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Autore: Dioni    21/12/2017    1 recensioni
Giappone,sengoku jidai,mentre il paese del sol levante percorre il suo periodo più caotico,un giovane yokai vive la sua vita,inconsapevole che la sua esistenza sarà turbata dall'arrivo di un nuovo nemico,più forte e temibile di quanto lo siano stati i suoi nemici precedenti,ma in suo aiuto interverrà un umano molto particolare,proveniente da una terra lontana.
Tra intrighi e battaglie,personaggi famosi e luoghi dimenticati,una storia prende vita,una storia dove niente e quello che sembra e che alcuni segreti e meglio che rimangano tali.
Buona lettura.
(crossover Inuyasha/Assassin's Creed.)
Genere: Avventura, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Sesshoumaru
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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In quel stesso istante,nella provincia di Owari.

Il sole splendeva sulle colline,sui campi dei contadini e sul castello dell'uomo conosciuto come il folle di Owari,i servi di gran fretta andavano avanti e indietro,sembrava un formicaio,persone che andavano e venivano,su e giù,destra e sinistra.

C'era chi portava le lenzuola pulite,chi spostava l'attrezzatura per la cerimonia del tè,chi spostava i mobili,insomma,un vero putiferio,ma tra tutti loro vi era Mitsuhide,che con fare composto e ordinato si spostava tra i servi senza troppi problemi,la sua figura e quella di un gentiluomo,durante il suo tragitto c'era persino stata una serva che stava inciampando mentre reggieva un vaso di inestimabile valore.

Lui prontamente non solo impedì alla ragazza di battere contro il suolo,ma al contempo prese il fragile oggetto con una tale velocità che a stento si poteva dire che l'evento fosse accaduto,lei ringraziò prontamente e lui in cambio fece un inchino e in tutta fretta se ne andò,era un autentico signore di galanteria.

Era bello,buono e un samurai di tutto rispetto,il bushido era la sua vita,tutto ciò che faceva rispecchiava ogni suo pensiero,ogni sua azione era portata al raggiungimento di uno stato di purezza interiore,dall'animo limpido,cristallino,come la rugiada al sorgiere del sole,come uno specchio d'acqua perfettamente piatto,privo di increspature,privo di ogni dubbio,sul suo ruolo in quel castello,ed era proprio nel luogo a lui indicato che si stava dirigendo.

Nel suo destreggiarsi per i corridoi ecco che gli comparve nel suo divincolarsi alla sua maniera,era Hideyoshi,era inconfondibile,la sua stazza,dovuta alla muscolatura gli impediva di muoversi come più gli gli conveniva,erano i servi che dovevano spostarsi al suo passaggio,per non parlare della grossa arma che si portava dietro,un enorme testubo di legno,con borchie di bronzo lunghe cinque centimetri sulla testa contundente e sulla parte più in basso dell'arma c'era il nome che aveva dato alla sua tremenda mazza.

Il mattacchione,così aveva chiamato quel grosso strumento di morte,che lui riusciva a tenere in una mano sola come un ramoscello tenuto in mano da un bambino,era in perfetta contradizzione con l'arma del suo conoscente più aggrazziato,infatti Mitsuhide portava al fianco una katana dall'aspetto elegante,il manico,come il fodero era color dell'oro,medesimo tonalità della sua armatura.

- Buongiorno Hideyoshi.

Disse Mitsuhide all'amico che lo stava raggiungendo.

- Ehilà Mitsu, è da tutto il giorno che non ci si vede.

- Ero impegnato nel sorvegliare le stanze del nostro signore Nobunaga,comunque,sai bene che non mi chiamo Mitsu.

- Come vuoi Mitsu,allora,vogliamo andare?

- Certamente.

E i due si diressero verso la medesima direzione.

- Hideyoshi,tu sai del perchè di tutto questo trambusto?

Chiese il samurai in tono serio.

- Come,davvero non lo sai?

- Ieyasu mi ha solo informato che dovevo presentarmi al cospetto del signor Nobunaga nel cortile principale,apparte questo non so nulla.

- Se le cose stanno così allora te lo dirò io,la sorella di Nobu sta tornando a casa,insieme ad Azai.

- Cosa? Il signor Nagamasa e la signora Oichi stanno venendo qui? E come mai?

- Immagino che siano in viaggio per l'alleanza tra i nostri clan,quindi,credo che quel procione di Yasu avrà un bel pò di scartoffie della quale occuparsi,ma adesso muoviamoci,prima che Nobu trovi una scusa per farci decapitare.

Mitsuhide sapeva bene che Hideyoshi scherzava,come del suo solito del resto,molti erano i tratti che distinguevano i due,prima di tutti i natali,Mitsuhide era un samurai cresciuto come successere della famiglia Akechi e fin da bambino era stato addestrato al combattimento senz'armi,nell'arte della spada,dell'arco,della lancia,ma anche nella cerimonia del tè e nella poesia.

Hideyoshi invece totalmente il contrario,era di umile estrazione,i genitori erano contadini e ricordava bene cosa volesse dire fare la fame,cosa peggiore era nato polidattilo,aveva un pollice in più sulla mano destra,fortuna però che anche il dito di troppo fosse perfettamente funzionante,fin da piccolo imparò a fare a botte e si dimostrò abbastanza intelligente da sfruttare le sue caratteristiche fisiche.

