I
Will Always Find You
17. Dice il
saggio: la sfiga non dorme mai.
Devo ammettere che
dopo un bel bagno -con pulizia annessa- sono molto più padrona delle mie
facoltà mentali e fisiche. Sempre se
normalmente si può dire che io sia in possesso di facoltà mentali.
-Stai meglio Ayame?- mi chiede Kacchan, finendo di sfregare i suoi jeans
nell’acqua e guardandomi più apprensiva del dovuto. So benissimo, dato che è la
mia migliore amica, che deve essersi preoccupata moltissimo per me, tanto
quanto mi sarei preoccupata io se le parti fossero state invertite.
Annuisco e le
rivolgo un sorrisone a trentadue denti: avere la certezza che Maru sarebbe stato dietro l’angolo e che sarebbe stato in
possesso dei suoi poteri demoniaci mi riempie di una gioia inesplicabile.
Certo, non che con quella chioma corvina e gli occhi scuri mi facesse schifo:
anzi, se avessi potuto gli sarei saltata addosso più di una volta, rischiando
che il mio lato da maniaca sessuale uscisse fuori.
La mia amica lancia
un urletto e mi si avvinghia addosso come un polipo. –Come sono felice!- mi sbraita su un orecchio, facendomi alzare gli
occhi al cielo. Kamisama, il mio timpano!
-E’ stata una
missione ben riuscita.- afferma Sango,
anche se vedo che fa una smorfia toccandosi il fianco: per lo meno ha smesso di
sanguinare.
Io sorrido
nuovamente. –Non so davvero come ringraziarvi: senza di voi non ce l’avremmo
mai fatta.-
Kagome sorride e
mi viene ad abbracciare, riuscendo a bagnarmi nuovamente i vestiti che sono
riuscita a far asciugare a stento. MA
KAMISAMA!
-Non c’è di che.-
Sorrido mesta, ma
non posso trattenere un sospiro: ora dobbiamo solo evitare guai e aspettare che il nostro tempo in questo mondo finisca.
Facile da dire, dati gli ultimi avvenimenti, ma io sono ottimista: il bicchiere
lo vedo mezzo pieno. Di sfiga.
Do, quasi per
caso, un’occhiata al cielo e gemo sonoramente. Ecco appunto.
-Che succede?- mi chiede Kagome, mentre io mi lascio cadere
avvilita su un sasso.
-Tra qualche ora
diventerò umana.- affermo. –Non è il massimo della prospettiva.-
Kacchan mi si
siede accanto e mi prende una mano per confortarmi. –Ci pensi che è già passato
un mese dall’ultima volta? Sembra quasi impossibile.-
Annuisco: in
effetti, l’ultima volta che c’è stata la luna piena è avvenuto lo scontro con
Trasformino –lo ricordo sempre con grande affetto- e ho scoperto di avere dei
poteri spirituali non indifferenti che mi hanno quasi portato alla morte.
Ora che ci penso
seriamente, non è che in questo ultimo periodo la mia vita sia stata illuminata
dalla fortuna, anzi: il Fato si è rivoltato contro di me in una maniera quasi
ironica; mi auguro di aver toccato il fondo, perché non sarei in grado di
sopportare qualcosa di peggio.
Non parlare Ayame, non parlare. Lo sai che poi ti
attiri addosso le disgrazie.
Scuoto la testa e
mi alzo, seguendo Sango e Kagome che stanno tornando
all’accampamento: penso che filerò dritta dentro il sacco a pelo –magari
abbracciando Rin- offerto gentilmente da Kagome,
dormendo fino a domattina.
Quando riprendo leggermente
i sensi, la prima cosa di cui mi rendo conto è la mancanza della piccolina di
fianco a me; la seconda, che qualcuno mi sta scuotendo una spalla con energia.
–Ayame, svegliati.-
Maru.
-Sesshomaru,
lasciami dormire.- borbotto assonnata, senza degnarmi
di aprire gli occhi. -A cuccia.- aggiungo, quando noto
che lui non demorde.
