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Autore: Saigo il SenzaVolto    21/12/2017    2 recensioni
AU, CROSSOVER.
Sequel de 'Il Pianto del Cuore'
Era una serata come tutte le altre, quando improvvisamente Naruto, assieme a Hinata, Sakura e Sasuke si ritrovò in un luogo sconosciuto senza ricordare nulla. Ma loro non sono i soli ad essere finiti lì. Direttamente dall’oltretomba infatti, anche i genitori di Sasuke e quelli di Naruto fanno la loro comparsa, insieme a due personaggi provenienti dal futuro: Sarada Uchiha e Boruto Uzumaki.
Quest'ultimo, inoltre, molto diverso dalle aspettative di tutti!
Tra dispute familiari, passati dolorosi e comportamenti inaspettati, per i nostri eroi non sarà facile andare d'accordo. Ma tutti loro dovranno riuscire ad unirsi insieme per superare molte difficoltà, poiché una grave minaccia rischia di distruggere il loro mondo.
E loro sono gli unici in grado di fermarla!
Genere: Avventura, Azione, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Boruto Uzumaki, Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sarada Uchiha, Sasuke Uchiha | Coppie: Hinata/Naruto, Sasuke/Sakura
Note: Cross-over, Missing Moments, OOC | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Naruto Shippuuden
Capitoli:
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PREMESSA: alcuni personaggi ed eventi di questa storia potrebbero essere diversi rispetto all’opera originale! Dipende tutto dalla mia immaginazione!
 



 

Lacrime di Vittoria


Nulla. Assolutamente nulla.

Questa era l’unica cosa che Naruto stava percependo attraverso la modalità Eremitica in quel momento. Questo era tutto ciò che vedeva e percepiva, osservando con gli occhi sgranati il panorama attorno a sé dalla cima di una delle montagne. Il soffio gelido del vento gli accarezzava la faccia ritmicamente, scompigliandogli i capelli, e l’aria che usciva fuori dal suo naso col respiro si condensava in nuvole bianche di fumo che salivano in alto nel cielo.

Spostò lo sguardo verso le sue spalle, scrutando con attenzione e fervida minuzia ogni angolo della catena montuosa dinanzi a sé. I suoi occhi si mossero in tutte le direzioni, continuando la ricerca.

Bianco. Rocce. Ancora bianco. Altre rocce. Questo era tutto ciò che lo circondava. Non c’era nient’altro. Soltanto un ammasso enorme di rocce e di neve bianca che ricopriva tutte le montagne. Non si percepiva nessuna presenza viva per tutta quella zona, né vegetale né animale.

Strinse i pugni in un moto di frustrazione, voltandosi di nuovo e riscendendo la montagna ad ampi balzi.

Il suo cuore batteva all’impazzata, l’ansia nelle sue viscere aumentava ogni secondo di più.

Era da venti minuti che continuava a cercare. Venti interminabili minuti erano passati da quando aveva cominciato a setacciare da cima a fondo la catena montuosa dove si trovavano lui e i suoi compagni, ma fino ad ora la ricerca non aveva avuto successo. Non aveva trovato nulla. Neanche l’ombra di una traccia o il segno di un passaggio.

Si diresse immediatamente nel punto dove si trovavano gli altri, sperando disperatamente che almeno loro avessero avuto successo. Raggiunse il punto d’incontro in due minuti, atterrando proprio davanti al cratere sulla montagna. Disattivò la modalità Eremitica con un comando mentale.

Al bordo del cratere si trovavano già Sasuke e Sakura, intenti a fissare il fondo del buco con degli sguardi indecifrabili. Appena lo udirono, i due giovani si voltarono verso di lui.

“Lo hai trovato?” domandò immediatamente Sakura, portandosi le mani al petto. Sasuke rimase in silenzio, aspettando con trepidazione la risposta alla stessa domanda.

Il biondo scosse la testa, digrignando i denti in un moto di frustrazione. “Purtroppo no. Non sono riuscito a percepirlo in nessun modo! Ho perlustrato tutte le montagne due volte, ma né io né Kurama siamo riusciti a percepire una sola traccia di chakra!”

La ragazza abbassò lo sguardo all’udire ciò, visibilmente delusa e preoccupata. L’Uchiha invece sospirò pesantemente, chiudendo gli occhi e voltandosi di nuovo verso il cratere.

Naruto sentì la tensione crescere all’inverosimile nel suo cuore. Sentì la punta gelida del terrore farsi spazio dentro di lui per la seconda volta nello stesso giorno. Non riusciva ad accettare che le cose fossero andate veramente come temeva. Non poteva essere. Non era giusto. Doveva continuare a cercare. Forse se avesse ritentato avrebbe potuto sentire-

‘Non agitarti Naruto,’ lo richiamò pacatamente il Kyuubi nella sua testa. ‘Non serve a nulla. Forse gli altri hanno avuto più fortuna.’

Il biondo strinse i pugni in un moto di impotente rabbia. La tensione continuava ad annebbiargli la mente, rendendolo incapace di rispondere. Si limitò a pregare mentalmente che Kurama avesse ragione, dirigendosi a sua volta verso il bordo dell’immenso cratere.

I suoi occhi si posarono sull’enorme cadavere mutilato buttato nel fondo del buco, ed il suo sguardo si riempì immediatamente di rabbia e disgusto a quella visione.

Era il corpo di Vrangr. O meglio, quello che restava del suo corpo.

Il cadavere del drago era completamente devastato. Il ventre era stato letteralmente aperto e scoperto, e al suo interno si intravedevano le viscere bruciate e fumanti di colore nero. Era come se qualcosa fosse esploso all’interno del drago, squarciandogli del tutto la pancia e l’addome. Le ali e le zampe anteriori erano sparite, e sulle spalle si trovavano solamente due protuberanze sanguinanti nel punto dove prima partivano le braccia. La testa era accasciata sul fondo del cratere, con gli occhi chiusi e sanguinanti e la bocca aperta da cui colava fuoco liquido rossastro.

Naruto sentì il suo sangue raggelarsi al pensiero di cosa fosse successo a quel mostro. Tutto ciò che lui e gli altri sapevano era che fosse morto, ma nessuno aveva idea di cosa fosse successo.

Circa mezz’ora prima infatti, Naruto e gli altri avevano udito soltanto una gigantesca e fragorosa esplosione nel cielo in mezzo alle nuvole nere, la più forte che avessero mai sentito prima d’ora. La sua intensità era stata talmente potente che persino Hinata non era riuscita a vedere attraverso di essa coi suoi occhi. E poi, subito dopo l’esplosione, lui e i suoi compagni avevano visto precipitare in picchiata verso il suolo il corpo privo di vita del drago, osservandolo schiantarsi sulla montagna dove si trovavano adesso con un boato immenso.

Nessuno era stato in grado di credere ai propri occhi in quel momento. Nessuno era riuscito a comprendere ciò che era successo.

Avevano vinto. Il drago era morto. Era stato sconfitto. La loro missione aveva avuto successo.

Eppure, nessuno di loro festeggiò la scomparsa del drago. Nessuno di loro riuscì a rallegrarsi per la vittoria.

Perché Boruto era scomparso nel nulla.

Naruto e gli altri non sapevano cosa pensare. Non sapevano cosa fare. Il ragazzo del futuro era letteralmente scomparso nel nulla dopo l’esplosione avvenuta nel cielo. Lui ed il suo drago si erano completamente volatilizzati. La sua energia era svanita di botto. La sua presenza era scomparsa nel nulla, proprio com’era successo prima, appena era stato colpito dal raggio. Non c’era rimasta una sola traccia di energia o una sola pulsione nell’aria della sua presenza. Era letteralmente svanito.

Ma nessuno si era dato per vinto.