Una volta cresciuto venne reclutato come coscritto forzato,ricevendo così un addestramento base come Ashigaru,da li in avanti le sue imprese militari andarono di pari passo con le sue capacità di combattimento.

E quando fu notato da Nobunaga in persona lo rese uno dei suoi generali più fidati e membro ristretto dei suoi fedelissimi,da allora per lui la sua strada fu solo in salita.

Passaro pochi minuti quando giunsero nel cortile principale del castello,le guardie,gli ufficiali,i capitani,gli agili e i bruti all'interno della guardia reale del castello erano tutte riunite,disposte diametralmente in modo uguale.

I soldati venivano schierati,gli ordini impartiti,tutto doveva essere perfetto,non una sola cosa sarebbe stata fuori posto,non una,sopratutto le figure di spicco che erano nel suo castello.

Infatti,Mitsuhide e Hideyoshi si sarebbero messi a capo,ma soprattutto sarebbero stata in prima fila di fronte alle loro rispettive squadre,Mitsuhide si sarebbe diretto di fronte ai samurai di prim'ordine dell'esercito di Nobunaga,erano il meglio del meglio che fosse stato assegnato al giovane samurai,erano in grado di sorvegliare le zone più interne e private dei possedimenti del folle di Owari tanto quanto assaltare le fila nemiche,erano guerrieri più che eccellenti e Mitsuhide spiccava tra di loro,che fossero giovani esperti che anziani veterani.

A Hideyoshi era stato imposto di mettersi di fronte alla sua squadra personali di bruti,erano conosciuti dalle truppe come la brigata dei simpatici ubrachioni,ma i loro nemici li chiamavano con un nome ben peggiore,I macigni del demonio,chiamati così per la fama che si erano meritati,erano una squadra di pesanti assaltatori esperti nel fare il maggior danno subendo il minimo delle perdite,erano abituati agli scontri frenetici e proprio come macigni sopportavano sforzi mastodontici,le loro armature erano più pesanti delle armature comuni e la loro resistenza li aveva resi famosi come persone incrollabili e dalla potenza formidabili,per tanto Hideyoshi era stato messo come loro capo,tanto era adatto a quel tipo di combattimento.

- Siete in ritardo,dov'eravate finiti?

Era ieyasu a parlare con i due compagni d'armi vicino a lui ,anche lui comandava un corpo speciale delle truppe degli Oda,non avevano un nome vero e proprio,la maggiorparte li chiamava semplicemente il reparto addetto alla documentazione,erano abili spie,informatori e porta lettere abituati a correre e spostarsi col minimo delle protezioni necessarie,pochi però sapevano che di tanto in tanto erano anche abili genieri ed esperti nell'uso di trappole,non se la cavavano neanche tanto male con armi di modeste dimensioni,come pugnali e wakizashi,Ieyasu era il più adatto a quel tipo di operazioni.

- Ti chiediamo scusa procione è solo che c'era traffico dentro il castello,dovevi vedere quanta gente andava avanti è indietro,sembrava di stare ad una festa,solo che mancava la musica,il sake,le gheishe e tante altre cose divertenti,a te invece com'è andata?

- Prima di tutto non chiamarmi procione,dannata scimmia che non sei altro,secondo,oggi mi sono dovuto occupare di tutta la documentazione arretrata,mandare gli inviti,dare il permesso ai soldati che oggi staranno a riposo per via dell'evento,comunicare la notizia dell'evento alle nostre casate alleate e ovviamente allestire la sicurezza per tutte le guardie,comprese quelle sotto copertura di controllare la situazione nel caso qualcuno attentasse alla vita di Nobunaga,senza contare che oggi ho dovuto organizzare le attivate di Nobunaga e sua moglie,quindi si,oggi sono stato occupato.

- Fortuna che ci sei tu Yasu se no saremmo nei guai fino al collo,piuttosto,parlando di guai,qulcuno ha visto quel simpaticone di Nobu? Tu Mitsu ne sai qualcosa?

Intervenne il samurai.

- L'ho visto stamattina che si allontanava in tutta fretta fuori città,ma non so dove fosse diretto,vi chiedo scusa se non ho saputo rispondervi meglio.

- Stai tranquillo Mitsuhide,sappiammo tutti quanto Nobunaga sappia essere....bizzarro,nelle sue decisioni.

Gli altri non potevano che confermare quell'aggettivo,era noto non solo ai subordinati e agli alleati quanto fossero particolari le decisioni prese da capo della famiglia Oda,infatti il nome folle gli era stato affidato fin dalla giovinezza,prendeva decisioni in base ha cose che solo lui comprendeva,quei 3 sapevano bene che era tanto bravo a ordire strategie brillanti,quanto nel compiere le azioni più atroci.

Dopo la battaglia di Okehazama era dienuto in breve tempo uno dei signori della guerra più temuto dell'intera nazione,uccideva,massacrava,si raccontava addirittura che bruciasse i villaggi,i templi,persino donne e bambini non scappavano ai suoi immensi roghi,uomini duri come l'acciaio si erano sentiti come bambini inermi di fronte a lui,alcuni lo consideravano peggio di uno yokai,anzi,dove passava c'era solo l'inferno.

In parole povere,era il male all'ennesima potenza.