Tuttavia, il
ragazzo accanto a me rimane fermo nella sua posizione e sento un tonfo e un
ringhio lontano. Ops, ho sbagliato Sesshomaru.
Apro pigramente un
occhio, ma lo richiudo subito, troppo assonnata per riuscire a concentrarmi sui
rumori e sulle voci attorno a me; inoltre, la mancanza dei miei sensi demoniaci
non aiuta.
Mi giro su un
fianco, sentendo che sto per cadere nello stato di dormiveglia, quando il
ringhio -prima lontano- si avvicina tanto da farmi pensare di trovarmi la sua
fonte ad una spanna dal viso. Poi una mano mi agguanta per la maglietta e mi
solleva dalla mia posizione comoda, fino a farmi arrivare in verticale.
A quel punto apro
gli occhi, trovandomi davanti il viso contorto dalla rabbia di Sesshomaru.
–Toglimi questo affare dal collo.- mi ringhia ad una
spanna dal viso. E giuro, sta davvero ringhiando.
-Mettimi giù.- lo correggo io, sbattendo più di una volta le palpebre
per cercare di svegliarmi. Sesshomaru, per tutta risposta, mi scuote un paio di
volte avanti e indietro con energia, manco fossi un sacco di patate.
-MA CHE DIAVOLO FAI?- grido, sentendo i miei nervi scoppiare uno dopo
l’altro. Chiedo tanto se per una volta, una
sola volta, desidero dormire e recuperare tutte le mie energie?
-Toglimi. Questo.
Affare. Dal. Collo.- mi ripete lui, affilando lo
sguardo fino all’inverosimile. Quasi casualmente, porto lo sguardo alle spalle
del demone e quello che vedo mi fa quasi raggelare: in mezzo al solito gruppetto
spicca, tra le due Kagome che stanno sussurrando qualcosa tra di loro e Inucchan che sta alzando gli occhi al cielo, Inu Taisho. Ovviamente quello di
quest’epoca, con tanto di armatura e spadone sulla schiena; da questa distanza
vedo la sua espressione curiosa, ma decisamente più truce di quella che avrebbe
avuto in un’occasione del genere nella nostra epoca.
-Oh. Ecco perché
stai avendo questa reazione esagerata.- borbotto,
tornando a rivolgermi a Sesshomaru. –Ti chiedo scusa, stavo dormendo e non mi ero
resa conto che non fossi tu.-
-Le tue scuse non
mi interessano.- sibila, dandomi un’altra scrollata.
Sto per rispondergli male, quando sento un movimento dietro di me.
-Mettila giù.- dice Maru e in un
nanosecondo mi rendo conto della sua presenza abbastanza massiccia dietro di
me.
Accidenti, che situazione imbarazzante.
Sesshomaru lancia un’occhiataccia
in direzione del suo sé futuro e nel farlo allenta leggermente la presa: in
questo modo riesco, tirando il pezzo di stoffa tra la sua mano, a liberarmi,
cadendo a terra. Sul sedere.
-Ahia..- borbotto, prima di alzare lo sguardo sui due
Sesshomaru che si stanno fissando con tutta la forza del loro Sguardo Glaciale:
questi due non si sono mai parlati molto durante questo periodo, ma
evidentemente non ne hanno mai avuto così tanto bisogno. Fino ad ora.
-Non ti intromettere.- sibila Sesshomaru, guardandosi malissimo. Chissà a cosa sta
pensando: non può provare disgusto per se stesso, giusto?
Il mio ragazzo
alza un sopracciglio. –Certo che mi intrometto.-
-Su ragazzi, non
litigate per favore.- esclamo, cercando di calmare gli
animi, anche se avrei voglia di urlare dalla frustrazione: non bastavano Inuyasha e Sesshomaru del passato, ora ci si mette anche Inu! Che diavolo ci fa qui, tra l’altro?