Lo avevano cercato. Per venti minuti Naruto ed il resto del gruppo avevano setacciato da cima a fondo tutta la catena montuosa nel tentativo di ritrovare il loro membro perduto. Ancora adesso Minato, Kushina, Sarada, Hinata, Fugaku e Mikoto lo stavano cercando ininterrottamente. Stavano letteralmente esplorando tutte le decine e decine di montagne attorno a loro pur di trovare una traccia, un indizio che li riconducesse al Nukenin. Ma, almeno per il momento, la ricerca non aveva dato frutti.

E un dubbio atroce continuava a tormentare l’animo del giovane jinchuukiri. Un dubbio terribile e sinistro che gli aveva già accarezzato la mente una volta quello stesso giorno, e che sperava con tutto il cuore di smentire il prima possibile.

Naruto aveva già visto morire il suo futuro figlio una volta oggi, e non poteva accettare che fosse successo di nuovo.

Dopo circa un minuto di silenzio totale, Mikoto e Fugaku comparvero improvvisamente con un balzo vicino a loro, i loro volti pieni di delusione.

Il biondo si voltò verso di loro, impaziente. “Allora?” domandò con foga. “Lo avete trovato?”

I due coniugi scossero la testa, visibilmente delusi.

“Mi dispiace, Naruto,” rispose Fugaku con un tono serio. “Ma non abbiamo trovato una sola traccia di quel ragazzo. È come se si fosse volatilizzato nel nulla.”

L’ansia dentro di lui prese ad aumentare esponenzialmente appena udì quella risposta, ma il giovane la represse subito. Non poteva lasciarsi prendere dallo sconforto adesso. Doveva continuare a sperare. Non tutto era ancora perduto. Forse gli altri avevano trovato qualcosa. Forse c’era ancora la speranza che Boruto fosse soltanto finito in un luogo troppo lontano per poter essere trovato.

Il silenzio riprese a regnare sovrano tra i presenti. Passarono altri cinque minuti. Poi i minuti divennero dieci. E poi, alla fine, altre tre persone fecero la loro comparsa nel punto di ritrovo.

Minato e Kushina avevano entrambi delle espressioni piene di sconforto in volto, mentre il primo reggeva tra le sue braccia il corpo mutilato e privo di vita di Eren. Hinata era comparsa assieme a loro, tenendosi leggermente a distanza.

Naruto e gli altri si avvicinarono a loro, osservando col cuore pesante il loro compagno deceduto.

Il Quarto Hokage poggiò delicatamente il corpo del ragazzo a terra. “Non abbiamo avuto fortuna nel trovare Boruto,” spiegò a tutti sommessamente. “Ma non potevamo lasciare Eren indietro. Gli dobbiamo almeno concedere una degna sepoltura.”

Tutti quanti annuirono alle sue parole. Minato aveva ragione. Non potevano lasciare il corpo di Eren a marcire qui senza neanche offrire un ultimo saluto al loro compagno. Non dopo tutto ciò che quel ragazzo aveva fatto per loro contro il drago.

Naruto si diresse immediatamente vicino a Hinata, fissandola con gli occhi sgranati pieni di disperazione.

“Hinata!” cominciò a dire il ragazzo, il suo sguardo supplicante. “Hai visto qualcosa? Sei riuscita a trovare almeno un indizio? Una traccia? Qualunque cosa?”

Bastò uno sguardo al volto della Hyuuga per fargli capire la risposta. Naruto sentì il proprio cuore spezzarsi in mille pezzi a quella vista. Sentì la speranza dissolversi nel nulla.

Hinata tenne la testa bassa, le mani unite insieme all’altezza della pancia ed uno sguardo pieno di dolore e sconfitta sul suo volto. Non ebbe il coraggio di incrociare gli occhi del biondo, limitandosi a scuotere la testa con un movimento lento e grave.

“M-Mi dispiace, Naruto-kun,” sussurrò la giovane, il suo tono pieno di rammarico. “Ho controllato tutte le montagne, ma di Boruto-kun non c’era una sola traccia. M-Mi dispiace…”

L’atmosfera si fece tesa e pesante per tutti quanti dopo quelle parole. Nessuno sapeva cosa fare. Nessuno sapeva cosa dire.

“L’unica speranza che ci rimane,” disse improvvisamente Kushina, i suoi occhi puntati a terra. “È che Sarada riesca a trovare qualcosa alla fine. Altrimenti, temo che non ci sia nient’altro che possiamo fare al momento.”

Nessuno ebbe il coraggio di ribattere.

Ripresero ad aspettare per un tempo interminabile. Non ci fu nessuno scambio di parole tra loro durante tutta l’attesa. Solo il suono del soffio freddo e pungente del vento si udiva tra le montagne, seguito a volte da un rombo di tuono lontano e confuso. Passarono circa dieci minuti.

Poi, dopo quella che era parsa a tutti un’eternità, Sarada raggiunse il gruppo in silenzio.

Tutti si voltarono verso di lei, l’ultimo barlume di speranza rimasto per poter avere anche solo una minuscola possibilità di ritrovare Boruto.

La giovane Uchiha si portò davanti al gruppo a passo lento, il suo volto privo di emozione e i suoi occhi nascosti dal riflesso degli occhiali. Una sola frase uscì fiori dalle sue labbra con un sussurro. Una sola fatidica domanda.

“Lo avete trovato?”

Tutti abbassarono lo sguardo contemporaneamente, incapaci di rispondere a quella terribile domanda. Nessun suono si udì nell’aria. Il tempo stesso parve fermarsi in quel momento.

Sarada li fissò uno ad uno per diversi secondi, prima di abbassare a sua volta la testa e stringere i pugni con forza.

“Capisco…”

Un gelido soffio di vento accarezzò i volti dei nove compagni, facendogli percorrere un brivido di freddo sulla schiena. Ci vollero diversi secondi prima che qualcuno riuscisse a raccogliere il coraggio e a parlare di nuovo.

“E adesso, cosa facciamo?” domandò lentamente Sasuke, fissando il corpo privo di vita del drago buttato nel fondo del cratere.

Un’ottima domanda senza dubbio. Cosa avrebbero dovuto fare adesso? La battaglia era stata vinta. Vrangr, il Divoratore di mondi era stato sconfitto. La missione si era conclusa con successo. E ora? Cosa dovevano fare?

Nessuno aveva idea di quale sarebbe dovuta essere la prossima mossa. Erano stati talmente concentrati sull’obiettivo di uccidere il drago che nessuno di loro aveva pensato seriamente a cosa sarebbe successo dopo. Non avevano avuto il tempo di rifletterci.

Dopotutto, per loro era già una grossa fortuna essere riusciti a sopravvivere allo scontro.

E adesso, come a voler peggiorare ulteriormente la situazione, Eren era morto. E Boruto era scomparso completamente. Cosa avrebbero dovuto fare in quel momento?

Un grosso dolore pervase i cuori di tutti.

Eren era morto. Non potevano ignorare questo fatto. Era morto perché tutti loro erano stati incapaci di difenderlo. Nessuno era riuscito a proteggerlo dalla furia del drago.

Il ragazzo moro non faceva parte del loro gruppo, né tantomeno Naruto e gli altri avevano avuto modo di conoscerlo per bene durante queste ultime settimane. Ma, nonostante questo, Eren si era rivelato un compagno affidabile e coraggioso. Aveva deciso di sua spontanea volontà di aiutarli a combattere la terribile calamità di Vrangr, e non si era mai tirato indietro neanche dinanzi al pericolo. Un comportamento così valoroso e nobile non era da tutti. Anche se non lo avevano conosciuto per bene, Naruto e gli altri gli sarebbero stati per sempre debitori.

L’unica persona con cui Eren aveva legato di più in questi giorni, stranamente, era stato Boruto.