Mentre i tre compagni d'armi pensavano al loro signore,in lontananza si sentì un suono di trombe e subito dopo,le urla dei cittadini nel resto della città.

- RESTATE IN POSIZIONE E CHE NESSUNO ESCA DAI RANGHI

Urlò un generale minore addetto all'accoglienza,tutti i soldati si prepararono ad accogliere gli esponenti del clan Azai,la tensione era al massimo è per lo più nessuno sapeva dove fosse Nobunaga,tutto ciò era sconcertante.

Dopo un pò fu il turno delle porte del cortile interno di aprirsi e con sommo stupore di tutti lo videro,era li,senza che nessuno se lo aspettasse.

Nobunaga Oda era tornato al suo castello,era di fronte alla scorta alleata,in sella al suo stallone nero,mentre lui dall'alto della sua cavalcatura osservava la disposizione delle sue truppe.

Forte,autoritario,con l'espressione statuaria e con l'armatura nera,quella strana protezione che gli ricopriva il corpo,più nera dell'oblio,con le diverse sezioni che aderivano perfettamente al corpo tonico ed allenato,le diverse decorazioni e parti dell'armatura ricordava un incrocio tra una classica armatura da samurai e un armatura completa da cavaliere occidentale.

Ma la cosa più inquietante erano gli occhi,due pozze scure,profonde e cupe come una notte senza luna e senza stelle,uno sguardo che avrebbe gelato persino l'inverno,occhi che guardavano lontano,verso un mondo che conosceva solo lui,oltre quegli occhi pensieri crudeli e privi di ogni pietà,ma carichi di potenza ed efficacia,il demonio era sempre in preda al pensiero.

Si portò a lato della piazza dove risiedevano i suoi collaboratori più stretti,fermò il cavallo di fronte a Mitsuhide,scese e gli si avvicinò con un espressione neutra,come se avesse la testa da tutt'altra parte.

- Mio signore,eravamo in pena per la vostra scomparsa.

A quella affermazione il signore di Owari fece una smorfia divertita.

- Me ne compiaccio,vuol dire che vi preoccupate per me...ad ogni modo,successo qualcosa in mia assenza?

- No,le guardie non hanno segnalato nulla.

- Bene,Mitsuhide,Hideyoshi,Ieyasu,con me,andiamo a dare il benvenuto ufficiale.

E così i tre fedelissimi seguirono il loro signore,tutto il castello stava osservando l'ingresso a corte degli Azai,l'intera scorta portava i colori del Clan,arancione chiaro con dettagli azzurri,davano l'impressione di essere una foresta in pieno autunno da quanto era chiaro quella particolare tinta.

Nobunaga camminava in testa ai suoi tre uomini più fidati con un modo tutto suo di camminare,era un portamento fiero,audace,ma tendeva a ondeggiare le spalle,quasi stesse facendo una passeggiata,aveva una cadenza tronfia,eppure non era tipo da darsi delle arie,molto probabilmente era un altro dei suoi strani comportamenti.

All'infuori delle decisioni riguardo alla guerra e alla politica era famoso anche per i suoi strani atteggiamenti,sia pubblico che in provato,uno degli episodi più famosi avvenne quando aveva tredici anni,alla morte di suo padre entrò nella sala dove si teneva la messa funebre,urlando come un ossesso e lanciando le ceneri del padre,dando completamente di matto,cosa che lo alienò dalle simpatie della corte reale,facendo che suo fratello minore,Nobukatsu prendesse buona parte degli appoggi politici.

Ma questa ormai era storia passata.

Superata buona parte dei soldati degli Azai,Nobunaga e il suo piccolo seguito giunsero di fronte ad una portantina,sollevata da quattro uomini di grande forza,la portantina sembrava una piccola casa due finestrelle e un drappo di seta davanti agli occupanti,permettendo così a chi era dentro di osservare il mondo esterno senza essere visti.

- Onorevole Nagamasa,a nome del mio signore Nobunaga vi diamo il benvenuto nelle terre di Owari,ve ne prego,accettate la nostra umile ospitalità.

Fu Mitsuhide a parlare per il suo signore,essendo tra tutti loro il più abile diplomatico ed anche il più cortese,i suoi modi raffinati e gentili lo rendevano il più adatto a quel tipo di compiti.

- Fateci scendere.

Disse una voce maschile da dentro la portantina,subito i quattro energumeni posarono delicatamente i loro nobili passeggeri,il primo a uscire fu un uomo,era alto,bello,capelli neri crescievano rigogliosi sul suo capo,tenuti fermi da un nastro,fermandoli a coda di cavallo,vestiva con sopra un vita un Kosode a manica larga,mentre sotto un Hakama,entrambi con i colori della casata,mentre hai piedi portava degli Obi neri,con stivalletti del medesimo colore.

Il volto era liscio,segno di una fresca gioventù,mentre i suoi occhi mostravano una felicità,mista ad orgoglio.

- Siete il benvenuto,nobile Nagamasa.

Parlò ancora una volta il samurai,accompagnando le parole in un inchino,imitato così anche Da Hideyoshi e Ieyasu.

- Ve ne prego,alzatevi.

Disse l'uomo con fare gentile e subito tutti e tre si rimisero in posizione eretta.