-Inu, tutta questa
situazione è esilarante, non c’è che dire.-
Aggrotto le
sopracciglia, mentre lo stomaco mi si stringe in una morsa dolorosa; cerco con
lo sguardo la fonte di quella voce e riesco –con un po’ di fatica- ad
individuare una sagoma seduta sul ramo di un albero poco distante da noi.
Tuttavia, è solo quando si sporge dal suo posto, che riesco a capire chi è
davvero e di conseguenza inizio a sentire le lacrime pungermi gli occhi.
Papà.
-Trovo che sia
molto interessante, in realtà.- gli risponde Inu, non distogliendo lo sguardo da noi. –Non potevamo capitare
qui in un momento migliore.-
Non riesco più a
dire o pensare a niente, poiché sono terribilmente concentrata a trattenere le
lacrime e non fare niente che possa dimostrare a tutti quanto io sia in realtà
sconvolta. Non posso crede che il mio papà sia qui, non posso credere di
poterlo rivedere di nuovo e non posso credere quanto questa sensazione sia un
misto di terrore e sollievo: se capisse chi sono veramente, cosa potrebbe
succedere in futuro? E come posso io non alzarmi e correre tra le braccia del
mio papà, che mi è mancato immensamente?
-Ayame forza, alzati.- mi riprende Maru, mentre
una sua mano pallida entra nella mia visuale. La afferro con forza e mi faccio
tirare in piedi, cercando di distrarmi dalla voce di mio padre che sta parlando
animatamente con Inu.
-Va tutto bene?- mi sussurra a voce bassa, ma abbastanza alta perché
io possa sentirlo. Annuisco una volta sola, poi prendo un respiro profondo e mi
volto verso Sesshomaru, iniziando a fissarlo.
-Allora?- sbotto dopo qualche lungo secondo. –Vuoi che ti
tolga quel Rosario si o no?-
Lui –probabilmente
trattenendosi dallo sgozzarmi sul posto- si avvicina di un paio di passi e
abbassa leggermente il busto. Si, sono
bassa.
-Non hai il
permesso di uccidermi quando sarai senza, però.- gli
dico, allungando le mani sul Rosario attorno al suo collo e indugiando qualche
secondo. Accidenti, è proprio uno spreco.
-Non tentarmi.- sibila, ma non mi sembra più furioso come poco
fa. Menomale: non ho proprio le forze per litigare con Sesshomaru in questo
momento.
Gli poso tra le
mani il Rosario e lo vedo ghignare, prima di chiudere il pugno e ridurlo in
frantumi; io sussulto sgomenta, poi alzo gli occhi al cielo. –Sei proprio un
gran cafone quando ti comporti così.- affermo,
guadagnandomi l’ennesima occhiataccia.
In quel momento, Kacchan
agita un braccio in mia direzione per attirare la mia attenzione e io le
sorrido leggermente, felice di avere una nuova distrazione. –Vuoi del the, Ayame?- mi chiede, indicando la teiera messa sul fuoco a
scaldare.
Annuisco e prendo Maru per una manica, portandolo con me verso gli altri e
sedendomi vicino a lui. Vorrei sapere per quale ragione i due demoni –papà e
papà- siano venuti qui, ma non mi azzardo a chiederlo –ho paura che la mia voce
tremi troppo- così mi limito a bere il the, anche se ho lo stomaco stretto in
una morsa. Per fortuna non mi hanno costretta a fare colazione.
-Ebbene, tu devi
essere Ayame.- mi dice Inu,
rischiando di farmi strozzare con il the.
“Ebbene”?
-Si.- dico semplicemente, evitando di incrociare il suo
sguardo: fortuna che ci avevano detto di non cambiare il passato. Vedi te che le sfighe non vengono mai da
sole?