Il ragazzo del futuro ed Eren erano riusciti ad accettarsi e rispettarsi a vicenda in modo molto più evidente rispetto al resto del gruppo. Cavolo, si potrebbe dire proprio che quei due fossero diventati dei veri amici. Nessun altro era riuscito a legare in modo così profondo col Nukenin a parte lui.

Ma adesso, Eren era morto e Boruto era scomparso. Entrambi separati da un destino crudele ed implacabile. E la speranza che il biondo fosse ancora vivo era bassa, se non del tutto inesistente.

Naruto e gli altri non sapevano cosa pensare. Non sapevano più cosa fare. Senza Boruto, il gruppo aveva in un certo senso perso la sua completezza. Proprio lui che si era sempre tenuto in disparte e lontano da tutti durante questi mesi, adesso che era assente ne stava facendo risentire a tutti in qualche modo. Adesso, senza di lui, l’intero gruppo sentiva la sua mancanza.

La cosa era parecchio ironica.

Minato sospirò improvvisamente, osservando il corpo immobile di Eren davanti a sé.

“Non lo so, ragazzi.” disse sommessamente. “Adesso che abbiamo vinto, non ho proprio idea di cosa dovremmo fare. Non sappiamo neanche se Boruto sia ancora vivo o no, e non abbiamo nessun modo di scoprirlo. In questa situazione, persino un Hokage come me si trova in difficoltà.”

Nessuno ribatté alle parole del Quarto. Tutti si limitarono ad annuire sommessamente, immersi coi loro pensieri nella propria mente pesante e confusa.
 

“Non disperate, miei giovani amici!” fece improvvisamente una voce familiare. “Sono tornato proprio per aiutarvi su questa faccenda.”

Tutti si voltarono di scatto alle loro spalle, osservando la figura dell’Eremita che era comparsa dal nulla in mezzo a tutti loro per la terza volta.

“Sei tornato!” fu tutto ciò che disse Naruto, per nulla sorpreso ormai dalla sua apparizione, poiché abituato a vederlo comparire all’improvviso.

L’Eremita annuì, fissando tutti i nove ninja con un debole sorriso e con uno sguardo pieno di rammarico. “Sono tornato.” confermò a sua volta lentamente.

Gli occhi di Hogoromo si posarono poi sul corpo privo di vita di Eren, e la sua espressione si fece piena di genuino dolore e rammarico.

“Mi addolora profondamente vedere che alcuni di voi non sono riusciti a farcela fino a questo momento.” disse con sincerità e pesantezza. “Speravo davvero con tutto il cuore che la missione che vi ho affidato potesse concludersi nel migliore dei modi e senza perdite. Ma, a quanto sembra, il destino non ha esaudito il mio desiderio…”

Appena finì di parlare, l’Eremita rivolse lo sguardo verso il cadavere del drago nel cratere e fece un cenno col capo.

“Tuttavia, Vrangr era un mostro crudele e assetato di potere,” riprese a dire subito dopo, il suo tono serio. “La sua morte era necessaria per la salvezza di questo mondo, così come quella di innumerevoli altri. Non potevate permettergli di continuare a fare queste stragi. Il vostro viaggio era indispensabile per la sopravvivenza di molte specie nell’universo.”

Poi, prima che qualcuno potesse ribattere, Hagoromo sollevò una mano in alto e fece schioccare le dita con un movimento rapido. Ciò che accadde dopo lasciò tutti di stucco.

Naruto sgranò gli occhi.

Era successo tutto in un attimo. Tutto ciò che si trovava attorno a loro scomparve di botto, come se non fosse mai esistito. Le montagne, la neve, il cielo e tutta la terra si dissolsero come fumo, e l’Eremita e tutti gli altri si trovarono sospesi in un immenso spazio vuoto completamente bianco, privo di qualsiasi oggetto o forma di vita.

Sasuke si guardò attorno freneticamente. “Cos’è questo posto?” domandò, allarmato.

“Rilassati, giovane Sasuke,” lo rassicurò subito l’Otsutsuki. “Non siete in pericolo. Semplicemente, vi ho appena trasportato in un’altra dimensione diversa da quella di Eldia, ovvero dove vi trovavate fino a poco fa. Come potete constatare, questa dimensione è vuota e priva di tempo, ed è semplicemente un portale di passaggio che conduce a diversi mondi collegati a questo. In questo modo potremo parlare senza interruzioni e senza preoccuparci del freddo.”

“Aspetta!” lo interruppe Sarada, i suoi occhi sgranati. “E che ne è di Boruto? Non sappiamo che fine abbia fatto! Potrebbe essere rimasto laggiù da solo! Dobbiamo tornare là a cercarlo!”

La ragazza trasalì come se fosse stata colpita appena vide l’espressione che fece l’Eremita quando finì di parlare. Sarada trattenne il fiato, mentre il mondo smise di muoversi davanti ai suoi occhi per diversi istanti.

Hagoromo emise un sospiro carico di dolore e pesantezza, fissando la giovane Uchiha con uno sguardo ricolmo di rammarico e pentimento.

Naruto sgranò gli occhi, sentendo la sua più grande paura divenire realtà. Hinata si portò una mano tremante alla bocca. Minato chiuse gli occhi, stringendo a sé una lacrimante Kushina che singhiozzava sommessamente. Sasuke abbassò lo sguardo. Sakura strinse i denti. Mikoto si voltò dall’altra parte, incapace di sostenere la vista di sua nipote. Fugaku sospirò pesantemente.

“Mi dispiace, giovane Sarada,” disse lentamente l’Eremita delle Sei vie, il suo tono pieno di dolore. “Ma Boruto è morto. Lui ed Eren sono rimasti vittime della ferocia del drago. Non sono riusciti a sopravvivere alla battaglia. Voi siete gli unici sopravvissuti. Mi dispiace davvero.”

La ragazza con gli occhiali sentì la disperazione cominciare a pervaderle completamente il cuore. Non riusciva a credere a quelle parole. Non POTEVA credere a quelle parole. Boruto non poteva essere morto. Non era vero. Non aveva senso. Era il più forte del gruppo. Non sarebbe dovuto morire. Non in questo modo.

I suoi occhi rossi colmi di furia e dolore si ridussero a due fessure. “Come puoi esserne certo?” ribatté con astio e disprezzo. “Come puoi essere così sicuro che sia morto?”

Hagoromo scosse lentamente la testa. “Per quanto io stesso desideri ardentemente sbagliarmi, temo che non ci sia più speranza ormai.” rispose con rammarico. “Vi avevo già accennato al fatto che sono sempre stato al corrente di tutto ciò che vi è successo in passato. Questo è dovuto al fatto che per tutta la durata del vostro viaggio ho usato su di voi una speciale Tecnica di Divinazione creata dalla mia gente, grazie alla quale sono stato in grado di vedere nel dettaglio tutto ciò che avete vissuto da quando avete messo piede a Eldia.”

Sakura sgranò gli occhi. “Lei sta dicendo che ha usato una tecnica per osservarci durante tutto questo tempo?”

“Esatto,” confermò l’anziano essere. “L’ho fatto per assicurarmi del fatto che ognuno di voi potesse raggiungere il drago sano e salvo. La tecnica di Divinazione che ho usato mi permette in particolare di percepire l’energia corporea di ogni persona divinata a qualsiasi distanza, rivelandomi poi con un ritardo di parecchi giorni ciò che le persone in questione hanno vissuto in precedenza. Per questo motivo sono stato sempre a conoscenza di ciò che è avvenuto nel vostro viaggio.”

Minato rifletté sulle parole dell’Eremita per diversi secondi. “Quindi in pratica lei ha visto ciò che è successo a Boruto?” domandò con serietà e tensione.