- Allora quello che dicevi era vero,sei riuscito a organizzare un benvenuto coi fiocchi,nonostate il mio poco preavviso.

Disse Nagamasa rivolto verso suo genero.

- Dovresti saperlo,sono un uomo dalle mille risorse,ma credo che a questa conversazione manchi qualcuno,non ho forse ragione...sorella?

Al sentire quella parola un altra persona uscì dalla portantina,era una ragazza,dai capelli neri,acconciati in un crocchia tenuta da due spilloni,sul corpo diversi strati di kimono,almeno una decina e ognuno di un colore differente,coprivano l'intera figura di lei dal collo all'in giù,le vesti erano così tante che era impossibile vedere le calzature che portava.

Lei osservò la figura del demonio,i suoi occhi si posavano sull'armatura dal cupo colore,poi sul viso,osservandando attentamente la sua barba,i suoi capelli e infine i suoi occhi,in quel momento così intensi e vivi,lei lo conosceva,non aveva nulla da temere da lui.

- Nobile fratello,ti ringrazio per la tua generosa offerta,accetteremo la tua ospitalità.

Detto ciò lei fece un piccolo inchino in segno di rispetto.

- Nobile Oichi è per noi un onore rivedervi qui,nel castello dove un tempo era la vostra casa.

disse Mitsuhide esprimendo i suoi più sentiti saluti.

- Grazie Mitsuhide,ma non vedo la vostra signora fratello,dove si trova la nobile Nohime?

- Pensavo di trovarla già qui,tu lo sai,mio buon Mitsuhide?

Intervenne Mitsuhide.

- L'ultima volta che ho visto la signora era intenta a dare compiti alle serve,sono spiacente di non sapere altro.

- In questo caso,penso che entreremo a cercarla,vogliamo entrare signori?

- Certamente,fai strada.

Disse Nagamasa entusiasta nel visitare il castello di suo cognato.

Si allontanarono dalla portantina e proseguirono verso l'interno della struttura,superarono l'atrio e subito si ritrovarono tra i corridoi,i servi,nel vedere il loro signore passare tra di loro si gettavano a terra e piegandosi subito in avanti,tale era il rispetto e il timore che quell'uomo incuteva che al suo passaggio si sentiva un silenzio di tomba,ma la cosa più strana non'è era l'improvviso mutismo della servitù.

Nel silenzio li presente si poteva percepire una paura innata che scaturiva da quelle pose,non osavano nemmeno guardarlo,la coppia ebbe come la sensazione che tra quelle persone non stesse passando un uomo,ma un kami,oscuro e tremendo,dall'animo infernale,ma che ambiva al cielo,nella servitù erano note le storie del capoclan degli Oda,un uomo che bruciava tutto ciò che lasciava al suo passaggio,un essere diabolico che non aveva rispetto per uomini e dei,che non facesse distinzioni tra santi e paccatori,uccideva tutto e tutti,la vita per lui non aveva alcun significato.

Ma lui lo sapeva bene,molte voci giravano sul suo conto,ma se altre persone del suo stesso ceto sociale tentassero di zittire,in un modo o nell'altro,lui invece non faceva nulla per smentirle,al contrario,lasciava che si spargessero per il paese,come un epidemia che miete tutto ciò con la quale entra in contatto o come una carestia che consuma i raccolti,no,lui era ben conscio di quello che dicessero gli altri,lui alimentava la paura,quasi se ne nutrisse,come se parte di lui,volevano dipingerlo come un essere infernale? Così sia,almeno avrebbe minato la sicurezza dei suoi avversari,dandogli così notevoli vantaggi,sia politici che bellici.

Dopo poco tempo,giunsero alla sala delle cerimonie,era grande stanza,dal tatami verde e piccoli tavoli di legno laccato erano suddivisi in due file ai lati della sala,il soffitto non era tanto alto,misurava appena sette metri,mentre più in là era possibile vedere un piano rialzato dove sette tavolini,con lo stemma degli Oda erano già stati posizionati.

Allo stesso tempo serve di tutte le età erano impegnate con la preparazione e la disposizione di tutto il necessario,cuscini,candele,tutto il necessario che serviva per la cena che avrebbe dovuto organizzare.

Tra tutte le donne li presenti c'è ne fu una sola che stava ferma,corti capelli a caschetto,neri,occhi scuri come la penombra,con un accenno di violacelo,proprio come Oichi indossava anche lei una serie di kimono l'una sopra l'altro,ma con la differenza che dall'esterno all'interno i vari strati erano colorati nella seguente serie,nero,poi grigio ed infine bianco.

Era intenta a dare disposizione alle lavoratrici,sembrava dedicarsi anima e corpo nel gestire la situazione,mentre con movimenti delicati gesticolava,indicando dove cosa andasse al suo posto.

- Moglie mia,luce dei miei occhi.

La donna si girò a sentire quella voce,era lui,suo marito,sorrise nel vederlo e poco dopo si avvicinò al piccolo gruppo,mentre teneva gli occhi su Nobunaga.

- Marito mio,sei tornato...e con gli ospiti al seguito per giunta,mi spiace solo non essere stata presente prima.

Intervenne Nagamasa.

- Non c'è bisogno di scusarsi,al contrario,siamo grati di tutto quello che state facendo per noi,vi sono riconoscente.