Sfortunatamente
per me, mio padre –quello naturale, fino ad ora in bilico su un ramo- salta giù
e si avvicina a noi, sorridendo sghembo. Mi arrischio a guardarlo con la coda
dell’occhio: è un demone bellissimo, con i capelli e gli occhi neri come la
pece; non ha le orecchie sulla testa come succede a me quando rilascio i poteri
demoniaci, ma ha una coda che tiene arrotolata in vita. Nel complesso, emana
un’aura demoniaca non indifferente e credo ne sia perfettamente consapevole.
Sorrido mesta: mia
madre ha sempre detto che era un uomo molto sicuro di sé.
-Non mi avevi
detto, amico mio, che i tuoi figli viaggiavano in compagnia.-
dice rivolto verso Inu ed io mi ritrovo ad abbassare
ancora di più la testa, non riuscendo ad impedire alle mie guance di
imporporarsi. Che razza di situazione!
Inu fa spallucce, mantenendo il suo
comportamento austero. –Non conosco molte cose sui miei figli, temo. Ne sul
perché si dilettino a compiere viaggi nel tempo.-
“Dilettino”?
Sento Inuyasha emettere un “tsk”
irritato, mentre mio fratello scoppia a ridere: probabilmente anche lui sta
facendo il confronto con un Inu leggermente più
moderno.
-E’ meglio che
resti all’oscuro sulle ragioni del nostro viaggio, padre.-
dice Maru al mio fianco, parlando tranquillamente,
senza ombra di astio nella voce. Per Inu deve essere
un gran cambiamento. –Tu stesso ci hai consigliato di cambiare il passato meno possibile.-
-Si, probabilmente
vi ho detto così.- risponde lui, studiandolo
concentrato. –Tuttavia, non ci siete riusciti, evidentemente.-
Inucchan si avvicina e ridacchia. –Lo sappiamo,
papà, ma non è stata colpa nostra.- sorride, giustificandoci.
Vedo Inu spalancare gli occhi sorpreso e guardare prima mio
fratello e poi Inuyasha, che gli sta dando le spalle
più o meno come Sesshomaru, entrambi senza dar cenno di voler avere nemmeno un
minimo contatto con il genitore. Sono
fratelli, si!
Noto con piacere
come Inucchan e Maru si
siano affezionati entrambi moltissimo ad Inu e come
il loro comportamento sorprenda e sia apprezzato anche da quello di
quest’epoca.
Abbasso lo sguardo
sulla mia tazza di the e la stringo con forza: se non fossi umana,
probabilmente sarebbe già in frantumi. Spero vivamente che se ne vadano a breve,
altrimenti non so se riuscirei a resistere; inoltre, mi auguro che tutti
abbiano l’accortezza di tenere nascosto il fatto che io sono la sorella
acquisita di Inuyasha e Sesshomaru.
-Posso almeno
sapere di chi sono queste spade?- domanda Inu, indicando con un cenno della testa Tai
e Yue, addossate delicatamente ad un albero.
Malgrado il mio
desiderio di passare inosservata, sono costretta ad alzare una mano. –Mie.- sussurro, rimanendo stranita dal tono della mia voce:
sembro appena risorta dall’oltretomba.
-Impossibile!- esclama mio padre, avvicinandosi di un paio di
passi e fissandomi intensamente. –Un umano non potrebbe mai usare le Spade Gemelle.-
Io mi muovo a
disagio e non posso fare a meno di tornare a fissare concentrata la mia tazza
si the.
-Ayame non è
umana: sua madre era una sacerdotessa e suo padre un demone.-
interviene Inucchan, guadagnandosi un’occhiata
curiosa dai due nuovi arrivati e una fulminante da me.
Fortunatamente –e
questa è una vera sorpresa, dato che la sfiga mi segue come un’ombra- Kagome
cambia discorso affermando di dover partire per Musashi
al più presto, a causa di qualche esame di matematica che sarebbe stata
costretta a dare. Tutto ciò, ovviamente, causa l’ira di Inuyasha,
prontamente mandato a terra con un A
cuccia.