L’espressione di Hagoromo si fece solenne e triste. “Sì, ho visto ciò che è successo…”

“E allora dimmelo!” esclamò immediatamente Sarada, facendo un passo in avanti e fissandolo con i suoi occhi colmi di disperazione. “Dimmi cosa è successo a Boruto!”

Tutti si votarono verso l’Eremita, tesi e pieni di paura. L’Otsutsuki non rispose immediatamente alla richiesta della giovane Uchiha, osservandola con uno sguardo indecifrabile e profondo per diversi secondi.

“Ne sei certa?” chiese a sua volta pacatamente. “Sei certa di voler sapere questa cosa?”

“Mi prendi in giro?” ribatté quella con rabbia. “Certo che voglio sapere! Non posso restare senza risposte! Boruto è mio amico, ed ho il diritto di sapere!”

Naruto fece un passo avanti. “Anche noi vogliamo sapere che fine ha fatto!” dichiarò a nome di tutti con determinazione. “Se Boruto è davvero morto, allora voglio sapere almeno una volta come sia successo! Lui è mio figlio, ed è anche un nostro compagno! Abbiamo il diritto di conoscere la verità!”

L’Eremita li fissò con attenzione uno per uno, osservando i loro volti carichi di determinazione e dolore. Tutti loro volevano sapere cosa fosse successo al loro compagno, anche se ciò avrebbe completamente distrutto ogni speranza nel loro cuore.

Alla fine, Hagoromo sospirò. Non aveva scelta. Doveva dire loro la verità. Ne avevano il diritto. Non poteva continuare a nascondere ciò che era successo.

Anche se quella notizia li avrebbe probabilmente sconvolti.

“Subito dopo aver attivato il Potere del Risveglio,” cominciò allora a dire l’Eremita. “Boruto affrontò il drago davanti a tutti voi grazie alla manifestazione della sua anima. Durante quello scontro a cui avete assistito coi vostri occhi, egli sperimentò sulla sua pelle la vera potenza che quel mostro possedeva, e allora comprese una cosa. Comprese che non c’era modo di riuscire a uccidere Vrangr continuando ad attaccarlo come avevate fatto prima. La forza e la resistenza del drago erano troppo sconfinate, troppo imponenti per poterle sovrastare.”

Tutti ascoltarono con attenzione le sue parole.

“Tuttavia, in quello stesso momento, Boruto scoprì anche l’unico modo per sconfiggere Vrangr grazie al suo occhio destro. Grazie ad esso, egli riuscì a comprendere che mentre il corpo esterno del drago era invulnerabile a causa delle squame che lo rivestivano, la stessa cosa non si poteva dire per l’interno del suo corpo. L’unico modo per ucciderlo era farlo esplodere dall’interno, infondendo dentro di esso tutta l’energia che possedeva per farlo implodere.”

Naruto e gli altri trattennero il fiato.

“Questo è ciò che Boruto riuscì a capire,” continuò l’anziano. “Perciò, appena il drago fu abbastanza vicino, egli saltò fuori dalla sua ‘Volontà’ e lo trafisse all’occhio, infondendo dentro di lui tutta la sua energia vitale e facendolo esplodere dopo qualche secondo. Tuttavia Boruto era consapevole che l’esplosione avrebbe coinvolto anche lui, ma nonostante questo decise di sacrificarsi per riuscire a mettere fine una volta per tutte alla minaccia che quel drago rappresentava per Eldia ed il vostro mondo. Boruto si è sacrificato per salvare tutti voi e tutti i mondi minacciati da Vrangr. E lo ha fatto con un sorriso sulle labbra, senza esitare neanche per un istante. Il suo coraggio e la sua determinazione sono ciò che hanno salvato tutti voi, nonché migliaia e migliaia di altre vite.”

Nessuno parlò dopo quella spiegazione. Nessuno proferì parola appena l’Eremita finì di parlare.

“Boruto si è sacrificato per il bene di tutti,” concluse Hagoromo, il suo tono basso e pieno di dolore. “Decise di fare ciò che solo lui poteva fare in quel momento senza esitare, caricandosi il peso e le conseguenze della sua scelta pur di donare a tutti voi la speranza di salvare il mondo. Il suo sacrificio è stato nobile e coraggioso, e giuro sul mio onore che non lascerò che il suo nome verrà dimenticato per ciò che ha fatto. La speranza che lui ha donato al mondo vivrà per sempre, anche senza di lui!”

Passarono diversi secondi di silenzio glaciale in cui nessuno parlò. Poi, lentamente, qualcuno decise di proferire parola.

“Quindi…” disse Minato con un tono basso e privo di emozione. “Quando Boruto si è scusato con noi e ci ha salutato… lo ha fatto perché sapeva che sarebbe morto? Sapeva già da allora cosa avrebbe dovuto fare?”

L’Eremita annuì, chiudendo gli occhi. “Già.” rispose dolorosamente. “Boruto sapeva che non sarebbe sopravvissuto allo scontro. Lo sapeva da molto tempo ormai. Probabilmente lo sospettava già sin dal primo giorno in cui lo condussi qui assieme a voi. Dentro di lui, egli era sempre stato consapevole che con molta probabilità sarebbe morto. Tuttavia decise lo stesso di non fuggire e di affrontare il suo destino a testa alta, senza arrendersi alla sua morsa crudele.”

Kushina sentì una lacrima colarle dalla guancia. “Q-Quello sciocco!” disse lentamente, tirando su col naso. “Alla fine, anche se non andavamo d’accordo, ha deciso di salvare tutti noi… Ma perché lo ha fatto?”

“Boruto non si è mai arreso al suo destino,” spiegò l’Eremita. “Era un ragazzo che ha sofferto per tutta la sua vita, e nonostante questo alla fine ha scelto di mettere il bene di tutti prima del suo. Ha scelto di sacrificare se stesso invece che voi. Sono davvero fiero di aver conosciuto una persona come lui!”

Tutti abbassarono lo sguardo a terra dopo quelle parole. L’aria si fece colma di dolore e tristezza.

Sarada sentì un dolore immenso e straziante accarezzarle la mente. Vide le sue mani serrate cominciare a tremare da sole. Vide il suo corpo tremolare per i singhiozzi.

Ed una lacrima di sangue le colò dalla guancia, cadendo a terra sul pavimento bianco.

Boruto si era sacrificato per tutti loro. Era morto per salvare lei e tutte le persone del suo mondo. Aveva sacrificato se stesso pur di salvarli dal drago. Proprio lui che disprezzava gli Shinobi e l’idea di sacrificio nel nome del bene superiore, adesso era finito per morire in quello stesso modo.

Era ironico da un certo punto di vista.

Ma la ragazza non riuscì a ridere di quel destino ironico e crudele. Boruto era morto. Il suo amico d’infanzia era morto. La persona di cui era innamorata da cinque anni era morta, senza che lei avesse potuto fare qualcosa per salvarla.

Boruto, il suo unico amore, era morto per salvarla dal drago.

Sarada crollò in ginocchio, affondando la faccia nelle mani e gemendo sommessamente per il pianto. La collana che il suo vecchio amico le aveva donato cadde a terra da una tasca.

Non era giusto. Non era per niente giusto. Perché le cose dovevano sempre finire in questo modo? Perché la realtà non poteva mai concederle una piccola gioia invece che continuare sempre a calpestare i suoi sogni e le sue speranze?

Boruto era morto.

Perché? Perché era successo? Perché il suo amico non era riuscito a sopravvivere? Perché proprio lui aveva dovuto sacrificarsi per la salvezza di tutti? Perché? PERCHÉ?

Aveva promesso di proteggerlo. Aveva promesso che lo avrebbe riportato ad ogni costo al Villaggio assieme a lei.

E invece aveva fallito. Tutto questo non sarebbe mai più successo.