Intervenne Oichi.

- Vero,apprezziamo molto la vostra ospitalità,vi ringraziamo ancora,ciò vuol dire molto per noi.

- immagino,tuttavia penso che siate stanchi,le vostre stanze sono pronte,Ieyasu,accompagna i nostri ospiti ai loro alloggi.

Disse Nobunaga rivolto al suo sottoposto.

- Certamente,prego signori seguitemi.

Ma proprio quando Ieyasu si stava preparando ad accompagnare i due novelli sposi,Oichi interruppe il generale di Nobunaga.

- Apprezzo la vostra premura fratello,però è da molto che non vi vedo,posso stare in vostra compagnia.

Subito sul volto di Nobunaga prese forma un espressione sorpresa,ma felice.

- Ma certo,che splendida idea,anzi,ritengo che dovremmo stare soli,io e te,sempre se a tuo marito non di spiace.

Intervenne Nagamasa.

- No certo,la famiglia è importante,ti aspetto nei nostri alloggi a dopo mia cara.

- A più tardi marito mio.

E da qui la coppia si separò,lei con Nobunaga,lui diretto verso la loro stanza,nei loro sguardi si poteva leggere una sincera dichiarazione d'amore reciproco.

Nel mentre osservava Nagamasa allontanarsi,Oichi sentì qual cosa sfiorargli la mano,era suo fratello che ricercava il contatto con la sua sorella minore.

- Noi ci allontaniamo per un attimo,nel frattempo lasciateci soli,abbiamo molto di cui parlare.

E dicendo ciò Hideyoshi,Mitsuhide e sua moglie Nohime si allontanarono,ognuno diretto verso una destinazione e ad una mansione differente,lasciando soli fratello e sorella,lasciando una farfalla nelle mani del folle di Owari.

Una decina di minuti,Nobunaga ed Oichi arrivarono in un giardino all'interno al castello,dopo tutto il trambusto che c'era nel resto del castello li invece sembrava che vi regnasse una pace ultraterrena,al suo interno vi era presente un piccolo laghetto,un piccola area verde,con fiori di vario genere,come i crisantemi o le camelie,vi era anche presente una piccola zona dove cresceva un bambù di una tonalità particolarmente verde.

I due camminarono con un braccio incrociato all'altro,si accompagnavano l'un l'altro,mentre un pallido sole d'inverno illuminava il cielo sopra le loro teste.

- Allora Oichi,ti ricordi di questo posto?

- Si,venivamo a giocare quando eravamo più piccoli,ricordo ancora quella volta in cui cadesti nel laghetto nel tentativo di prendermi,in quel momento ci stavamo rincorrendo,quella sera ti prendesti una febbre da cavallo.

- E io vorrei ricordarti quella volta in cui stavamo giocando a nascondino e ti venne la brillante idea di nasconderti vicino ad un cespuglio dove c'era un ape,la puntura ti fu così dannosa che eri gonfia come una rana.

Entrambi sorrisero l'uno verso l'altro,mentre i ricordivi più felici di una vita insieme si facevano vivi,li,in quel piccolo spazio solo per loro.

Ma subito il sorriso svanì dal volto di lei e lui si accorse subito della cosa.

- Oichi,c'è qualcosa che devi dirmi?

Anche lui tornò subito serio,l'espressione sul suo volto si fece,ma il suo sguardo era diverso,era caldo e gentile,almeno con lei.

Lei provò a resistere,ma come poteva dirgli di no? Era suo fratello,il suo fratello diavoletto come lo chiamava quand'era piccola,ma ora quell'appelattivo suonava nella sua mente come un segno di malvagità precocie.

- Nobunaga io....è vero quello che dicono su di te?

- Dipende da quello che dicono sul mio conto.

- Tu sai di cosa sto parlando.

Lei si fece seria più che mai e lui,in virtù di ciò non riuscì a guardarla negli occhi,sentiva del rimorso,rimorso di averla resa triste,rimorso di quello che stava per dirgli,fissava un punto indefinito verso il giardino e poi le rispose.

- Si.

E subito lei si fermò,facendo fermare così anche suo fratello,lei guardava in basso,presa dal colpo della notizia ricevuta.

- Dimmi perché fratello mio.

- Anche se te lo dicessi non capiresti,pochi possono,perché solo coloro che hanno sorpassato i limiti del loro comune bigottismo potranno comprendere,Oichi,io ho rinunciato alla salvezza dell'anima già da molto tempo.

- Ma dimmi almeno perché,distruggi castelli,dai fuoco alle città,uccidi contadini e briganti alla stregua di bestie,perché fratello,perché?

- Perché ho fatto una promessa a me stesso,per unificare questa nazione avrei portato il paradiso,ma non può esserci paradiso senza inferno,ho visto con i miei stessi occhi il marciume che dilaga in queste terre.

Nobunaga sapeva bene di cosa stava parlando,era stato testimone dei lati oscuri dell'animo umano,che in quel periodo di guerra in cui viveva era comune notare come il banditismo e l'inettitudine della maggior parte dei clan era l'origine dei mali che tempestavano l'intera nazione.

