovevamo sempre dormire, uffa!
E non c’era neanche la tata che ci raccontasse Sigfrid e il drago.
 
 
 
Annabeth piangeva, ma io non riuscivo. La tata stava cercando di arrampicarsi su un albero per prendere della pappa, ma cadde e si fece male.
- Maledizione! – ringhiò. Mamma diceva sempre che non si deve parlare così.
Ma la mamma era lontana … papà mi aveva presa in braccio e data alla tata, come Annabeth.
Comportati bene, April, e fa la bimba coraggiosa, mi aveva detto. Tua sorella si prenderà cura di te.
Lui e la mamma piangevano.
Anche la tata piangeva, ma alla fine ci aveva prese in braccio e portate via da casa. C’erano delle persone cattive che volevano farci del male, diceva.
Ma sapevo che lei ci avrebbe curate.
- Tata, ho fame … - le dissi, mentre la pancia mi brontolava.
-Lo so, piccola … - sussurrò. – Ma non posso darti niente … mi dispiace …
Anche Annabeth le chiese la pappa, e la tata si asciugò le lacrime.
- Troverò qualcosa …
Poi, si tolse il mantello caldo che indossava, per darlo a me e Annie. Riuscì a farci l’ovetto, ma non volle mangiare anche lei.
 
 
 
Mi svegliai spaventata, perché poi avevo sognato di quando la tata aveva pianto quando aveva preso il bastoncino di legno appuntito che stava venendo addosso a me.
La signora Marlene era andata via, quindi andai dalla tata, che dormiva ancora nel lettone. Mi ci arrampicai su e andai sotto le coperte accanto a lei.
-  Tata …
Quella volta, si svegliò.
- April? – sussurrò. – Stai bene?
-  Sì …
- Oh, piccola. Hai fatto un brutto sogno?
Feci di sì con la testa, e la tata mi abbracciò.
- Va tutto bene. Era solo un sogno, cucciola. Non c’è niente di vero …
- Ma ela quando elavamo nel bosco …
Mi strinse più forte, e mi accarezzò i capelli.
- Non devi più aver paura, adesso siamo al sicuro. Non ci faranno mai più del male … - nel dirlo, le sfuggì un singhiozzo e vidi che la tata piangeva.
- Pecché hai le laclime?
- Non è niente … sssh, fa la nanna, adesso. Sei stanca e devi riposare, domani andiamo a cavalcare.
- Pecché avevi la febble plima?
- Avevo mangiato una cosa che non mi fa molto bene, cucciola. Il montone non lo digerisco. – sussurrò.
Ma era strana, la tata.
Mi teneva stretta a sé per non farmi vedere che piangeva, però aveva una mano sulla pancia.
- Ma hai male alla pancia tata?
- Solo un po’, amore.
​- Ma pecché plima quando hai bevuto l'acquetta poi hai pianto e hai fatto la nanna? 
​La tata si asciugò le lacrime ancora. - Era un sonnifero, tesoro, uno che fa un po' male alla pancia ...  Ma a te non succederà niente, sei la mia Primavera e non permetterò che nessuno ti faccia del male. – mi promise.
Poi, fece un sorriso, e mi raccontò ancora la storia di Sigfrid e il drago.
   
 
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