Il dolore che stava provando in quel momento era devastante. Era insopportabile. Era deliziosamente indescrivibile. I suoi occhi aumentavano e riflettevano il dolore che provava nel cuore come un circolo vizioso, facendole assaporare sulla lingua e nella mente la rabbia e la tristezza senza che lei potesse farci nulla.

“Perché, Boruto?” urlò mentalmente con tutta la sua disperazione. “Perché? Proprio ora che le cose stavano cominciando ad aggiustarsi tra noi due! PERCHÉ? PERCHÉ?”

Come avrebbe fatto adesso a vivere senza di lui? Cosa avrebbe dovuto fare? Come avrebbe mai potuto spiegare una cosa simile a Himawari? A Naruto-sama? A Hinata-sama? Con quale coraggio avrebbe potuto raccontare loro ciò che era successo a Boruto? La notizia della sua morte li avrebbe distrutti! Non poteva farlo!

Sarada era talmente immersa nel dolore e nello sconforto che trasalì appena sentì una mano poggiarsi sulla sua spalla. Alzò la testa di scatto, fissando con dolore e sconvolgimento il volto di colui che la stava toccando.

I suoi occhi si sgranarono appena lo videro.

Naruto era inginocchiato accanto a lei, una mano poggiato sulla sua spalla ed un sorriso triste che gli contornava il volto. I suoi occhi erano pieni di lacrime, ma non stava piangendo come lei. Il suo sguardo era carico di dolore e rammarico, proprio come lei, ma c’era qualcos’altro riflesso nei suoi occhi azzurri oltre che al dolore. Qualcosa che la ragazza riconobbe solo dopo diversi secondi.

Orgoglio.

La giovane Uchiha rimase sconvolta appena riconobbe l’orgoglio negli occhi di Naruto. Non riusciva a crederci. Non riusciva a credere a ciò che stava vedendo.

Naruto le sorrise debolmente, fissando il suo Sharingan con dolore e comprensione e raccogliendo la collana di Boruto da terra.

“Sarada-chan,” disse lentamente. “Capisco cosa provi. Capisco perfettamente cosa stai provando. Ma non puoi lasciarti vincere dal dolore adesso. Non puoi abbandonarti alla disperazione.”

La ragazza lo fissò a bocca aperta, sconvolta.

“Come possiamo piangere sapendo che Boruto si è sacrificato per noi?” continuò il biondo pacatamente. “Come possiamo insultare il suo sacrificio con le nostre lacrime? Lui sapeva a cosa stava andando incontro, ma nonostante questo ha deciso di affrontare la morte per tutti noi. Ha deciso di morire come uno Shinobi pur di salvare tutti noi. Non possiamo sminuire il suo sacrificio restando a piangere.”

Sarada, Minato e Kushina, assieme ad Hagoromo e tutti gli altri guardarono con gli occhi sgranati il biondo inginocchiato a terra, ascoltando con stupore e sconvolgimento le sue parole.

Mai prima d’ora quel ragazzo aveva pronunciato un discorso così serio, così profondo. Non riuscivano a credere a ciò che stavano sentendo con le loro orecchie. Non potevano crederci.

“Tutto ciò che possiamo fare,” riprese il ragazzo, ignaro dello stupore di tutti i suoi compagni. “È ricordare ciò che Boruto ha fatto e portarlo nei nostri cuori. Lui non vorrebbe che ci demoralizzassimo per le sue azioni. Lui non vorrebbe di certo vederci cadere nel dolore a causa sua. Dopotutto, Boruto non avrebbe mai voluto farti soffrire, e lo sai anche tu, Sarada-chan. Lui non era una persona cattiva, ma era semplicemente un ragazzo come noi che ha sofferto troppo nella sua vita. Un ragazzo che, nonostante tutto il dolore e le difficoltà che ha vissuto, non si è mai arreso alla Morsa del Destino. Il fatto che abbia scelto di sacrificarsi per noi è la prova che, in fondo al suo cuore, lui voleva bene a tutti noi. Lui voleva bene anche a te.”

Gli occhi di Sarada si sgranarono ulteriormente all’udire quella frase. La sua bocca si spalancò appena ricordò le parole che Boruto le aveva detto quella sera, quando lei gli aveva confessato i suoi sentimenti.
 

“Non ho nulla contro di te, e non mi piace causare dolore alla gente, a differenza di quello che potresti pensare. Ma per quanto questa cosa non mi piaccia, io non posso ricambiare i tuoi sentimenti e lo sai anche tu.

Cosa posso fare per alleviare il tuo dolore?”
 

Fu in quel momento che Sarada comprese.

Boruto si era sacrificato anche per lei. Non lo aveva fatto soltanto per proteggere il loro mondo. Lo aveva fatto anche perché sapeva che solo con la sua morte lei avrebbe potuto ricominciare a vivere senza che fosse costretta a ricercare il suo amore. Si era sacrificato per darle una speranza, una speranza di poter ricominciare a cercare la felicità nella sua vita. La speranza di ricominciare a vivere senza il costante pensiero di doverlo riportare al Villaggio con sé.

La speranza di poter finalmente andare avanti con la sua vita.

Boruto, il suo unico amore, si era sacrificato per poterle garantire attraverso la sua morte la possibilità di ricominciare una nuova vita.

Un sorriso amaro e sottile le incurvò le labbra appena realizzò quella cosa. “Boruto, stupido sciocco,” disse mentalmente, asciugandosi le lacrime e rialzandosi lentamente in piedi. “Ho sempre saputo che il tuo era un cuore buono! Perché non riesci mai a mettere te stesso prima degli altri? Perché alla fine hai accettato di perdere tutto ciò che avevi sempre desiderato pur di salvare me e tutti gli altri?”

Quella domanda non avrebbe mai avuto risposta.

La giovane Uchiha serrò i pugni con forza, tentando per diversi secondi di calmare il terribile e devastante dolore che le stava attraversando il corpo e la mente attraverso lo Sharingan. Fece dei grossi respiri, sgombrando la mente da ogni pensiero.

Naruto aveva ragione, realizzò Sarada. Non poteva piangere la sua morte. Boruto non avrebbe voluto che lei continuasse a vivere nel dolore. Non avrebbe voluto che lei continuasse a soffrire a causa sua. Si era sacrificato per donarle una nuova possibilità di trovare la felicità. Si era sacrificato per donarle una nuova speranza.

E lei avrebbe almeno dovuto tentare di sfruttarla in suo nome.

“Grazie, Naruto.” disse allora la ragazza con un sorriso triste, rivolgendosi verso il biondo. “Anche se il dolore della sua morte resterà per sempre dentro di me, prometto che non mi lascerò mai più sopraffare da esso come prima. Prometto che continuerò a vivere e ricordare per sempre Bolt nel mio cuore, cercando di vivere al meglio ciò che il suo sacrificio mi ha darà la possibilità di sperimentare. È il minimo che gli devo per ciò che ha fatto. È l’unica cosa che posso fare per rendere onore al suo nome e al suo ricordo.”

Naruto annuì con un sorriso, asciugandosi a sua volta le lacrime dagli occhi e porgendole la collana con una mano.

“Anche se lui non si considerava tale, Boruto era un grande Shinobi,” disse con orgoglio. “Nonostante tutto il suo dolore, lui non si è mai arreso e ha lottato sempre per ciò che riteneva giusto. Se mai un giorno avrò un figlio, allora sarei davvero orgoglioso di vederlo diventare come lui! Vero, Hinata?”

La Hyuuga annuì debolmente, asciugandosi le lacrime dagli occhi con una mano. “Sì!” dichiarò a sua volta lei. “Boruto era una persona buona e determinata. E non c’era nessuno tra noi che aveva più coraggio di lui. Il suo sacrificio è la prova che, in fondo al suo cuore, egli non avrebbe mai permesso a nessuno di noi di morire. In fondo al suo cuore, lui ci voleva ancora bene. Sono fiera di lui, nonostante tutto.”