Per non parlare della famiglia imperiale,ritenuta un simbolo per l'intera nazione era presto divenuto un clan senza più alcun reale controllo politico,burattini di signorotti corrotti e deboli,stessa debolezza che aveva condotto molti altri mebri della prestigiosa casata degli Ashikaga sulla strada dell'inutilità,ormai la famiglia imperiale era solo un retaggio del passato,nulla di più.

Ora erano i clan a dominare il Giappone,era l'epoca dei cambiamenti e lui di certo non avrebbe mancato di lasciare il suo segno,cosa che stava già facendo,con il sangue e la paura,questa era la sua ferma convinzione.

- Ma fratello mio,così facendo non apparirai come un salvatore,ma come un demonio,un malvagio yokai il cui unico interesse è quello di macchiarsi del sangue altrui,quello che stai facendo non ha nulla di eroico.

La voce di Oichi si fece sempre più alta,quasi a sfociare nell'urlo,ma lui invece non sembrava interessargli,restava calmo,marcando ancor di più con l'espressione i suoi duri lineamenti.

- Esatto sorella mia,questo paese non ha bisogno di un eroe dall'armatura scintillante,col cavallo bianco e il sorriso sulle labbra,no Oichi,ciò che ho intenzione di mostrare al mondo è un mostro,un essere malvagio,il cui unico scopo e schiacciare e distruggere tutto ciò che si sbarra sulla sua strada,farò vedere a questo paese,al mondo intero e agli stessi kami la vera natura dell'inferno.

- Perchè?....Perchè Nobunaga? Perchè ti accingi a compierà un simile nefandezza? Cosa ti spinge a spargere così tanta morte?

Lui rimase in silenzio,non sapeva come gli rispondergli,lui era la sua sorellina,la sua Oichi,era una delle poche persone che gli abbiamo mai mostrato un affetto autentico e sincero,come poteva dirgli ciò che pensava,ma senza spezzargli il cuore? Come poteva.

Non poteva,semplicemente lo avrebbe detto,così,niente fronzoli,nessuna bella parola,solo la verità,nuda,cruda e orrenda.

- Oichi...

E nel mentre pronunciava il suo nome la strinse a se e le avvicinò la bocca ad un orecchio.

- Sappi questo,mia dolce e tenera sorella,lastricherò le strade di questa nazione con le osse dei miei nemici,bagnerò i fiumi e i mari di sangue,farò seppellire i deboli e gli stolti sotto montagne di carcasse,trasformerò gli uomini pii in bestie,massacrerò e truciderò tutti coloro che mi si oppongono,darò fuoco ai templi,ai sacrari,darò fuoco al cielo se sarà necessario,darò prova di una disamunaità tale che nemmeno gli yokai e perfino gli dei oseranno mettersi sulla mia strada,il mio nome sarà proibite,le mie gesta condannate è alla fine,le prossime generazioni,dopo che avrò fatto ciò che necessario,dopo aver compiuto così tanti sacrifici,mi diranno una sola cosa....grazie.

Lei sollevò la testa e lo guardò dritto negli occhi con sguardo inorridito,ora negli occhi di lui si poteva vedere un barlume di malvagità,il suo sguardo era così penetrante che se in quel momento fosse stata infilzata da lancia avrebbe sentito meno dolore.

- Non cercare di salvarmi Oichi,la mia anima è già dannata...ho pagato il prezzo per raggiungiere i miei obbiettivi.

E mentre lei lo guardava,lui cominciò a dargli le spalle ed andarsene senza di lei,come poteva guardarla ancora negli occhi dopo avergli detto quelle cose? Il suo volto restava cupo e freddo,ma dentro di se soffriva,le aveva detto la verità ed ora si sentiva più solo che mai.

- Nobunaga...

Oichi lo chiamò ancora una volta,ma lui non si girò.

- Lo stai ancora cercando?...Quell'essere che incontrammo quella notte?

Il signore di Owari sapeva bene di chi stava parlando,erano solo un bambino,ma ricorda bene quella creatura,ricordava quella notte di forte pioggia,in quella foresta,quando loro due lo videro.

Ai suoi occhi appariva alto,forte e con un atteggiamento che mostrava tutta la sua forza e la sua libertà...come poteva dimenticare?

- Si,se egli è realmente forte allora ci rincontreremo,dovessi affrontarlo con la spada in mano o solo con la potenza del mio pugno,ebbene avrà uno scontro che non dimenticherà mai,infondo nemmeno lui è invincibile.

E detto questo si allontanò,lasciando sua sorella più indietro.

Se mai fosse arrivato il giorno del confronto solo il cielo lo sapeva,del resto era da lui che aveva tratto l'ispirazione per divenire l'uomo che adesso era,la sua forza era adeguata alla prova,la sua tecnica eccezzionale,si sarebbe trovato pronto,in attesa del giorno del loro scontro.

Non gli importava se egli fosse stato un uomo o uno yokai,uno spirito infernale o un inviato del cielo,lo avrebbe trovato,anche a costo di girare il mondo intero,avrebbe mantenuto la promessa che si era fatto quella notte.

Lei lo vide incamminarsi,allontanandosi sempre più da lei,sapeva bene quanto potesse essere forte suo fratello,tuttavia era preoccupata,perchè l'uomo che da tempo desiderava rivedere non era più solo lo stravagante fratello che tanto amava,quello di prima era essere diabolico,dall'ambizione smisurata,senza più alcuno scrupolo,senza più alcuna moralità.

