Mi sono sempre ritenuto diverso, alquanto speciale.

Avevo sempre ritenuto di non potermi davvero permettere di relazionarmi in quel senso con un membro femminile della mia razza.

Cioè, davvero?

Senza entrare troppo nel particolare, diciamo che si tratta di una tale differenza di principi e di punti di vista che avrebbero impedito un qualsivoglia rapporto.

Le priorità erano diverse.

C’è chi ama la logica e il concetto,

e chi bere dal gabinetto.

Crudo ma semplice.

Ora sto cercando di ricordare quello che aveva detto il professore di Disturbi Psichiatrici al college.

Come si chiama quando sei un cane, ma ti innamori di una stimabile, bellissima, efficente, bellissima, brillante, bellissima, lodevole collega di lavoro?

Cioè, non che il problema sia che lavoriamo insieme.

Il fatto che è una donna dovrebbe preoccuparmi.

In effetti mi preoccupa. Non dovrebbe, lo fa. Mi mette un’ansia assurda.

Mi mette ansia il fatto che sono qui, sul divano, accanto al telefono,

così pericolosamente sull’orlo di alzare la cornetta.

A breve tornerà Sherman. Ho poco tempo per decidere.

La mia parte razionale sta cercando di mettermi in trappola,

facendomi temporeggiare, cosicchè non possa sostenere la chiamata in sua presenza.

Ma l’altra parte, detta volgarmente cretina

(perché davvero un termine specifico ed ortodosso non esiste,per rendere meglio l’idea),

mi sta dicendo Chiamala.

Chiamala, ho detto.

No. Non lo faccio.

Sì che lo fai.

Ti dico di no.

Fallo o sarò costretto a scatenare un pianto isterico. E tu non vuoi questo,vero?

Non davanti a Sherman.

Non hai il coraggio di farlo.

Oh, ma cos’abbiamo qui, una sfida?