Sarada tirò su col naso, annuendo con un sorriso. “Li hai sentiti, Bolt?” pregò mentalmente rivolta al suo amico, mentre i suoi occhi ripresero a formare lacrime di gioia e dolore. “Alla fine, nonostante tutto, tuo padre e tua madre sono fieri di te! Alla fine, la tua famiglia non ti ha rifiutato una seconda volta!”

Tutti i presenti sorrisero all’udire le loro parole. Naruto e Sarada avevano ragione. Non potevano permettersi di piangere la morte del loro compagno. Era solo grazie a lui che erano riusciti a vincere. Era solo grazie al suo sacrificio che il drago era stato sconfitto.

L’unica cosa che potevano fare, era rendere giustizia e onore al suo ricordo continuando a vivere e a ricordarlo per sempre.

Sasuke e Sakura non dissero nulla, limitandosi a fissare con dei piccoli sorrisi soddisfatti i loro amici. Fugaku e Mikoto annuirono tra loro. Minato e Kushina si portarono vicini a Naruto, poggiandogli ciascuno una mano sulla spalla. Sarada si rimise poi la collana attorno al collo, osservandola con uno sguardo pieno di affetto.

L’Eremita sorrise osservando tutti loro. “Grazie mille, Boruto!” pensò con una lacrima di orgoglio. “Attraverso la tua morte, alla fine sei riuscito a donare speranza ai tuoi compagni e a tutto il mondo! Anche con il tuo sacrificio, sei riuscito ad offrire a tutti noi una possibilità di futuro!”

Hagoromo si asciugò la lacrima dal volto, portandosi subito dopo vicino al corpo privo di vita di Eren e toccandolo con una mano. Il cadavere brillò di luce per un secondo, e poi scomparve improvvisamente nel nulla senza un minimo rumore.

Naruto e gli altri sgranarono gli occhi.

“Non temete,” disse subito l’Otsutsuki. “Ho soltanto preso il corpo del nostro giovane compagno e teletrasportato in un luogo sicuro. Lo riporterò dalla sua famiglia dopo che noi avremo finito, e loro penseranno a donargli una degna sepoltura. È il minimo che possa fare per onorare anche il suo sacrificio.”

Tutti i presenti annuirono alle sue parole, lasciando per l’ultima volta una silenziosa preghiera mentale nei confronti del loro compagno deceduto, ringraziandolo per tutto ciò che aveva fatto per loro.

“Molto bene, miei giovani amici,” disse allora l’Eremita con un tono meno triste. “Adesso che tutto è finito, avvicinatevi a me, poiché è giunto il momento di salutarci!”

Naruto e tutti gli altri si radunarono attorno all’anziano essere, ascoltando attentamente le sue parole.

Hagormo li fissò uno ad uno col suo Rinnegan. “Naruto, Sasuke, Hinata, Sakura, Sarada, Minato, Kushina, Mikoto, Fugaku,” disse ad alta voce, pronunciando i loro nomi con un sorriso. “Vi faccio i miei più sinceri complimenti! Siete riusciti a completare la missione! Le vostre azioni, assieme al sacrificio compiuto da Eren e Boruto, hanno salvato innumerevoli mondi dalla distruzione. Grazie a tutti voi, e grazie soprattutto a coloro che hanno perso la vita per questa causa, Vrangr il Divoratore di mondi è stato abbattuto! Da oggi in poi, la sua esistenza non minaccerà più nessuno! Avete davvero la mia completa riconoscenza! ”

I nove ninja sorrisero.

“Adesso è giunto il momento di salutarci,” continuò l’Eremita con un tono serio e pacato. “Scambiate gli ultimi saluti con coloro che non rivedrete più, e poi procederò a riportare ognuno di voi nel proprio tempo. E ricordate, Naruto e voialtri giovani, che voi quattro non ricorderete nulla di Sarada e Boruto appena ritornerete nel vostro mondo. So che potrebbe non piacervi, ma questo è l’unica scelta che mi rimane per impedire che il futuro possa cambiare drasticamente. Mi dispiace.”

“Lo sappiamo, Eremita.” rispose subito Sasuke. “Abbiamo già accettato, quindi non c’è bisogno di scusarsi ulteriormente.”

E così, dopo quelle parole, uno ad uno tutti i nove compagni presero a dirigersi verso le persone che non avrebbero più rivisto dopo questa avventura, preparandosi a scambiarsi gli ultimi saluti.
 

Sasuke si fermò davanti ai suoi genitori senza alzare lo sguardo, incapace di incontrare i loro occhi. Una miriade di sentimenti ed emozioni gli pervasero il cuore in quegli ultimi istanti in cui avrebbe avuto la possibilità di parlare con loro.

Dolore, sconforto, rammarico, nostalgia e pentimento gli danzarono nella mente come saette, avvolgendogli l’animo di incertezza e dolore.

Tuttavia, non ebbe bisogno di dire una sola parola.

Perché Mikoto scattò subito verso di lui e lo abbracciò con forza, mentre lunghe scie di lacrime le solcavano gli occhi. Il giovane esitò soltanto per un istante prima di ricambiare il gesto, portando le braccia attorno ai fianchi della donna e lasciandosi immergere per l’ultima volta nel calore di quell’abbraccio.

“Abbi cura di te, Sasuke!” gli disse la madre con un tono prossimo al pianto. “E vivi la tua vita come ritieni più giusto! Qualunque cosa tu sceglierai di fare, sappi che sarò sempre fiera di te! Mi dispiace solo di non poterti più accompagnare nella tua vita!”

Il ragazzo annuì debolmente, la sua faccia poggiata sulla spalla della donna. “Grazie di tutto, madre!” rispose, la sua voce ricolma di emozione. “Perdonami per tutto ciò che ho fatto! Mi mancherai per sempre!”

I due si staccarono dall’abbraccio dopo alcuni secondi, e Sasuke si voltò con la testa verso la figura di suo padre che si stava avvicinando a lui, un’espressione triste che contornava la sua faccia solitamente stoica e seria.

“Padre…”

“Non scusarti, Sasuke,” lo incalzò lui, poggiandogli una mano sulla spalla. “Non c’è nulla di cui scusarsi. Il passato è solo ciò che è: passato. Esso non ti impedirà di costruirti un nuovo futuro. Se avrai il coraggio di rialzare la testa, allora riprenderai a vivere pienamente, e forse un giorno troverai la tua felicità. Solo tu potrai decidere cosa essere in futuro. Di questo non ho dubbi.”

Il giovane sentì le lacrime cominciare a formarsi nei suoi occhi. “Grazie di tutto, padre,” disse con sincerità. “Senza di voi, io non avrei mai avuto modo di realizzare tutti gli errori che ho commesso in passato! Grazie davvero! Grazie di tutto!”

Fugaku e Mikoto strinsero per l’ultima volta loro figlio in un tenero abbraccio, versando tutti e tre contemporaneamente lacrime di gioia e dolore.

“Saremo sempre con te,” disse Mikoto dolcemente. “E continueremo a vegliare e a proteggerti sempre assieme a Itachi. Ricordati di questo ogni giorno, tesoro.”

Sasuke annuì, stringendo le braccia attorno a loro con un singhiozzo.

“Lo so…”
 
 
Naruto si voltò lentamente verso i suoi genitori, il suo sguardo esitante e colmo di incertezza.

“Dunque… è giunto finalmente il momento, eh?” disse, grattandosi la testa e ridendo nervosamente. Il suono delle sue risate gli uscì fuori dalle labbra quasi come un singhiozzo strozzato.

Minato fece un sorriso triste. “Già,” disse lentamente. “Dobbiamo salutarci, Naruto.”

Il biondo annuì debolmente, abbassando subito dopo lo sguardo a terra.