Eppure nelle sue parole,nella sua malvagità,era ancora presente un briciolo di umanità,ma temeva che quel puntino di luce nella sua anima sarebbe stata assorbita dal resto di quella oscurità.

- Che cosa sei diventato?

Disse lei tra se e se.

Quel castello che un tempo ricordava come il luogo più felice del mondo,ora gli sembrava la tana di un mostro,il ragazzo che un tempo la amava e la proteggeva,era divenuto un demonio,una bestia sanguinaria dall'anima nera come la notte.

Ma lei non lo avrebbe abbandonato,no,lei gli avrebbe voluto bene,sempre e per sempre,perché in fondo lui era il suo fratello diavoletto,lo sarebbe sempre stato e sempre lo sarà.


Più tardi,verso sera,nella sala delle cerimonie.

Era giunta l'ora del ricevimento ufficiale é la serata era stata organizzata fin nei minimi dettagli,Azai e Oichi sedevano accanto a Nobunaga,che si era cambiato d'abito ed aveva indossato un semplice kimono per stare più comodo,e Nohime,insieme a Mitsuhide,Hideyoshi e Ieyasu,in tutti gli altri posti sedevano da un lato i nobile della famiglia Oda e dall'altra i membri di spicco delle guardie che avevano accompagnato il corteo del clan Azai.

Al centro della sala,era stato allestito un palco e sopra si stava svolgendo un opera teatrale,in particolare una scena riguardante un litigio tra la dea Amaterasu e suo fratello Susanoo,il tutto rappresentato da movimenti limitati e pochissime batutte,a malapena si poteva dire che gli attori parlassero.

Nobunaga era sempre dedito a mostrare ai suoi ospiti i suoi interessi personali,pochi avrebbero potuto dire che era un appassionato di teatro,di incontri di sumo,un esperto nella cerimonia del tè e possedeva anche un eccellente calligrafia.

Meno ancora erano le persone che sapevano che Nobunaga era anche un mecenate,finanziava artisti locali e comprava oggetti e altre curiosità provenienti dall'europa:armature,statue,quadri,vestiti,libri e sopratutto armi,specialmente quelle da fuoco e andava matto per le Kompeito,piccole stelle colorate fatte di zucchero originarie del portogallo,Nobunaga era solito portarsi un sacchetto nascosto nell'obi dove ogni tanto poteva prenderne uno ogni tanto,i tre fedelissimi di Nobunaga e sua moglie sospettavano che nascondeva un sacchetto anche sotto l'armatura.

Cosa che stava facendo anche in quel momento,stava per prenderne uno,quando all'improvviso sua moglie lo chiamò a se.

- Lo sai che ti fanno male.

- Lo sai che non riesco a farne a meno.

Quindi terminò l'opera,ne preso uno e se lo mise in bocca,guastandosi la sua piccola gioia personale.

Lo spettacolo stava rubando lo sguardo di tutti,tutti tranne una,Oichi aveva lo sguardo perso nel vuoto,ripensava alle parole che suo fratello gli aveva detto,girò la testa verso di lui,ma non si aspettava che un altro sguardo incrociasse il suo.

Era Mitsuhide,era seduto a fianco del suo signore e negli occhi di lei vide ciò che più temeva.

- Siamo addolorati.

Disse il nobile samurai a bassa voce.

Lei comprese il significato di quelle parole,allora anche lui sapeva e se lo sapeva lui,potevano saperlo anche sua moglie e gli altri due fedelissimi,la cosa la sorpresa non poco,questo voleva dire che Nobunaga si confidava con loro? Che le trattava come suoi pari?

Un pensiero la fece di nuovo sorridere,allora forse Nobunaga aveva ancora dei sentimenti,da quello che ricordava della sua gioventù,suo fratello era sempre stato un ragazzo un pò particolare,avvolte tendeva a isolarsi,altre volte invece dava spettacolo di se,ma in un caso o nell'altro,lui gli era sempre stato vicino,qualunque cosa succedesse.

Sopratutto quella notte,dove all'infuori della pioggia,ricordava che suo fratello le si parava davanti e che un fulmine squarciò il cielo,rivelando una lunga chioma argentea e una mano dotata di artigli,chiunque fosse saepva solo che Nobunaga gli era davanti,proteggendola al meglio delle sue capacità,forse lui aveva detto qualcosa all'essere,ma il temporale incalzava e difficilmente riuscì a capire cosa disse.

Ora che ci pensava,a quei tempi suo fratello era ancora un ragazzino di buon cuore,certamente era sempre stato un tipo strano,ma non ricordava alcun momento in cui lui si comportò come faceva ora,cos'era cambiato in suo fratello? Cosa lo aveva spinto a diventare così?

Dopo un pò di tempo lo spettacolo finì e tutti gli ospiti si ritirarono per la notte,ormai l'ora era tarda e il sonno reclamava che i più stanchi andassero a dormire,la sala si liberò velocemente dando così il segnale ai servi di riordinare il tutto e mettere apposto per il giorno seguente.

Nel mentre Nobunaga e il suo seguito accompagnarono Oichi ed Azai nei loro appartamenti.

- Vi auguro una buona notte,nel caso abbiate bisogno di qualcosa ci sarà una guardia che provvederà a tutto.