In quel momento, Naruto si sentì insicuro ed incerto come non si era mai sentito prima d’ora. In quel momento, il ragazzo non sapeva davvero cosa fare.

Per tutta la sua vita, sin da quando era un bambino, aveva sempre desiderato conoscere i suoi genitori. Aveva sempre desiderato poter parlare con loro almeno una volta, poter passare un po’ di tempo assieme a loro.

All’epoca, lui non avrebbe mai potuto immaginare che un’occasione simile sarebbe davvero successa. E, per quanto fosse stato davvero felice grazie all’occasione che gli era stata concessa in questi giorni, adesso per la prima volta in vita sua, Naruto sentì che tutto questo non gli bastava. Non gli sarebbe mai bastato.

Non voleva lasciarli. Non voleva ritornare ad essere da solo. Non voleva tornare a vivere nella realtà del suo mondo, dove non c’era nessuno ad accoglierlo a casa, dove i suoi genitori erano solo due immagini appese ad un quadro o illustrate in una foto ricordo.

Non voleva restare di nuovo da solo.

“Tu non sei solo, Naruto.” disse improvvisamente Kushina, come se avesse letto i suoi pensieri.

Il biondo alzò la testa di scatto verso di lei, scioccato.

“Tu non sarai mai da solo,” continuò dolcemente la donna. “Avrai sempre i tuoi amici al tuo fianco, così come avrai sempre Kakashi, Hinata, Sasuke e tutti coloro che ti hanno accompagnato nel corso della tua vita. Non sarai mai da solo, ricordalo!”

Minato gli afferrò una mano tra le sue, fissandolo con un sorriso pieno d’orgoglio. “Kushina ha ragione. Tutti i tuoi amici ti aiuteranno a crescere e ti sosterranno nei momenti più difficili. E anche se noi due non ci saremo e non potremo accompagnarti fisicamente d’ora in poi, sappi che continueremo a vegliare sempre su di te. Te lo prometto!”

Sua madre gli batté subito dopo una piccola pacca sul ventre. “E poi, sono certo che da oggi anche il Kyuubi, o meglio Kurama, ti saprà aiutare nei momenti di bisogno! Quindi non essere triste, tesoro. Tu non sarai mai da solo.”

Il biondo rimase sconvolto quando sentì la voce della Volpe nella sua testa.

‘Tua madre ha ragione, Naruto,’ disse Kurama con un tono serio. ‘Che ti piaccia o no, da ora in poi io continuerò ad osservarti come un’ombra. Non che io abbia scelta, dopotutto…’

Naruto sentì le lacrime colargli dalle guancie con forza.

“Siamo orgogliosi di te, Naruto!” disse ancora sua madre, stringendolo tra le braccia con affetto. “Sei davvero diventato uno Shinobi valoroso ed eccellente. Sin dal giorno in cui ti ho messo alla luce, ero certa che saresti riuscito a diventare una persona meravigliosa. E un giorno, sono certa che diventerai anche un Hokage persino più in gamba di tuo padre!”

Minato si unì all’abbraccio un secondo dopo. “Ne sono sicuro anch’io! Continua a non arrenderti mai, e riuscirai a realizzare tutti i tuoi sogni! Diventerai il miglior Hokage che Konoha abbia mai avuto! E se avrai fiducia in te stesso, allora diventerai anche un buon padre! Sono certo che anche Boruto la penserebbe così!”

Naruto singhiozzò sommessamente, alzando le braccia ed avvolgendole attorno ai suoi genitori con forza e senza esitazione, stringendoli a sé come meglio poteva.

“Grazie! Mamma, papà, grazie!” sussurrò il giovane.

Kushina gli passò ritmicamente le mani sulla schiena, trattenendo le proprie lacrime. “Suvvia, non essere triste. Non c’è bisogno di piangere!”

“Ma anche tu stai piangendo, mamma!” disse Naruto, confuso.

“N-Non sto piangendo dattebane!”

“Sì invece, dattebayo!”

Nonostante quel momento così toccante ed intenso, Minato non poté fare a meno di ridacchiare nel sentire quei due scambiarsi quelle parole così colme di emozioni.

“Sono proprio uguali…”
 

Dopo che ebbero finito di salutare i propri genitori, Naruto e Sasuke si voltarono verso l’ultima persona rimasta da salutare prima di ritornare a casa. Subito dopo, anche Sakura e Hinata si portarono presto vicino a loro, dirigendosi lentamente verso la persona in questione.

Sarada Uchiha.

I quattro giovani si fermarono davanti a lei con esitazione e gli sguardi imbarazzati, tutti e quattro incerti di come gestire la situazione.

“Ok… questo è davvero imbarazzante….” disse allora Naruto, grattandosi la testa con nervosismo, incapace di reggere quella situazione così tesa.

CRUNCH!

La giovane Uchiha ridacchiò sommessamente appena vide Sakura sferrare un pugno sulla testa del biondo, seguito immediatamente dall’urlo di dolore poco mascolino del ragazzo.

“Shannaro! Perché devi sempre rovinare questi momenti?” esclamò la ragazza dai capelli rosa, esasperata. “E io che volevo salutare la mia futura figlia cominciando con un bel discorso!”

Sasuke ghignò di scherno. “È inutile. Il tonto è troppo imbranato per riuscire a fare qualcosa di normale!”

Il biondo dimenticò immediatamente il dolore e si voltò di scatto verso di lui appena udì la frecciatina, fissandolo con una rabbia comica.

TEMEEE! Non sono imbranato! È solo che io possiedo una cosa che si chiama emozione, a differenza di un certo Signor ‘sono superiore a tutto’!”

Gli occhi di Sasuke si ridussero a due fessure. “Cosa hai detto?” ribatté il ragazzo corvino minacciosamente.

“N-Naruto-kun! Calmatevi!” tentò di mediare inutilmente Hinata, ma i due giovani la ignorarono bellamente.

Poi, all’improvviso, tutti e quattro furono distratti dal suono di una risatina sommessa che attirò la loro attenzione immediatamente. Si voltarono tutti lentamente verso l’origine di quel suono con gli occhi sgranati.

Sarada stava ridendo con gusto davanti a tutti loro.

“Non c’è bisogno che voi mi salutiate.” disse la giovane Uchiha dopo che si fu calmata. “Appena ritornerò a casa, allora potrò rivedere di nuovo tutti voi. Non c’è nessun bisogno per voi di dirmi addio. Un giorno ci rincontreremo lo stesso, anche se voi non ne avrete più memoria!”

Sakura la fissò con un sorriso. “Anche se quello che dici è vero, voglio almeno che tu sappia che per me è stato un piacere averti conosciuto.” dichiarò con certezza e senza esitazione la ragazza. “Sono davvero felice di aver avuto la possibilità di parlare con te in questo modo. Anche se mi dimenticherò di te, stai certa che resterai per sempre nel mio cuore.”

Sarada sgranò gli occhi all’udire le parole della sua futura madre, completamente scioccata.

“Anche io sono contento di averti conosciuta,” disse subito dopo Sasuke, accennando un sorriso. “Sei una Shinobi in gamba. Credo che tu abbia ereditato le qualità migliori dei tuoi genitori. Sono certo che saranno fieri di te. Non ho dubbi al riguardo.”

La giovane Uchiha si voltò di scatto verso suo padre, ma non riuscì a proferire parola perché Naruto le batté gentilmente una pacca sulla schiena, attirando subito la sua attenzione.

“Puoi dirlo forte!” confermò il biondo con un ghigno confidente. “È stato un piacere conoscerti, Sarada-chan! Parlare con te è stato davvero divertente!”

“A-Anche per me è stato un onore!” disse gentilmente Hinata, annuendo col capo ed accennando un inchino.

Sarada sorrise, sentendo una piccola lacrima colarle giù dall’occhio destro. “Grazie mille, ragazzi!” disse a sua volta con sincerità. “Per me è stato davvero bello conoscere i miei genitori e quelli di Boruto alla mia stessa età! Non mi dimenticherò mai di voi, lo prometto! Porterò per sempre il ricordo di questi mesi nel mio cuore!”

Il sorriso di Naruto si fece più sottile all’udire quelle parole, ma rimase sempre sincero. “Grazie mille, Sarada-chan!” disse con sincerità. “Anche se non ricorderemo nulla, tu e Boruto sarete sempre nei nostri cuori! Hai la mia parola! Non dubitare mai di questo!”

Il biondo sentì un leggero brivido freddo accarezzargli il collo appena finì di pronunciare quelle parole. Una strana sensazione familiare gli percorse la schiena per un secondo, per poi svanire nel nulla.

Naruto sorrise mentalmente.

“Già,” pensò tra sé con un misto di dolore e gioia. “Grazie anche a te, Boruto! Grazie di tutto!”

Poi, con un rapido scatto del braccio, il biondo portò subito dopo una mano davanti a sé, puntandola verso gli altri con un ghigno confidente.

“Coraggio,” disse a tutti gli altri ragazzi. “Mettete qua le mani! Che quest’ultimo saluto tra di noi possa rappresentare l’inizio di qualcosa di più grande!”

Nessuno esitò neanche per un secondo. Uno dopo l’altro, Sasuke, Sakura, Hinata e Sarada poggiarono a loro volta le mani sopra quella di Naruto, sorridendo con gioia mentre gli adulti e l’Eremita li fissavano con sguardi pieni di orgoglio.

“Siete pronti?” urlò Naruto con foga, fissano i volti sorridenti dei suoi compagni con determinazione. “Allora… Tre… Due… Uno…”

“A QUALCOSA DI PIÙ GRANDE!” esclamarono in coro tutti e cinque i giovani, alzando tutti insieme le mani al cielo all’unisono.
 

E così, alla fine, tutti e nove i ninja si radunarono di nuovo attorno all’Eremita delle Sei vie, ciascuno di loro pronto a ritornare nel tempo da cui provenivano.

“Molto bene, miei giovani amici,” disse allora Hagoromo con un sorriso. “Adesso è giunto il momento di salutarci per davvero! Ma prima che andiate, voglio che sappiate che sono davvero fiero di tutti voi per ciò che siete riusciti a fare! Grazie davvero per tutto ciò che avete fatto! Avrete per sempre la mia gratitudine!”

Sasuke sorrise con confidenza. Sakura strinse un pugno, facendo schioccare le ossa. Hinata si grattò un braccio nervosamente. Sarada si aggiustò timidamente gli occhiali. Minato e Kushina si strinsero le mani, mente Fugaku e Mikoto si lanciarono uno sguardo d’intensa.

Naruto ghignò, battendosi un pugno sul petto. “Addio, vecchio Eremita!” disse con uno sguardo pieno di determinazione. “Abbi cura di te!”

L’Eremita annuì con un sorriso. Poi unì insieme le mani con un movimento rapido delle braccia, generando dal suolo un’improvvisa scia luminosa che circondò completamente le figure dei nove ninja.

“Addio, amici miei!” disse per l’ultima volta l’Eremita delle Sei Vie con un tono sincero. “Buona fortuna per il vostro futuro!”

“ADDIO, EREMITA!” risposero in coro tutti gli altri senza esitazione.

E poi, dopo appena due secondi, la scia luminosa che li aveva circondati completamente s’illuminò di una luce accecante ed immensa, la quale investì tutto ciò che c’era la suo interno con forza e rapidità.

La luce accecante durò una decina di secondi, e poi, quando tutto si placò e la luce si diradò, i nove ninja erano improvvisamente scomparsi nel nulla.

Hagoromo sorrise con rassegnazione, fissando il punto dove fino a poco tempo fa si trovavano gli altri con un misto di felicità e nostalgia. Adesso era tutto finito. Adesso, per almeno qualche altro decennio, il destino del mondo degli Shinobi era al sicuro. Ed era tutto merito di quei nove ninja coraggiosi.

“Grazie ragazzi!” pensò ancora una volta l’Eremita. “Grazie di tutto!”

Uno strano brivido freddo percorse improvvisamente il collo dell’anziano essere. Hagoromo alzò subito la testa in alto, fissando il vuoto di quella dimensione con uno sguardo pieno di riconoscenza e orgoglio.

L’Eremita delle sei vie sorrise.

“E grazie anche a voi, Eren, Boruto!”



 
 
Note dell'autore!!!

Salve a tutti, lettori e lettrici. Come vi avevo promesso ieri, è con enorme gioia e trepidazione che vi presento il penultimo capitolo della storia. Spero possa esservi piaciuto almeno un pò.

Adesso che ne ho l'occasione, vorrei chiarire alcuni concetti che sono stati lasciati in sospeso durante la narrazione:

1- Sono consapevole del fatto che la vicenda ha lasciato molte cose in sospeso. Ci sono ancora molte domande che non hanno risposta: (Come ha fatto Boruto a diventare così mostruosamente forte? Che fine ha fatto? Cosa succederà adesso a Naruto, Hinata, Sasuke e tutti gli altri? Perchè ho messo i Titani in mezzo a questa vicenda? Che senso hanno? La loro storia qual'è? Chi diavolo era Vrangr? E perchè voleva a tutti i costi diventare sempre più potente? e altro ancora...)
AVRETE LE VOSTRE RISPOSTE; PROMESSO!
Vi chiedo solo di avere la pazienza di aspettare. La 'Battaglia di Eldia' è una storia che si concluderà con un finale aperto, e le risposte e i chiarimenti arriveranno a poco a poco negli archi successivi a questa storia. (So che a molti questa scelta narrativa potrebbe non piacere, ma a me PIACE complicare e rendere misteriose le cose. Quindi, scusatemi ma ci vorrà del tempo per risolvere tutto!)

2- Alcuni non hanno accettato di buon grado la quasi totale assenza di riferimenti alla famiglia Uzumaki nei confronti di Boruto. Così come non hanno apprezzato molto il rapporto tra Boruto e i suoi genitori. Questa cosa è intenzionale. Nell'arco successivo il tema principale della narrazione sarà il rapporto ed il conflitto che nascerà tra Boruto e la sua famiglia di sangue, perciò ho preferito lasciare questo tema per dopo, in modo da approfondirlo bene successivamente nel dettaglio. Non mi sono scordato di Himawari e dei genitori di Bolt, ma bensì loro compariranno nella parte 2 della storia.

3- Sono consapevole che, in fin dei conti, il rapporto tra Boruto e i suoi compagni di viaggio non è cambiato molto nel corso di questa storia. Il Nukenin è sempre rimasto sulle sue per la maggior parte del tempo, e solo alla fine ha avuto qualche ripensamento sui suoi compagni. Ma, oltre a questo, nulla.
La cosa è INTENZIONALE, in quanto sarà il fulcro della parte 3 della storia. Quindi, come ho già detto prima, bisogna dare tempo al tempo..

Vi invito ovviamente a darmi i vostri pareri e le vostre opinioni. Siamo alla fine della prima parte della storia, perciò se qualcuno ha qualcosa da ridire o vuole semplicemente dirmi cosa ne pensa, io sono disponibile.

L'ultimo capitolo de 'La Battaglia di Eldia' uscirà sabato 23 dicembre!

Ringrazio tutti voi per avermi accompagnato coi vostri suggerimenti nel corso di questa vicenda. E ringrazio anche coloro che hanno seguito silenziosamente tutta la storia. GRAZIE DI CUORE!

Ci vediamo presto con la conclusione di questa fanfiction. ;)
   
 
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