Disse Nobunaga cercando di risultare il più ospitale possibile.

- Vi ringraziamo di tutto,buona notte.

E tra tutti i presenti ci si scambiarono inchini rispettosi per poi allontanarsi,un ultimo sguardo tra fratello e sorella,nessuna parola,solo sguardi indagatori,verità svelate,che fanno male a chi il male non era pronto ad accoglierlo.

Il signore di Owari,con accanto Nohime e i suoi fedelissimi tornò ad essere l'oscuro signore della guerra che loro conoscevano bene.

- Ascoltatemi,come già detto in precedenza nei prossimi giorni avremo una visita da parte di sconosciuti,ora,assicuriamoci che nessuno dei nostri ospiti si faccia male,sopratutto la mia sorellina,ci siamo spiegati?

E tutti annuirono alla sua richiesta.

- Parlate liberamente,siate il più naturali possibile.

Intervenne Hideyoshi.

- Io ho una domanda,ascolta mio caro pazzerellone,sei sicuro che ci possiamo fidare di questi simpaticissimi sconosciuti?

- Oh mia cara scimmietta,certo che no,dopo tutto non sappiamo nemmeno chi siano,però di certo sanno di cosa ho bisogno,per questo li accoglieremo con le armi in mano,tieniti pronto a spaccare delle teste.

- Siiiiiiii,festa matta gente.

Intervenne Ieyasu.

- Signore,con tutto il rispetto...

- Ieyasu,perchè mi parli in questo modo? Dopo tutto siamo amici da molto tempo,non'è più così,procione?

- No certo,Nobunaga,comunque,ritengo opportuno mettere a disposizione delle contromisure in caso volessero attentare alla tua vita.

- Certamente ed è per questo che voi sarete con me nel momento in cui arriveranno,non risparmiare sui tutti i tranelli e trabocchetti che hai disposizione.

- Sarà fatto.

Intervenne Mitsuhide.

- Mio signore,ho un pessimo presentimento riguardo a questo incontro,non sappiamo chi siano,n'è tanto meno quali siano le intenzioni di questo maestro,come la chiamato quell'uomo,per non parlare che sapevano dell'oggetto e dell'attacco che abbiamo ricevuto da parte di quegli...assalitori dai cappucci bianchi.

- Mitsuhide,non posso che essere d'accordo con le tue preoccupazioni,ma sta di fatto che non posso permettermi di lasciarmi sfuggire un occasione così ghiotta e poi,se mai volesse vedere quella cosa che ho trovato,sarei più che disposto a fargliela vedere,a patto che possa usarla come arma certo,non temere per la mia incolumità,finchè ci sarai anche tu,io mi sentirò al sicuro.

- Vi ringrazio per la fiducia,anche se credo che voi mi stiate sopravalutando,faccio solo ciò che mi riesce meglio,comunque,c'è un altra domanda che vorrei farvi nobile Nobunaga,riguardo ad oggi,era necessario...

Nobunaga si fermò all'improvviso,quasi fosse stato colto di sorpresa,sul volto manteneva la stessa indentica espressione dura,ma quel suo blocco improvviso fece capire a tutti i presenti che era stato colpito nel prfondo,quasi a tradimento.

- Mitsuhide...non  fare domande di cui sai già la risposta.

Per contro il samurai si inginocchio e abbassò la testa in segno di sottomissione.

- Perdonatemi,io non avevo alcuna intenzione di recarvi offesa n'è di disonorarvi,se lo richiedete io compirò seppuku e...

(Il seppuku,traducibile in suicidio rituale è considerato nel bushido come il più grande atto di coraggio che un samurai possa mai compiere,in pratica,colui che viene sottoposto o si sottopone a tale pratica e costretto a praticarsi un taglio nel ventre con un tanto avvolto nella carta,per poi risalire verso il ventre,era usato in Giappone come estremo atto per recuperare l'onore perduto o per infliggirsi una morte onorevole in caso di cattura).

- Sei perdonato,non ho alcuna intenzione di vedere le tue viscere finire per terra,potete ritirarvi.

E fu così che Nobunaga e sua moglie lasciarano li i tre fedelissimi.

Era stata una giornata carica di emozioni e quel finale di serata era l'ultima cosa che sarebbe dovuta capitare.

Forse la verità e che la cosa più fastidiosa era stata che fosse proprio lui,il samurai a formulare quella domanda,tra loro tre lui era quello che mostrava quel lato umano che Nobunaga ha dovuto lasciarsi alle spalle,non c'è l'aveva con lui,poichè sapeva per certo che non era intenzione di Mitsuhide recargli offesa di alcun genere.

Sarebbero tutti andati a dormire,infondo,anche il demonio,di tanto in tanto,necessita di riposo.



Ciao a tutti,sono io,il solito Dioni,vorrei ringraziare tutti coloro che fino ad ora hanno continuato a leggere questa storia,soprattutto Bankotsu,lui che recensisce tutte le volte che può e che tutte le volte che lo fa mi da una grande gioia.

Ma bando alle ciancie,tra poco sarà natale e dubito che riuscirò far uscire il prossimo capitolo entro natale,(ma questo ovviamente si sapeva),vi faccio gli auguri in anticipo.

BUON NATELE E FELICE ANNO NUOVO,CIAO =).
  
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